{"title":"Giuseppe Piazza e La nostra Terra Promessa","authors":"Massimo Castellozzi","doi":"10.5209/cfit.68282","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"La nostra terra promessa è il titolo del reportage pubblicato presso l’editore monarchico Lux dal giornalista messinese Giuseppe Piazza nel 1911 ed è il frutto delle corrispondenze inviate dalla Libia al quotidiano La Tribuna nella primavera dello stesso anno. Nel 1912 Piazza pubblicava inoltre Come conquistammo Tripoli (Lux, 1912), ove raccoglieva le nuove corrispondenze al giornale inviate dal fronte di guerra. La nostra terra promessa costituisce una descrizione chimerica e magniloquente della Libia e volta a presentarne la conquista come un obiettivo irrinunciabile in termini di prestigio ed economici. In quelle pagine, inoltre, Piazza sviluppa chiaramente il concetto della guerra coloniale come un potente mezzo di unificazione popolare e di riscatto politico e sociale delle masse italiane. Contro la voce di Piazza, così come di Giuseppe Bevione o di Enrico Corradini che pure avevano tratto dalle loro corrispondenze giornalistiche alcuni fortunati instant books, si schierarono i democratici, tra cui Gaetano Salvemini e il repubblicano Napoleone Colajanni. Scopo del presente intervento è quello di porre al centro di un’analisi retorica e filologica i reportage di Piazza, inserendoli all’interno del loro contesto storico e giornalistico","PeriodicalId":41720,"journal":{"name":"Cuadernos de Filologia Italiana","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.3000,"publicationDate":"2021-07-15","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"Cuadernos de Filologia Italiana","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://doi.org/10.5209/cfit.68282","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"0","JCRName":"LITERATURE, ROMANCE","Score":null,"Total":0}
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Abstract
La nostra terra promessa è il titolo del reportage pubblicato presso l’editore monarchico Lux dal giornalista messinese Giuseppe Piazza nel 1911 ed è il frutto delle corrispondenze inviate dalla Libia al quotidiano La Tribuna nella primavera dello stesso anno. Nel 1912 Piazza pubblicava inoltre Come conquistammo Tripoli (Lux, 1912), ove raccoglieva le nuove corrispondenze al giornale inviate dal fronte di guerra. La nostra terra promessa costituisce una descrizione chimerica e magniloquente della Libia e volta a presentarne la conquista come un obiettivo irrinunciabile in termini di prestigio ed economici. In quelle pagine, inoltre, Piazza sviluppa chiaramente il concetto della guerra coloniale come un potente mezzo di unificazione popolare e di riscatto politico e sociale delle masse italiane. Contro la voce di Piazza, così come di Giuseppe Bevione o di Enrico Corradini che pure avevano tratto dalle loro corrispondenze giornalistiche alcuni fortunati instant books, si schierarono i democratici, tra cui Gaetano Salvemini e il repubblicano Napoleone Colajanni. Scopo del presente intervento è quello di porre al centro di un’analisi retorica e filologica i reportage di Piazza, inserendoli all’interno del loro contesto storico e giornalistico