{"title":"Alessandro Benucci, Poétique de la lumière dans l’Enfer et le Purgatoire de Dante, Limoges, Éditions Lambert-Lucas 2017, 240 S.","authors":"Antonella Ippolito","doi":"10.1515/dante-2020-0015","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2020-0015","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"15 1","pages":"179 - 184"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-09-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"86873294","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Riassunto Con questo saggio si intende in primo luogo mostrare come Dante si conformi all’osservazione fisica di Alberto Magno, secondo cui l’orecchio umano sente solo quello che si trasmette »cum aere tremente«, evocando con l’emistichio »l’aere ne tremesse« (Inf. I, 48 secondo la grafia dell’Edizione Nazionale) un suono ben preciso: il ruggito del leone, che ostacola il cammino di Dante, rappresentando il peccato capitale della superbia. L’immagine dell’aria tremante attesta così sia la forte tendenza dantesca a produrre effetti sinestetici sia la sua integrazione delle dottrine fisiche contemporanee nel discorso poetico. In secondo luogo, l’emistichio sarà preso in considerazione come citazione del sonetto »Chi è questa che vèn« di Guido Cavalcanti. Si mostrerà così come Dante impieghi l’immagine dell’aria tremante, proprio perché citazione di Cavalcanti, a fini già attestabili per la Vita Nova: per distanziarsi dal predecessore, evidenziando la necessità di superare quel genere di lirica d’amore profana e così fondare una nuova poetica ‘sacrale’.
{"title":"»...l’aere ne tremesse.«","authors":"David Nelting","doi":"10.1515/dante-2020-0004","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2020-0004","url":null,"abstract":"Riassunto Con questo saggio si intende in primo luogo mostrare come Dante si conformi all’osservazione fisica di Alberto Magno, secondo cui l’orecchio umano sente solo quello che si trasmette »cum aere tremente«, evocando con l’emistichio »l’aere ne tremesse« (Inf. I, 48 secondo la grafia dell’Edizione Nazionale) un suono ben preciso: il ruggito del leone, che ostacola il cammino di Dante, rappresentando il peccato capitale della superbia. L’immagine dell’aria tremante attesta così sia la forte tendenza dantesca a produrre effetti sinestetici sia la sua integrazione delle dottrine fisiche contemporanee nel discorso poetico. In secondo luogo, l’emistichio sarà preso in considerazione come citazione del sonetto »Chi è questa che vèn« di Guido Cavalcanti. Si mostrerà così come Dante impieghi l’immagine dell’aria tremante, proprio perché citazione di Cavalcanti, a fini già attestabili per la Vita Nova: per distanziarsi dal predecessore, evidenziando la necessità di superare quel genere di lirica d’amore profana e così fondare una nuova poetica ‘sacrale’.","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"111 1","pages":"38 - 52"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-09-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"86909576","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Riassunto L’articolo propone la discussione intrecciata da Karl Witte con Alessandro D’Ancona (1868–1877) in merito alla Vita nuova, di cui entrambi i dialoganti curarono un’edizione: il primo nel 1876, il secondo nel 1873. Ne emerge la funzione sostanziale di maestro del dantismo europeo ricoperta dal Witte nei confronti di chi, come il D’Ancona, si andava ormai affermando in Italia come capofila e animatore indiscusso della ›Scuola storica‹, che fu responsabile, nel suo insieme, di un rinnovamento profondo nei metodi di ricerca e negli indirizzi universitari degli studi nella seconda metà dell’Ottocento, in un rapporto fecondo di scambi e di assiduo confronto con l’ambiente accademico tedesco.
