Pub Date : 2022-05-14DOI: 10.54103/2035-7362/17855
F. Forte
La moderna riscoperta del lavoro di Ibn Khaldūn da parte degli studiosi arabi si è sviluppata attorno a una vera e propria dicotomia: alcuni hanno descritto Ibn Khaldūn come un pensatore originale e anomalo tenendo conto del suo contesto e del suo tempo, o l’unico e più alto rappresentante del pensiero arabo-islamico, legittimando gli interessi di coloro che puntavano a mettere in ombra la restante parte della tradizione. Dall’altra parte si è assistito al tentativo opposto di ridimensionare la sua originalità rispetto al contesto evidenziando la sua piena appartenenza alla tradizione storiografica e di pensiero islamica. Questo contributo intende approfondire le interpretazioni di quattro importanti esponenti del pensiero marocchino contemporaneo che hanno dedicato a Ibn Khaldūn importanti studi: si tratta di Mohammed Aziz Lahbābi, Mohammed Abed al-Jābrī (importante esponente della scuola filosofica di Rabat), il noto intellettuale Abdallah Laroui, e il letterato Bensalem Himmich. Si fa riferimento in primo luogo a M.A. Lahbābi e al suo allievo più noto, M.A. al-Jābrī, al primo perché ha dato sicuramente un impulso importante allo studio dell’autore ed è tra i fondatori della scuola di Rabat, al secondo per la sistematicità e importanza della sua proposta teorica di critica della ragione araba. L’analisi proposta da A. Laroui, anch’egli rappresentante della scuola di Rabat, mette in luce caratteristiche diverse dell’opera di Ibn Khaldūn rispetto ai primi due studiosi, concentrandosi sui temi della modernità e dello Stato. Si è dato spazio infine a un’altra lettura, quella proposta da B. Himmich che all’autore ha dedicato uno studio e una biografia romanzata, a dimostrazione della sua attitudine a intrecciare ricerca accademica e letteratura. Si tratta di autori che hanno avuto grande riscontro e risonanza nel mondo arabo e che sono ben noti anche in quello occidentale, in particolare Laroui. The modern rediscovery and re-appropriation of Ibn Khaldūn’s work by Arab scholars has largely developed along the following dichotomy. On the one hand, some have described Ibn Khaldūn as an original and atypical thinker for his context and time, and as the only or highest representative of Arab-Islamic thought – thus partly reinforcing the view of many Western scholars who had minimized the role of the tradition to which he belonged. On the other hand, there has been an opposite trend that demotes his originality, by highlighting his complete adherence to the Islamic tradition of historiography and thought. This contribution studies four prominent contemporary Moroccan scholars who have systematically addressed Ibn Khaldūn’s philosophy: Mohammed Aziz Lahbābi, Mohammed Abed al-Jābrī, Abdallah Laroui, and Bensalem Himmich. The essay first considers Lahbābi and al-Jabri, Lahbābi’s most renowned pupil; the former due to his contribution to the advancement of the study of Ibn Khaldūn in general, and as one of the founders of the school of Rabat, and the latter
现代工作的重新发现Ibn Khaldūn时,阿拉伯学者围绕一场真正的二分法:有些人描述Ibn Khaldūn作为一种反常的原始思想家和考虑到她的背景和时间,或唯一和伊斯兰思想的最高代表,使那些小型的利益合法化对传统的其余部分黯然失色。另一方面,有人企图通过强调它完全属于伊斯兰历史和思想传统来减少它在上下文中的独创性。这四个重要成员打算详细解释贡献的当代摩洛哥思想致力于Ibn Khaldūn重要研究:这是穆罕默德·阿齐兹Lahbābi, Mohammed Abed al-Jābrī(学校哲学的重要倡导者拉巴特),著名知识分子阿卜杜拉鲁伊,Bensalem文学家Himmich。首先提到了M . a . Lahbābi和他的最著名的学生、M . a . al-Jābrī,当然,因为它非常重要的动力研究作者和拉巴特是学校的创始人之一,其建议的第二系统和重要理论理性的批评阿拉伯。A .鲁伊建议的分析,他也代表学校的拉巴特,突出了作品的不同特性的Ibn Khaldūn相比前两个学者、现代性的重点问题和法治。最后,B. Himmich提出了另一种阅读方式,他写了一篇小说研究和传记,展示了他将学术研究和文学结合在一起的能力。这些作者在阿拉伯世界引起了极大的共鸣,在西方世界也很有名,尤其是拉鲁伊。这位现代rediscovery and re-appropriation of Ibn Khaldūn’s work by阿拉伯scholars目前largely developed along The出现了dichotomy)。On the one hand,剧情have described Ibn Khaldūn到as an and atypical thinker for裙子context and time, and as the alfieri or最高代表of Arab-Islamic思想—thus partly评议the view of德国西部scholars who had minimized the他of the弱视该he belonged。另一方面,有一种相反的趋势,通过突出他对历史和思想的伊斯兰传统的完全献身精神来削弱他的独创性。这四prominent律师研究研究院。摩洛哥scholars who have systematically addressed Ibn Khaldūn’s哲学:Mohammed Aziz Lahbābi, Mohammed Abed al-Jābr Abdallah鲁伊ī,and Bensalem Himmich。The first, essay Lahbābi and al-Jabri, Lahbābi’s most renowned pupil;前两个,而裙子律师”的of the study of Ibn Khaldūn在通用,and as one of the founders of the school of拉巴特,and the r.a.c. latter两个to the theoretical importance and systematic nature of裙子关键approach to阿拉伯思想。鲁伊,another代表of the school of拉巴特,offers)分析该2001 different - of Ibn Khaldūn’s work,目标6 to the first二号scholars,由集中on the subjects of modernity and the State。最后,希米希的读者。希米什在《焦点》中写了两篇学术作品,就像文学/马格里布人物的虚构传记一样。所有这些四位学者都对阿拉伯世界产生了深远的影响,尤其是在西方,拉鲁伊。
