J. Touma (Chef de clinique assistant) , V. Tacher (Chef de clinique assistant) , F. Cochennec (Praticien hospitalier universitaire) , H. Kobeiter (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , M. Raux (Chef de clinique assistant) , E. Allaire (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , J. Marzelle (Praticien hospitalier) , P. Desgranges (Professeur des Universités, praticien hospitalier, chef de service)
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Abstract
La chirurgia endovascolare ha rivoluzionato in 20 anni le tecniche di rivascolarizzazione degli arti inferiori: diminuzione del numero di bypass, contributo al mantenimento della pervietà delle rivascolarizzazioni chirurgiche e, soprattutto, allargamento delle indicazioni di prima intenzione grazie, in particolare, agli stent, ma anche al perfezionamento del materiale. Il miglioramento dei risultati a lungo termine delle tecniche endoluminali incoraggia a discuterle in prima intenzione rispetto alla chirurgia tradizionale nella maggior parte delle situazioni cliniche e delle lesioni anatomiche, stenosi e occlusioni. Se una buona conoscenza delle modalità tecniche, cateteri e guide, palloncini e stent, vie d’accesso omo- e controlaterali, è indispensabile per il chirurgo vascolare di oggi, egli deve anche conoscerne le complicanze e i limiti.