{"title":"Filius est de substantia patris: L'essenza divina come quasi materia nel pensiero di Riccardo di Conington","authors":"M. Fedeli","doi":"10.1353/FRC.2017.0016","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"Nei primi anni del XIV secolo si sviluppa in seno all’ordine francescano un dibattito sul ruolo da assegnare all’essenza divina nella generazione della Seconda Persona della Trinità, che vede come protagonisti principali Riccardo di Conington e Giovanni Duns Scoto. La disputa tra i due autori sulla generazione divina – in particolare sulla possibilità di considerare l’essentia dei come quasi materia dalla quale viene prodotto il Figlio − e l’influenza esercitata da Enrico di Gand e da Guglielmo di Ware è stata già ricostruita da Stephen Dumont nel 1996. Dumont mostra le varie fasi di questo dibattito: la prima coincide con la Lectura dove Scoto fornisce una serie di obiezioni alla dottrina della quasi materia esposta da Enrico e Ware; la seconda tappa è rappresentata, secondo la ricostruzione dell’autore, dalla questione 17 del I Quodlibet di Riccardo di Conington dove vi sono le risposte alle obiezioni espresse dal Dottor Sottile nella Lectura. Infine, la questione 14 delle Collationes oxonienses, tradizionalmente attribuite a Duns Scoto, coinciderebbe con la terza fase del dibattito tra i due francescani.1 Lo studio di Dumont ha avuto sicuramente il merito di ricostruire l’intricato puzzle delle dottrine e di dare un nome ai vari ‘quidam dicunt’ presenti nei testi presi in esame. L’analisi testuale e la definizione delle varie fasi del dibattito consentono altresì allo studioso di proporre una datazione delle Collationes oxonienses: contenendo la risposta alla q. 17 del Quodlibet di Conington, l’opera scotiana dovrebbe risalire al più presto al 1305.2 La recente edizione delle Collationes suggerisce però due novità importanti che richiedono di rivedere i vari momenti della disputa tra i due francescani. La prima riguarda la datazione dell’opera stessa: in base al","PeriodicalId":53533,"journal":{"name":"Franciscan Studies","volume":"75 1","pages":"423 - 466"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2017-11-17","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1353/FRC.2017.0016","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"Franciscan Studies","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://doi.org/10.1353/FRC.2017.0016","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"Q4","JCRName":"Arts and Humanities","Score":null,"Total":0}
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Abstract
Nei primi anni del XIV secolo si sviluppa in seno all’ordine francescano un dibattito sul ruolo da assegnare all’essenza divina nella generazione della Seconda Persona della Trinità, che vede come protagonisti principali Riccardo di Conington e Giovanni Duns Scoto. La disputa tra i due autori sulla generazione divina – in particolare sulla possibilità di considerare l’essentia dei come quasi materia dalla quale viene prodotto il Figlio − e l’influenza esercitata da Enrico di Gand e da Guglielmo di Ware è stata già ricostruita da Stephen Dumont nel 1996. Dumont mostra le varie fasi di questo dibattito: la prima coincide con la Lectura dove Scoto fornisce una serie di obiezioni alla dottrina della quasi materia esposta da Enrico e Ware; la seconda tappa è rappresentata, secondo la ricostruzione dell’autore, dalla questione 17 del I Quodlibet di Riccardo di Conington dove vi sono le risposte alle obiezioni espresse dal Dottor Sottile nella Lectura. Infine, la questione 14 delle Collationes oxonienses, tradizionalmente attribuite a Duns Scoto, coinciderebbe con la terza fase del dibattito tra i due francescani.1 Lo studio di Dumont ha avuto sicuramente il merito di ricostruire l’intricato puzzle delle dottrine e di dare un nome ai vari ‘quidam dicunt’ presenti nei testi presi in esame. L’analisi testuale e la definizione delle varie fasi del dibattito consentono altresì allo studioso di proporre una datazione delle Collationes oxonienses: contenendo la risposta alla q. 17 del Quodlibet di Conington, l’opera scotiana dovrebbe risalire al più presto al 1305.2 La recente edizione delle Collationes suggerisce però due novità importanti che richiedono di rivedere i vari momenti della disputa tra i due francescani. La prima riguarda la datazione dell’opera stessa: in base al