{"title":"Ibn Khaldūn e il pensiero marocchino contemporaneo","authors":"F. Forte","doi":"10.54103/2035-7362/17855","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-7362/17855","url":null,"abstract":"La moderna riscoperta del lavoro di Ibn Khaldūn da parte degli studiosi arabi si è sviluppata attorno a una vera e propria dicotomia: alcuni hanno descritto Ibn Khaldūn come un pensatore originale e anomalo tenendo conto del suo contesto e del suo tempo, o l’unico e più alto rappresentante del pensiero arabo-islamico, legittimando gli interessi di coloro che puntavano a mettere in ombra la restante parte della tradizione. Dall’altra parte si è assistito al tentativo opposto di ridimensionare la sua originalità rispetto al contesto evidenziando la sua piena appartenenza alla tradizione storiografica e di pensiero islamica. Questo contributo intende approfondire le interpretazioni di quattro importanti esponenti del pensiero marocchino contemporaneo che hanno dedicato a Ibn Khaldūn importanti studi: si tratta di Mohammed Aziz Lahbābi, Mohammed Abed al-Jābrī (importante esponente della scuola filosofica di Rabat), il noto intellettuale Abdallah Laroui, e il letterato Bensalem Himmich. Si fa riferimento in primo luogo a M.A. Lahbābi e al suo allievo più noto, M.A. al-Jābrī, al primo perché ha dato sicuramente un impulso importante allo studio dell’autore ed è tra i fondatori della scuola di Rabat, al secondo per la sistematicità e importanza della sua proposta teorica di critica della ragione araba. L’analisi proposta da A. Laroui, anch’egli rappresentante della scuola di Rabat, mette in luce caratteristiche diverse dell’opera di Ibn Khaldūn rispetto ai primi due studiosi, concentrandosi sui temi della modernità e dello Stato. Si è dato spazio infine a un’altra lettura, quella proposta da B. Himmich che all’autore ha dedicato uno studio e una biografia romanzata, a dimostrazione della sua attitudine a intrecciare ricerca accademica e letteratura. Si tratta di autori che hanno avuto grande riscontro e risonanza nel mondo arabo e che sono ben noti anche in quello occidentale, in particolare Laroui. \u0000The modern rediscovery and re-appropriation of Ibn Khaldūn’s work by Arab scholars has largely developed along the following dichotomy. On the one hand, some have described Ibn Khaldūn as an original and atypical thinker for his context and time, and as the only or highest representative of Arab-Islamic thought – thus partly reinforcing the view of many Western scholars who had minimized the role of the tradition to which he belonged. On the other hand, there has been an opposite trend that demotes his originality, by highlighting his complete adherence to the Islamic tradition of historiography and thought. This contribution studies four prominent contemporary Moroccan scholars who have systematically addressed Ibn Khaldūn’s philosophy: Mohammed Aziz Lahbābi, Mohammed Abed al-Jābrī, Abdallah Laroui, and Bensalem Himmich. The essay first considers Lahbābi and al-Jabri, Lahbābi’s most renowned pupil; the former due to his contribution to the advancement of the study of Ibn Khaldūn in general, and as one of the founders of the school of Rabat, and the latter ","PeriodicalId":30063,"journal":{"name":"Doctor Virtualis","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"41420191","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-14DOI: 10.54103/2035-7362/17829
Corrado la Martire
