Pub Date : 2024-05-03DOI: 10.54103/2282-0035/23023
I. Gualandri
Ignazio Cazzaniga (1911-1974), per molti anni Professore di Letteratura Latina all’Università degli Studi di Milano, durante la Seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, fu fatto prigioniero dai Tedeschi a Rodi, e trasferito in Germania, al campo di prigionia di Sandbostel, insieme con migliaia di ufficiali e soldati italiani. L’articolo traduce e commenta un carme latino da lui composto in quel luogo, come piccolo esempio della ricca vita culturale e intellettuale che fu mantenuta con intensa volontà dai prigionieri italiani, nonostante la fame, le malattie, le umiliazioni che subirono in quella terribile situazione.
{"title":"Ignazio Cazzaniga, in ricordo","authors":"I. Gualandri","doi":"10.54103/2282-0035/23023","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/23023","url":null,"abstract":"Ignazio Cazzaniga (1911-1974), per molti anni Professore di Letteratura Latina all’Università degli Studi di Milano, durante la Seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, fu fatto prigioniero dai Tedeschi a Rodi, e trasferito in Germania, al campo di prigionia di Sandbostel, insieme con migliaia di ufficiali e soldati italiani. L’articolo traduce e commenta un carme latino da lui composto in quel luogo, come piccolo esempio della ricca vita culturale e intellettuale che fu mantenuta con intensa volontà dai prigionieri italiani, nonostante la fame, le malattie, le umiliazioni che subirono in quella terribile situazione.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"85 3","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-03","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141016129","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2024-05-03DOI: 10.54103/2282-0035/23070
Silvia Negro
Prized Attic honey is an often-neglected topic in studies of Athenian productions, despite the considerable spread of production, as attested by archaeological finds of terracotta beehives throughout the territory. Literary sources also frequently mention honey produced in Attica, especially the most famous and prized variety from Mount Hymettus. In this paper, after a mention of the peculiarity of the traditions about honey in the classical world, the importance and fame of the Attic product is emphasised. The sources that praise the product are here classified in three groups, namely the authors who focus on its sweetness and fragrance, the ones who describe Attic honey generically in relation to its prestige and the sources which compares it to honey from other regions. Afterwards, my further goal is to assess the possible connection between honey and the funerary sphere in Attica. This relation is explored also through the reanalysis of some interpretations proposed for a fictile group of geometric Attic models.
{"title":"Attic honey: fame, evidence and connection with the funerary sphere","authors":"Silvia Negro","doi":"10.54103/2282-0035/23070","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/23070","url":null,"abstract":" \u0000Prized Attic honey is an often-neglected topic in studies of Athenian productions, despite the considerable spread of production, as attested by archaeological finds of terracotta beehives throughout the territory. Literary sources also frequently mention honey produced in Attica, especially the most famous and prized variety from Mount Hymettus. In this paper, after a mention of the peculiarity of the traditions about honey in the classical world, the importance and fame of the Attic product is emphasised. The sources that praise the product are here classified in three groups, namely the authors who focus on its sweetness and fragrance, the ones who describe Attic honey generically in relation to its prestige and the sources which compares it to honey from other regions. Afterwards, my further goal is to assess the possible connection between honey and the funerary sphere in Attica. This relation is explored also through the reanalysis of some interpretations proposed for a fictile group of geometric Attic models.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"85 4","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-03","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141016128","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2024-05-03DOI: 10.54103/2282-0035/23024
Ambra Russotti
Di Rosa Calzecchi Onesti (1916-2011) si conoscono e si apprezzano le traduzioni, tutt’ora considerate punti di riferimento, di Iliade (1950), Odissea (1963) ed Eneide (1967); assai poco note sono, per contro, le sue ricerche di carattere filologico condotte sul testo del poema virgiliano. In particolare, a Calzecchi si deve una tesi di laurea, discussa a Bologna nel 1940 sotto la guida di Gino Funaioli e dedicata alla spinosa questione della possibile presenza di residue varianti d’autore nel testo dell’Eneide. Parte dei risultati confluì nell’edizione critica curata per l’Istituto Editoriale Italiano nel 1962, una manciata di anni prima della ben più nota traduzione per Einaudi. Nonostante la questione della variantistica d’autore nel testo di Virgilio sia stata da tempo superata dalla critica, un approfondimento può fornire, da un lato, un utile documento di storia degli studi: la questione della variantistica d’autore, nella tradizione dell’Eneide come in quella di altri autori classici, era, all’epoca in cui Calzecchi lavorò, tema assai dibattuto. Inoltre, almeno uno dei criteri individuati dalla giovane studiosa nella sua analisi può essere applicato con profitto anche a tradizioni in cui la presenza di varianti d’autore è verosimile o accertata.