{"title":"Die deutsche Dante-Forschung und die italienische ›historische Schule‹: ein Briefwechsel zwischen Karl Witte und Alessandro D’Ancona","authors":"A. Colombo","doi":"10.1515/dante-2020-0011","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2020-0011","url":null,"abstract":"Riassunto L’articolo propone la discussione intrecciata da Karl Witte con Alessandro D’Ancona (1868–1877) in merito alla Vita nuova, di cui entrambi i dialoganti curarono un’edizione: il primo nel 1876, il secondo nel 1873. Ne emerge la funzione sostanziale di maestro del dantismo europeo ricoperta dal Witte nei confronti di chi, come il D’Ancona, si andava ormai affermando in Italia come capofila e animatore indiscusso della ›Scuola storica‹, che fu responsabile, nel suo insieme, di un rinnovamento profondo nei metodi di ricerca e negli indirizzi universitari degli studi nella seconda metà dell’Ottocento, in un rapporto fecondo di scambi e di assiduo confronto con l’ambiente accademico tedesco.","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"25 1","pages":"131 - 142"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-09-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"84620645","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Riassunto Karl Witte non è stato soltanto un grande filologo, considerato a giusto titolo come il fondatore della filologia dantesca moderna, ma anche un importante traduttore, commentatore e esegeta di Dante. Questo contributo si propone di individuare i presupposti del lavoro interpretativo di Witte e di caratterizzare il suo approccio critico analizzando i suoi saggi danteschi e le sue edizioni commentate della Commedia e delle Rime.
{"title":"Dante verstehen und missverstehen: zu Karl Wittes Danteinterpretation","authors":"Johannes Bartuschat","doi":"10.1515/dante-2020-0014","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2020-0014","url":null,"abstract":"Riassunto Karl Witte non è stato soltanto un grande filologo, considerato a giusto titolo come il fondatore della filologia dantesca moderna, ma anche un importante traduttore, commentatore e esegeta di Dante. Questo contributo si propone di individuare i presupposti del lavoro interpretativo di Witte e di caratterizzare il suo approccio critico analizzando i suoi saggi danteschi e le sue edizioni commentate della Commedia e delle Rime.","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"36 1","pages":"166 - 178"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-09-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"84798563","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Riassunto Dante ama o non ama sua moglie, Gemma Donati? La domanda può apparire puerile ed ingenua, ma ogni lettore della Commedia o della Vita nuova un giorno se l’è posta. Se abbiamo rinunciato a rispondere è perché sappiamo che in assenza di documenti o di prove è impossibile trovare una risposta. Ma non pensano così Witte ed i filologi di fine Ottocento, che tra il 1876 ed il 1883 scrivono un numero importante di articoli, scambiano lettere e cercano prove per conoscere i ›veri‹ sentimenti di Dante. Il fondo Witte ci permette di ricostruire questa querelle che, se non riesce a svelare i segreti di cuore di Dante, rivela i motivi ed i metodi usati dai primi filologi danteschi, e descrive la storia e l’importanza del biografismo nello studio dell’opera di Dante.
{"title":"Liebt Dante Gemma?","authors":"Enrica Zanin","doi":"10.1515/dante-2020-0009","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2020-0009","url":null,"abstract":"Riassunto Dante ama o non ama sua moglie, Gemma Donati? La domanda può apparire puerile ed ingenua, ma ogni lettore della Commedia o della Vita nuova un giorno se l’è posta. Se abbiamo rinunciato a rispondere è perché sappiamo che in assenza di documenti o di prove è impossibile trovare una risposta. Ma non pensano così Witte ed i filologi di fine Ottocento, che tra il 1876 ed il 1883 scrivono un numero importante di articoli, scambiano lettere e cercano prove per conoscere i ›veri‹ sentimenti di Dante. Il fondo Witte ci permette di ricostruire questa querelle che, se non riesce a svelare i segreti di cuore di Dante, rivela i motivi ed i metodi usati dai primi filologi danteschi, e descrive la storia e l’importanza del biografismo nello studio dell’opera di Dante.","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"30 1","pages":"101 - 116"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-09-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"90510907","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Riassunto L’articolo prende in esame i primissimi contributi di Karl Witte sulle epistole dantesche note, prima della scoperta del Vaticano Palatino lat. 1729; e esamina la lunga fortuna di alcune sue cattive letture.
