Garth Fowden ed il primo millennio CE

Questo saggio di Garth Fowden rappresenta un brillante – e seducente – approccio innovativo, sorretto da un’ammirabile dottrina, rispetto all’indagine delle relazioni culturali e intellettuali delle culture antiche, in primo quella greco-latina con quella islamica ed ebraica, per un periodo che può essere ricompreso, con qualche approssimazione, nel primo millennio CE. Esso può considerarsi, in qualche misura, lo sviluppo della monografia Before and After Muhammad: The First Millennium Refocused, Princeton Univ. Press 2015, che conteneva un’originale e controversa proposta di una nuova periodizzazione.1 In buona sostanza Fowden vede nel “Primo Millennio” fondamentalmente un periodo di “crucial conceptual maturations in politics, religion and the sciences”. Forse per avere una sorta di padre nobile nella sua rivalutazione dell’Islam Fowden si appella a Edward Gibbon che, nel capitolo trentatreesimo della History of the Decline and Fall of the Roman Empire, riferisce di una “insipida leggenda”, la storia dei sette dormienti di Efeso, che finì per passare, in quanto “facile e universale credenza”, dalla tradizione del cristianesimo tardoantico a quella musulmana.2 Per quanto fosse raccontata da vescovi siriaci prima dell’ascesa dell’Islam, fu incorporata parzialmente nel Corano: Gibbon congetturò che Maometto l’avesse ascoltata durante i suoi viaggi da mercante in Siria attribuendogli l’invenzione del cane che accompagnava i dormienti.3 Tuttavia nella prospettiva di Fowden, malgrado lo scetticismo di Gibbon a proposito della rivelazione divina, in questo aneddotto si palesa il debito di Maometto rispetto alla tradizione siriaca. Con una certa generosità Fowden sostiene che Gibbon anticipava così il proprio peculiare interesse, sviluppato nei capitoli successivi, a integrare, con ampie digressioni, la storia dello sviluppo dell’Islam in quella del declino dell’Impero romano. In realtà si potrebbero allora fare altri nomi e prendere in considerazione altre opere, forse meno note, che esercitarono una forte influenza per la rappresentazione dell’Oriente musulmano nella cultura settecentesca e non solo in Gibbon: si pensi, ad esempio, a La vie de Mahomed di Henri de Boulainvilliers apparsa postuma e incompleta nel 1730, che ebbe una fortuna significativa.4 Ancora più importanti sono