B. Chaput (Interne des Hôpitaux) , M. Courtade-Saïdi (Professeur des universités, praticien hospitalier) , G. de Bonnecaze (Interne des Hôpitaux) , H. Eburdery (Interne des Hôpitaux) , C. Crouzet (Interne des Hôpitaux) , J.-P. Chavoin (Professeur des universités, praticien hospitalier, chef de service) , J.-L. Grolleau (Professeur des universités, praticien hospitalier) , I. Garrido (Praticien de centre anticancéreux)
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Abstract
La cute è un organo dinamico. Essa possiede un ruolo di protezione e di scambi metabolici, ma svolge anche un ruolo estetico e sociale. Qualsiasi aggressione cutanea è all’origine di fenomeni di rimaneggiamento denominati «cicatrizzazione» che hanno lo scopo di arrivare a una restituito ad integrum ottimale. Questa cicatrizzazione è un meccanismo complesso, che passa per diverse fasi successive, prima di arrivare a una cicatrice definitiva in alcuni mesi. Tuttavia, accade che questa cicatrizzazione sia patologica (ipertrofica o cheloidea) o porti a un risultato cicatriziale difettoso o «vizioso». Queste situazioni sono all’origine di una forte richiesta da parte dei pazienti. L’obiettivo di questo capitolo è quello di esporre le anomalie della cicatrizzazione in senso ampio e di passare in rassegna le modalità di trattamento attualmente a nostra disposizione. Non affronteremo qui le ferite croniche, in cui il processo di cicatrizzazione è modificato da un elemento preciso, come le ferite croniche per pressione (escare) e per patologie vascolari (ulcere, mali perforanti plantari), le ferite iatrogene, le ustioni (termiche o chimiche) o, infine, le patomimie.