È possibile delineare due filoni interpretativi sul Hayy b. Yaqzān (Il vivente, figlio del desto) di Ibn Tufayl: secondo l’uno, l’opera è uno sguardo realistico su un solitario in una società corrotta e si ispira agli insegnamenti della Repubblica di Platone; secondo l’altro, l’opera ritrae un ideale puro e astratto di vita ascetica e insiste sull’imperativo morale dell’isolamento.Tuttavia entrambe queste interpretazioni precludono qualsiasi possibilità di felicità per l’uomo o per il filosofo all’interno di una società. In altre parole, tendono a interpretare Hayy b. Yaqzān come un tentativo di dimostrare che l’uomo non sia sociale o politico. La perfezione intellettuale e spirituale ricercata attraverso l’isolamento non può, a mio parere, essere separata da uno scopo pratico. L’isolamento del filosofo non viene praticato per distinguersi dalle società imperfette. Al contrario, tale isolamento è intrapreso per condurlo ad una realizzazione più alta e propriamente pratica.Su questa base, sostengo nell’articolo che l’uomo di Ibn Tufayl sia paragonabile allo ζῷον πολιτικόν aristotelico. Attraverso un confronto tra il Hayy di Ibn Tufayl e lo ζῷον πολιτικόν di Aristotele vedremo come Ibn Tufayl si serva dell’animale sociale/politico arabo (hayawān insī o madanī) di al-Fārābī e lo trasponga dal dominio della città a quello dell’individuo.Analizzando alcuni passaggi chiave, è possibile chiarire come il concetto di ζῷον πολιτικόν sia entrato nella filosofia araba e in particolare nella concezione di uomo di Ibn Tufayl attraverso il virtuoso di al-Fārābī e il solitario di Ibn Bājja. Prevailing academic views on Ibn Tufayl’s Hayy b. Yaqzān (Living, the Son of Wakeful) fall into two camps: either the work is a realistic look at an isolated human being amidst a morally bankrupt population and harks back to the teachings of Plato’s Republic, or it portrays a pure and abstract ideal of the spiritual life in the footsteps of the natural first man, and insists on the moral imperative of isolation. The difficulty with both interpretations is that they preclude any possibility of happiness for the human person or the philosopher living in a society. In other words, they tend to interpret Hayy b. Yaqzān as an attempt to demonstrate that the human is not essentially social or political. However, the intellectual and spiritual perfection sought through isolation cannot, in my opinion, be separated from a practical purpose. The isolation of the philosopher is not undergone to distinguish himself from imperfect human societies. On the contrary, such isolation is undertaken in order to lead one to a higher, and properly practical accomplishment.On this basis, I argue in this paper that Ibn Tufayl’s man is comparable to the Aristotelian ζῷον πολιτικόν. Through a comparison of Ibn Tufayl’s Hayy and Aristotle’s ζῷον πολιτικόν we shall see how Ibn Tufayl reuses the Arabic social/political animal (hayawān insī or madanī) of al-Fārābī and transposes it from the domain of th
伊本·图法伊尔(Ibn Tufayl)的《活着的人,渲染者之子》(Hayy b.Yaqzān,The Living,Son of The Render)可以概括出两条解释线索:根据其中一条,这部作品是对腐败社会中单人纸牌的现实审视,灵感来自柏拉图的《理想国》(Republic)的教导;另一方面,这部作品描绘了一种纯粹抽象的苦行生活理想,并坚持隔离的道德义务。然而,这两种解释都排除了人类或哲学家在社会中获得幸福的可能性。换句话说,他们倾向于将海伊·b·亚克赞解释为试图证明人不是社会性的或政治性的。在我看来,通过孤立寻求的智力和精神上的完美与实际目的是分不开的。哲学家的孤立并不是为了将自己与不完美的社会区分开来。相反,进行这种孤立是为了使其实现更高和适当的实际意义。在此基础上,我在文章中认为伊本·图法伊尔的人可以与亚里士多德的ζ。通过比较伊本·图法伊尔的《海伊》和亚里士多德的《ζῷςςπςλιτικίς》,我们将看到伊本·图法伊尔是如何使用法鲁的阿拉伯社会/政治动物(hayawan insī或madanī),并将其从城市的统治转变为个人的统治。可以澄清ζῷικς的概念是如何通过艺术大师al-Farābī和伊本·巴贾的孤独进入阿拉伯哲学的,特别是伊本·图法伊尔的人的概念。关于伊本·图法伊尔的《活着,觉醒之子》(Hayy b.Yaqzān,Living,the Son of Wakeful),学术界的主流观点分为两个阵营:要么这部作品是对道德沦丧的人口中一个孤立的人的现实审视,并回顾了柏拉图的《理想国》的教义,要么它描绘了一个追随自然第一人脚步的纯粹抽象的精神生活理想,并坚持隔离的道德要求。这两种解释的困难在于,它们排除了生活在社会中的人类或哲学家获得幸福的任何可能性。换句话说,他们倾向于将Hayy b.Yaqzān解释为试图证明人类本质上不是社会或政治的。然而,在我看来,通过孤立寻求的智力和精神上的完美不能脱离实际目的。哲学家的孤立并不是为了将自己与不完美的人类社会区分开来。相反,这种孤立是为了引导一个人达到更高的、适当的实际完成。在此基础上,我在本文中认为伊本·图法伊尔的人可以与亚里士多德的ζ。通过比较伊本·图法伊尔的《海伊》和亚里士多德的《ζῷςςπςλιτικίς》,我们将看到伊本·图法伊尔如何重用al-Fārābī的阿拉伯社会/政治动物(hayawān insī或madanī),并将其从城市的领域转移到个人的领域。通过分析一些关键段落,我们可以通过al-Fārābī的贤惠和Ibn bājja的孤独之人的视角来说明ζ。
