Elisa Lodi, Federica Donati, L. Reggianini, Maria Grazia Modena
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Abstract
Nella storia la figura della donna medico ha attraversato fasi alterne, arrivando per questo a trovarsi, nel XXI secolo, ancora penalizzata e questo ha avuto un indubbio impatto sull’approccio della medicina alle differenze di genere. Mentre il sesso definisce l’identità cromosomica e ormonale, il genere, che ci condiziona dalla nascita a fine vita, deriva dal rapporto del sesso con l’ambiente, la società, il costume, la religione. Per troppo tempo la salute della donna è stata guardata con un approccio “a bikini” (focalizzata cioè sull’apparato riproduttivo e sui caratteri sessuali secondari), ignorando le differenze dei sintomi, dell’incidenza e prevalenza delle malattie cardiovascolari, di molti tumori non legati al sesso, di malattie broncopolmonari non esclusivamente legate al fumo. Come molte campagne di screening sono state tarate sulla donna, altrettante sono state tarate esclusivamente sull’uomo, non considerando l’esistenza di patologie non solo sesso-correlate, ma anche genere-correlate. Bisognerebbe che l’approccio a una medicina di genere fosse condiviso anche da medici e operatori sanitari uomini, come sarebbe auspicabile che la Medicina fosse insegnata con un approccio di genere.