Le aree a vocazione commerciale urbana nascono da uno sviluppo graduale “naturale”, in cui sono presenti tanti soggetti non coordinati. È necessario stimolare il processo di valorizzazione. Si rappresenta qui il percorso per la valorizzazione dei mercati rionali intrapreso a Bologna, il passaggio da dei mercati specializzati su un’unica funzione, a nuovi formati in cui l’offerta commerciale è più integrata, in cui sono presenti servizi, pubblici esercizi, in cui il mercato si propone come luogo che cambia la sua funzione nell’arco della giornata. I casi di 5 mercati: delle Erbe, Albani, Aldrovandi, Cirenaica, Vittorio Veneto. Il metodo di intervento è stato quello di condividere una visione, accompagnare il processo. L’inserimento di nuove risorse ha stimolato anche chi era presente da tempo. Il confronto con queste dinamiche stimola il ripensamento sia degli strumenti normativi sia delle modalità di interlocuzione. Urban commercial areas arise from a gradual ‘natural’ development in which there are many uncoordinated stakeholders. Thus, the process of enhancement of these areas needs to be stimulated. The present works describes the process for the valorisation of the district markets in Bologna, consisting of the transition from specialised markets to new formats in which the commercial offer is more integrated. Services and shops are both present in this new market, and thus its function changes throughout the day. Five markets are explored here: delle Erbe, Albani, Aldrovandi, Cirenaica and Vittorio Veneto. A shared vision was the key element guiding the enhancement process. The inclusion of new resources also stimulated those who had been present for some time. Dealing with these dynamics stimulates rethinking both the regulatory instruments and the methods of intervention.
{"title":"Luoghi urbani a vocazione commerciale, dalla crisi a nuove opportunità per la rigenerazione","authors":"Ivano Ruscelli","doi":"10.30682/sef5522h","DOIUrl":"https://doi.org/10.30682/sef5522h","url":null,"abstract":"Le aree a vocazione commerciale urbana nascono da uno sviluppo graduale “naturale”, in cui sono presenti tanti soggetti non coordinati. È necessario stimolare il processo di valorizzazione. Si rappresenta qui il percorso per la valorizzazione dei mercati rionali intrapreso a Bologna, il passaggio da dei mercati specializzati su un’unica funzione, a nuovi formati in cui l’offerta commerciale è più integrata, in cui sono presenti servizi, pubblici esercizi, in cui il mercato si propone come luogo che cambia la sua funzione nell’arco della giornata. I casi di 5 mercati: delle Erbe, Albani, Aldrovandi, Cirenaica, Vittorio Veneto. Il metodo di intervento è stato quello di condividere una visione, accompagnare il processo. L’inserimento di nuove risorse ha stimolato anche chi era presente da tempo. Il confronto con queste dinamiche stimola il ripensamento sia degli strumenti normativi sia delle modalità di interlocuzione.\u0000\u0000Urban commercial areas arise from a gradual ‘natural’ development in which there are many uncoordinated stakeholders. Thus, the process of enhancement of these areas needs to be stimulated. The present works describes the process for the valorisation of the district markets in Bologna, consisting of the transition from specialised markets to new formats in which the commercial offer is more integrated. Services and shops are both present in this new market, and thus its function changes throughout the day. Five markets are explored here: delle Erbe, Albani, Aldrovandi, Cirenaica and Vittorio Veneto. A shared vision was the key element guiding the enhancement process. The inclusion of new resources also stimulated those who had been present for some time. Dealing with these dynamics stimulates rethinking both the regulatory instruments and the methods of intervention.","PeriodicalId":29994,"journal":{"name":"Storia e Futuro","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-09-20","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"44494671","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Nell’ambito delle trasformazioni urbane di Roma ai primi del Novecento, si evidenzia la presenza di associazioni tra privati nate all’interno dei nuovi quartieri in via di formazione, che hanno nella vita dei quartieri stessi, e nella loro collocazione nella crescita della capitale, la loro ragione di essere. Dove la matrice prima, chiaramente rivolta a motivazioni economi-cocommerciali, si coniuga ulteriormente a più ampie sollecitazioni nei confronti dell’Amministrazione locale, relativa-mente all’assetto complessivo del territorio e alla sua progettazione. Il saggio propone una serie di interrogativi a riguardo, avvalendosi del confronto con il contemporaneo caso di Milano, città a sua volta in espansione urbana, caratterizzata insieme dal moltiplicarsi delle attività commerciali e da un tessuto associativo particolarmente ricco su molti livelli. During Rome’s urban development at the start of the 20th century, associations of private individuals were founded in the new, emerging quarters. They flourished precisely thanks to their relationship with the life of the quarters and the growing capital. They were the result of concerns of economic and commercial nature, but also of a broader range of pressures on the local administration regarding the general organisation and planning of the territory. The present essay addresses some questions in this regard by means of a comparison with Milan, which is currently also undergoing urban expansion due to the increasing number of commercial activities and its complex network of associations.
