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Abstract
La nascita della bioetica globale è legata alla figura del biochimico e cancerologo statunitense Van Rensselaer Potter, che per primo adottò questa espressione alla fine degli anni ’80, indicando la necessità di una nuova morale capace di coniugare l’attenzione alla salute dell’uomo con la scienza ecologica e i più ampi problemi dell’umanità su scala globale. Per lungo tempo, tuttavia, questa prospettiva è stata trascurata ed è prevalso un approccio alla bioetica di carattere biomedico, su cui si è fondata la tradizionale concezione di bioetica. Grazie al medico ed eticista olandese Henk Ten Have, il cui volume Global bioethics: an introduction è stato recentemente tradotto in italiano, la visione di Potter è stata recuperata. L’articolo si propone di esaminare il quadro di riferimento della bioetica globale, illustrandone la specificità alla luce di quattro principi enunciati da Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, che verranno usati come criteri interpretativi della disciplina in esame. Inoltre, verrà messa in evidenza la centralità del principio di vulnerabilità, con uno sguardo conclusivo sull’evento della pandemia, che più di ogni altro ha mostrato l’attualità e la necessità di questo approccio.