{"title":"Rosa Calzecchi Onesti studiosa di varianti d’autore","authors":"Ambra Russotti","doi":"10.54103/2282-0035/23024","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/23024","url":null,"abstract":"Di Rosa Calzecchi Onesti (1916-2011) si conoscono e si apprezzano le traduzioni, tutt’ora considerate punti di riferimento, di Iliade (1950), Odissea (1963) ed Eneide (1967); assai poco note sono, per contro, le sue ricerche di carattere filologico condotte sul testo del poema virgiliano. In particolare, a Calzecchi si deve una tesi di laurea, discussa a Bologna nel 1940 sotto la guida di Gino Funaioli e dedicata alla spinosa questione della possibile presenza di residue varianti d’autore nel testo dell’Eneide. Parte dei risultati confluì nell’edizione critica curata per l’Istituto Editoriale Italiano nel 1962, una manciata di anni prima della ben più nota traduzione per Einaudi. Nonostante la questione della variantistica d’autore nel testo di Virgilio sia stata da tempo superata dalla critica, un approfondimento può fornire, da un lato, un utile documento di storia degli studi: la questione della variantistica d’autore, nella tradizione dell’Eneide come in quella di altri autori classici, era, all’epoca in cui Calzecchi lavorò, tema assai dibattuto. Inoltre, almeno uno dei criteri individuati dalla giovane studiosa nella sua analisi può essere applicato con profitto anche a tradizioni in cui la presenza di varianti d’autore è verosimile o accertata.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"21 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-03","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141015540","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2024-05-03DOI: 10.54103/2282-0035/23081
Davide Luigi Pironi
L’articolo affronta il problema delle interazioni fra cittadini romani e indigeni nel territorio di Bergomum, municipium della regio xi - Transpadana, attraverso l’esame delle formule onomastiche riscontrabili in alcune iscrizioni. In particolare, l’analisi della documentazione epigrafica agirà su un doppio binario, prendendo in considerazione sia formule di onomastica idionimica – tipicamente indigene e presenti anche dopo la concessione della cittadinanza romana alla Transpadana alla metà del I secolo a.C. – sia formule fedeli al modello romano dei tria nomina, che testimoniano un’ascendenza celtica e una certa persistenza di abitudini locali. Le prove fornite dall’onomastica, dunque, saranno utili ad indagare come gli abitanti “indigeni” di Bergomum abbiano affrontato la romanizzazione del loro territorio e attraverso quali meccanismi vennero integrati nella struttura sociale romana; ciò anche attraverso il confronto con realtà circonvicine, prima fra tutte la Colonia Civica Augusta Brixia.