{"title":"Attività commerciali e società civile: nella città che cresce, tra Roma e Milano, a inizio Novecento","authors":"L. Piccioni","doi":"10.30682/sef5522a","DOIUrl":"https://doi.org/10.30682/sef5522a","url":null,"abstract":"Nell’ambito delle trasformazioni urbane di Roma ai primi del Novecento, si evidenzia la presenza di associazioni tra privati nate all’interno dei nuovi quartieri in via di formazione, che hanno nella vita dei quartieri stessi, e nella loro collocazione nella crescita della capitale, la loro ragione di essere. Dove la matrice prima, chiaramente rivolta a motivazioni economi-cocommerciali, si coniuga ulteriormente a più ampie sollecitazioni nei confronti dell’Amministrazione locale, relativa-mente all’assetto complessivo del territorio e alla sua progettazione. Il saggio propone una serie di interrogativi a riguardo, avvalendosi del confronto con il contemporaneo caso di Milano, città a sua volta in espansione urbana, caratterizzata insieme dal moltiplicarsi delle attività commerciali e da un tessuto associativo particolarmente ricco su molti livelli.\u0000\u0000During Rome’s urban development at the start of the 20th century, associations of private individuals were founded in the new, emerging quarters. They flourished precisely thanks to their relationship with the life of the quarters and the growing capital. They were the result of concerns of economic and commercial nature, but also of a broader range of pressures on the local administration regarding the general organisation and planning of the territory. The present essay addresses some questions in this regard by means of a comparison with Milan, which is currently also undergoing urban expansion due to the increasing number of commercial activities and its complex network of associations.","PeriodicalId":29994,"journal":{"name":"Storia e Futuro","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-09-20","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"48673435","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Il saggio riflette sul ruolo del commercio di quartiere dal punto di vista di un’antropologia urbana legata ai concetti di “abitare” e di “senso del luogo”. Facendo riferimento a due ricerche etnografiche svolte nei rioni del centro storico di Roma, sarà discusso il modo in cui le trasformazioni di un’area urbana vengono raccontate dai suoi abitanti. Tali narrazioni, basate sulla giustapposizione di elementi del presente e del passato, assomigliano a “biografie” dei luoghi, costruite alla scala delle vite individuali. Danno ragione all’osservazione di Michel De Certeau che «si abitano solo luoghi popolati da spettri» e di solito riservano un ruolo fondamentale agli esercizi commerciali. La loro analisi aiuta a mettere a fuoco: alcuni aspetti di fondo delle trasformazioni urbane contemporanee; il modo in cui assumono forme specifiche nei diversi contesti urbani; come anche aspetti apparentemente banali o strumentali possano rivelarsi emotivamente e persino moralmente significativi per chi abita quei luoghi. The present essay discusses the role of district commerce from the perspective of an urban anthropology linked to the notions of inhabiting and sense of place. Drawing on two ethnographic studies carried out in the districts of the centre of Rome, we will discuss the way the transformations of an urban area are narrated by its residents. Such narratives, based on the juxtaposition of elements from the present and the past, resemble ‘biographies’ of places, built around individual lives. They echo Michel De Certeau’s observation that “one only inhabits places populated by ghosts” and usually devote a key role to commercial establishments. Their analysis helps to bring into focus the following issues: some basic aspects of contemporary urban transformations; the way they take on specific forms in different urban contexts; and how even apparently trivial aspects can turn out to be emotionally and even ethically significant for those who inhabit those places.