{"title":"What is the Arabic for zoon politikon? Ethics and politics in Ibn Tufayl (d. 581/1185)","authors":"Corrado la Martire","doi":"10.54103/2035-7362/17829","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-7362/17829","url":null,"abstract":"È possibile delineare due filoni interpretativi sul Hayy b. Yaqzān (Il vivente, figlio del desto) di Ibn Tufayl: secondo l’uno, l’opera è uno sguardo realistico su un solitario in una società corrotta e si ispira agli insegnamenti della Repubblica di Platone; secondo l’altro, l’opera ritrae un ideale puro e astratto di vita ascetica e insiste sull’imperativo morale dell’isolamento.Tuttavia entrambe queste interpretazioni precludono qualsiasi possibilità di felicità per l’uomo o per il filosofo all’interno di una società. In altre parole, tendono a interpretare Hayy b. Yaqzān come un tentativo di dimostrare che l’uomo non sia sociale o politico. La perfezione intellettuale e spirituale ricercata attraverso l’isolamento non può, a mio parere, essere separata da uno scopo pratico. L’isolamento del filosofo non viene praticato per distinguersi dalle società imperfette. Al contrario, tale isolamento è intrapreso per condurlo ad una realizzazione più alta e propriamente pratica.Su questa base, sostengo nell’articolo che l’uomo di Ibn Tufayl sia paragonabile allo ζῷον πολιτικόν aristotelico. Attraverso un confronto tra il Hayy di Ibn Tufayl e lo ζῷον πολιτικόν di Aristotele vedremo come Ibn Tufayl si serva dell’animale sociale/politico arabo (hayawān insī o madanī) di al-Fārābī e lo trasponga dal dominio della città a quello dell’individuo.Analizzando alcuni passaggi chiave, è possibile chiarire come il concetto di ζῷον πολιτικόν sia entrato nella filosofia araba e in particolare nella concezione di uomo di Ibn Tufayl attraverso il virtuoso di al-Fārābī e il solitario di Ibn Bājja. \u0000Prevailing academic views on Ibn Tufayl’s Hayy b. Yaqzān (Living, the Son of Wakeful) fall into two camps: either the work is a realistic look at an isolated human being amidst a morally bankrupt population and harks back to the teachings of Plato’s Republic, or it portrays a pure and abstract ideal of the spiritual life in the footsteps of the natural first man, and insists on the moral imperative of isolation. The difficulty with both interpretations is that they preclude any possibility of happiness for the human person or the philosopher living in a society. In other words, they tend to interpret Hayy b. Yaqzān as an attempt to demonstrate that the human is not essentially social or political. However, the intellectual and spiritual perfection sought through isolation cannot, in my opinion, be separated from a practical purpose. The isolation of the philosopher is not undergone to distinguish himself from imperfect human societies. On the contrary, such isolation is undertaken in order to lead one to a higher, and properly practical accomplishment.On this basis, I argue in this paper that Ibn Tufayl’s man is comparable to the Aristotelian ζῷον πολιτικόν. Through a comparison of Ibn Tufayl’s Hayy and Aristotle’s ζῷον πολιτικόν we shall see how Ibn Tufayl reuses the Arabic social/political animal (hayawān insī or madanī) of al-Fārābī and transposes it from the domain of th","PeriodicalId":30063,"journal":{"name":"Doctor Virtualis","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"42700615","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-14DOI: 10.54103/2035-7362/17841
Patrizia Spallino
Abū al-Ma’ālī Sadr al-Dīn Muhammad b. Ishāq al-Qūnawī nacque probabilmente a Konya nel 605/1209 e morì nel 673/1274. L’influenza che Ibn al-’Arabī esercitò su Qūnawī fu decisiva e lo shaykh al-akbar riservò questa questa particolare formazione esclusivamente a lui, forse proprio perché il compito del suo erede spirituale e interprete era già stato “ previsto”.In questo intervento tracceremo uno dei punti fondamentali del pensiero di Qūnawī, basandoci sulla prima epistola del carteggio che si concentra proprio sulla questione del rapporto tra conoscenza filosofica e illuminazione divina, questione che si ritrova nell’opera del nostro sufi e che lo contraddistingue all’interno del pensiero sufi in generale, collocandolo nella scuola ibnarabiana. Abū al-Ma‘ālī Sadr al-Dīn Muhammad b. Ishāq al-Qūnawī was born probably in Konya in 605/1209 and died in 673/1274. The influence that Ibn al-‘Arabī exerted on Qūnawī was decisive and the shaykh al-akbar reserved this intense education and this particular training exclusively for him, perhaps precisely because the task of his spiritual heir and interpreter had already been “foreseen”.In this intervention we will trace one of the fundamental points of Qūnawī’s thought, relying on the first epistle of the correspondence that focuses precisely on the question of the relationship between philosophical knowledge and divine illumination, a question that is found throughout the work of our Sufi and that it distinguishes it within Sufi thought in general, placing it within the Ibnarabian school.
