Il presente contributo propone una sintesi dell'evoluzione del sistema di classificazione diagnostica del DSM, mettendola in relazione al contesto epistemologico di riferimento, per arrivare a cogliere che cosa induca, ora, a ritenere che sia in atto un cambiamento di paradigma, come suggerito dall'articolo-bersaglio di Antonietti, Borgatti e Giorgetti (2022). Il progetto RDoC (2009) e il progetto Human Connectome (2011) promossi dall'NHI hanno aperto nuove prospettive per la diagnosi dei disturbi mentali e, in particolare, per i disturbi del neurosviluppo. Tuttavia questi nuovi approcci non sembrano essere ancora giunti ad una fase di sviluppo che consenta di trovare in essi, per ora, delle alternative in grado di portare al completo superamento del sistema DSM/ICD. Sulla base di queste considerazioni il contributo si conclude con il suggerimento di continuare, per il momento, a insegnare e a utilizzare le categorie diagnostiche dei manuali di riferimento in quanto esse svolgono un ruolo importante in termini di comunicazione della diagnosi all'individuo e alla sua famiglia, di tutela, di attivazione dei servizi. La consapevolezza dei limiti di tali categorie induce, però, a privilegiare fin d'ora una pratica di assessment volta a cogliere anche il funzionamento complessivo dell'individuo, in ottica transdiagnostica e multidimensionale, per ricavare informazioni utili per il trattamento e per promuovere un migliore livello di adattamento e di benessere nell'individuo nel suo contesto di vita.
{"title":"Dalle categorie alle dimensioni: riflessioni a margine, in attesa di un nuovo paradigma","authors":"D. Traficante","doi":"10.3280/rip2022oa15608","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/rip2022oa15608","url":null,"abstract":"Il presente contributo propone una sintesi dell'evoluzione del sistema di classificazione diagnostica del DSM, mettendola in relazione al contesto epistemologico di riferimento, per arrivare a cogliere che cosa induca, ora, a ritenere che sia in atto un cambiamento di paradigma, come suggerito dall'articolo-bersaglio di Antonietti, Borgatti e Giorgetti (2022). Il progetto RDoC (2009) e il progetto Human Connectome (2011) promossi dall'NHI hanno aperto nuove prospettive per la diagnosi dei disturbi mentali e, in particolare, per i disturbi del neurosviluppo. Tuttavia questi nuovi approcci non sembrano essere ancora giunti ad una fase di sviluppo che consenta di trovare in essi, per ora, delle alternative in grado di portare al completo superamento del sistema DSM/ICD. Sulla base di queste considerazioni il contributo si conclude con il suggerimento di continuare, per il momento, a insegnare e a utilizzare le categorie diagnostiche dei manuali di riferimento in quanto esse svolgono un ruolo importante in termini di comunicazione della diagnosi all'individuo e alla sua famiglia, di tutela, di attivazione dei servizi. La consapevolezza dei limiti di tali categorie induce, però, a privilegiare fin d'ora una pratica di assessment volta a cogliere anche il funzionamento complessivo dell'individuo, in ottica transdiagnostica e multidimensionale, per ricavare informazioni utili per il trattamento e per promuovere un migliore livello di adattamento e di benessere nell'individuo nel suo contesto di vita.","PeriodicalId":41732,"journal":{"name":"Ricerche di Psicologia","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.2,"publicationDate":"2023-05-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"46483084","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Nell'articolo di riferimento di questa rassegna le riflessioni di Antonietti, Borgatti e Giorgetti vanno incontro a un disagio scientifico e clinico che da anni si confronta con pregiudizi metodologici, tendenze inspiegabili che portano a fraintendimenti e pubblicazioni di articoli o test altrettanto dubbi. Qui formuliamo una proposta con l'intento di contenere, almeno in parte, tali tendenze. Questa proposta, che utilizza le conoscenze neurofisiologiche funzionali e la logica formale per sostenere i vincoli metodologici, è stata articolata in alcuni punti. 1) Riflessione sui rischi interpretativi di diagnosi e risultati di ricerca che si affidano completamente a "etichette diagnostiche" che possono facilmente trasformarsi in stereotipi e in inefficaci spiegazioni tautologiche e circolari; 2) Necessità di rivedere i modelli neuro-cognitivi, compresi quelli delle funzioni esecutive attentive, alla luce dei recenti studi sulla neurofisiologia delle reti cerebrali che le sottendono, in contrasto con i paradigmi obsoleti ancora ampiamente praticati spesso in modo acritico; 3) Principi logico-metodologici fondanti dei costrutti, evidenziando l'arbitrarietà delle scelte e l'incertezza delle funzioni isolate, attraverso "inferenze inverse" abduttive. Tali operazioni sono confrontate con la possibilità di incorrere in almeno tre fallacie logiche (affermazione del conseguente, negazione dell'antecedente, eccesso di analogia). Ciò comporta possibili infrazioni (opportunamente analizzate e spiegate) che ricadono negativamente sia sui protocolli clinici, sia su quelli di ricerca (comprese le discussioni interpretative dei risultati).
