Pub Date : 2023-10-05DOI: 10.54103/2282-0035/21307
Arianna Mazzola
Il contributo si propone di indagare lo scandaglio euristico di un mezzo espressivo sempre più frequentato, il graphic novel. In ragione di ciò, analizzare l’ibridazione tra parola e immagine da un lato rispetto all’immediatezza del disegno, dall’altro in relazione al grado di approfondimento psicologico dei personaggi, permette di mettere in luce la possibilità di considerare il romanzo a fumetti come un genere letterario in dialogo con la più classica forma narrativa. Dunque, privilegiare un lavoro di stampo metodologico-teorico può porre delle premesse adeguate a una successiva focalizzazione su un caso di studio. In particolare, «La linea dell’orizzonte». Un ethnographic novel sulla migrazione tra Bangladesh, Italia e Londra dialoga non soltanto con la forma romanzo in generale, ma anche con il reportage narrativo, l’autobiografia e il Bildungsroman, o romanzo di formazione. È evidente che questo stretto dialogo con la critica letteraria non possa non prendere in considerazione, oltre a uno studio dei generi letterari maggiormente in dialogo con La linea dell’orizzonte, anche un’analisi delle peculiarità stilistiche e tematiche presenti nell’ethnographic novel, con particolare attenzione al tema della migrazione.
{"title":"La linea dell’orizzonte dell’ethnographic novel tra scrittura autobiografica e Bildungsroman","authors":"Arianna Mazzola","doi":"10.54103/2282-0035/21307","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/21307","url":null,"abstract":"Il contributo si propone di indagare lo scandaglio euristico di un mezzo espressivo sempre più frequentato, il graphic novel. In ragione di ciò, analizzare l’ibridazione tra parola e immagine da un lato rispetto all’immediatezza del disegno, dall’altro in relazione al grado di approfondimento psicologico dei personaggi, permette di mettere in luce la possibilità di considerare il romanzo a fumetti come un genere letterario in dialogo con la più classica forma narrativa. Dunque, privilegiare un lavoro di stampo metodologico-teorico può porre delle premesse adeguate a una successiva focalizzazione su un caso di studio. In particolare, «La linea dell’orizzonte». Un ethnographic novel sulla migrazione tra Bangladesh, Italia e Londra dialoga non soltanto con la forma romanzo in generale, ma anche con il reportage narrativo, l’autobiografia e il Bildungsroman, o romanzo di formazione. È evidente che questo stretto dialogo con la critica letteraria non possa non prendere in considerazione, oltre a uno studio dei generi letterari maggiormente in dialogo con La linea dell’orizzonte, anche un’analisi delle peculiarità stilistiche e tematiche presenti nell’ethnographic novel, con particolare attenzione al tema della migrazione.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"36 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-05","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"135482214","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-10-05DOI: 10.54103/2282-0035/21301
Claudia Lora-Márquez
L’almanacco di corte e la guida della città – nota anche come «guida dei forestieri» – rappresentano due delle derivazioni più notevoli degli almanacchi europei del diciottesimo secolo per la loro varietà e consolidamento nel tempo. Questa ricerca si propone di indagare le origini europee di questo particolare segmento editoriale, ponendo l’accento sulle sue derivazioni nel contesto dell’Europa meridionale, in particolare in Spagna, Portogallo e negli stati italiani. L’obiettivo principale è quello di evidenziare le somiglianze tra la produzione spagnola, portoghese e italiana nel Settecento, tenendo conto dei criteri editoriali e testuali. Allo stesso tempo, però, questo studio intende anche mettere in evidenza le caratteristiche specifiche dell’almanacco di corte e della guida della città in ciascuno degli stati, al fine di tracciare un ritratto il più completo possibile di questo oggetto tipografico.