本文通过对一些铭文中的拟声词进行研究,探讨了罗马公民与特兰斯帕达纳地区(Transpadana regio xi)伯戈姆(Bergomum)境内当地人之间的互动问题。特别是,对墓志文献的分析将双管齐下,既要考虑到典型的本地 "idionimic "拟物语式(即使在公元前 1 世纪中叶给予特兰斯帕达纳罗马公民身份之后仍然存在),又要考虑到忠实于 "tria nomina "罗马模式的语式(证明凯尔特人的祖先和当地习俗的某种持久性)。因此,古文字学提供的证据将有助于研究贝尔戈姆的 "土著 "居民如何应对其领土的罗马化,以及他们是通过何种机制融入罗马社会结构的;还将通过将他们与邻近的现实情况(首先是奥古斯塔-布里夏殖民地)进行比较来实现这一目的。
{"title":"Bergomum. Nomi indigeni e forme d’integrazione nell’epigrafia locale","authors":"Davide Luigi Pironi","doi":"10.54103/2282-0035/23081","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/23081","url":null,"abstract":"L’articolo affronta il problema delle interazioni fra cittadini romani e indigeni nel territorio di Bergomum, municipium della regio xi - Transpadana, attraverso l’esame delle formule onomastiche riscontrabili in alcune iscrizioni. In particolare, l’analisi della documentazione epigrafica agirà su un doppio binario, prendendo in considerazione sia formule di onomastica idionimica – tipicamente indigene e presenti anche dopo la concessione della cittadinanza romana alla Transpadana alla metà del I secolo a.C. – sia formule fedeli al modello romano dei tria nomina, che testimoniano un’ascendenza celtica e una certa persistenza di abitudini locali. Le prove fornite dall’onomastica, dunque, saranno utili ad indagare come gli abitanti “indigeni” di Bergomum abbiano affrontato la romanizzazione del loro territorio e attraverso quali meccanismi vennero integrati nella struttura sociale romana; ciò anche attraverso il confronto con realtà circonvicine, prima fra tutte la Colonia Civica Augusta Brixia.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"69 5","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-03","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141016484","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2024-05-03DOI: 10.54103/2282-0035/23078
Carlo Delle Donne
Il contributo discute la lezione προμηθέως del v. 86 del Prometeo Incatenato. Se ne discute la genuinità in rapporto alla fortunata congettura προμηθίας proposta da Peter Elmsley.
{"title":"Prometeo e il destino nel nome: [Aesch.] Pr. 86","authors":"Carlo Delle Donne","doi":"10.54103/2282-0035/23078","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/23078","url":null,"abstract":"Il contributo discute la lezione προμηθέως del v. 86 del Prometeo Incatenato. Se ne discute la genuinità in rapporto alla fortunata congettura προμηθίας proposta da Peter Elmsley.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"153 6","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-03","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141015192","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2024-05-03DOI: 10.54103/2282-0035/23079
Edoardo Nardi
Questo contributo tratta della perifrasi ‘εἶναι + participio’ in greco omerico all’interfaccia fra morfosintassi e semantica. I dati sono analizzati con riferimento al quadro teorico elaborato da Nardi e Romagno (2022), che considerano la perifrasi con εἶναι in greco antico come una categoria prototipica: secondo questa prospettiva, la categoria sovraordinata ‘εἶναι + participio’ include due manifestazioni formalmente diverse ma funzionalmente equivalenti, un costrutto con una copula espressa, cioè una perifrasi vera e propria, e un costrutto senza copula espressa, cioè un participio predicativo (fondamentalmente, un participio che funziona come una forma finita). Questa indagine mira a valutare se si possano individuare fattori che determinano o soggiacciono all’uso di queste costruzioni participiali in greco omerico. L’analisi dei dati raccolti nei poemi omerici mostra che le costruzioni participiali codificano la funzione specifica di significare lo stato, inerente o acquisito, del soggetto del predicato, costituendo pertanto un’alternativa (più o meno libera) al perfetto originario (cfr. Romagno 2005).