Abu al-Ma'ali Sadr al-Din Muhammad b.Ishaq al-Qúnawi可能于605/1209年出生于科尼亚,死于673/1274年。Ibn al-'Arabi对Qúnawī施加的影响是决定性的,Shaykh al-akbar专门为他保留了这种特殊的形式,也许正是因为他的精神继承人和翻译的任务已经“预见到”了。基于第一封书信,该书信准确地聚焦于哲学知识和神圣启蒙之间的关系问题,这个问题在我们的苏菲作品中发现,并将他与苏菲思想区分开来,将他置于伊布纳拉比派。Abu al-Ma’ālīSadr al-Dīn Muhammad b.Ishāq al-qānawī可能于605/1209年出生于科尼亚,于673/1274年去世。伊本·阿拉布对奎的影响是决定性的,谢赫·阿克巴尔将这种紧张的教育和特殊的训练专门留给了他,也许正是因为他的精神继承人和翻译的任务已经“预见到”了。在这次干预中,我们将追溯奎思想的一个基本点,依赖于第一封书信,它精确地关注哲学知识和神圣启示之间的关系问题,这个问题是通过我们苏菲的作品发现的,它将其与苏菲的一般思想区分开来,并将其置于伊卜那拉比学派中。
{"title":"Qūnawī: the disciple son","authors":"Patrizia Spallino","doi":"10.54103/2035-7362/17841","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-7362/17841","url":null,"abstract":"Abū al-Ma’ālī Sadr al-Dīn Muhammad b. Ishāq al-Qūnawī nacque probabilmente a Konya nel 605/1209 e morì nel 673/1274. L’influenza che Ibn al-’Arabī esercitò su Qūnawī fu decisiva e lo shaykh al-akbar riservò questa questa particolare formazione esclusivamente a lui, forse proprio perché il compito del suo erede spirituale e interprete era già stato “ previsto”.In questo intervento tracceremo uno dei punti fondamentali del pensiero di Qūnawī, basandoci sulla prima epistola del carteggio che si concentra proprio sulla questione del rapporto tra conoscenza filosofica e illuminazione divina, questione che si ritrova nell’opera del nostro sufi e che lo contraddistingue all’interno del pensiero sufi in generale, collocandolo nella scuola ibnarabiana. \u0000Abū al-Ma‘ālī Sadr al-Dīn Muhammad b. Ishāq al-Qūnawī was born probably in Konya in 605/1209 and died in 673/1274. The influence that Ibn al-‘Arabī exerted on Qūnawī was decisive and the shaykh al-akbar reserved this intense education and this particular training exclusively for him, perhaps precisely because the task of his spiritual heir and interpreter had already been “foreseen”.In this intervention we will trace one of the fundamental points of Qūnawī’s thought, relying on the first epistle of the correspondence that focuses precisely on the question of the relationship between philosophical knowledge and divine illumination, a question that is found throughout the work of our Sufi and that it distinguishes it within Sufi thought in general, placing it within the Ibnarabian school.","PeriodicalId":30063,"journal":{"name":"Doctor Virtualis","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"45496449","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-14DOI: 10.54103/2035-7362/17844
C. Milani
Il presente contributo indaga la questione del fondamento della legge morale ebraica sulla scorta dell’insegnamento di Samuel David Luzzatto (1800-1865). Egli afferma che le norme etiche sono insite nell’essere umano, ma questo non basta perché vengano rispettate: la rivelazione divina sostiene quindi la morale naturale, senza insegnare nulla di diverso da quest’ultima, ma fornendo un’adeguata propedeutica e prevedendo sanzioni e premi chiari. Soltanto il monoteismo, con il suo necessario corollario cultuale, può dunque fondare una morale efficace, che si manifesta essenzialmente nel praticare umanità e giustizia verso tutti gli esseri umani. This paper investigates the Jewish moral law’s foundation according with teaching of Samuel David Luzzatto (1800-1865). He affirms that ethical norms come from human being, but this is not enough for them to be respected: therefore divine revelation supports natural morality, teaching the same, but providing adequate preparation and providing penalties and rewards. Only monotheism, with its necessary worships, can therefore found an effective morality. It appears essentially in humanity and justice towards all human beings.
