{"title":"Neuromiopatia acquisita in terapia intensiva","authors":"B. Duceau , M. Dres , A. Bouglé","doi":"10.1016/S1283-0771(22)46723-5","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"<div><p>La neuromiopatia acquisita in rianimazione (NMR), chiamata intensive care unit acquired weakness dagli anglosassoni, è la patologia neuromuscolare più frequentemente riscontrata in terapia intensiva. La fisiopatologia di questa insufficienza è compresa sempre meglio e comporta complessi danni funzionali e strutturali, che coinvolgono sia le fibre muscolari che i neuroni. La NMR corrisponde a un danno ai muscoli scheletrici degli arti, ma può anche essere associata a un danno ai muscoli respiratori. La combinazione di queste due entità ha un impatto sulla morbilità e sulla mortalità dei pazienti a breve (aumento della durata della ventilazione meccanica), a medio (aumento della durata del ricovero, aumento della mortalità ospedaliera) e a lungo termine (alterata qualità della vita e ritorno all’autonomia e aumento della durata della degenza in un centro di assistenza e riabilitazione). I fattori di rischio coinvolti comprendono, in particolare, l’età e lo stato funzionale (scala di fragilità) prima del ricovero in terapia intensiva, la gravità clinica del paziente, il numero di insufficienze d’organo, lo squilibrio glicemico, la strategia nutrizionale, l’esposizione a determinate terapie medicinali come miorilassanti o corticosteroidi e l’immobilizzazione prolungata. Le risorse terapeutiche riguardo alla NMR sono molto limitate. I rari studi terapeutici che studiano le strategie preventive hanno dimostrato che il controllo glicemico, la riabilitazione precoce o ancora l’introduzione ritardata della nutrizione parenterale potrebbero ridurre la prevalenza della NMR.</p></div>","PeriodicalId":100410,"journal":{"name":"EMC - Anestesia-Rianimazione","volume":"27 3","pages":"Pages 1-10"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2022-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"EMC - Anestesia-Rianimazione","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1283077122467235","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"","JCRName":"","Score":null,"Total":0}
引用次数: 0
Abstract
La neuromiopatia acquisita in rianimazione (NMR), chiamata intensive care unit acquired weakness dagli anglosassoni, è la patologia neuromuscolare più frequentemente riscontrata in terapia intensiva. La fisiopatologia di questa insufficienza è compresa sempre meglio e comporta complessi danni funzionali e strutturali, che coinvolgono sia le fibre muscolari che i neuroni. La NMR corrisponde a un danno ai muscoli scheletrici degli arti, ma può anche essere associata a un danno ai muscoli respiratori. La combinazione di queste due entità ha un impatto sulla morbilità e sulla mortalità dei pazienti a breve (aumento della durata della ventilazione meccanica), a medio (aumento della durata del ricovero, aumento della mortalità ospedaliera) e a lungo termine (alterata qualità della vita e ritorno all’autonomia e aumento della durata della degenza in un centro di assistenza e riabilitazione). I fattori di rischio coinvolti comprendono, in particolare, l’età e lo stato funzionale (scala di fragilità) prima del ricovero in terapia intensiva, la gravità clinica del paziente, il numero di insufficienze d’organo, lo squilibrio glicemico, la strategia nutrizionale, l’esposizione a determinate terapie medicinali come miorilassanti o corticosteroidi e l’immobilizzazione prolungata. Le risorse terapeutiche riguardo alla NMR sono molto limitate. I rari studi terapeutici che studiano le strategie preventive hanno dimostrato che il controllo glicemico, la riabilitazione precoce o ancora l’introduzione ritardata della nutrizione parenterale potrebbero ridurre la prevalenza della NMR.