本文从城市人类学的角度,结合“生活”和“地方感”的概念,对邻里商业的作用进行了反思。参考在罗马历史中心地区进行的两项人种学研究,将讨论居民讲述城市地区转变的方式。这些叙事基于现在和过去元素的并置,类似于建立在个人生活规模上的地方“传记”。他们同意Michel De Certeau的观察,即“你只生活在鬼出没的地方”,通常为企业保留基本角色。他们的分析有助于关注:当代城市转型的一些基本方面;它们如何在不同的城市环境中呈现出特定的形式;因为对于居住在这些地方的人来说,看似琐碎或工具性的方面可能在情感上甚至道德上具有重要意义。本文从城市人类学的角度,结合居住和地方感的概念,讨论了区域商业的作用。根据在罗马市中心地区进行的两项民族志研究,我们将讨论城市地区的居民讲述城市地区变革的方式。这种叙事基于现在和过去元素的并置,类似于围绕个人生活构建的地方“传记”。它们呼应了Michel De Certeau的观察,即“一个人只住在有鬼魂的地方”,通常在商业机构中扮演关键角色。他们的分析有助于关注以下问题:当代城市转型的一些基本方面;它们在不同的城市环境中呈现出特定形式的方式;以及对于居住在这些地方的人来说,即使是看似微不足道的方面,也会在情感上甚至道德上产生重大影响。
{"title":"Vetrine invisibili. La centralità del commercio nella biografia dei luoghi","authors":"F. Scarpelli","doi":"10.30682/sef5522i","DOIUrl":"https://doi.org/10.30682/sef5522i","url":null,"abstract":"Il saggio riflette sul ruolo del commercio di quartiere dal punto di vista di un’antropologia urbana legata ai concetti di “abitare” e di “senso del luogo”. Facendo riferimento a due ricerche etnografiche svolte nei rioni del centro storico di Roma, sarà discusso il modo in cui le trasformazioni di un’area urbana vengono raccontate dai suoi abitanti. Tali narrazioni, basate sulla giustapposizione di elementi del presente e del passato, assomigliano a “biografie” dei luoghi, costruite alla scala delle vite individuali. Danno ragione all’osservazione di Michel De Certeau che «si abitano solo luoghi popolati da spettri» e di solito riservano un ruolo fondamentale agli esercizi commerciali. La loro analisi aiuta a mettere a fuoco: alcuni aspetti di fondo delle trasformazioni urbane contemporanee; il modo in cui assumono forme specifiche nei diversi contesti urbani; come anche aspetti apparentemente banali o strumentali possano rivelarsi emotivamente e persino moralmente significativi per chi abita quei luoghi.\u0000\u0000The present essay discusses the role of district commerce from the perspective of an urban anthropology linked to the notions of inhabiting and sense of place. Drawing on two ethnographic studies carried out in the districts of the centre of Rome, we will discuss the way the transformations of an urban area are narrated by its residents. Such narratives, based on the juxtaposition of elements from the present and the past, resemble ‘biographies’ of places, built around individual lives. They echo Michel De Certeau’s observation that “one only inhabits places populated by ghosts” and usually devote a key role to commercial establishments. Their analysis helps to bring into focus the following issues: some basic aspects of contemporary urban transformations; the way they take on specific forms in different urban contexts; and how even apparently trivial aspects can turn out to be emotionally and even ethically significant for those who inhabit those places.","PeriodicalId":29994,"journal":{"name":"Storia e Futuro","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-09-20","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"46583228","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
La ditta milanese Lagomarsino è stata una delle più importanti produttrici di macchine calcolatrici, addizionatrici e contabili. Nell’ambito di una vera e propria strategia di comunicazione per la vendita, all’inizio degli anni Quaranta l’azienda affidò la progettazione dei suoi negozi in tutta Italia ad Angelo Bianchetti e a Cesare Pea. Grazie all’esperienza acquisita nel campo dell’architettura pubblicitaria, i due architetti svolsero il compito adottando un riconoscibile codi-ce comunicativo e utilizzando elementi plastici e grafici, molto più simili a installazioni temporanee che a tradizionali arredamenti commerciali. Basato su documenti inediti e fonti a stampa poco note, il saggio prende in esame il caso Lagomarsino, confrontandone le strategie comunicative con quelle adottate nei negozi del suo più celebre competitor, la Olivetti, alla luce dei più generali rapporti tra architettura, design, arte e pubblicità, caratterizzanti il rinnovamento dell’estetica dei luoghi per la vendita in Italia tra le due guerre. The Milanese firm Lagomarsino was one of the most important manufacturers of calculating, adding and accounting machines. In the early 1940s, as part of a marketing communication strategy, the company entrusted the design of its stores