Pub Date : 2022-06-01DOI: 10.5406/23256672.99.2.04
Julianne Vanwagenen
Hugo Pratt's late-1960s comic Ballad of the Salt Sea saw the creation of the sailor-pirate Corto Maltese, a new sort of hero for a new generation. This article examines the heroism of Corto, as it is, at once, idealist and utopian and, at the same time, cynical and anarchical. It reads Ballad of the Salt Sea in conversation with songs by two contemporary voices of the counterculture in Italy: Francesco Guccini and Fabrizio De André. The article looks at how the cantautori's musical releases between the late 1960s and early 1970s promote a sociopolitical line of thought that is very much in line with Corto's own and thus how, when read together, Pratt's, Guccini's, and De André’s cultural productions help elucidate the complex nature of the revolutionary generation in Italy.
雨果·普拉特(Hugo Pratt)在20世纪60年代后期的喜剧《盐海歌谣》(Ballad of the Salt Sea)中创造了水手海盗Corto Maltese,他是新一代的新英雄。这篇文章考察了柯尔托的英雄主义,因为它既是理想主义的、乌托邦的,同时又是愤世嫉俗的、无政府主义的。它朗读《盐海歌谣》,与当代意大利反主流文化之声弗朗西斯科·古奇尼(Francesco gucini)和法布里齐奥·德·安德烈(Fabrizio De andr)的歌曲对话。这篇文章着眼于在20世纪60年代末到70年代初,cantautori的音乐发行如何促进了一种与Corto自己非常一致的社会政治思想路线,因此,当我们一起阅读普拉特、古奇尼和德安德罗埃尔的文化作品时,他们如何帮助阐明了意大利革命一代的复杂本质。
{"title":"Corto Maltese, Counterculture Hero: A Unifying Figure for Francesco Guccini and Fabrizio De André’s Revolutionary Visions","authors":"Julianne Vanwagenen","doi":"10.5406/23256672.99.2.04","DOIUrl":"https://doi.org/10.5406/23256672.99.2.04","url":null,"abstract":"\u0000 Hugo Pratt's late-1960s comic Ballad of the Salt Sea saw the creation of the sailor-pirate Corto Maltese, a new sort of hero for a new generation. This article examines the heroism of Corto, as it is, at once, idealist and utopian and, at the same time, cynical and anarchical. It reads Ballad of the Salt Sea in conversation with songs by two contemporary voices of the counterculture in Italy: Francesco Guccini and Fabrizio De André. The article looks at how the cantautori's musical releases between the late 1960s and early 1970s promote a sociopolitical line of thought that is very much in line with Corto's own and thus how, when read together, Pratt's, Guccini's, and De André’s cultural productions help elucidate the complex nature of the revolutionary generation in Italy.","PeriodicalId":29826,"journal":{"name":"Italica Belgradensia","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.1,"publicationDate":"2022-06-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"85346340","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-06-01DOI: 10.5406/23256672.99.2.06
G. Alfieri
Questo contributo si inserisce nel programma culturale della Fondazione Verga, che prevede di rivisitare il verismo nell'orizzonte sovranazionale del realismo letterario: si sta tentando un'interpretazione globale della narrativa realista, senza obliterare le specificità dei singoli contesti culturali. Il primo passo per studiare trasversalmente la testualità di naturalismo in Francia, verismo in Italia e socio-realismo in Inghilterra e Germania, è un ideale macrotesto di riferimento, in cui gli autori siano confrontati nell'ottica della stilistica comparata. Si metteranno dunque in relazione qui Giovanni Verga e Thomas Hardy per evidenziare, al di là della reciproca conoscenza, concomitanze o vere e proprie analogie di intenti estetici e di risultati stilistici.
{"title":"“Noi altri, detti non so perché, naturalisti”: il “realismo” di Giovanni Verga e Thomas Hardy","authors":"G. Alfieri","doi":"10.5406/23256672.99.2.06","DOIUrl":"https://doi.org/10.5406/23256672.99.2.06","url":null,"abstract":"\u0000 Questo contributo si inserisce nel programma culturale della Fondazione Verga, che prevede di rivisitare il verismo nell'orizzonte sovranazionale del realismo letterario: si sta tentando un'interpretazione globale della narrativa realista, senza obliterare le specificità dei singoli contesti culturali. Il primo passo per studiare trasversalmente la testualità di naturalismo in Francia, verismo in Italia e socio-realismo in Inghilterra e Germania, è un ideale macrotesto di riferimento, in cui gli autori siano confrontati nell'ottica della stilistica comparata. Si metteranno dunque in relazione qui Giovanni Verga e Thomas Hardy per evidenziare, al di là della reciproca conoscenza, concomitanze o vere e proprie analogie di intenti estetici e di risultati stilistici.","PeriodicalId":29826,"journal":{"name":"Italica Belgradensia","volume":"24 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.1,"publicationDate":"2022-06-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"78578637","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-03-01DOI: 10.5406/23256672.99.1.02
Giulia Andreoni
In Floridoro (1581), Moderata Fonte exposes literary tropes that undermine women. She revises the narrative of Ulysses so that the original misdeed comes not from Circe but rather from Ulysses himself, who seizes the sorceress's powers and abandons both her and their daughter Circetta. In refashioning the myth, Fonte relies on Dante's representation of Ulysses as fraudulent and cunning in order to challenge the trope of the heroic knight, and she presents the island of Ithaca as another locus of hell, purgatory, and paradise. Her aim is to raise consciousness about the subjugating mechanisms that oppress women, and thus possibly break an ever-repeating infernal cycle.