本文以塞缪尔·大卫·卢扎托(Samuel David Luzzatto, 1800-1865)的教导为基础,探讨犹太人道德法律的基础问题。他说,道德规范是人类固有的,但这并不足以使它们得到尊重:因此,神圣的启示支持自然道德,而不是教导自然道德,而是提供了适当的基础,并规定了明确的惩罚和奖励。因此,只有一神论及其必要的文化必然结果才能成为一种有效道德的基础,这种道德主要表现在对所有人实行人道和正义。这份文件调查了犹太道德法律基金会与塞缪尔·大卫·卢扎托(Samuel David Luzzatto)的教学有关。他说,人类的伦理规范是不受尊重的,但这对他们来说还不够:神圣启示对自然道德的支持,教导同样的道德,但提供适当的准备,提供应有的惩罚和奖励。只有一种需要处理的单一主义才能找到有效的道德。它对人类和正义至关重要。
{"title":"Morale naturale e morale religiosa nel pensiero di Samuel David Luzzatto, sulla scorta delle fonti filosofiche e della tradizione ebraica più antica","authors":"C. Milani","doi":"10.54103/2035-7362/17844","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-7362/17844","url":null,"abstract":"Il presente contributo indaga la questione del fondamento della legge morale ebraica sulla scorta dell’insegnamento di Samuel David Luzzatto (1800-1865). Egli afferma che le norme etiche sono insite nell’essere umano, ma questo non basta perché vengano rispettate: la rivelazione divina sostiene quindi la morale naturale, senza insegnare nulla di diverso da quest’ultima, ma fornendo un’adeguata propedeutica e prevedendo sanzioni e premi chiari. Soltanto il monoteismo, con il suo necessario corollario cultuale, può dunque fondare una morale efficace, che si manifesta essenzialmente nel praticare umanità e giustizia verso tutti gli esseri umani. \u0000This paper investigates the Jewish moral law’s foundation according with teaching of Samuel David Luzzatto (1800-1865). He affirms that ethical norms come from human being, but this is not enough for them to be respected: therefore divine revelation supports natural morality, teaching the same, but providing adequate preparation and providing penalties and rewards. Only monotheism, with its necessary worships, can therefore found an effective morality. It appears essentially in humanity and justice towards all human beings.","PeriodicalId":30063,"journal":{"name":"Doctor Virtualis","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"41751942","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-14DOI: 10.54103/2035-7362/17828
J. Janssens
Nella seconda parte del Libro della condanna dello status e dell’ostentazione il ventottesimo libro della sua opera principale, La rinascita delle scienze religiose – al-Ghazālī trae molta ispirazione da al-Muhāsibī, soprattutto dalla sua opera al-Ri’āya al-huqūq Allāh (L’osservanza dei diritti di Dio). Il fatto che al-Ghazālī menziona esplicitamente il nome di al-Muhāsibī non meno di quattro volte in questa sezione testimonia la sua ammirazione profonda per questo grande mistico delle origini. Un attento esame di questi riferimenti e del loro contesto rivela una grande familiarità e un ampio uso della Ri’āya, così come un accesso diretto a un’altra grande opera di al-Muhāsibī, cioè il Kitāb al-Wasāya (Il Libro dei Comandamenti). Inoltre, la scelta di al-Ghazālī di specifici versetti coranici e delle Tradizioni, sia profetiche che di storie, è molto debitrice della Ri’āya, come diventa chiaro sulla base di un esame del primo capitolo di questa seconda parte che consiste interamente in citazioni di versetti coranici e delle Tradizioni riguardanti la questione dell’ostentazione.Per quanto riguarda il secondo capitolo, che si concentra sui modi usati per attirare l’attenzione della gente su di sé sia negli atti religiosi che in quelli verbali, esso condivide molte caratteristiche con l’esposizione di al-Muhāsibī nella Ri’āya, compresa la copia quasi letterale di alcuni passaggi. Infine, l’uso che al-Ghazālī fa della Ri’āya in ciascuno degli altri capitoli è brevemente indicato. Questo studio mostra che al-Muhāsibī non era solo una fonte importante per al-Ghazālī – un fatto già noto da quasi un secolo – ma la fonte principale, almeno per questa sezione della sua Rinascita. Tuttavia, allo stesso tempo, questo studio chiarisce che al-Ghazālī non è colpevole di cieco plagio. In the second part of the Book of the Condemnation of Status and Ostentation – the twentieth-eight book of his major work, The Revival of the Religious Sciences – al-Ghazālī draws much inspiration from al-Muhāsibī, above all from his work al-Ri’āya al-huqūq Allāh (Eyeservice to