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Abstract
Le indagini di storia dell’infanzia, ormai diffuse in tutto il mondo e nutrite di paradigmi anche tra loro assai diversi, ci hanno indicata la sua “scoperta” e la sua evoluzione e teorica e sociale, fissando proprio nella metà dell’Ottocento l’avvio definitivo di una nuova storia dell’infanzia: storia di riconoscimento di specificità e di diritti, di cure e di tutele, di conoscenza più fine di quel “pianeta” fino ad allora poco compreso e in modo non scientifico. Sono stati diversi saperi a operare tale cambiamento a far emergere una nuova sensibilità politico-sociale. La medicina igienistica, la psicologia dell’età evolutiva, la psichiatria infantile e poi la biologia, la pedagogia, l’antropologia hanno rinnovato radicalmente la conoscenza del bambino. Il socialismo, i movimenti progressisti, i partiti più impegnati a ridurre e cancellare ingiustizie e alienazioni nella società hanno operato nel sociale e nel politico. Gli effetti sono stati netti. È nata una visione dell’infanzia regolata da principi di tutela e di cura appunto, che è cresciuta, si è imposta e che oggi abbiamo di fronte come compito e come guida. Contemporaneamente però è rimasta attiva nel mondo anche un’altra immagine d’infanzia: sfruttata e in vari modi. Presente proprio nelle società più tradizionali dove è sottoposta al lavoro, violentata e privata di cure e di diritti. Ed è un’infanzia ancora assai diffusa. Un po’ in tutto il mondo. Un’infanzia “alienata” fu detto e a ragione. Oggi nel tempo della Globalizzazione queste due infanzie si fronteggiano, stanno faccia a faccia e siamo coinvolti tutti nella loro sfida, da orientare verso i diritti e contro ogni violenza. Anche se ben sappiamo che tale sfida sarà operativamente lunga e difficile. Ma proprio per questo da potenziare e progettare in modo esplicito e fermo. Con forte impegno, ben sapendo che tra Cure-e-Diritti da un lato e Alienazione-e-Violenza dall’altro non c’è né deve esserci scelta: c’è un obbligo di civiltà. Oggi, domani, sempre.