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Abstract
Questo articolo indaga il tema della notte e la funzione poetica del personaggio di Faust all’interno delle prime sezioni dei Canti Orfici (“La Notte” e i “Notturni”) di Dino Campana. Campana dichiarò di voler fare del suo libro un “piccolo Faust,” e nomina proprio Faust come io-lirico della “Notte.” Inoltre, sono presenti espliciti richiami testuali alla scena “Notte di Valpurga” della tragedia goethiana, parzialmente tradotta da Campana in una lettera del settembre 1917.
In entrambe le opere, la notte permette la violazione dello status quo e consente all’io di valicare i propri confini. Se il notturno faustiano presenta continue metamorfosi e/o travestimenti dei personaggi in scena e include un rituale d’iniziazione cui lo stesso Faust prende parte, la notte campaniana diventa luogo e momento di trasformazione, secondo modalità carnevalesche, e di iniziazione ai culti misterici, che verranno studiate e approfondite nell’articolo.