I traumi addominali gravi, il più delle volte chiusi in Francia, rappresentano il 15-20% dei pazienti con traumi gravi. La morbimortalità associata è elevata e prevalentemente di origine emorragica nella fase iniziale. La loro gestione richiede una stretta collaborazione tra medici urgentisti, anestesisti-rianimatori, chirurghi e radiologi. La valutazione iniziale e la gestione preospedaliera sono essenziali per orientare il paziente nella filiera adeguata all’interno di una rete sanitaria. Durante la fase ospedaliera, il trattamento non operatorio (TNO) deve essere privilegiato nei pazienti emodinamicamente stabili ed eventualmente associato a un’arterioembolizzazione. Il bilancio lesionale mediante tomografia computerizzata (TC) total body consente di ottimizzare questo TNO e di individuare eventuali lesioni da trattare. Le lesioni più frequenti sono spleniche e sono quelle per le quali la gestione è più codificata. Il paziente instabile con emoperitoneo all’ecografia FAST (focused assessment with sonography in trauma, valutazione ecografica mirata del paziente traumatizzato) deve essere gestito in sala operatoria per laparotomia di emostasi senza ritardi. Anche lesioni associate o lesioni di organi cavi possono portare a modificare la strategia e indicare una gestione chirurgica. Il ruolo del TNO è in aumento per i traumi addominali penetranti stabili in assenza di invasione della cavità peritoneale. Questo approccio non operatorio è preferito anche in popolazioni specifiche come le partorienti e i bambini. Il ruolo del TNO è destinato a progredire con lo sviluppo di tecniche di stabilizzazione emodinamica come il palloncino di occlusione intra-aortica, che portano a privilegiare l’arterioembolizzazione, anche per pazienti temporaneamente stabilizzati in centri esperti. Le complicanze a lungo termine sono dominate dalla sindrome compartimentale addominale e dalle complicanze infettive.
Nella medicina d’urgenza il dolore acuto è una realtà che riguarda la maggior parte dei pazienti. È riconosciuto che la sua gestione rappresenta un’urgenza a causa dei suoi effetti potenzialmente dannosi. Questo trattamento deve essere individualizzato, vale a dire adattato al dolore, al paziente e alla patologia causale. La valutazione del dolore e la misurazione della sua intensità sono essenziali per una buona gestione, ma devono essere adattate a ciascun paziente. La gestione del dolore si basa sulla multimodalità, utilizzando mezzi farmacologici e non farmacologici, compreso il supporto e un atteggiamento empatico da parte del caregiver. La morfina è un importante analgesico il cui utilizzo potrebbe essere ulteriormente esteso, con procedure precise e un’adeguata formazione degli operatori sanitari. Inoltre, è necessario prevedere il dolore durante il trattamento e le procedure. Alcune procedure richiedono una vera e propria sedazione che deve essere perfettamente controllata dalle equipe sanitarie per limitare il rischio di effetti avversi.
L’asma è la malattia cronica più frequente nei bambini con una prevalenza dell’8-10%. Questa patologia è quindi motivo ricorrente di consultazione al Pronto Soccorso pediatrico. Il riconoscimento precoce dei segni clinici e l’implementazione delle terapie consentono un rapido sviluppo favorevole e limitano i ricoveri ospedalieri. Esistono diversi protocolli di trattamento, ma la terapia principale rimane incentrata sui broncodilatatori a breve durata d’azione (BDBA) e, a seconda della gravità, può essere aggiunta una terapia con corticosteroidi orali. Come in molte malattie croniche, l’educazione terapeutica del bambino e della famiglia migliora la qualità della vita e il riconoscimento precoce dei segni di esacerbazione. Un’assistenza adeguata da parte della famiglia consente un miglioramento più rapido; da qui la necessità di predisporre un piano d’azione in caso di crisi asmatica e di spiegare chiaramente il beneficio ai genitori. Questo articolo si propone di discutere l’intera gestione dell’asma infantile al Pronto Soccorso.
La medicina è piena di strumenti di misurazione. Si tratta in particolare di misurazioni fisiche, fisiologiche o biochimiche. Il primo passo clinico si basa sui dati dell’interrogatorio e dell’esame, la cui interpretazione varia da un esaminatore all’altro. L’uso di strumenti clinici consente una misurazione sindromica più obiettiva e riproducibile. Il loro utilizzo consente una stima della probabilità diagnostica, una stima della prognosi o la valutazione dell’attività di un servizio di urgenza. Riduce i rischi. Gli strumenti di misurazione hanno un interesse clinico modellizzando il profilo patologico del paziente, un interesse legale aiutando il medico nella dimostrazione delle sue scelte e un interesse educativo nel modellizzare l’analisi decisionale. In medicina d’urgenza ne esistono molti, di qualità e interesse vari. La loro scelta si basa sulle loro qualità clinimetriche, che a loro volta dipendono dal metodo di costruzione, dalla loro validazione indipendente, dalle loro qualità intrinseche e dalla qualità della loro previsione. Sono presentati alcuni esempi di livello 1 o 2, applicabili a patologie o a motivi di accesso al Pronto Soccorso frequenti o potenzialmente gravi oppure a terapie potenzialmente iatrogene come gli anticoagulanti.