{"title":"Proposte logico-metodologiche utili a rilevare bias e credenze sulle funzioni attentive esecutive. Criticità collegate all'osservazione clinica e ai protocolli di ricerca","authors":"Francesco Benso, Carlo Chiorri","doi":"10.3280/rip2022oa15373","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/rip2022oa15373","url":null,"abstract":"Nell'articolo di riferimento di questa rassegna le riflessioni di Antonietti, Borgatti e Giorgetti vanno incontro a un disagio scientifico e clinico che da anni si confronta con pregiudizi metodologici, tendenze inspiegabili che portano a fraintendimenti e pubblicazioni di articoli o test altrettanto dubbi. Qui formuliamo una proposta con l'intento di contenere, almeno in parte, tali tendenze. Questa proposta, che utilizza le conoscenze neurofisiologiche funzionali e la logica formale per sostenere i vincoli metodologici, è stata articolata in alcuni punti. 1) Riflessione sui rischi interpretativi di diagnosi e risultati di ricerca che si affidano completamente a \"etichette diagnostiche\" che possono facilmente trasformarsi in stereotipi e in inefficaci spiegazioni tautologiche e circolari; 2) Necessità di rivedere i modelli neuro-cognitivi, compresi quelli delle funzioni esecutive attentive, alla luce dei recenti studi sulla neurofisiologia delle reti cerebrali che le sottendono, in contrasto con i paradigmi obsoleti ancora ampiamente praticati spesso in modo acritico; 3) Principi logico-metodologici fondanti dei costrutti, evidenziando l'arbitrarietà delle scelte e l'incertezza delle funzioni isolate, attraverso \"inferenze inverse\" abduttive. Tali operazioni sono confrontate con la possibilità di incorrere in almeno tre fallacie logiche (affermazione del conseguente, negazione dell'antecedente, eccesso di analogia). Ciò comporta possibili infrazioni (opportunamente analizzate e spiegate) che ricadono negativamente sia sui protocolli clinici, sia su quelli di ricerca (comprese le discussioni interpretative dei risultati).","PeriodicalId":41732,"journal":{"name":"Ricerche di Psicologia","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.2,"publicationDate":"2023-05-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"45526326","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Le criticità che si riscontrano nell'utilizzo dei modelli diagnostici categoriali più diffusi, quali l'ICD e il DSM, elicitano alcune riflessioni relative al modo di considerare la psicopatologia e di come il modello di psicopatologia influenzi la fase diagnostica e l'eventuale indicazione/controindicazione al trattamento. Le ricerche più recenti hanno sottolineato l'importanza di valutare non soltanto i segni e i sintomi dei disturbi, ma anche come essi si relazionino con il funzionamento neurobiologico e come si inseriscano in una prospettiva developmental. I nuovi orientamenti nei sistemi di classificazione, come la Diagnostic Classification of Mental Health and Developmemntal Disorders of Infancy and Early Childhood (DC: 0-5TM) e i Research Domain Criteria (RDoC) (Insel et al., 2010), si propongono di individuare criteri che siano utili al clinico e che permettano di superare i limiti che contraddistinguono i modelli tradizionali. L'articolo prende in considerazione gli aspetti principali dei modelli di psicopatologia più recenti ed evidenzia la modalità con cui tentano di integrare i diversi componenti del funzionamento della persona con i livelli developmental e neurobiologico in relazione all'ambiente di riferimento. Questi cambiamenti fanno riflettere i clinici sull'impiego di strumenti psicodiagnostici nati in un contesto in cui prevalevano modelli di psicopatologia differenti. Gli autori sottolineano l'importanza di un impiego più consapevole dei test già esistenti, facendo riferimento a una visione della psicopatologia più attuale.
