L. Canaud (Professeur des Universités, praticien hospitalier), P. Alric (Professeur des Universités, praticien hospitalier)
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Abstract
La mortalità e la morbilità legate alla sostituzione dell’arco aortico in una popolazione a rischio chirurgico “standard” sono diminuite negli ultimi decenni a causa di vari cambiamenti nella tecnica chirurgica. Nonostante questi progressi chirurgici, la ricostruzione dell’arco aortico rimane una sfida, in particolare nei pazienti anziani, nei pazienti trattati in urgenza o in quelli con comorbilità significative. Tra 20 anni, il trattamento endovascolare degli aneurismi dell’aorta toracica discendente si porrà come alternativa valida alla chirurgia a cielo aperto. Tuttavia, per le lesioni dell’arco aortico, l’emergenza dei tronchi sovraortici (TSA) non consente un trattamento endovascolare. Per ottenere un colletto prossimale, è stato recentemente proposto un approccio ibrido che combina la trasposizione di uno o più TSA, seguita dall’esclusione endovascolare della lesione. La trasposizione viene eseguita per creare una zona di ancoraggio prossimale (colletto prossimale) adeguata all’impianto dell’endoprotesi (EDP) preservando la perfusione cerebrale e degli arti superiori. I risultati del trattamento ibrido dell’arco aortico sono simili, in termini di mortalità e morbilità neurologica, a quelli della chirurgia convenzionale. Inoltre, la maggior parte dei pazienti segnalati è ad alto rischio chirurgico e questi soggetti sono controindicati per una chirurgia a cielo aperto. Tuttavia, le serie riportate in letteratura sono limitate in termini di numero di pazienti inclusi con un breve periodo di follow-up. Attualmente, il trattamento ibrido delle lesioni dell’arco aortico in zona 0 rimane limitato ai pazienti ad alto rischio chirurgico.