{"title":"Nell’arena del quadro. Il performativo come soglia del modernismo secondo Harold Rosenberg e Clement Greenberg, passando per Allan Kaprow","authors":"Marcello Sessa","doi":"10.5209/eiko.76765","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"Il presente contributo intende reinterpretare la nozione di performativo nell’ambito dei tentativi di ontologia dell’arte del modernismo americano di metà Novecento. Vorrebbe anzitutto sottolineare il ruolo anticipatore di certa critica d’arte – si pensa nella fattispecie a Clement Greenberg ma soprattutto a Harold Rosenberg – nel riconoscere il portato teorico del concetto e la sua incidenza nell’evoluzione del fatto artistico contemporaneo.Si analizzeranno nello specifico gli aspetti che coinvolgono il versante della performance nella concezione di opera d’arte modernista, ora secondo Rosenberg (per cui è conseguenza inevitabile della pittura d’azione cristallizzata in un ‘quadro-arena’), ora secondo Greenberg (che lo tratteggia in negativo come svalutazione dell’autodeterminazione del quadro che si fa ‘quadro-medium’).Si proseguirà poi verificando gli effetti del passaggio del performativo dal quadro all’ambiente e all’evento puro, prendendo a esempio la teoria dell’happening e della non-arte di Allan Kaprow, e la si confronterà con le precedenti.I risultati di tale ricognizione condurranno all’ipotesi che il performativo rappresenti, allo stesso tempo, una soglia della teoria dell’immagine modernista e una svolta verso il postmodernismo.","PeriodicalId":40541,"journal":{"name":"Eikon Imago","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.2000,"publicationDate":"2022-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"Eikon Imago","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://doi.org/10.5209/eiko.76765","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"0","JCRName":"ART","Score":null,"Total":0}
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Abstract
Il presente contributo intende reinterpretare la nozione di performativo nell’ambito dei tentativi di ontologia dell’arte del modernismo americano di metà Novecento. Vorrebbe anzitutto sottolineare il ruolo anticipatore di certa critica d’arte – si pensa nella fattispecie a Clement Greenberg ma soprattutto a Harold Rosenberg – nel riconoscere il portato teorico del concetto e la sua incidenza nell’evoluzione del fatto artistico contemporaneo.Si analizzeranno nello specifico gli aspetti che coinvolgono il versante della performance nella concezione di opera d’arte modernista, ora secondo Rosenberg (per cui è conseguenza inevitabile della pittura d’azione cristallizzata in un ‘quadro-arena’), ora secondo Greenberg (che lo tratteggia in negativo come svalutazione dell’autodeterminazione del quadro che si fa ‘quadro-medium’).Si proseguirà poi verificando gli effetti del passaggio del performativo dal quadro all’ambiente e all’evento puro, prendendo a esempio la teoria dell’happening e della non-arte di Allan Kaprow, e la si confronterà con le precedenti.I risultati di tale ricognizione condurranno all’ipotesi che il performativo rappresenti, allo stesso tempo, una soglia della teoria dell’immagine modernista e una svolta verso il postmodernismo.