{"title":"Un approccio al fenomeno editoriale dell’almanacco di corte e la guida della città in Italia, Spagna e Portogallo nel Diciottesimo secolo","authors":"Claudia Lora-Márquez","doi":"10.54103/2282-0035/21301","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/21301","url":null,"abstract":"L’almanacco di corte e la guida della città – nota anche come «guida dei forestieri» – rappresentano due delle derivazioni più notevoli degli almanacchi europei del diciottesimo secolo per la loro varietà e consolidamento nel tempo. Questa ricerca si propone di indagare le origini europee di questo particolare segmento editoriale, ponendo l’accento sulle sue derivazioni nel contesto dell’Europa meridionale, in particolare in Spagna, Portogallo e negli stati italiani. L’obiettivo principale è quello di evidenziare le somiglianze tra la produzione spagnola, portoghese e italiana nel Settecento, tenendo conto dei criteri editoriali e testuali. Allo stesso tempo, però, questo studio intende anche mettere in evidenza le caratteristiche specifiche dell’almanacco di corte e della guida della città in ciascuno degli stati, al fine di tracciare un ritratto il più completo possibile di questo oggetto tipografico.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"77 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-05","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"135483291","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-10-05DOI: 10.54103/2282-0035/21306
Marco Barbieri
Pochi pensatori – o forse nessuno – occupano nella storiografia filosofica di Karl Löwith una posizione strategica tanto rilevante quanto Friedrich Nietzsche e Jacob Burckhardt. Le ricerche löwithiane sono dunque importanti in un doppio senso: tanto come letteratura critica sull’uno e sull’altro autore (e sul loro celebre rapporto), quanto nell’economia complessiva dello stesso pensiero di Löwith. L’articolo proverà a evidenziare tale doppia pregnanza attraverso la ricostruzione di due livelli interpretativi, che non si escludono ma anzi si compenetrano a vicenda. Un primo e più evidente piano, spesso considerato dagli interpreti, illustrerà la lettura löwithiana come un passaggio esistenziale dall’estremismo di Nietzsche alla disincantata moderazione di Burckhardt. A un secondo e meno ovvio livello, la posizione löwithiana sembra in grado di accogliere, almeno potenzialmente, Nietzsche e Burckhardt quali riferimenti complementari, ai fini di una convincente postura nei confronti della storia e del mondo storico.
{"title":"Eterno ritorno o contemplazione del divenuto, astoricità o sovrastoria: Karl Löwith lettore di Nietzsche e Burckhardt","authors":"Marco Barbieri","doi":"10.54103/2282-0035/21306","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/21306","url":null,"abstract":"Pochi pensatori – o forse nessuno – occupano nella storiografia filosofica di Karl Löwith una posizione strategica tanto rilevante quanto Friedrich Nietzsche e Jacob Burckhardt. Le ricerche löwithiane sono dunque importanti in un doppio senso: tanto come letteratura critica sull’uno e sull’altro autore (e sul loro celebre rapporto), quanto nell’economia complessiva dello stesso pensiero di Löwith. L’articolo proverà a evidenziare tale doppia pregnanza attraverso la ricostruzione di due livelli interpretativi, che non si escludono ma anzi si compenetrano a vicenda. Un primo e più evidente piano, spesso considerato dagli interpreti, illustrerà la lettura löwithiana come un passaggio esistenziale dall’estremismo di Nietzsche alla disincantata moderazione di Burckhardt. A un secondo e meno ovvio livello, la posizione löwithiana sembra in grado di accogliere, almeno potenzialmente, Nietzsche e Burckhardt quali riferimenti complementari, ai fini di una convincente postura nei confronti della storia e del mondo storico.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"29 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-05","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"135483539","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-10-05DOI: 10.54103/2282-0035/21292
Matteo Rossetti
Della produzione didascalica di argomento astronomico dell’età ellenistica la tradizione manoscritta ci ha consegnato soltanto i Fenomeni di Arato, poema che sin da subito ha goduto di un vasto successo, testimoniato da riscritture, commenti e traduzioni. Poco sappiamo della poesia astronomica non aratea, di cui rimangono sparute testimonianze ed esempi frammentari, tra cui spiccano i cinque esametri sulla luna di Egesianatte (SH 466-467). Il presente contributo intende valutare la posizione di Egesianatte all’interno della poesia didascalica di argomento astronomico, prendendo in considerazione le testimonianze sulla sua produzione astronomica e analizzando tanto il contesto di citazione dei versi, quanto il testo stesso dei frammenti.