{"title":"Ein früher Beginn: Karl Witte und Dantes Brief an die Kardinäle","authors":"Claudia Villa","doi":"10.1515/dante-2020-0013","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2020-0013","url":null,"abstract":"Riassunto L’articolo prende in esame i primissimi contributi di Karl Witte sulle epistole dantesche note, prima della scoperta del Vaticano Palatino lat. 1729; e esamina la lunga fortuna di alcune sue cattive letture.","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"27 1","pages":"158 - 165"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-09-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"77465779","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Riassunto Il contributo prende in esame gli effetti cromatici associati nella Divina Commedia alla rappresentazione di aria e terra. Partendo dalle premesse teoriche alla base della concezione dantesca del colore, come pure dal rapporto con la concezione patristica e medievale che vede nell’aer caliginosus la sede delle potenze diaboliche, si mostrano i connotati metaforici dell’oscurità e della densità dell’aria, che rinviano alla correlazione tra tenebre e peccato, ma anche, in un’ottica filosofica, tra tenebre e lontananza dal vero. Riferimenti a precise tonalità acquistano inoltre una funzione chiave che rivela i livelli di significato interni al testo, in relazione all’impianto metaforico dell’intero poema. Nel corso dell’analisi, inoltre, uno sguardo ad una selezione di esempi consente di osservare come gli aspetti discussi si riflettano nelle illustrazioni medievali della Commedia.
{"title":"Vom »aer perso« zum »giallo de la rosa sempiterna«: Farbabstufungen von Luft und Erde in der ›Landschaft‹ der Commedia","authors":"Antonella Ippolito","doi":"10.1515/dante-2020-0005","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2020-0005","url":null,"abstract":"Riassunto Il contributo prende in esame gli effetti cromatici associati nella Divina Commedia alla rappresentazione di aria e terra. Partendo dalle premesse teoriche alla base della concezione dantesca del colore, come pure dal rapporto con la concezione patristica e medievale che vede nell’aer caliginosus la sede delle potenze diaboliche, si mostrano i connotati metaforici dell’oscurità e della densità dell’aria, che rinviano alla correlazione tra tenebre e peccato, ma anche, in un’ottica filosofica, tra tenebre e lontananza dal vero. Riferimenti a precise tonalità acquistano inoltre una funzione chiave che rivela i livelli di significato interni al testo, in relazione all’impianto metaforico dell’intero poema. Nel corso dell’analisi, inoltre, uno sguardo ad una selezione di esempi consente di osservare come gli aspetti discussi si riflettano nelle illustrazioni medievali della Commedia.","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"49 1","pages":"53 - 68"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-09-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"91388999","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Riassunto Dante widmet der Beschreibung von Naturphänomenen große Sorgfalt: ganz gleich, ob es um die Bewegung der Sterne oder um die Mondflecken, um geologische Formationen oder das Verhalten von Tieren, die Bewegungen der Erdkugel oder die vielfältigen Phänomene des Lichts geht. Der Dichter, der seinen Blick auf die irdische Physik richtet, legt großen Wert auf die Kenntnis und Beschreibung des mundus elementatum – dies bereits in den Rime petrose, um nur ein Beispiel zu nennen. Nur scheinbar ist diese Welt von jeder sakralen oder himmlischen Perspektive deutlich abgeschieden (man denke nur an die Themen des Schattens oder des Winters, die alle Elemente der Physik miteinzubeziehen scheinen, oder an gewisse Stellen in Inferno XXIV und XXVI, wo die Bedeutung von Zeichen, die vom Himmel kommen, zwar bestätigt wird, diese aber zugleich so gelesen werden, als seien sie auf die irdische Welt projiziert); in Wirklichkeit trägt sie die Bedeutungen einer höheren, ›sakralen‹ Ebene fast immer schon vom Anfang an in sich. Das beste Beispiel dafür ist der berühmte Vergleich des villanello in Inferno XXVI, wo die Zeichen und Elemente der physischen Natur auf eine Lesart zugerichtet werden, die eher eine jenseitige Hoffnung ausdrückt denn menschliche Schläue. Die menschliche Kondition selbst, eingeschränkt auf begrenzte, ›niedere‹ Werte, erfährt in Dantes Reflexion eine regelrechte Umwertung: Einmal dort, wo es um den Unterschiede zwischen Machen und Erschaffen geht, einmal in der Diskussion über die Mondflecken, wo sich die bezwingende Vorstellung einer Sakralität, die – gut augustinisch – allen menschlichen Dingen innewohnt, einen Weg bahnt. Dieser Umstand wird an vielen Stellen der Commedia deutlich, an denen die Erscheinungsform des Feuers stets ein irdisches Vergleichsmoment mit sich führt. Bis am Ende alles seine deutlichste Auflösung in Beatrices Gesang erfährt, der den ganzen Kosmos in einer Perspektive erfasst, die sich endlich von der Höhe in die Tiefe richtet, um dann in einen Tanz der Sterne zu münden und in die Affirmation eines Feuers und eines Leuchtens, die ›anders‹ sind als die physischen Phänomene, auch wenn sie immer noch umgeben sind von einem Rest Nostalgie für das Menschliche, das nicht weniger werden wird, nicht einmal in der visio ultima des paradiesischen Feuers.