在使用icd和DSM等最常见的分类诊断模型时所遇到的困难,反映了对如何考虑精神病理学以及精神病理学模型如何影响诊断和可能的治疗适应症/禁忌适应症的一些思考。最近的研究强调了不仅要评估这些疾病的症状和症状,而且要评估它们与神经生物学功能的关系,以及它们如何从发展的角度来看。分类系统的新准则,如诊断分类of Mental Health and Developmemntal, of Infancy and早期:0-5TM Childhood(特区)和研究Domain - (-) (Insel et al ., 2010),目的是确定向临床医生和价值标准,以克服传统的管理模式的局限性。这篇文章考虑了最近的精神病理学模型的主要方面,并强调了它们如何试图将人的功能的不同组成部分与参考环境的进化和神经生物学水平相结合。这些变化反映了临床医生在不同的精神病理学模型占主导地位的环境中对心理诊断工具的使用。作者强调了更有意识地使用现有测试的重要性,并参考了更现代的精神病理学观点。
{"title":"L'evoluzione dei modelli di psicopatologia: quali implicazioni nella clinica?","authors":"M. Lang, C. Michelotti","doi":"10.3280/rip2022oa15604","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/rip2022oa15604","url":null,"abstract":"Le criticità che si riscontrano nell'utilizzo dei modelli diagnostici categoriali più diffusi, quali l'ICD e il DSM, elicitano alcune riflessioni relative al modo di considerare la psicopatologia e di come il modello di psicopatologia influenzi la fase diagnostica e l'eventuale indicazione/controindicazione al trattamento. Le ricerche più recenti hanno sottolineato l'importanza di valutare non soltanto i segni e i sintomi dei disturbi, ma anche come essi si relazionino con il funzionamento neurobiologico e come si inseriscano in una prospettiva developmental. I nuovi orientamenti nei sistemi di classificazione, come la Diagnostic Classification of Mental Health and Developmemntal Disorders of Infancy and Early Childhood (DC: 0-5TM) e i Research Domain Criteria (RDoC) (Insel et al., 2010), si propongono di individuare criteri che siano utili al clinico e che permettano di superare i limiti che contraddistinguono i modelli tradizionali. L'articolo prende in considerazione gli aspetti principali dei modelli di psicopatologia più recenti ed evidenzia la modalità con cui tentano di integrare i diversi componenti del funzionamento della persona con i livelli developmental e neurobiologico in relazione all'ambiente di riferimento. Questi cambiamenti fanno riflettere i clinici sull'impiego di strumenti psicodiagnostici nati in un contesto in cui prevalevano modelli di psicopatologia differenti. Gli autori sottolineano l'importanza di un impiego più consapevole dei test già esistenti, facendo riferimento a una visione della psicopatologia più attuale.","PeriodicalId":41732,"journal":{"name":"Ricerche di Psicologia","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.2,"publicationDate":"2023-05-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"70125581","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Negli ultimi anni ed in particolare nell'attuale scenario post-pandemico, si evidenzia la necessità di un cambio di paradigma diagnostico per la psicologia evolutiva ed in specifico per i disturbi del neurosviluppo. Viene alla luce la necessità di definire i bisogni delle popolazioni cliniche anche in relazioni ad eventuali comorbidità in un'ottica biopsicosociale. In particolare è interessante notare che l'avvento delle nuove tecnologie ha avuto un impatto sullo sviluppo di alcune abilità cognitive specialmente nei nativi digitali. L'utilizzo di schermi virtuali, touchscreen e tecnologie digitali in maniera massiva va considerato come un elemento fondamentale nello sviluppo di nuovi profili cognitivi.