{"title":"La luna di Egesianatte: SH 466-467","authors":"Matteo Rossetti","doi":"10.54103/2282-0035/21292","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/21292","url":null,"abstract":"Della produzione didascalica di argomento astronomico dell’età ellenistica la tradizione manoscritta ci ha consegnato soltanto i Fenomeni di Arato, poema che sin da subito ha goduto di un vasto successo, testimoniato da riscritture, commenti e traduzioni. Poco sappiamo della poesia astronomica non aratea, di cui rimangono sparute testimonianze ed esempi frammentari, tra cui spiccano i cinque esametri sulla luna di Egesianatte (SH 466-467). Il presente contributo intende valutare la posizione di Egesianatte all’interno della poesia didascalica di argomento astronomico, prendendo in considerazione le testimonianze sulla sua produzione astronomica e analizzando tanto il contesto di citazione dei versi, quanto il testo stesso dei frammenti.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"56 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-05","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"135483775","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-10-05DOI: 10.54103/2282-0035/21302
Chiara Cecalupo
The paper contributes to the reflection on how the 19th-century national events of wider appeal such as the Art and Industrial Exhibitions fostered the dissemination and enhancement of archaeological discoveries. The specific case of the ‘Exhibition of the City of Rome’, held during the Turin Exhibition in 1884, is examined as a paradigmatic example of the archaeologist Giovanni Battista de Rossi’s commitment to promoting Rome in united Italy, using archive and press documents of the time. The Roman pavilion at Turin in 1884, for which de Rossi was responsible for the medieval section, is presented as a key event in the dissemination of Roman archaeological discoveries after 1870 and as a major event in the promotion of studies of Roman topography strongly desired by de Rossi, and which can be read as the starting point for the setting up of the Museum of the City of Rome.
本文有助于反思19世纪具有广泛吸引力的全国性事件,如艺术和工业展览如何促进了考古发现的传播和增强。1884年都灵展览期间举办的“罗马城展览”的具体案例,被视为考古学家乔瓦尼·巴蒂斯塔·德罗西(Giovanni Battista de Rossi)利用当时的档案和新闻文件,致力于在统一的意大利推广罗马的典范。1884年在都灵的罗马馆,由德罗西负责中世纪部分,是1870年后罗马考古发现传播的一个关键事件,也是德罗西强烈希望的罗马地形研究的一个重大事件,可以被解读为建立罗马城市博物馆的起点。
{"title":"The Rome Pavilion at the Italian General Exhibition in Turin in 1884: the exposition of Maps and Plans of Rome by Giovanni Battista de Rossi and the City Museum","authors":"Chiara Cecalupo","doi":"10.54103/2282-0035/21302","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/21302","url":null,"abstract":"The paper contributes to the reflection on how the 19th-century national events of wider appeal such as the Art and Industrial Exhibitions fostered the dissemination and enhancement of archaeological discoveries. The specific case of the ‘Exhibition of the City of Rome’, held during the Turin Exhibition in 1884, is examined as a paradigmatic example of the archaeologist Giovanni Battista de Rossi’s commitment to promoting Rome in united Italy, using archive and press documents of the time. The Roman pavilion at Turin in 1884, for which de Rossi was responsible for the medieval section, is presented as a key event in the dissemination of Roman archaeological discoveries after 1870 and as a major event in the promotion of studies of Roman topography strongly desired by de Rossi, and which can be read as the starting point for the setting up of the Museum of the City of Rome.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"56 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-05","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"135482211","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-10-05DOI: 10.54103/2282-0035/21305
Carlotta Castellani
Obiettivo del contributo è delineare l’attività editoriale di Umberto Notari, poco studiata dalla critica, analizzando alcune riviste fondate a Milano tra 1903 e 1917: il «Verde e Azzurro», «La Giovane Italia», «Gli Avvenimenti» e «Le Industrie Italiane Illustrate». Oltre a rintracciare le collaborazioni con i membri del Futurismo e del gruppo di Novecento, l’analisi di questi periodici mostra in che misura Notari si sia servito delle sue riviste per elaborare pionieristiche strategie pubblicitarie, di comunicazione di massa e di organizzazione del consenso, che hanno avuto molti riflessi nella cultura visiva a lui contemporanea.
