Lo Statuto albertino e il ‘paradosso’ delle riforme: brevi cenni sulle evoluzioni di una Carta „ottriata, perpetua ed irrevocabile”

Piero Gambale
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Abstract

L’articolo esamina in primo luogo le tradizionali caratteristiche dello Statuto albertino quale Carta costituzionale ‘ottriata, perpetua ed irrevocabile’; in un secondo momento, esso evidenzia come, nonostante tale formale ‘fissità’ e l’assenza di una sua autonoma legittimazione istituzionale, lo Statuto albertino vivrà diverse fasi evolutive, proprio perché alla base del suo processo di adozione vi è quel patto politico esplicitamente stretto tra la Corona e tutto il movimento liberale. Proprio la ‘forma di governo’ e le sue evoluzioni – secondo l’Autore – rappresentano una possibile ‘lente’ per individuare alcune ‘stagioni della Carta statutaria: così nell’articolo si parla, all’inizio della fase statutaria, di una ‘stagione’ indubbiamente incentrata intorno alla logica di funzionamento propria del regime monarchico-costituzionale e nella quale prevale la volontà del Re. Una seconda ‘stagione’ della forma di governo è quella che evolve verso il modello parlamentare, nella quale però solo in parte si realizzò il consolidamento del Potere Legislativo quanto piuttosto il rafforzamento del Potere Esecutivo sotto il duplice versante dell’organizzazione e degli strumenti normativi adottati. In conclusione, l’articolo intende evidenziare come le ‘stagioni’ della Carta albertina non siano state lineari ma forse piuttosto individuabili attraverso una sorta di stop and go back, tra tentativi di distaccarsi dal testo formale e tendenze ad adottare prassi e interpretazioni più coerenti con le previsioni statutarie.
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