{"title":"Un nuovo paradigma: impressioni sulla clinica contemporanea","authors":"Daniela Chieffo","doi":"10.3280/rip2022oa15715","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/rip2022oa15715","url":null,"abstract":"Negli ultimi anni ed in particolare nell'attuale scenario post-pandemico, si evidenzia la necessità di un cambio di paradigma diagnostico per la psicologia evolutiva ed in specifico per i disturbi del neurosviluppo. Viene alla luce la necessità di definire i bisogni delle popolazioni cliniche anche in relazioni ad eventuali comorbidità in un'ottica biopsicosociale. In particolare è interessante notare che l'avvento delle nuove tecnologie ha avuto un impatto sullo sviluppo di alcune abilità cognitive specialmente nei nativi digitali. L'utilizzo di schermi virtuali, touchscreen e tecnologie digitali in maniera massiva va considerato come un elemento fondamentale nello sviluppo di nuovi profili cognitivi.","PeriodicalId":41732,"journal":{"name":"Ricerche di Psicologia","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.2,"publicationDate":"2023-05-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"48844979","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
This paper provides a synthesis of the several, significant articles received as a comment on the editorial by Antonietti et al. (2022) about the possibility and/or need to change paradigm to address and understand neurodevelopment disorders. The debate, together with reference to the relevant literature, has made it possible to highlight lines of change to address the complexity that characterizes the developmental trajectories at various levels of analysis. The multi-level approach is analyzed here through three constructs: 1) the biological and/or psychological vulnerability in interaction with the environment; 2) the development as an atypical organization of brain connections; 3) the procedural vision of reality. The proposed in-depth analysis starting from the choral comparison of the articles mentioned here allowed to highlight factors that are considered relevant for research, clinical diagnostic process and therapeutic intervention. Both academic and healthcare professionals training can be the way to promote knowledge and skills aimed at increased awareness of the change that is taking place.
{"title":"Nuovi paradigmi e i disturbi del neurosviluppo: le linee di cambiamento che emergono dal dibattito","authors":"M. Giorgetti, R. Borgatti, A. Antonietti","doi":"10.3280/rip2022oa16047","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/rip2022oa16047","url":null,"abstract":"This paper provides a synthesis of the several, significant articles received as a comment on the editorial by Antonietti et al. (2022) about the possibility and/or need to change paradigm to address and understand neurodevelopment disorders. The debate, together with reference to the relevant literature, has made it possible to highlight lines of change to address the complexity that characterizes the developmental trajectories at various levels of analysis. The multi-level approach is analyzed here through three constructs: 1) the biological and/or psychological vulnerability in interaction with the environment; 2) the development as an atypical organization of brain connections; 3) the procedural vision of reality. The proposed in-depth analysis starting from the choral comparison of the articles mentioned here allowed to highlight factors that are considered relevant for research, clinical diagnostic process and therapeutic intervention. Both academic and healthcare professionals training can be the way to promote knowledge and skills aimed at increased awareness of the change that is taking place.","PeriodicalId":41732,"journal":{"name":"Ricerche di Psicologia","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.2,"publicationDate":"2023-05-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"45537963","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
M. Orsolini, Francesca Federico, Michela Capobianco, S. Melogno
Esploriamo le implicazioni della prospettiva transdiagnostica riflettendo in particolare sulle novità che questa prospettiva suggerisce per la ricerca sugli effetti degli interventi e per la prassi clinica di identificare le priorità di un intervento. Argomentiamo che l'approccio transdiagnostico apre una prospettiva sistemica nella sperimentazione di interventi, sollecitando ad esplorare le relazioni tra diverse dimensioni evolutive e a stimolare una stessa dimensione (es. il funzionamento esecutivo) utilizzando compiti diversi e domini diversi.Concludiamo che nel definire un intervento gli operatori dovrebbero identificare le dimensioni da rafforzare prioritariamente al fine di supportare i processi di apprendimento e facilitare longitudinalmente lo sviluppo di abilità complesse.Dovrebbero anche identificare i contesti da arricchire perché vi sia una partecipazione attiva del bambino all'esperienza.