{"title":"Le riviste di Umberto Notari (1903-1922): cultura visiva a Milano tra Futurismo e Novecento","authors":"Carlotta Castellani","doi":"10.54103/2282-0035/21305","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/21305","url":null,"abstract":"Obiettivo del contributo è delineare l’attività editoriale di Umberto Notari, poco studiata dalla critica, analizzando alcune riviste fondate a Milano tra 1903 e 1917: il «Verde e Azzurro», «La Giovane Italia», «Gli Avvenimenti» e «Le Industrie Italiane Illustrate». Oltre a rintracciare le collaborazioni con i membri del Futurismo e del gruppo di Novecento, l’analisi di questi periodici mostra in che misura Notari si sia servito delle sue riviste per elaborare pionieristiche strategie pubblicitarie, di comunicazione di massa e di organizzazione del consenso, che hanno avuto molti riflessi nella cultura visiva a lui contemporanea.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"68 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-05","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"135482500","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-10-05DOI: 10.54103/2282-0035/21310
Anna Maria Monteverdi
Nel 2011 il National Theatre di Londra celebrava il trentesimo anniversario della produzione dell’ Oresteia (Agamennon, Choefori e Eumenides) con una grande mostra che raccontava il lungo processo di creazione di uno degli allestimenti più famosi del teatro inglese degli ultimi quarant’anni; si tratta dell’adattamento e della traduzione della Trilogia di Eschilo a opera del poeta e scrittore inglese Tony Harrison, con la regia di Peter Hall (direttore del Teatro Nazionale dal 1973 al 1988) e le scene e le maschere di Jocelyn Herbert. Questa mostra curata da Cathy Courtney, arrivava sette anni dopo la grande esposizione dedicata alla scenografa inglese intitolata Jocelyn Herbert at the National (2004).Il presente saggio racconta il lungo percorso creativo che ha portato alla definizione, oltre che di un’originale traduzione, anche di un particolare allestimento scenico che prevedeva l’uso di maschere per i soli attori uomini, create dalla Herbert, una delle più famose stage designer britanniche. I materiali preparatori sono stati messi a disposizione online negli ultimi anni, grazie a un progetto di digitalizzazione del National Theatre in collaborazione con Google Culture Institute. Proprio alle maschere della Herbert e alle diverse proposte e trattamenti della maschera greca in chiave contemporanea è dedicato un contributo critico finale che le affianca comparativamente sia a quelle del mascheraio e studioso di teatro greco classico Ferdinando Falossi, sia alle maschere video digitali e fotografiche create rispettivamente da Teatrino Giullare e da Marzio Emilio Villa.
