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«L’eterno brivido del mistero». Il fantastico nella produzione novellistica di Grazia Deledda
Nella produzione novellistica di Grazia Deledda si trovano evidenti tracce di fantastico. Si tratta di un fantastico che si muove tra strano e meraviglioso, tra rêverie (intesa come una situazione in cui l’ìo, dimentico della sua storia contingente, lascia errare il proprio spirito e gode così di una libertà simile a quella del sogno) e narrazioni di superstizioni e leggende popolari in cui si avvicendano maghi dai poteri sovrumani, statuette in cui sono conficcati spilloni, giaculatorie propiziatorie, uso di olio santo o paramenti sacerdotali per fare riti magici. A onor del vero, tutta la produzione deleddiana reca tracce di incantamenti e mistero; tuttavia il presente studio intende indagare, all’interno della produzione novellistica, solo un aspetto del fantastico deleddiano, quello rappresentato dalle figure fantasmatiche. Deledda pare trovare nella forma del racconto la formula più adatta a unire l’elemento magico a quello realistico rappresentato dal mondo barbaricino.