{"title":"Chirurgia del colangiocarcinoma intraepatico e perilare","authors":"A. Facque , N. Golse","doi":"10.1016/S1283-0798(25)50138-9","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"<div><div>Con il termine di colangiocarcinoma si intende un gruppo eterogeneo di tumori epiteliali primitivi delle vie biliari con prognosi sfavorevole. Si distinguono i colangiocarcinomi intraepatici (CCAi), perilari (CCAp) e quelli della via biliare principale. Si tratta di patologie rare, la cui incidenza varia a seconda dei paesi, e che colpiscono soprattutto il soggetto anziano, con una prevalenza maschile. Il CCAi è spesso voluminoso alla diagnosi, scoperto in base a una sindrome di massa e/o a un’alterazione dello stato generale. Il CCAp è meno voluminoso e scoperto in base a un ittero nudo dovuto all’ostruzione della convergenza biliare. La diagnosi di colangiocarcinoma è suggerita alla diagnostica per immagini dalla presenza di un tumore fibroso. Difficili da ottenere per i CCAp, le informazioni istologiche sul fegato non tumorale e tumorale sono auspicabili per identificare un’epatopatia cronica ed escludere una diagnosi differenziale, in particolare nel caso di indicazione a un trattamento neoadiuvante. Il bilancio di diagnostica per immagini e la gestione devono essere realizzati in un ambiente specializzato, fin dal sospetto della diagnosi, prima di ogni eventuale drenaggio. Il trattamento chirurgico, realizzabile in meno del 40% dei casi, è l’unico trattamento potenzialmente curativo. Questa procedura comporta spesso un’epatectomia maggiore e sempre una resezione della convergenza biliare nelle forme perilari, generalmente preceduta da un drenaggio biliare e da un’embolizzazione portale. Le principali serie chirurgiche riportano una sopravvivenza del 30-40% a 5 anni. Oltre alla mortalità postoperatoria dell’8-10%, questi scarsi risultati sono dovuti all’estensione linfonodale, a noduli satelliti o a un’invasione vascolare. Il trapianto di fegato, preceduto da una radiochemioterapia, è il trattamento di riferimento dei CCAp di dimensioni inferiori a 3 cm, non resecabili unicamente. Il trapianto di fegato non ha attualmente un posto validato nei CCAi.</div></div>","PeriodicalId":100456,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","volume":"31 1","pages":"Pages 1-18"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2025-02-24","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"EMC - Tecniche Chirurgiche Addominale","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1283079825501389","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"","JCRName":"","Score":null,"Total":0}
引用次数: 0
Abstract
Con il termine di colangiocarcinoma si intende un gruppo eterogeneo di tumori epiteliali primitivi delle vie biliari con prognosi sfavorevole. Si distinguono i colangiocarcinomi intraepatici (CCAi), perilari (CCAp) e quelli della via biliare principale. Si tratta di patologie rare, la cui incidenza varia a seconda dei paesi, e che colpiscono soprattutto il soggetto anziano, con una prevalenza maschile. Il CCAi è spesso voluminoso alla diagnosi, scoperto in base a una sindrome di massa e/o a un’alterazione dello stato generale. Il CCAp è meno voluminoso e scoperto in base a un ittero nudo dovuto all’ostruzione della convergenza biliare. La diagnosi di colangiocarcinoma è suggerita alla diagnostica per immagini dalla presenza di un tumore fibroso. Difficili da ottenere per i CCAp, le informazioni istologiche sul fegato non tumorale e tumorale sono auspicabili per identificare un’epatopatia cronica ed escludere una diagnosi differenziale, in particolare nel caso di indicazione a un trattamento neoadiuvante. Il bilancio di diagnostica per immagini e la gestione devono essere realizzati in un ambiente specializzato, fin dal sospetto della diagnosi, prima di ogni eventuale drenaggio. Il trattamento chirurgico, realizzabile in meno del 40% dei casi, è l’unico trattamento potenzialmente curativo. Questa procedura comporta spesso un’epatectomia maggiore e sempre una resezione della convergenza biliare nelle forme perilari, generalmente preceduta da un drenaggio biliare e da un’embolizzazione portale. Le principali serie chirurgiche riportano una sopravvivenza del 30-40% a 5 anni. Oltre alla mortalità postoperatoria dell’8-10%, questi scarsi risultati sono dovuti all’estensione linfonodale, a noduli satelliti o a un’invasione vascolare. Il trapianto di fegato, preceduto da una radiochemioterapia, è il trattamento di riferimento dei CCAp di dimensioni inferiori a 3 cm, non resecabili unicamente. Il trapianto di fegato non ha attualmente un posto validato nei CCAi.