{"title":"Jocelyn Herbert e Tony Harrison: parola, scena e maschera nell’Orestea (1981)","authors":"Anna Maria Monteverdi","doi":"10.54103/2282-0035/21310","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/21310","url":null,"abstract":"Nel 2011 il National Theatre di Londra celebrava il trentesimo anniversario della produzione dell’ Oresteia (Agamennon, Choefori e Eumenides) con una grande mostra che raccontava il lungo processo di creazione di uno degli allestimenti più famosi del teatro inglese degli ultimi quarant’anni; si tratta dell’adattamento e della traduzione della Trilogia di Eschilo a opera del poeta e scrittore inglese Tony Harrison, con la regia di Peter Hall (direttore del Teatro Nazionale dal 1973 al 1988) e le scene e le maschere di Jocelyn Herbert. Questa mostra curata da Cathy Courtney, arrivava sette anni dopo la grande esposizione dedicata alla scenografa inglese intitolata Jocelyn Herbert at the National (2004).Il presente saggio racconta il lungo percorso creativo che ha portato alla definizione, oltre che di un’originale traduzione, anche di un particolare allestimento scenico che prevedeva l’uso di maschere per i soli attori uomini, create dalla Herbert, una delle più famose stage designer britanniche. I materiali preparatori sono stati messi a disposizione online negli ultimi anni, grazie a un progetto di digitalizzazione del National Theatre in collaborazione con Google Culture Institute. Proprio alle maschere della Herbert e alle diverse proposte e trattamenti della maschera greca in chiave contemporanea è dedicato un contributo critico finale che le affianca comparativamente sia a quelle del mascheraio e studioso di teatro greco classico Ferdinando Falossi, sia alle maschere video digitali e fotografiche create rispettivamente da Teatrino Giullare e da Marzio Emilio Villa.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"19 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-05","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"135483791","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-10-05DOI: 10.54103/2282-0035/21309
Mohamed Naguib
L’intento del presente studio è gettare maggiore luce sull’opera drammaturgica di Ginzburg, tenuta a lungo in ombra rispetto al resto della sua produzione letteraria, per collocarla all’interno della drammaturgia italiana, cercando di capire come avviene il suo esordio a teatro. Si prende in esame la prima opera drammaturgica della scrittrice Ti ho sposato per allegria che dà avvio a un’attività di autrice teatrale talmente intensa, che copre il periodo dal 1965 al 1991. Lo studio evidenzia come il teatro per la scrittrice sia la continuazione della vena narrativa con altri mezzi e la possibilità di dare voce a punti di vista diversi. Inoltre si cerca di spiegare perché il teatro dell’autrice sia definito ‘di parola’ o ‘della chiacchiera’ e per quale motivo l’uso delle didascalie nei suoi drammi sia limitato. Si arriva a constatare che il suo è un teatro-cronaca che tende a processare il presente in chiave domestica.
{"title":"Natalia Ginzburg fra la scoperta della vocazione teatrale e l’esigenza di descrivere la problematicità del quotidiano e dell'intimismo domestico: l’esempio di Ti ho sposato per allegria","authors":"Mohamed Naguib","doi":"10.54103/2282-0035/21309","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/21309","url":null,"abstract":"L’intento del presente studio è gettare maggiore luce sull’opera drammaturgica di Ginzburg, tenuta a lungo in ombra rispetto al resto della sua produzione letteraria, per collocarla all’interno della drammaturgia italiana, cercando di capire come avviene il suo esordio a teatro. Si prende in esame la prima opera drammaturgica della scrittrice Ti ho sposato per allegria che dà avvio a un’attività di autrice teatrale talmente intensa, che copre il periodo dal 1965 al 1991. Lo studio evidenzia come il teatro per la scrittrice sia la continuazione della vena narrativa con altri mezzi e la possibilità di dare voce a punti di vista diversi. Inoltre si cerca di spiegare perché il teatro dell’autrice sia definito ‘di parola’ o ‘della chiacchiera’ e per quale motivo l’uso delle didascalie nei suoi drammi sia limitato. Si arriva a constatare che il suo è un teatro-cronaca che tende a processare il presente in chiave domestica.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"19 12 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-05","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"135482216","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-10-05DOI: 10.54103/2282-0035/21295
