M. Dubosq-Lebaz , M. Guillou , T. Mesnard , F. Lanoue , J.M. Radoux , J. Sobocinski
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Abstract
L’evoluzione delle tecniche di embolizzazione arteriosa, maggiormente padroneggiate dai chirurghi vascolari negli ultimi decenni, ha consentito notevoli progressi nel trattamento di alcune patologie vascolari. Pertanto, l’approccio endovascolare è spesso considerato un trattamento di prima scelta nella gestione degli aneurismi viscerali, delle endoleak di tipo II dopo esclusione endovascolare aortica o per i fibromi uterini. Due importanti elementi hanno consentito questa evoluzione: l’ampliamento della gamma dei dispositivi di embolizzazione endovascolare e la standardizzazione delle procedure assistite da mezzi di imaging più efficienti. La gamma di questi dispositivi utilizzati nell’embolizzazione spazia dagli agenti embolizzanti liquidi (colle, microparticelle o ancora l’Onyx™) alle bobine e/o alle microbobine spingibili o a distacco controllato. Nel corso degli anni, interessandosi a queste tecniche e addomesticando il proprio ambiente di imaging interventistico, il chirurgo vascolare ha portato nella sua vita quotidiana il perimetro di queste attività che avevano una prognosi grave durante la riparazione diretta. Anche la giusta selezione dei pazienti fa parte del successo tecnico di queste procedure ed è essenziale una fase meticolosa per l’analisi dell’imaging in sezione preoperatoria.