{"title":"Il fuoco del cielo nella terra degli uomini","authors":"M. Ciccuto","doi":"10.1515/dante-2020-0006","DOIUrl":"https://doi.org/10.1515/dante-2020-0006","url":null,"abstract":"Riassunto Dante widmet der Beschreibung von Naturphänomenen große Sorgfalt: ganz gleich, ob es um die Bewegung der Sterne oder um die Mondflecken, um geologische Formationen oder das Verhalten von Tieren, die Bewegungen der Erdkugel oder die vielfältigen Phänomene des Lichts geht. Der Dichter, der seinen Blick auf die irdische Physik richtet, legt großen Wert auf die Kenntnis und Beschreibung des mundus elementatum – dies bereits in den Rime petrose, um nur ein Beispiel zu nennen. Nur scheinbar ist diese Welt von jeder sakralen oder himmlischen Perspektive deutlich abgeschieden (man denke nur an die Themen des Schattens oder des Winters, die alle Elemente der Physik miteinzubeziehen scheinen, oder an gewisse Stellen in Inferno XXIV und XXVI, wo die Bedeutung von Zeichen, die vom Himmel kommen, zwar bestätigt wird, diese aber zugleich so gelesen werden, als seien sie auf die irdische Welt projiziert); in Wirklichkeit trägt sie die Bedeutungen einer höheren, ›sakralen‹ Ebene fast immer schon vom Anfang an in sich. Das beste Beispiel dafür ist der berühmte Vergleich des villanello in Inferno XXVI, wo die Zeichen und Elemente der physischen Natur auf eine Lesart zugerichtet werden, die eher eine jenseitige Hoffnung ausdrückt denn menschliche Schläue. Die menschliche Kondition selbst, eingeschränkt auf begrenzte, ›niedere‹ Werte, erfährt in Dantes Reflexion eine regelrechte Umwertung: Einmal dort, wo es um den Unterschiede zwischen Machen und Erschaffen geht, einmal in der Diskussion über die Mondflecken, wo sich die bezwingende Vorstellung einer Sakralität, die – gut augustinisch – allen menschlichen Dingen innewohnt, einen Weg bahnt. Dieser Umstand wird an vielen Stellen der Commedia deutlich, an denen die Erscheinungsform des Feuers stets ein irdisches Vergleichsmoment mit sich führt. Bis am Ende alles seine deutlichste Auflösung in Beatrices Gesang erfährt, der den ganzen Kosmos in einer Perspektive erfasst, die sich endlich von der Höhe in die Tiefe richtet, um dann in einen Tanz der Sterne zu münden und in die Affirmation eines Feuers und eines Leuchtens, die ›anders‹ sind als die physischen Phänomene, auch wenn sie immer noch umgeben sind von einem Rest Nostalgie für das Menschliche, das nicht weniger werden wird, nicht einmal in der visio ultima des paradiesischen Feuers.","PeriodicalId":11276,"journal":{"name":"Deutsches Dante-Jahrbuch","volume":"26 1","pages":"69 - 79"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2020-09-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"84057647","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}