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Abstract
L’articolo ripercorre gli ultimi 18 mesi di regno di Gioacchino Murat - dall’abrogazione del blocco continentale in novembre 1813, all’alleanza con gli anglo-austriaci in gennaio 1814, fino alla rovinosa campagna d’Italia della primavera del 1815 -, dimostrando che le scelte compiute nel periodo non sono riducibili ad avventati e opportunistici tentativi di Murat di "conservare il trono" malgrado il crollo dell’impero napoleonico. L’abbandono del sistema continentale e la successiva adesione al "systeme de l’Angleterre" sono opzioni complesse, di matrice ad un tempo politica ed economica, radicate nella crisi economico-finanziaria del Regno di Napoli, nell’esigenza di pace, nella ricerca di una collocazione internazionale (europea e mediterranea) che favorisse la stabilita e il progresso economico del Regno. La nuova politica murattiana si manifesta, in particolare, nella promozione del commercio estero, cifra dell’azione governativa da Lipsia a Tolentino: il liberismo commerciale e la politica economica del Regno, ma e anche un mezzo di propaganda politica, un veicolo di pace, uno strumento di costruzione di alleanze internazionali, segnatamente con l’Inghilterra. Ed e anche, plausibilmente, espressione dell’orientamento intellettuale di Murat.