{"title":"Moderata Fonte's Floridoro: Invoking Dante to Refashion the Myth of Circe","authors":"Giulia Andreoni","doi":"10.5406/23256672.99.1.02","DOIUrl":"https://doi.org/10.5406/23256672.99.1.02","url":null,"abstract":"\u0000 In Floridoro (1581), Moderata Fonte exposes literary tropes that undermine women. She revises the narrative of Ulysses so that the original misdeed comes not from Circe but rather from Ulysses himself, who seizes the sorceress's powers and abandons both her and their daughter Circetta. In refashioning the myth, Fonte relies on Dante's representation of Ulysses as fraudulent and cunning in order to challenge the trope of the heroic knight, and she presents the island of Ithaca as another locus of hell, purgatory, and paradise. Her aim is to raise consciousness about the subjugating mechanisms that oppress women, and thus possibly break an ever-repeating infernal cycle.","PeriodicalId":29826,"journal":{"name":"Italica Belgradensia","volume":"24 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.1,"publicationDate":"2022-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"81928773","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-03-01DOI: 10.5406/23256672.99.1.08
Cinzia Marongiu
La traiettoria biografica di Kym Ragusa e Igiaba Scego e delle loro rispettive famiglie non è la stessa: mentre i nonni dell'autrice italo-afroamericana Kym Ragusa si sono spostati dall'Italia in America, i genitori di Igiaba Scego sono scappati dalla Somalia per raggiungere l'Italia. Ciò nonostante, le due autrici e le loro narrazioni hanno diversi punti in comune: entrambe sono di origine africana, entrambe parlano di una generazione di confine ed entrambe mostrano fiere un'identità multipla che mette in crisi le linee di demarcazione tracciate dal discorso dominante che vuole l'appartenenza identitaria come qualcosa di circoscritto e fisso. Ragusa e Scego mettono in discussione il vecchio dibattito sull'appartenenza nei loro racconti polietnici, evidenziando come non esista un unico paradigma attraverso cui definire la loro identità, perché le loro molteplici appartenenze identitarie non si possono descrivere con un carattere e/o fissare in una posizione stabile. Scego e Ragusa sono autrici dall'identità liquida che non tollerano distinzioni e separazioni. Questo è evidente in modo particolare nel romanzo di Igiaba Scego La mia casa è dove sono e nel memoir di Kym RagusaLa pelle che ci separa, dove le protagoniste sono delle creature doppie, delle “equilibriste in bilico” (termine usato da entrambe le autrici) fra due mondi (Scego 2010: 55). L'obiettivo di Kym Ragusa e Igiaba Scego in queste due opere è quello di resuscitare il “cadavere” di un passato dimenticato per “rimettere la carne sulle ossa” (Ragusa 95), ossia riempire i buchi della loro storia riscoprendo la ricchezza nella diversità delle loro origini. Le protagoniste di La mia casa è dove sono e di La pelle che ci separa tracciano una sorta di mappa, attraverso le storie dei loro antenati, che riflette il percorso geografico degli spostamenti della loro famiglia: percorso che permette loro di ricostruire la propria identità arricchendola di punti di vista, memorie e immagini. In questo articolo mi concentrerò principalmente sui temi e le trame di questi due libri, analizzandone le similarità e le differenze. Mostrerò come le protagoniste riescano a fondere la loro cultura d'origine e la cultura d'arrivo facendo delle loro eredità etniche un ponte (Igiaba Scego) / un crocevia (Kym Ragusa) che unisce e non separa. Durante la mia analisi, mi soffermerò in particolar modo sulla memoria coloniale e quella di immigrazione, sui sentimenti di appartenenza, sulla nozione di doppia coscienza (quella italiana e quella africana), il concetto di identità interstiziale (a metà tra la cultura di partenza e quella di arrivo, mitad y mitad per usare le parole della Anzaldúa) e di luoghi interstiziali (in between dirla come Homi Bhabba) dove l'ibridazione diviene possibile e immaginabile, come la Sicilia per Kym Ragusa e Roma per Igiaba Scego. Concluderò dimostrando come, in entrambi i memoir, l'ibridità, che appare inizialmente come una spaccatura tra due sfere culturali incompatibili, si sana att
