{"title":"血管外科的辐射防护","authors":"B. Maurel MD, PhD, A. Hertault","doi":"10.1016/S1283-0801(22)47241-4","DOIUrl":null,"url":null,"abstract":"<div><p>L’aumento delle procedure endovascolari nella nostra specialità ha portato alla comparsa di nuovi rischi, per l’operatore e per il paziente, in relazione all’esposizione ai raggi X. I rischi che si affrontano sono di due tipi: stocastici, ovvero aleatori e senza soglia, legati a un’alterazione genetica e comportanti un rischio a lungo termine di cancro e malformazioni; e deterministici, o dose-dipendenti, il che si traduce principalmente in lesioni cutanee a breve o a medio termine. Attualmente è essenziale e obbligatorio avere una formazione in raggi X, minimizzare il più possibile le dosi somministrate (limitazione, ottimizzazione) e autovalutarsi (confronto dei propri parametri di esposizione con le dosi pubblicate in letteratura). L’ottimizzazione della procedura passa attraverso l’applicazione quotidiana dei principi <em>as low as resonable achievable</em> (ALARA) o “il più basso possibile” della dose somministrata. Per questo, è necessario eliminare qualsiasi immagine non necessaria quando le informazioni ricercate sono già disponibili. La protezione dell’operatore e dell’equipe richiede di lavorare il più lontano possibile dalla sorgente primaria e dalla radiazione diffusa attraverso il paziente, e l’uso di protezioni piombate (grembiuli piombati, scudi per il soffitto e grembiuli da tavolo). Le nuove apparecchiature di imaging (camere fisse o ibride) consentono l’uso di applicazioni di imaging avanzate, ma possono esporre a dosi di radiazioni più elevate rispetto ai dispositivi mobili. Il loro utilizzo richiede imperativamente un’impostazione ottimale in associazione con un fisico medico, in modo da lavorare non con una “bella immagine” ma con l’esposizione più bassa che permetta il corretto svolgimento della procedura.</p></div>","PeriodicalId":100458,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche Vascolare","volume":"27 4","pages":"Pages 1-11"},"PeriodicalIF":0.0000,"publicationDate":"2022-12-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":"0","resultStr":"{\"title\":\"Radioprotezione in chirurgia vascolare\",\"authors\":\"B. Maurel MD, PhD, A. Hertault\",\"doi\":\"10.1016/S1283-0801(22)47241-4\",\"DOIUrl\":null,\"url\":null,\"abstract\":\"<div><p>L’aumento delle procedure endovascolari nella nostra specialità ha portato alla comparsa di nuovi rischi, per l’operatore e per il paziente, in relazione all’esposizione ai raggi X. 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L’aumento delle procedure endovascolari nella nostra specialità ha portato alla comparsa di nuovi rischi, per l’operatore e per il paziente, in relazione all’esposizione ai raggi X. I rischi che si affrontano sono di due tipi: stocastici, ovvero aleatori e senza soglia, legati a un’alterazione genetica e comportanti un rischio a lungo termine di cancro e malformazioni; e deterministici, o dose-dipendenti, il che si traduce principalmente in lesioni cutanee a breve o a medio termine. Attualmente è essenziale e obbligatorio avere una formazione in raggi X, minimizzare il più possibile le dosi somministrate (limitazione, ottimizzazione) e autovalutarsi (confronto dei propri parametri di esposizione con le dosi pubblicate in letteratura). L’ottimizzazione della procedura passa attraverso l’applicazione quotidiana dei principi as low as resonable achievable (ALARA) o “il più basso possibile” della dose somministrata. Per questo, è necessario eliminare qualsiasi immagine non necessaria quando le informazioni ricercate sono già disponibili. La protezione dell’operatore e dell’equipe richiede di lavorare il più lontano possibile dalla sorgente primaria e dalla radiazione diffusa attraverso il paziente, e l’uso di protezioni piombate (grembiuli piombati, scudi per il soffitto e grembiuli da tavolo). Le nuove apparecchiature di imaging (camere fisse o ibride) consentono l’uso di applicazioni di imaging avanzate, ma possono esporre a dosi di radiazioni più elevate rispetto ai dispositivi mobili. Il loro utilizzo richiede imperativamente un’impostazione ottimale in associazione con un fisico medico, in modo da lavorare non con una “bella immagine” ma con l’esposizione più bassa che permetta il corretto svolgimento della procedura.