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Abstract
Tanto più a lungo la modernizzazione è progredita e si è af- fermata nel mondo, tanto maggiormente le sue inattese conseguenze hanno scosso le basi della contemporaneità. Se l'idea della metamorfosi rappresen- ta l'ultimo approdo del pensiero di Ulrich Beck, questa può ancora suggerire, oggi, nuovi modelli interpretativi della realtà e possibili forme di vita comu- ne. Partendo dalla critica benjaminiana del progresso inteso come treno che procede spedito verso la catastrofe, questo articolo intende analizzare come la cieca fede nel progresso porti a misconoscere, generalizzare e amplificare nuovi rischi globali. La globalizzazione ha messo in crisi il primato della po- litica ed esistono dei grandi soggetti (per esempio, quelli economici) in grado di mettere sotto scacco intere nazioni e distruggere i legami sociali. Anche i confini chiusi sono una risposta vecchia a un problema sempre più complesso e in continuo cambiamento. Dalle metamorfosi e dagli effetti incontrollati che esse generano spira però anche un possibile modello di azione: cosmo- polita e in continuo movimento. Per la sopravvivenza di tutti è necessario un nuovo paradigma di coabitazione, pensato su ampia scala, che risponda alle sempre nuove sfide che si materializzano di fronte a noi, e che sia in grado di accogliere al suo interno le spinte propulsive che vengono da ogni luogo del suo partecipare. Confrontandosi dunque con l'idea di metamorfosi e la proposta democratica di Beck, questo lavoro intende aprirne la prospettiva a un discorso sulla democrazia e sul politico e in continua evoluzione che possa rispondere alle sfide globali e configurare nuove forme di socialità.