in Italy to Angelo Bianchetti and Cesare Pea, who had gained experience with advertising architecture. The two architects adopted a recognizable style, using plastic and graphic elements that were much more frequently used in temporary installa-tions than in traditional store fittings. Using unpublished documents and little-known print sources, this essay discusses the Lagomarsino case, comparing its communication strategies to those employed in the stores of its renowned competitor, Olivetti. The analysis will be carried out in light of the relationship between architecture, design, art and advertisement, which characterize the new store aesthetics in Italy between the two wars.
{"title":"Negozi in serie nell’Italia tra le due guerre. Lagomarsino e l’architettura pubblicitaria","authors":"C. Baglione","doi":"10.30682/sef5522b","DOIUrl":"https://doi.org/10.30682/sef5522b","url":null,"abstract":"La ditta milanese Lagomarsino è stata una delle più importanti produttrici di macchine calcolatrici, addizionatrici e contabili. Nell’ambito di una vera e propria strategia di comunicazione per la vendita, all’inizio degli anni Quaranta l’azienda affidò la progettazione dei suoi negozi in tutta Italia ad Angelo Bianchetti e a Cesare Pea. Grazie all’esperienza acquisita nel campo dell’architettura pubblicitaria, i due architetti svolsero il compito adottando un riconoscibile codi-ce comunicativo e utilizzando elementi plastici e grafici, molto più simili a installazioni temporanee che a tradizionali arredamenti commerciali. Basato su documenti inediti e fonti a stampa poco note, il saggio prende in esame il caso Lagomarsino, confrontandone le strategie comunicative con quelle adottate nei negozi del suo più celebre competitor, la Olivetti, alla luce dei più generali rapporti tra architettura, design, arte e pubblicità, caratterizzanti il rinnovamento dell’estetica dei luoghi per la vendita in Italia tra le due guerre.\u0000\u0000The Milanese firm Lagomarsino was one of the most important manufacturers of calculating, adding and accounting machines. In the early 1940s, as part of a marketing communication strategy, the company entrusted the design of its stores in Italy to Angelo Bianchetti and Cesare Pea, who had gained experience with advertising architecture. The two architects adopted a recognizable style, using plastic and graphic elements that were much more frequently used in temporary installa-tions than in traditional store fittings. Using unpublished documents and little-known print sources, this essay discusses the Lagomarsino case, comparing its communication strategies to those employed in the stores of its renowned competitor, Olivetti. The analysis will be carried out in light of the relationship between architecture, design, art and advertisement, which characterize the new store aesthetics in Italy between the two wars.","PeriodicalId":29994,"journal":{"name":"Storia e Futuro","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-09-20","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"41581001","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Il saggio ricostruisce la genesi dello shopping mall come modello spaziale per il commercio contemporaneo, illustrandone la sua concezione nel contesto dello sviluppo della città americana del secondo dopoguerra ed esaminando alcuni dei motivi che hanno reso tale modello uno dei luoghi privilegiati della socialità contemporanea. Formulato sul piano teorico e operativo dallo Studio Gruen, il concetto spaziale e sociale del mall si è progressivamente insinuato in molte altre tipologie architettoniche, commerciali e non commerciali, promuovendone principalmente la dimensione ludico-commerciale rispetto all’originale formulazione, che prevedeva una equilibrata integrazione tra retail e servizi in una fruizione pedonalizzata. Il saggio si interroga, infine, sul fenomeno del deadmalling (lo smantellamento e la chiusura dei centri commerciali), che porrà nei prossimi decenni problemi di riconversione di questi luoghi, rendendo forse di nuovo attuale una delle originali vocazioni del mall come centro civico di aggregazione sociale. This essay reconstructs the genesis of the shopping mall as a spatial model for contemporary