{"title":"Cartografie di appartenenza: Igiaba Scego e Kym Ragusa l'affermazione di identità plurali","authors":"Cinzia Marongiu","doi":"10.5406/23256672.99.1.08","DOIUrl":"https://doi.org/10.5406/23256672.99.1.08","url":null,"abstract":"\u0000 La traiettoria biografica di Kym Ragusa e Igiaba Scego e delle loro rispettive famiglie non è la stessa: mentre i nonni dell'autrice italo-afroamericana Kym Ragusa si sono spostati dall'Italia in America, i genitori di Igiaba Scego sono scappati dalla Somalia per raggiungere l'Italia. Ciò nonostante, le due autrici e le loro narrazioni hanno diversi punti in comune: entrambe sono di origine africana, entrambe parlano di una generazione di confine ed entrambe mostrano fiere un'identità multipla che mette in crisi le linee di demarcazione tracciate dal discorso dominante che vuole l'appartenenza identitaria come qualcosa di circoscritto e fisso. Ragusa e Scego mettono in discussione il vecchio dibattito sull'appartenenza nei loro racconti polietnici, evidenziando come non esista un unico paradigma attraverso cui definire la loro identità, perché le loro molteplici appartenenze identitarie non si possono descrivere con un carattere e/o fissare in una posizione stabile. Scego e Ragusa sono autrici dall'identità liquida che non tollerano distinzioni e separazioni. Questo è evidente in modo particolare nel romanzo di Igiaba Scego La mia casa è dove sono e nel memoir di Kym RagusaLa pelle che ci separa, dove le protagoniste sono delle creature doppie, delle “equilibriste in bilico” (termine usato da entrambe le autrici) fra due mondi (Scego 2010: 55). L'obiettivo di Kym Ragusa e Igiaba Scego in queste due opere è quello di resuscitare il “cadavere” di un passato dimenticato per “rimettere la carne sulle ossa” (Ragusa 95), ossia riempire i buchi della loro storia riscoprendo la ricchezza nella diversità delle loro origini. Le protagoniste di La mia casa è dove sono e di La pelle che ci separa tracciano una sorta di mappa, attraverso le storie dei loro antenati, che riflette il percorso geografico degli spostamenti della loro famiglia: percorso che permette loro di ricostruire la propria identità arricchendola di punti di vista, memorie e immagini. In questo articolo mi concentrerò principalmente sui temi e le trame di questi due libri, analizzandone le similarità e le differenze. Mostrerò come le protagoniste riescano a fondere la loro cultura d'origine e la cultura d'arrivo facendo delle loro eredità etniche un ponte (Igiaba Scego) / un crocevia (Kym Ragusa) che unisce e non separa. Durante la mia analisi, mi soffermerò in particolar modo sulla memoria coloniale e quella di immigrazione, sui sentimenti di appartenenza, sulla nozione di doppia coscienza (quella italiana e quella africana), il concetto di identità interstiziale (a metà tra la cultura di partenza e quella di arrivo, mitad y mitad per usare le parole della Anzaldúa) e di luoghi interstiziali (in between dirla come Homi Bhabba) dove l'ibridazione diviene possibile e immaginabile, come la Sicilia per Kym Ragusa e Roma per Igiaba Scego. Concluderò dimostrando come, in entrambi i memoir, l'ibridità, che appare inizialmente come una spaccatura tra due sfere culturali incompatibili, si sana att","PeriodicalId":29826,"journal":{"name":"Italica Belgradensia","volume":"158 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.1,"publicationDate":"2022-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"80137097","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-03-01DOI: 10.5406/23256672.99.1.10
M. M. Melita
{"title":"La Linea del Colore","authors":"M. M. Melita","doi":"10.5406/23256672.99.1.10","DOIUrl":"https://doi.org/10.5406/23256672.99.1.10","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":29826,"journal":{"name":"Italica Belgradensia","volume":"5 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.1,"publicationDate":"2022-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"91386114","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-03-01DOI: 10.5406/23256672.99.1.09
Ryan Calabretta-Sajder
Igiaba Scego, scrittrice italo somala, è autrice di sei romanzi, co-autrice di un'opera su Roma (Roma negata), e curatrice di due raccolte di racconti. È considerata una scrittrice della migrazione, sebbene l'etichetta le stia un po’ stretta per diversi motivi, specialmente perché è nata a Roma. In questa intervista racconta le sue esperienze in Italia, come figlia di migranti a Roma, lo spirito che anima la sua scrittura, il motivo per cui ha deciso di scrivere, e l'importanza di essere una “scrittrice migrante”. L'intervista si conclude con alcune considerazioni su Roma e la topografia della città.