Jacopo Bonetto, Daniele Bursich, Maria Letizia Pulcini, Arturo Zara
Il contributo mira a presentare metodi e risultati del progetto di restauro virtuale di un settore dell’antica Porto Torres/Turris Libisonis (Terme centrali, via adiacente e botteghe prospicienti - cd. palazzo del Re Barbaro), frutto di un accordo di collaborazione tra la Direzione Regionale Musei Sardegna e l’Università degli Studi di Padova. Il metodo applicato si basa su tecnologie di fruizione in Realtà Virtuale e ha permesso il restauro virtuale, geolocalizzando il modello virtuale 3D on-site: una App comanda la visualizzazione di immagini equirettangolari all’interno di visori VR, permettendo visite guidate “aumentate”. Il lavoro è partito da una raccolta bibliografica ragionata, alla quale è seguita una campagna di rilievo fotogrammetrico da drone (G. Alvito, Teravista); infine, intrecciando i dati raccolti, si è proceduto alla ricostruzione 3D virtuale degli edifici. Le evidenze strutturali oggi conservate sono state integrate nella scena 3D con puntuali confronti coevi (III sec. d.C.), virtualmente ricostruiti e ricollocati in contesti d’uso verosimili, accrescendo così l’affidabilità ricostruttiva. L’intera attività ricostruttiva è stata vincolata a un rigoroso processo di validazione scientifica basato sul metodo dell’Extended matrix e l’esito finale è ora fruibile sia mediante proiezioni tradizionali (off-site, tourismA 2020), sia mediante l’utilizzo di dispositivi mobili VR (on-site, Giornate europee del patrimonio 2020). In queste e altre occasioni si è riscontrata una eccellente risposta del pubblico, agevolato dal virtuale nella percezione e nella comprensione delle evidenze e delle volumetrie antiche.
{"title":"Le Terme Centrali di Porto Torres (SS): rilievo e ricostruzione 3D","authors":"Jacopo Bonetto, Daniele Bursich, Maria Letizia Pulcini, Arturo Zara","doi":"10.54103/2282-0035/21295","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/21295","url":null,"abstract":"Il contributo mira a presentare metodi e risultati del progetto di restauro virtuale di un settore dell’antica Porto Torres/Turris Libisonis (Terme centrali, via adiacente e botteghe prospicienti - cd. palazzo del Re Barbaro), frutto di un accordo di collaborazione tra la Direzione Regionale Musei Sardegna e l’Università degli Studi di Padova. Il metodo applicato si basa su tecnologie di fruizione in Realtà Virtuale e ha permesso il restauro virtuale, geolocalizzando il modello virtuale 3D on-site: una App comanda la visualizzazione di immagini equirettangolari all’interno di visori VR, permettendo visite guidate “aumentate”. Il lavoro è partito da una raccolta bibliografica ragionata, alla quale è seguita una campagna di rilievo fotogrammetrico da drone (G. Alvito, Teravista); infine, intrecciando i dati raccolti, si è proceduto alla ricostruzione 3D virtuale degli edifici. Le evidenze strutturali oggi conservate sono state integrate nella scena 3D con puntuali confronti coevi (III sec. d.C.), virtualmente ricostruiti e ricollocati in contesti d’uso verosimili, accrescendo così l’affidabilità ricostruttiva. L’intera attività ricostruttiva è stata vincolata a un rigoroso processo di validazione scientifica basato sul metodo dell’Extended matrix e l’esito finale è ora fruibile sia mediante proiezioni tradizionali (off-site, tourismA 2020), sia mediante l’utilizzo di dispositivi mobili VR (on-site, Giornate europee del patrimonio 2020). In queste e altre occasioni si è riscontrata una eccellente risposta del pubblico, agevolato dal virtuale nella percezione e nella comprensione delle evidenze e delle volumetrie antiche.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"126 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-05","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"135483613","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-10-05DOI: 10.54103/2282-0035/21291
Fabrizio Slavazzi
“Acme” è arrivata al suo settantacinquesimo anno.
Acme已经进入了她的75岁生日。
{"title":"Premessa","authors":"Fabrizio Slavazzi","doi":"10.54103/2282-0035/21291","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/21291","url":null,"abstract":"“Acme” è arrivata al suo settantacinquesimo anno.","PeriodicalId":39706,"journal":{"name":"ACME","volume":"48 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-10-05","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"135482767","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}