{"title":"Le implicazioni di una prospettiva transdiagnostica. Per orientare e impostare gli interventi","authors":"M. Orsolini, Francesca Federico, Michela Capobianco, S. Melogno","doi":"10.3280/rip2022oa15371","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/rip2022oa15371","url":null,"abstract":"Esploriamo le implicazioni della prospettiva transdiagnostica riflettendo in particolare sulle novità che questa prospettiva suggerisce per la ricerca sugli effetti degli interventi e per la prassi clinica di identificare le priorità di un intervento. Argomentiamo che l'approccio transdiagnostico apre una prospettiva sistemica nella sperimentazione di interventi, sollecitando ad esplorare le relazioni tra diverse dimensioni evolutive e a stimolare una stessa dimensione (es. il funzionamento esecutivo) utilizzando compiti diversi e domini diversi.Concludiamo che nel definire un intervento gli operatori dovrebbero identificare le dimensioni da rafforzare prioritariamente al fine di supportare i processi di apprendimento e facilitare longitudinalmente lo sviluppo di abilità complesse.Dovrebbero anche identificare i contesti da arricchire perché vi sia una partecipazione attiva del bambino all'esperienza.","PeriodicalId":41732,"journal":{"name":"Ricerche di Psicologia","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.2,"publicationDate":"2023-05-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"41975838","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Il contributo, in risposta ai quesiti dell'articolo-bersaglio di Antonietti, Borgatti e Antonietti (2022), analizza in dettaglio i problemi sollevati dalla diagnosi così come indicata dai manuali diagnostici internazionali e propone un approccio integrato che fa riferimento alla ricerca di dissociazioni/associazioni tra sintomi all'interno di specifiche dimensioni di funzionamento. Da qui la necessità di non limitarsi all'osservazione delle caratteristiche fenotipiche del disturbo, ma di individuare i costrutti di base dello sviluppo, le dimensioni sottostanti, e come queste si influenzano tra loro nel corso dello sviluppo. Lo studio delle dimensioni vede quindi, nella definizione dell'endofenotipo, gli aspetti misurabili e altamente specifici del comportamento situati nella posizione intermedia tra sintomi e meccanismi neurobiologici all'interno delle diverse patologie. Per predisporre quindi di un intervento efficace l'attenzione del clinico si deve spostare dalle caratteristiche fenotipiche del disturbo alla descrizione del funzionamento e alla diagnosi di sviluppo.
{"title":"I disturbi del neurosviluppo: i limiti della diagnosi categoriale e la ricerca dei costrutti di base del funzionamento","authors":"C. Vio, Valeria Olla","doi":"10.3280/rip2022oa15609","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/rip2022oa15609","url":null,"abstract":"Il contributo, in risposta ai quesiti dell'articolo-bersaglio di Antonietti, Borgatti e Antonietti (2022), analizza in dettaglio i problemi sollevati dalla diagnosi così come indicata dai manuali diagnostici internazionali e propone un approccio integrato che fa riferimento alla ricerca di dissociazioni/associazioni tra sintomi all'interno di specifiche dimensioni di funzionamento. Da qui la necessità di non limitarsi all'osservazione delle caratteristiche fenotipiche del disturbo, ma di individuare i costrutti di base dello sviluppo, le dimensioni sottostanti, e come queste si influenzano tra loro nel corso dello sviluppo. Lo studio delle dimensioni vede quindi, nella definizione dell'endofenotipo, gli aspetti misurabili e altamente specifici del comportamento situati nella posizione intermedia tra sintomi e meccanismi neurobiologici all'interno delle diverse patologie. Per predisporre quindi di un intervento efficace l'attenzione del clinico si deve spostare dalle caratteristiche fenotipiche del disturbo alla descrizione del funzionamento e alla diagnosi di sviluppo.","PeriodicalId":41732,"journal":{"name":"Ricerche di Psicologia","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.2,"publicationDate":"2023-05-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"42514775","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
In risposta all'articolo bersaglio "Cambiare paradigma per i disturbi del neuro sviluppo? Dalla ricerca alla pratica clinica" abbiamo scritto un contributo sull'approccio dimensionale versus l'approccio categoriale. Nell'articolo vengono sviluppate delle riflessioni sia sul piano metodologico e di ricerca che su quello clinico.