{"title":"Luogo. Migrazione. Roma. Intervista: 29 luglio 2019, Pigneto, Roma","authors":"Ryan Calabretta-Sajder","doi":"10.5406/23256672.99.1.09","DOIUrl":"https://doi.org/10.5406/23256672.99.1.09","url":null,"abstract":"\u0000 Igiaba Scego, scrittrice italo somala, è autrice di sei romanzi, co-autrice di un'opera su Roma (Roma negata), e curatrice di due raccolte di racconti. È considerata una scrittrice della migrazione, sebbene l'etichetta le stia un po’ stretta per diversi motivi, specialmente perché è nata a Roma. In questa intervista racconta le sue esperienze in Italia, come figlia di migranti a Roma, lo spirito che anima la sua scrittura, il motivo per cui ha deciso di scrivere, e l'importanza di essere una “scrittrice migrante”. L'intervista si conclude con alcune considerazioni su Roma e la topografia della città.","PeriodicalId":29826,"journal":{"name":"Italica Belgradensia","volume":"18 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.1,"publicationDate":"2022-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"89737031","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-03-01DOI: 10.5406/23256672.99.1.03
Matteo Pace
Catherine of Siena shows a particular penchant for Christ's blood piety, and her Letters reveal how many images connected to an experiential imitation of Christ's Passion are at the base of her mysticism. The present article discusses Catherine of Siena's use of Pauline anthropology of renewal in the body and argues that Catherine's particular devotional experience and affective mysticism are centered on Christ's blood and embodiment. Through her theological reuse of imitatio Christi in a selection of her Letters, the article posits that Catherine connects her imitational mysticism to a Pauline exigency of renewal within and without the body.
{"title":"True Blood: Corporeality and Blood Piety in the Letters of Catherine of Siena","authors":"Matteo Pace","doi":"10.5406/23256672.99.1.03","DOIUrl":"https://doi.org/10.5406/23256672.99.1.03","url":null,"abstract":"\u0000 Catherine of Siena shows a particular penchant for Christ's blood piety, and her Letters reveal how many images connected to an experiential imitation of Christ's Passion are at the base of her mysticism. The present article discusses Catherine of Siena's use of Pauline anthropology of renewal in the body and argues that Catherine's particular devotional experience and affective mysticism are centered on Christ's blood and embodiment. Through her theological reuse of imitatio Christi in a selection of her Letters, the article posits that Catherine connects her imitational mysticism to a Pauline exigency of renewal within and without the body.","PeriodicalId":29826,"journal":{"name":"Italica Belgradensia","volume":"28 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.1,"publicationDate":"2022-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"82509393","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-03-01DOI: 10.5406/23256672.99.1.04
Giordano Mazza
In this article, I explore the relationship between secrets and ars combinatoria, or the art of combining elements.1 In particular, I analyze this relationship in Italo Calvino's works, as Calvino can be thought of as the major representative of combinatorial literature in Italy. Although there are several published articles discussing the literary theory on secrecy, and several more analyzing combinatorial literature in Calvino, none discusses the importance of secrets in Calvino or links combinatorial literature with secrecy. I argue that ars combinatoria and, more specifically, combinatorial literature, is always closely linked with secrecy. I demonstrate that secrecy is a key aspect of combinatorial literature and that such combinatory elements become an essential part of Calvino's storytelling. I first define each of these terms (secrecy and combinatorics) in a broader context and then in the context of their literary usage.
{"title":"The Secrets of Calvino's Ars Combinatoria","authors":"Giordano Mazza","doi":"10.5406/23256672.99.1.04","DOIUrl":"https://doi.org/10.5406/23256672.99.1.04","url":null,"abstract":"\u0000 In this article, I explore the relationship between secrets and ars combinatoria, or the art of combining elements.1 In particular, I analyze this relationship in Italo Calvino's works, as Calvino can be thought of as the major representative of combinatorial literature in Italy. Although there are several published articles discussing the literary theory on secrecy, and several more analyzing combinatorial literature in Calvino, none discusses the importance of secrets in Calvino or links combinatorial literature with secrecy. I argue that ars combinatoria and, more specifically, combinatorial literature, is always closely linked with secrecy. I demonstrate that secrecy is a key aspect of combinatorial literature and that such combinatory elements become an essential part of Calvino's storytelling. I first define each of these terms (secrecy and combinatorics) in a broader context and then in the context of their literary usage.","PeriodicalId":29826,"journal":{"name":"Italica Belgradensia","volume":"7 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.1,"publicationDate":"2022-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"89722454","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}