God’s Laws). The very fact that al-Ghazālī explicitly mentions al-Muhāsibī’s name no less than four times throughout this section clearly testifies to his profound admiration for this great early mystic. A close examination of these references and their context reveals a great familiarity with and an extensive use of the Ri’āya, as well as a direct access to another major work of al-Muhāsibī, i.e., Kitāb al-Wasāya (The Book of Commandments). Moreover, al-Ghazālī’s choice of specific Qur’anic verses and of Traditions, both prophetic and stories, is much indebted to the Ri’āya, as becomes clear on the basis of an examination of the first chapter of this second part which consisting entirely of quotations of Qur’anic verses and Traditions concerning the issue of ostentation. As to the second chapter, which focuses on the ways used to draw people’s attention to oneself both in religious as well as in wordly act
{"title":"L’exposé de la réprobation dans l’Ihyā’ d’al-Ghazālī: quelques observations concernant l’influence d’al-Muhāsibī","authors":"J. Janssens","doi":"10.54103/2035-7362/17828","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-7362/17828","url":null,"abstract":"Nella seconda parte del Libro della condanna dello status e dell’ostentazione il ventottesimo libro della sua opera principale, La rinascita delle scienze religiose – al-Ghazālī trae molta ispirazione da al-Muhāsibī, soprattutto dalla sua opera al-Ri’āya al-huqūq Allāh (L’osservanza dei diritti di Dio). Il fatto che al-Ghazālī menziona esplicitamente il nome di al-Muhāsibī non meno di quattro volte in questa sezione testimonia la sua ammirazione profonda per questo grande mistico delle origini. Un attento esame di questi riferimenti e del loro contesto rivela una grande familiarità e un ampio uso della Ri’āya, così come un accesso diretto a un’altra grande opera di al-Muhāsibī, cioè il Kitāb al-Wasāya (Il Libro dei Comandamenti). Inoltre, la scelta di al-Ghazālī di specifici versetti coranici e delle Tradizioni, sia profetiche che di storie, è molto debitrice della Ri’āya, come diventa chiaro sulla base di un esame del primo capitolo di questa seconda parte che consiste interamente in citazioni di versetti coranici e delle Tradizioni riguardanti la questione dell’ostentazione.Per quanto riguarda il secondo capitolo, che si concentra sui modi usati per attirare l’attenzione della gente su di sé sia negli atti religiosi che in quelli verbali, esso condivide molte caratteristiche con l’esposizione di al-Muhāsibī nella Ri’āya, compresa la copia quasi letterale di alcuni passaggi. Infine, l’uso che al-Ghazālī fa della Ri’āya in ciascuno degli altri capitoli è brevemente indicato. Questo studio mostra che al-Muhāsibī non era solo una fonte importante per al-Ghazālī – un fatto già noto da quasi un secolo – ma la fonte principale, almeno per questa sezione della sua Rinascita. Tuttavia, allo stesso tempo, questo studio chiarisce che al-Ghazālī non è colpevole di cieco plagio. In the second part of the Book of the Condemnation of Status and Ostentation – the twentieth-eight book of his major work, The Revival of the Religious Sciences – al-Ghazālī draws much inspiration from al-Muhāsibī, above all from his work al-Ri’āya al-huqūq Allāh (Eyeservice to God’s Laws). The very fact that al-Ghazālī explicitly mentions al-Muhāsibī’s name no less than four times throughout this section clearly testifies to his profound admiration for this great early mystic. A close examination of these references and their context reveals a great familiarity with and an extensive use of the Ri’āya, as well as a direct access to another major work of al-Muhāsibī, i.e., Kitāb al-Wasāya (The Book of Commandments). Moreover, al-Ghazālī’s choice of specific Qur’anic verses and of Traditions, both prophetic and stories, is much indebted to the Ri’āya, as becomes clear on the basis of an examination of the first chapter of this second part which consisting entirely of quotations of Qur’anic verses and Traditions concerning the issue of ostentation. As to the second chapter, which focuses on the ways used to draw people’s attention to oneself both in religious as well as in wordly act","PeriodicalId":30063,"journal":{"name":"Doctor Virtualis","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"46760282","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-14DOI: 10.54103/2035-7362/17843
