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La libertà e i segni. Un’interpretazione biosemiotica di Primo Levi. (Con un pensiero sul virus)
Ci sono concetti e storie che, letti insieme, riescono ad illuminare la realtà in modi inattesi. È quanto è capitato a me nelle prime fasi della pandemia di COVID-19, quando le mie letture di Levi si sono intrecciate con la biosemiotica, un paradigma teorico che aiuta a capire come funziona lo scambio di segni sotteso alle dinamiche biologiche. Scritto durante quei mesi difficili, questo saggio è il risultato di quell’esperienza. Prendendo la biosemiotica come chiave interpretativa, nelle pagine che seguono userò due diversi scritti di Primo Levi – “L’amico dell’uomo” dalle Storie naturali e I sommersi e i salvati – per esplorare quanto profondamente la comunicazione sia parte del tessuto stesso della nostra vita, dalle cellule agli organismi della società. Vedremo come la libera espressione di questo impulso semiotico – un desiderio di vivere attraverso la circolazione di segni – sia rintracciabile in tutti gli strati della materia vivente. E vedremo come esso non sia solo la condizione per la sopravvivenza, ma tout court la forza indispensabile che rende possibile l’evoluzione naturale e i cambiamenti culturali.