{"title":"Il progressivo ridimensionamento dell'uso di categorie diagnostiche nei disturbi del neurosviluppo: alcune riflessioni a partire dall'intervento di Antonietti, Borgatti e Giorgetti","authors":"A. Re, C. Cornoldi, Enrico Toffalini","doi":"10.3280/rip2022oa15606","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/rip2022oa15606","url":null,"abstract":"In risposta all'articolo bersaglio \"Cambiare paradigma per i disturbi del neuro sviluppo? Dalla ricerca alla pratica clinica\" abbiamo scritto un contributo sull'approccio dimensionale versus l'approccio categoriale. Nell'articolo vengono sviluppate delle riflessioni sia sul piano metodologico e di ricerca che su quello clinico.","PeriodicalId":41732,"journal":{"name":"Ricerche di Psicologia","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.2,"publicationDate":"2023-05-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"41904343","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
A partire dalla domanda proposta dall'articolo bersaglio: «Un'impostazione diversa della ricerca potrà poi permettere il passaggio dagli esiti delle indagini scientifiche, ispirandovisi, dei risultati della ricerca?», il presente contributo si prefigge di individuare traiettorie innovative che trovino, in nuovi paradigmi di ricerca, percorsi più funzionali per la diagnosi dei disturbi del neurosviluppo.Focalizzandosi in primo luogo su un piano di analisi metodologico, il contributo esplora come nuovi approcci basati sul paradigma hyperscanning possano offrire una lettura alternativa di tali disturbi come risultato di un processo in divenire, piuttosto che come ancoraggio a categorie prototipiche statiche volte a categorizzare il sintomo/sindrome. Diviene allora centrale cogliere le dinamiche di interpersonal-tuning o linguaggio cooperativo inter-cerebrale per giungere a definire un nuovo oggetto di analisi clinica, rappresentato dalla dinamica e dalla storia di quei sintomi piuttosto che da un ‘fermo-immagine' relativo all'hic et nunc. Sul versante clinico, le ricadute applicative e potenzialmente riabilitative si prefigurano come di indubbio interesse. In questa direzione, occorre che il setting diagnostico possa diventare momento di valutazione della qualità della relazione attraverso la manifestazione sintomatica o la sua assenza, nella reale dinamica che si prefigge di rappresentare, estendendo il fuoco dell'osservazione dal singolo paziente alla diade o al gruppo in interazione. È dunque possibile concludere che il tener conto di dati di ricerca dalla neuropsicologia, dalle neuroscienze e dall'osservazione clinica costituisce senza dubbio una sfida avvincente nel solco di una ridefinizione dei disturbi del neurosviluppo a fini diagnostici.
{"title":"Il disturbo del neurosviluppo come processo dinamico e l'approccio hyperscanning","authors":"Micaela Balconi","doi":"10.3280/rip2022oa15372","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/rip2022oa15372","url":null,"abstract":"A partire dalla domanda proposta dall'articolo bersaglio: «Un'impostazione diversa della ricerca potrà poi permettere il passaggio dagli esiti delle indagini scientifiche, ispirandovisi, dei risultati della ricerca?», il presente contributo si prefigge di individuare traiettorie innovative che trovino, in nuovi paradigmi di ricerca, percorsi più funzionali per la diagnosi dei disturbi del neurosviluppo.Focalizzandosi in primo luogo su un piano di analisi metodologico, il contributo esplora come nuovi approcci basati sul paradigma hyperscanning possano offrire una lettura alternativa di tali disturbi come risultato di un processo in divenire, piuttosto che come ancoraggio a categorie prototipiche statiche volte a categorizzare il sintomo/sindrome. Diviene allora centrale cogliere le dinamiche di interpersonal-tuning o linguaggio cooperativo inter-cerebrale per giungere a definire un nuovo oggetto di analisi clinica, rappresentato dalla dinamica e dalla storia di quei sintomi piuttosto che da un ‘fermo-immagine' relativo all'hic et nunc. Sul versante clinico, le ricadute applicative e potenzialmente riabilitative si prefigurano come di indubbio interesse. In questa direzione, occorre che il setting diagnostico possa diventare momento di valutazione della qualità della relazione attraverso la manifestazione sintomatica o la sua assenza, nella reale dinamica che si prefigge di rappresentare, estendendo il fuoco dell'osservazione dal singolo paziente alla diade o al gruppo in interazione. È dunque possibile concludere che il tener conto di dati di ricerca dalla neuropsicologia, dalle