{"title":"<i>Liturgical Song and Practice in Dante's</i> Commedia","authors":"Erminia Ardissino","doi":"10.5406/23256672.100.1.08","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"La critica dantesca ha riconosciuto tardi la rilevanza che le fonti bibliche e liturgiche hanno avuto nella costruzione dell'immaginario e del linguaggio della Commedia, ma da qualche decina di anni diversi e notevoli contributi hanno iniziato a chiarire quanto Dante sia in debito con questi aspetti della dimensione religiosa, sia che si tratti delle fonti bibliche che determinano le macrostrutture (il pattern dell'Esodo valido per tutto il poema, ad esempio) sia che si tratti dell'impiego di microelementi, come formule devozionali, precative, liturgiche, ma anche gesti e immagini, che indicano bene quanto questo universo abbia fecondato la poesia di Dante.Il libro di Helena Phillips-Robins viene ora ad arricchire con una prospettiva nuova questo importante tassello della costruzione poetica di Dante, lavorando su materiale prettamente liturgico, ovvero focalizzandosi sulle molteplici modalità con cui il rapporto tra l'umano e il divino si configura attraverso le espressioni con cui la Chiesa del tempo si relazionava con il trascendente. Da una parte l'obiettivo è di meglio conoscere le fonti della poesia di Dante; dall'altra, e questa è la novità maggiore, di interrogarsi su come Dante coinvolga il lettore per il suo rinnovamento spirituale e morale, che è in fondo l'obviettivo di ogni azione liturgica e/o sacramentale.Pubblicato nella prestigiosa collana dantesca della Notre Dame University (The Devers Series in Dante and Medieval Italian Literature), che ha varato studi fondamentali che hanno davvero aperto nuove prospettive (si pensi anche solo al libro di Dennis Looney sulla ricezione e l'impiego di Dante tra gli Afro-Americani alla ricerca del loro riconoscimento politico, o a quello di Manuele Gragnolati sul corpo nel poema dell'aldilà e nella cultura medievale, che costituiscono il 12° e il 7° della Series), il volume consiste in quattro corposi capitoli. Se l'introduzione pone le basi del percorso da intraprendere, relazionandosi con la bibliografia pregressa e abbozzando il metodo, gli obiettivi e le tappe del saggio, i quattro capitoli si articolano secondo delle problematiche che mettono principalmente a fuoco la natura comunitaria dell'esperienza liturgica, quindi anche la dimensione condivisibile del percorso del poema in cui tanta parte ha l'espressione liturgica. Questa dimensione comunitaria si esprime anzitutto con il canto, che è esperienza di gruppo in armonia, che impronta più di tutto il purgatorio, la Chiesa purgante, attiva nel mostrare quella concordia che è espressione dell'amore divino e che non aveva parte nella prima cantica. Il secondo capitolo mette a fuoco come, attraverso l'espressione liturgica, le anime conquistino una somiglianza con Cristo che mette in atto il vero obiettivo del cristiano, quella imitatio Christi che è fonte di spiritualità perché ragione di salvezza. In particolare, Dante non solo rappresenta, ma agisce sul suo lettore coinvolgendolo nella pratica liturgica e mettendo in atto le strategie di quella “retorica della salvezza” che tanto bene Andrea Battistini ha individuato per il poema. La preghiera è il focus del capitolo terzo, che analizza le modalità con cui l'intercessione veicola una relazione con il divino anzitutto, ma non solo, poiché si mostra come anche a livello umano la preghiera instauri diversi modelli di socialità. L'ultimo capitolo si focalizza sui canti degli esami di Dante sulle virtù teologali (Paradiso 24 e 25), in particolare fruttuosa attenzione è dedicata al Credo di Dante (espresso in risposta all'esame di san Pietro), che divenne un testo di riferimento nell'età degli incunaboli.Ovviamente lo studio prende in considerazione anzitutto le fonti liturgiche, innari e antifonari, ma anche e soprattutto il libro di preghiere per eccellenza del cristiano in ogni tempo, quel Salterio recitato interamente nella preghiera monastica, su cui si modellava anche la devozione (e la poesia così come il canto) dei laici all'epoca, e che Dante ha sommamente presente in tutto il suo poema. Viene studiata anche la predicazione, specie di Giordano da Pisa, da cui si ricavano interessanti approcci esegetici, e vengono considerate persino le miniature, come prova della risposta del lettore alle suggestioni che il poema veicola.Il saggio di Helena Phillips-Robins segna un avanzamento negli studi sul poema e stimola nuovi contributi, perché con acume sfrutta le suggestioni della pratica liturgica, che era esperienza quotidiana e pervasiva all'epoca. La prospettiva comunitaria offre inoltre suggerimenti per quello che è un aspetto sempre più intrigante della storiografia dantesca, ovvero il rapporto che il poeta può avere avuto con le confraternite, assai attive anche nella Firenze del tempo.","PeriodicalId":29826,"journal":{"name":"Italica Belgradensia","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.1000,"publicationDate":"2023-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"Italica Belgradensia","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://doi.org/10.5406/23256672.100.1.08","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"0","JCRName":"LANGUAGE & LINGUISTICS","Score":null,"Total":0}