retail trade, outlining its conception in the context of urban development in the United States after World War II. It also explores some of the reasons that have made this model one of the privileged spaces of contemporary socialization. Studio Gruen is credited with developing the spatial and social concept of the mall from a theoretical and practical point of view; the mall has progressively made its way into many other architectural typologies, both commercial and non-commercial, mainly promoting its recreational-commercial dimension as opposed to the original design, which envisaged a balanced integration of retail and facilities in a pedestrian-oriented context. Finally, the essay examines the phenomenon of “deadmalling” (the dismantling and closure of shopping centres), which will create the issue of having to decide how to reconvert these places in the coming decades, perhaps giving new relevance to one of the original functions of the mall as a social space for aggregation.
{"title":"Victor Gruen e lo shopping mall come modello di social design","authors":"D. Scodeller","doi":"10.30682/sef5522d","DOIUrl":"https://doi.org/10.30682/sef5522d","url":null,"abstract":"Il saggio ricostruisce la genesi dello shopping mall come modello spaziale per il commercio contemporaneo, illustrandone la sua concezione nel contesto dello sviluppo della città americana del secondo dopoguerra ed esaminando alcuni dei motivi che hanno reso tale modello uno dei luoghi privilegiati della socialità contemporanea. Formulato sul piano teorico e operativo dallo Studio Gruen, il concetto spaziale e sociale del mall si è progressivamente insinuato in molte altre tipologie architettoniche, commerciali e non commerciali, promuovendone principalmente la dimensione ludico-commerciale rispetto all’originale formulazione, che prevedeva una equilibrata integrazione tra retail e servizi in una fruizione pedonalizzata. Il saggio si interroga, infine, sul fenomeno del deadmalling (lo smantellamento e la chiusura dei centri commerciali), che porrà nei prossimi decenni problemi di riconversione di questi luoghi, rendendo forse di nuovo attuale una delle originali vocazioni del mall come centro civico di aggregazione sociale.\u0000\u0000This essay reconstructs the genesis of the shopping mall as a spatial model for contemporary retail trade, outlining its conception in the context of urban development in the United States after World War II. It also explores some of the reasons that have made this model one of the privileged spaces of contemporary socialization. Studio Gruen is credited with developing the spatial and social concept of the mall from a theoretical and practical point of view; the mall has progressively made its way into many other architectural typologies, both commercial and non-commercial, mainly promoting its recreational-commercial dimension as opposed to the original design, which envisaged a balanced integration of retail and facilities in a pedestrian-oriented context. Finally, the essay examines the phenomenon of “deadmalling” (the dismantling and closure of shopping centres), which will create the issue of having to decide how to reconvert these places in the coming decades, perhaps giving new relevance to one of the original functions of the mall as a social space for aggregation.","PeriodicalId":29994,"journal":{"name":"Storia e Futuro","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-09-20","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"44257200","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Gli spazi del commercio costituiscono uno dei focus della ricerca di ambito progettuale e storico almeno un paio di decenni. Nelle scuole di architettura corsi incentrati sul retail corrispondono da una parte a sempre più numerose ricognizioni storico-critiche e dall’altra a un potenziamento delle aziende di settore, in una gamma di operatività che va dal contracting alla comunicazione, all’impiego di strumenti tecnologicamente avanzati come l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale o aumentata. Quanto emerge è l’attitudine a raccogliere specializzazioni e discipline diverse, con ampio spazio per la sperimentazione grazie alla temporaneità dei dispositivi