neuroscienze e dall'osservazione clinica costituisce senza dubbio una sfida avvincente nel solco di una ridefinizione dei disturbi del neurosviluppo a fini diagnostici.","PeriodicalId":41732,"journal":{"name":"Ricerche di Psicologia","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.2,"publicationDate":"2023-05-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"43413298","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Per ampliare il dibattito e la ricerca di nuove prospettive di approccio ai disturbi del neurosviluppo in età evolutiva portiamo l'attenzione sulla tematica della plusdotazione attraverso l'esperienza clinica del Laboratorio Italiano di Ricerca e Sviluppo del Potenziale, Talento e Plusdotazione dell'Università degli Studi di Pavia (LabTalento). La plusdotazione o giftedness interessa il 5% della popolazione e si connota per un funzionamento atipico, caratterizzato sia da punti di forza che da debolezze, rispetto a quelli dei loro coetanei a sviluppo tipico e con QI medio, che talvolta necessitano di supporto specifico in ambito scolastico e educativo, con i interventi specifici e personalizzati. Nel presente lavoro, a partire da una breve descrizione di valutazioni di tre casi clinici in cui è stata indagata la presenza di alto potenziale cognitivo, emergono riflessioni sull'importanza di approfondire e integrare il protocollo di assesment non soltanto per valutarne i diversi aspetti dell'area cognitiva, ma anche di analizzarne aspetti emotivi e comportamentali al fine di completare il profilo di funzionamento. Inoltre dall'analisi clinica dei risultati emerge la necessità di interpretarli non soltanto i risultati ottenuti del singolo nel confronto con il campione normativo di riferimento ma anche poter individuare modalità di funzionamento che potrebbero non rientrare nelle soglie comunemente utilizzate per definire deficit o disturbi. Infine, arricchire l'analisi dei punteggi con osservazioni qualitative raccolte in fase di colloquio anamnestico e durante la somministrazione permette di interpretare il significato di alcuni risultati in modo più ampio per poter così fornire, in ambito educativo e scolastico, eventuali indicazioni specifiche in base alle caratteristiche del soggetto.
{"title":"Plusdotazione e prospettive transdiagnostiche: l'esperienza clinica del Labtalento","authors":"M. Zanetti, Sara Sparaciari","doi":"10.3280/rip2022oa15627","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/rip2022oa15627","url":null,"abstract":"Per ampliare il dibattito e la ricerca di nuove prospettive di approccio ai disturbi del neurosviluppo in età evolutiva portiamo l'attenzione sulla tematica della plusdotazione attraverso l'esperienza clinica del Laboratorio Italiano di Ricerca e Sviluppo del Potenziale, Talento e Plusdotazione dell'Università degli Studi di Pavia (LabTalento). La plusdotazione o giftedness interessa il 5% della popolazione e si connota per un funzionamento atipico, caratterizzato sia da punti di forza che da debolezze, rispetto a quelli dei loro coetanei a sviluppo tipico e con QI medio, che talvolta necessitano di supporto specifico in ambito scolastico e educativo, con i interventi specifici e personalizzati. Nel presente lavoro, a partire da una breve descrizione di valutazioni di tre casi clinici in cui è stata indagata la presenza di alto potenziale cognitivo, emergono riflessioni sull'importanza di approfondire e integrare il protocollo di assesment non soltanto per valutarne i diversi aspetti dell'area cognitiva, ma anche di analizzarne aspetti emotivi e comportamentali al fine di completare il profilo di funzionamento. Inoltre dall'analisi clinica dei risultati emerge la necessità di interpretarli non soltanto i risultati ottenuti del singolo nel confronto con il campione normativo di riferimento ma anche poter individuare modalità di funzionamento che potrebbero non rientrare nelle soglie comunemente utilizzate per definire deficit o disturbi. Infine, arricchire l'analisi dei punteggi con osservazioni qualitative raccolte in fase di colloquio anamnestico e durante la somministrazione permette di interpretare il significato di alcuni risultati in modo più ampio per poter così fornire, in ambito educativo e scolastico, eventuali indicazioni specifiche in base alle caratteristiche del soggetto.","PeriodicalId":41732,"journal":{"name":"Ricerche di Psicologia","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.2,"publicationDate":"2023-05-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49432415","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}