D. Douillet (Docteur en médecine) , A. Penaloza (Professeur en médecine) , N. Delvau (Docteur en médecine) , P.-M. Roy (Professeur en médecine)
{"title":"Embolia polmonare in medicina d’urgenza: stratificazione del rischio e strategia terapeutica","authors":"D. Douillet (Docteur en médecine) , A. Penaloza (Professeur en médecine) , N. Delvau (Docteur en médecine) , P.-M. Roy (Professeur en médecine)","doi":"10.1016/S1286-9341(21)45627-9","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"<div><p>Non appena è posta la diagnosi di embolia polmonare, il medico deve valutare la gravità stratificando i pazienti in base al rischio di complicanze e mortalità. Sono stati sviluppati algoritmi per guidare il clinico in queste scelte terapeutiche, dei luoghi di cura (settore ospedaliero o ambulatoriale) e di monitoraggio (unità classica o unità intensiva). Questa analisi del rischio è fondamentale. Il principale criterio di gravità (che definisce l’embolia polmonare ad alto rischio) è la ripercussione emodinamica sul ventricolo destro dell’embolia polmonare che causa ipotensione arteriosa. Sono stati sviluppati strumenti di assistenza alla stratificazione a partire da elementi clinici (pulmonary embolism severity score) o paraclinici (dilatazione del ventricolo destro, troponina, BNP [brain natriuretic peptide], ecc.). Da questa stratificazione del rischio derivano le strategie terapeutiche, che vanno da un trattamento invasivo con ricovero in rianimazione a un trattamento orale domiciliare. Una delle sfide è lo sviluppo di un sistema di assistenza ambulatoriale per i pazienti con embolia polmonare non grave, che consenta un follow-up ravvicinato dopo il trattamento in Pronto Soccorso.</p></div>","PeriodicalId":100461,"journal":{"name":"EMC - Urgenze","volume":"25 4","pages":"Pages 1-9"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2021-11-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":null,"PeriodicalName":"EMC - Urgenze","FirstCategoryId":"1085","ListUrlMain":"https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1286934121456279","RegionNum":0,"RegionCategory":null,"ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":null,"EPubDate":"","PubModel":"","JCR":"","JCRName":"","Score":null,"Total":0}
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Abstract
Non appena è posta la diagnosi di embolia polmonare, il medico deve valutare la gravità stratificando i pazienti in base al rischio di complicanze e mortalità. Sono stati sviluppati algoritmi per guidare il clinico in queste scelte terapeutiche, dei luoghi di cura (settore ospedaliero o ambulatoriale) e di monitoraggio (unità classica o unità intensiva). Questa analisi del rischio è fondamentale. Il principale criterio di gravità (che definisce l’embolia polmonare ad alto rischio) è la ripercussione emodinamica sul ventricolo destro dell’embolia polmonare che causa ipotensione arteriosa. Sono stati sviluppati strumenti di assistenza alla stratificazione a partire da elementi clinici (pulmonary embolism severity score) o paraclinici (dilatazione del ventricolo destro, troponina, BNP [brain natriuretic peptide], ecc.). Da questa stratificazione del rischio derivano le strategie terapeutiche, che vanno da un trattamento invasivo con ricovero in rianimazione a un trattamento orale domiciliare. Una delle sfide è lo sviluppo di un sistema di assistenza ambulatoriale per i pazienti con embolia polmonare non grave, che consenta un follow-up ravvicinato dopo il trattamento in Pronto Soccorso.