引用次数: 0
Abstract
La critica dantesca ha riconosciuto tardi la rilevanza che le fonti bibliche e liturgiche hanno avuto nella costruzione dell'immaginario e del linguaggio della Commedia, ma da qualche decina di anni diversi e notevoli contributi hanno iniziato a chiarire quanto Dante sia in debito con questi aspetti della dimensione religiosa, sia che si tratti delle fonti bibliche che determinano le macrostrutture (il pattern dell'Esodo valido per tutto il poema, ad esempio) sia che si tratti dell'impiego di microelementi, come formule devozionali, precative, liturgiche, ma anche gesti e immagini, che indicano bene quanto questo universo abbia fecondato la poesia di Dante.Il libro di Helena Phillips-Robins viene ora ad arricchire con una prospettiva nuova questo importante tassello della costruzione poetica di Dante, lavorando su materiale prettamente liturgico, ovvero focalizzandosi sulle molteplici modalità con cui il rapporto tra l'umano e il divino si configura attraverso le espressioni con cui la Chiesa del tempo si relazionava con il trascendente. Da una parte l'obiettivo è di meglio conoscere le fonti della poesia di Dante; dall'altra, e questa è la novità maggiore, di interrogarsi su come Dante coinvolga il lettore per il suo rinnovamento spirituale e morale, che è in fondo l'obviettivo di ogni azione liturgica e/o sacramentale.Pubblicato nella prestigiosa collana dantesca della Notre Dame University (The Devers Series in Dante and Medieval Italian Literature), che ha varato studi fondamentali che hanno davvero aperto nuove prospettive (si pensi anche solo al libro di Dennis Looney sulla ricezione e l'impiego di Dante tra gli Afro-Americani alla ricerca del loro riconoscimento politico, o a quello di Manuele Gragnolati sul corpo nel poema dell'aldilà e nella cultura medievale, che costituiscono il 12° e il 7° della Series), il volume consiste in quattro corposi capitoli. Se l'introduzione pone le basi del percorso da intraprendere, relazionandosi con la bibliografia pregressa e abbozzando il metodo, gli obiettivi e le tappe del saggio, i quattro capitoli si articolano secondo delle problematiche che mettono principalmente a fuoco la natura comunitaria dell'esperienza liturgica, quindi anche la dimensione condivisibile del percorso del poema in cui tanta parte ha l'espressione liturgica. Questa dimensione comunitaria si esprime anzitutto con il canto, che è esperienza di gruppo in armonia, che impronta più di tutto il purgatorio, la Chiesa purgante, attiva nel mostrare quella concordia che è espressione dell'amore divino e che non aveva parte nella prima cantica. Il secondo capitolo mette a fuoco come, attraverso l'espressione liturgica, le anime conquistino una somiglianza con Cristo che mette in atto il vero obiettivo del cristiano, quella imitatio Christi che è fonte di spiritualità perché ragione di salvezza. In particolare, Dante non solo rappresenta, ma agisce sul suo lettore coinvolgendolo nella pratica liturgica e mettendo in atto le strategie di quella “retorica della salvezza” che tanto bene Andrea Battistini ha individuato per il poema. La preghiera è il focus del capitolo terzo, che analizza le modalità con cui l'intercessione veicola una relazione con il divino anzitutto, ma non solo, poiché si mostra come anche a livello umano la preghiera instauri diversi modelli di socialità. L'ultimo capitolo si focalizza sui canti degli esami di Dante sulle virtù teologali (Paradiso 24 e 25), in particolare fruttuosa attenzione è dedicata al Credo di Dante (espresso in risposta all'esame di san Pietro), che divenne un testo di riferimento nell'età degli incunaboli.Ovviamente lo studio prende in considerazione anzitutto le fonti liturgiche, innari e antifonari, ma anche e soprattutto il libro di preghiere per eccellenza del cristiano in ogni tempo, quel Salterio recitato interamente nella preghiera monastica, su cui si modellava anche la devozione (e la poesia così come il canto) dei laici all'epoca, e che Dante ha sommamente presente in tutto il suo poema. Viene studiata anche la predicazione, specie di Giordano da Pisa, da cui si ricavano interessanti approcci esegetici, e vengono considerate persino le miniature, come prova della risposta del lettore alle suggestioni che il poema veicola.Il saggio di Helena Phillips-Robins segna un avanzamento negli studi sul poema e stimola nuovi contributi, perché con acume sfrutta le suggestioni della pratica liturgica, che era esperienza quotidiana e pervasiva all'epoca. La prospettiva comunitaria offre inoltre suggerimenti per quello che è un aspetto sempre più intrigante della storiografia dantesca, ovvero il rapporto che il poeta può avere avuto con le confraternite, assai attive anche nella Firenze del tempo.