e alla necessità del loro continuo rinnovamento in consonanza con le modificazioni dei linguaggi, delle dinamiche economiche, degli assetti sociali. Il paper si propone una embrionale ricucitura tra le sfaccettature del progetto per il commercio a partire dal progressivo ribaltamento della formula “form follows function” per arrivare all’ipotesi che lo spazio – progettato – determini i comportamenti di chi lo frequenta. Retail spaces have been at the center of research on design and architectural history for at least a couple of decades. In architecture schools, courses focusing on retail stem on one hand from an increasing amount of critical and historical research, and on the other hand from the evolution of retail companies. In fact, the sector has been revolutionised by a number of new developments, from contracting to communication to the use of technologically advanced tools such as artificial intelligence and virtual or augmented reality. This shows an aptitude for combining different specialisations and disciplines, privileging experimentation, which is facilitated by the temporary nature of the devices and the need for their constant renewal, in keeping with changing languages, economic dynamics, and social structures. The paper proposes a review of the manifold components of design for retail, starting from the progressive overturning of the “form follows function” rule. Thus, it formulates the hypothesis that the (designed) space dictates the behaviour of its visitors.
{"title":"Il progetto del commercio. Dalle botteghe al phygital","authors":"E. Dellapiana","doi":"10.30682/sef5522g","DOIUrl":"https://doi.org/10.30682/sef5522g","url":null,"abstract":"Gli spazi del commercio costituiscono uno dei focus della ricerca di ambito progettuale e storico almeno un paio di decenni. Nelle scuole di architettura corsi incentrati sul retail corrispondono da una parte a sempre più numerose ricognizioni storico-critiche e dall’altra a un potenziamento delle aziende di settore, in una gamma di operatività che va dal contracting alla comunicazione, all’impiego di strumenti tecnologicamente avanzati come l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale o aumentata. Quanto emerge è l’attitudine a raccogliere specializzazioni e discipline diverse, con ampio spazio per la sperimentazione grazie alla temporaneità dei dispositivi e alla necessità del loro continuo rinnovamento in consonanza con le modificazioni dei linguaggi, delle dinamiche economiche, degli assetti sociali.\u0000Il paper si propone una embrionale ricucitura tra le sfaccettature del progetto per il commercio a partire dal progressivo ribaltamento della formula “form follows function” per arrivare all’ipotesi che lo spazio – progettato – determini i comportamenti di chi lo frequenta.\u0000\u0000Retail spaces have been at the center of research on design and architectural history for at least a couple of decades. In architecture schools, courses focusing on retail stem on one hand from an increasing amount of critical and historical research, and on the other hand from the evolution of retail companies. In fact, the sector has been revolutionised by a number of new developments, from contracting to communication to the use of technologically advanced tools such as artificial intelligence and virtual or augmented reality. This shows an aptitude for combining different specialisations and disciplines, privileging experimentation, which is facilitated by the temporary nature of the devices and the need for their constant renewal, in keeping with changing languages, economic dynamics, and social structures.