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Abstract
Basandosi sull’opera di Giovanni Tzetze (1110-1185 circa), questo contributo offre un’analisi preliminare del ruolo svolto dalle pratiche burocratiche e dalla formazione legale nel definire autografia e autorialita nella Costantinopoli del XII secolo. Mettendo a confronto pratiche archivistiche e firme d’autore, questo articolo dimostra che elementi del discorso legale potevano essere sfruttati dagli intellettuali per rinforzare e mettere al centro la propria voce, superando cosi i limiti imposti dalle norme sociali e, a volte, la propria marginalita. Questo contributo ha un impianto comparativo, dato che prende anche in esame gli sviluppi della poesia volgare italiana in Sicilia, Bologna e Toscana tra il XIII e il XIV secolo, soffermandosi in particolare sull’opera di Francesco da Barberino. L’approccio comparativo vuole dimostrare che i legami tra scritture burocratiche/legali e scritture letterarie sono una costante transculturale dovuta a pratiche educative e scrittorie simili, mostrando quindi che il caso degli intellettuali italiani del pre-umanesimo e piu la regola che l’eccezione.