{"title":"construction ‘εἶναι + participle’ in Homeric Greek: prototype analysis and the morphosyntax-semantics interface","authors":"Edoardo Nardi","doi":"10.54103/2282-0035/23079","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/23079","url":null,"abstract":"Questo contributo tratta della perifrasi ‘εἶναι + participio’ in greco omerico all’interfaccia fra morfosintassi e semantica. I dati sono analizzati con riferimento al quadro teorico elaborato da Nardi e Romagno (2022), che considerano la perifrasi con εἶναι in greco antico come una categoria prototipica: secondo questa prospettiva, la categoria sovraordinata ‘εἶναι + participio’ include due manifestazioni formalmente diverse ma funzionalmente equivalenti, un costrutto con una copula espressa, cioè una perifrasi vera e propria, e un costrutto senza copula espressa, cioè un participio predicativo (fondamentalmente, un participio che funziona come una forma finita). Questa indagine mira a valutare se si possano individuare fattori che determinano o soggiacciono all’uso di queste costruzioni participiali in greco omerico. L’analisi dei dati raccolti nei poemi omerici mostra che le costruzioni participiali codificano la funzione specifica di significare lo stato, inerente o acquisito, del soggetto del predicato, costituendo pertanto un’alternativa (più o meno libera) al perfetto originario (cfr. Romagno 2005).","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"98 4","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-03","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141017443","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2024-05-03DOI: 10.54103/2282-0035/23084
Simone Corvasce
L’Olimpica 13 di Pindaro, dedicata a Senofonte di Corinto, presenta due caratteristiche macroscopiche: lunghi elenchi di vittorie ottenute dalla famiglia di Senofonte e un accumulo di miti strettamente legati alla città di Corinto (Sisifo, Medea, Glauco e Bellerofonte). Questa connessione con Corinto è stata fortemente rimarcata, con particolare attenzione alla famiglia degli Oligetidi e ai miti di Medea e Sisifo presenti nei perduti Korinthiaká di Eumelo. Nondimeno, l’ode sembra mostrare i tipici meccanismi atti a interessare pubblici secondari. Ritengo che le narrazioni di Pindaro siano consapevolmente generiche, allo scopo di permettere riesecuzioni in festival e simposi. Dall’altro lato, anche la precisione dei cataloghi di vittorie può avere la funzione, in scenari di riesecuzione, di dare ai futuri ascoltatori la sensazione di trovarsi nel luogo della prima esecuzione (l’espediente della cosiddetta “pseudo-intimacy”).
{"title":"Olimpica 13 di Pindaro tra occasione e riesecuzione","authors":"Simone Corvasce","doi":"10.54103/2282-0035/23084","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/23084","url":null,"abstract":"L’Olimpica 13 di Pindaro, dedicata a Senofonte di Corinto, presenta due caratteristiche macroscopiche: lunghi elenchi di vittorie ottenute dalla famiglia di Senofonte e un accumulo di miti strettamente legati alla città di Corinto (Sisifo, Medea, Glauco e Bellerofonte). Questa connessione con Corinto è stata fortemente rimarcata, con particolare attenzione alla famiglia degli Oligetidi e ai miti di Medea e Sisifo presenti nei perduti Korinthiaká di Eumelo. Nondimeno, l’ode sembra mostrare i tipici meccanismi atti a interessare pubblici secondari. Ritengo che le narrazioni di Pindaro siano consapevolmente generiche, allo scopo di permettere riesecuzioni in festival e simposi. Dall’altro lato, anche la precisione dei cataloghi di vittorie può avere la funzione, in scenari di riesecuzione, di dare ai futuri ascoltatori la sensazione di trovarsi nel luogo della prima esecuzione (l’espediente della cosiddetta “pseudo-intimacy”).","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"81 9","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-03","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141016155","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2024-05-03DOI: 10.54103/2282-0035/23076
Isabella Bossolino
Questo contributo prende in considerazione uno dei fenomeni più trasversali a numerose lingue, antiche e moderne: la designazione delle diverse parti di un vaso con lo stesso lessico impiegato per le parti del corpo umano. Il lavoro si concentra su quattro tra le lingue moderne più utilizzate nella bibliografia archeologica (italiano, inglese, francese e tedesco) e sulle due lingue classiche per eccellenza (greco e latino), offrendo una panoramica del lessico utilizzato e delle metafore o figure retoriche che nel mondo antico e moderno includono la figura del vaso e le sue parti. In un secondo momento vengono presentati dei casi studio relativi, a loro volta, all’antichità e alla contemporaneità: da un lato, l’associazione dei vasi al corpo umano nella Grecia arcaica e il caso dei canopi etruschi; dall’altro, gli esempi straordinari di produzione di vasi antropomorfi o di assimilazione completa nel trattamento superficiale tra ceramica e corpo umano di alcune popolazioni centro-africane (Yungur, Mafa e Bulahay). A conclusione di questo articolo vengono proposte alcune ipotesi interpretative del fenomeno, i cui elementi fondativi possono essere ritrovati sia in alcuni racconti cosmogonici tipici del mondo antico, sia negli studi di linguistica cognitiva degli ultimi decenni.