\u0000The paper proposes a review of the manifold components of design for retail, starting from the progressive overturning of the “form follows function” rule. Thus, it formulates the hypothesis that the (designed) space dictates the behaviour of its visitors.","PeriodicalId":29994,"journal":{"name":"Storia e Futuro","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-09-20","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"44382666","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Michela Cimbalo, Ho sempre detto noi. Lucìa Sànchez Saornil, femminista e anarchica nella Spagna della Guerra Civile","authors":"G. Bertagnoni","doi":"10.30682/sef5421n","DOIUrl":"https://doi.org/10.30682/sef5421n","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":29994,"journal":{"name":"Storia e Futuro","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-02-17","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"41990796","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Lo studio esplora quelle che furono le reazioni italiane di fronte alla crisi d’Ungheria del 1956, tenendo conto del contesto storico-politico dell’epoca. L’Italia – governata dal primo esecutivo guidato da Antonio Segni, appoggiato da Democrazia cristiana, Pli, Pri e Psdi – vedeva l’ingombrante presenza del maggiore partito comunista d’occidente che, insieme ad un partito socialista ancora fuori dall’arco costituzionale, rappresentava una forte minaccia. Per questo motivo, è importante esaminare nel dettaglio i cambiamenti che quella crisi riuscì ad apportare al sistema partitico italiano, esaminando le attività del governo sia in sede nazionale che internazionali, nonché le principali attività e prese di posizione da parte dei diversi partiti politici. This essay explores Italian reactions during the days of the 1956 Hungarian crisis, taking into account the historical-political context. The Italian government was led by Antonio Segni and supported by the Christian Democratic Party, Liberal Party, Republican Party, and Democratic Socialist Party. In any case, the presence of the biggest Western Communist Party and of a Socialist Party still in opposition to the government parties was seen as a great threat. That is why it is important to examine in detail the changes that the Hungarian uprising brought to the Italian party system, examining the government actions (both national and international) and the main activities and stances of the different political parties.
{"title":"Il quadro politico italiano di fronte alla crisi d’Ungheria del 1956","authors":"Giuseppe Guarino","doi":"10.30682/sef5421e","DOIUrl":"https://doi.org/10.30682/sef5421e","url":null,"abstract":"Lo studio esplora quelle che furono le reazioni italiane di fronte alla crisi d’Ungheria del 1956, tenendo conto del contesto storico-politico dell’epoca. L’Italia – governata dal primo esecutivo guidato da Antonio Segni, appoggiato da Democrazia cristiana, Pli, Pri e Psdi – vedeva l’ingombrante presenza del maggiore partito comunista d’occidente che, insieme ad un partito socialista ancora fuori dall’arco costituzionale, rappresentava una forte minaccia. Per questo motivo, è importante esaminare nel dettaglio i cambiamenti che quella crisi riuscì ad apportare al sistema partitico italiano, esaminando le attività del governo sia in sede nazionale che internazionali, nonché le principali attività e prese di posizione da parte dei diversi partiti politici.\u0000This essay explores Italian reactions during the days of the 1956 Hungarian crisis, taking into account the historical-political context. The Italian government was led by Antonio Segni and supported by the Christian Democratic Party, Liberal Party, Republican Party, and Democratic Socialist Party. In any case, the presence of the biggest Western Communist Party and of a Socialist Party still in opposition to the government parties was seen as a great threat. That is why it is important to examine in detail the changes that the Hungarian uprising brought to the Italian party system, examining the government actions (both national and international) and the main activities and stances of the different political parties.","PeriodicalId":29994,"journal":{"name":"Storia e Futuro","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-02-17","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"41591259","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"L’insegnamento della storia nella tempesta digitale","authors":"A. Zannini","doi":"10.30682/sef5421h","DOIUrl":"https://doi.org/10.30682/sef5421h","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":29994,"journal":{"name":"Storia e Futuro","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-02-17","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"44514717","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}