{"title":"Dante e Firenze: la rottura di un cordone ombelicale","authors":"Adriana Tulio Baggio","doi":"10.11606/issn.2238-8281.i43p51-64","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"Questo articolo propone un'interpretazione ad un episodio della Divina Commedia che ha avuto luogo nel Canto XVI dell'Inferno e che viene considerato \"nodo ermeneutico\" da uno dei commentatori di Dante Alighieri (MATTALIA, 1980 [1960]). Trattasi del momento in cui Virgilio chiede a Dante di sciogliere la corda che tiene alla vita in modo che, con essa, possano attirare il mostro Gerione ed ottenere il suo aiuto per portarli in un'altra bolgia del settimo cerchio. Questo episodio si trova più o meno a cavallo di diversi punti di svolta nel percorso di Dante: da pauroso a coraggioso, da dipendente ad autonomo, da bambino a maturo, da compiacente a inflessibile. Invece Virgilio – quello che chiede a Dante di rilasciare la corda – è spesso associato al ruolo materno. Suggeriamo, quindi, che la corda possa rappresentare il cordone ombelicale che si rompe tra Dante e Virgilio perché cresca il primo. E, seguendo avanti nell'interpretazione allegorica, che tale rottura venga a rappresentare quella di Dante con sua madre Firenze, avvenuta a causa dell'esilio. È con questa rottura che Dante raggiungerà effettivamente la maturità emotiva e intellettuale che lo collocherà nella tradizione culturale dell'Occidente.","PeriodicalId":31355,"journal":{"name":"Revista de Italianistica","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2021-12-31","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"Revista de Italianistica","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://doi.org/10.11606/issn.2238-8281.i43p51-64","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"","JCRName":"","Score":null,"Total":0}
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Abstract
Questo articolo propone un'interpretazione ad un episodio della Divina Commedia che ha avuto luogo nel Canto XVI dell'Inferno e che viene considerato "nodo ermeneutico" da uno dei commentatori di Dante Alighieri (MATTALIA, 1980 [1960]). Trattasi del momento in cui Virgilio chiede a Dante di sciogliere la corda che tiene alla vita in modo che, con essa, possano attirare il mostro Gerione ed ottenere il suo aiuto per portarli in un'altra bolgia del settimo cerchio. Questo episodio si trova più o meno a cavallo di diversi punti di svolta nel percorso di Dante: da pauroso a coraggioso, da dipendente ad autonomo, da bambino a maturo, da compiacente a inflessibile. Invece Virgilio – quello che chiede a Dante di rilasciare la corda – è spesso associato al ruolo materno. Suggeriamo, quindi, che la corda possa rappresentare il cordone ombelicale che si rompe tra Dante e Virgilio perché cresca il primo. E, seguendo avanti nell'interpretazione allegorica, che tale rottura venga a rappresentare quella di Dante con sua madre Firenze, avvenuta a causa dell'esilio. È con questa rottura che Dante raggiungerà effettivamente la maturità emotiva e intellettuale che lo collocherà nella tradizione culturale dell'Occidente.