{"title":"Collo, spalla, pancia, piede. Riflessioni sull’anatomia del vaso","authors":"Isabella Bossolino","doi":"10.54103/2282-0035/23076","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/23076","url":null,"abstract":"Questo contributo prende in considerazione uno dei fenomeni più trasversali a numerose lingue, antiche e moderne: la designazione delle diverse parti di un vaso con lo stesso lessico impiegato per le parti del corpo umano. \u0000Il lavoro si concentra su quattro tra le lingue moderne più utilizzate nella bibliografia archeologica (italiano, inglese, francese e tedesco) e sulle due lingue classiche per eccellenza (greco e latino), offrendo una panoramica del lessico utilizzato e delle metafore o figure retoriche che nel mondo antico e moderno includono la figura del vaso e le sue parti. In un secondo momento vengono presentati dei casi studio relativi, a loro volta, all’antichità e alla contemporaneità: da un lato, l’associazione dei vasi al corpo umano nella Grecia arcaica e il caso dei canopi etruschi; dall’altro, gli esempi straordinari di produzione di vasi antropomorfi o di assimilazione completa nel trattamento superficiale tra ceramica e corpo umano di alcune popolazioni centro-africane (Yungur, Mafa e Bulahay). A conclusione di questo articolo vengono proposte alcune ipotesi interpretative del fenomeno, i cui elementi fondativi possono essere ritrovati sia in alcuni racconti cosmogonici tipici del mondo antico, sia negli studi di linguistica cognitiva degli ultimi decenni. ","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"53 5","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-05-03","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"141016834","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Critical translation between languages requires consideration not only of the meanings of words, but also of the translator's embeddedness in worlds which assign those meanings. Especially when working with geographic texts, reflecting on the places and spatial experiences that shape our understanding and use of words can be pertinent to creating authentic translations. In translating Yann Calbérac and Marianne Morange and Cécile Gintrac's texts that present an overview of French critical geographies, the translator reflects on ways her own history in French, American, and Canadian academic spaces effects her ability to transfer the nuances of French critical geographies to an Anglophone audience.
{"title":"The Third Coming of French Critical Geographies","authors":"Elizabeth Rose Hessek","doi":"10.7202/1110472ar","DOIUrl":"https://doi.org/10.7202/1110472ar","url":null,"abstract":"Critical translation between languages requires consideration not only of the meanings of words, but also of the translator's embeddedness in worlds which assign those meanings. Especially when working with geographic texts, reflecting on the places and spatial experiences that shape our understanding and use of words can be pertinent to creating authentic translations. In translating Yann Calbérac and Marianne Morange and Cécile Gintrac's texts that present an overview of French critical geographies, the translator reflects on ways her own history in French, American, and Canadian academic spaces effects her ability to transfer the nuances of French critical geographies to an Anglophone audience.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"29 2","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-04-04","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"140746156","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}