M. Giuliani
Il saggio presenta la definizione e l’interpretazione di Maimonide delle sette leggi noahidi come si trovano nel codice halakhico Mishnè Torà, Hilkhot melakhim, e come discusse ed elaborate dal pensatore ebreo contemporaneo (tedesco-americano) Steven S. Schwarzschild. Rispetto ad altre versioni rabbiniche, l’interpretazione di Maimonide aggiunge la condizione che l’osservanza di quelle leggi è valida solo se sono accettate e rispettate come leggi rivelate, non solo come lex naturalis. Su tale condizione esiste un disaccordo tra gli studiosi e i rabbini ebrei, per esempio tra Marvin Fox e Aaron Lichtenstein (la loro posizione è un caso di studio presentato qui). Più specificamente, Schwarzschild argomenta a favore dell’interpretazione del Rambam e cerca di dimostrare che è coerente con la visione globale che Maimonide aveva dell’ebraismo in quanto tale. The essay presents Maimonides’ definition and interpretation of the seven Noahide laws as they are found in the halakhic code Mishnè Torà, Hilkhot melakhim, and as discussed and elaborated by the contemporary Jewish (German-American) thinker Steven S. Schwarzschild. In comparison with other rabbinical versions, Maimonides’ interpretation adds the condition that the observance of those laws is valid only if they are accepted and obeyed as revealed laws, not only as lex naturalis. About such a condition a disagreement exists among the Jewish scholars and rabbis, for example between Marvin Fox and Aaron Lichtenstein (their position is a case-study presented here). More deeply, Schwarzschild argues in favor of the Rambam’s interpretation and tries to demonstrate that it is consistent with the comprehensive vision Maimonides had on Judaism as such.
{"title":"I precetti noachidi secondo Maimonide tra Torà e legge naturale nella rivisitazione di alcuni maestri contemporanei","authors":"M. Giuliani","doi":"10.54103/2035-7362/17843","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-7362/17843","url":null,"abstract":"Il saggio presenta la definizione e l’interpretazione di Maimonide delle sette leggi noahidi come si trovano nel codice halakhico Mishnè Torà, Hilkhot melakhim, e come discusse ed elaborate dal pensatore ebreo contemporaneo (tedesco-americano) Steven S. Schwarzschild. Rispetto ad altre versioni rabbiniche, l’interpretazione di Maimonide aggiunge la condizione che l’osservanza di quelle leggi è valida solo se sono accettate e rispettate come leggi rivelate, non solo come lex naturalis. Su tale condizione esiste un disaccordo tra gli studiosi e i rabbini ebrei, per esempio tra Marvin Fox e Aaron Lichtenstein (la loro posizione è un caso di studio presentato qui). Più specificamente, Schwarzschild argomenta a favore dell’interpretazione del Rambam e cerca di dimostrare che è coerente con la visione globale che Maimonide aveva dell’ebraismo in quanto tale. \u0000The essay presents Maimonides’ definition and interpretation of the seven Noahide laws as they are found in the halakhic code Mishnè Torà, Hilkhot melakhim, and as discussed and elaborated by the contemporary Jewish (German-American) thinker Steven S. Schwarzschild. In comparison with other rabbinical versions, Maimonides’ interpretation adds the condition that the observance of those laws is valid only if they are accepted and obeyed as revealed laws, not only as lex naturalis. About such a condition a disagreement exists among the Jewish scholars and rabbis, for example between Marvin Fox and Aaron Lichtenstein (their position is a case-study presented here). More deeply, Schwarzschild argues in favor of the Rambam’s interpretation and tries to demonstrate that it is consistent with the comprehensive vision Maimonides had on Judaism as such.","PeriodicalId":30063,"journal":{"name":"Doctor Virtualis","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"47803238","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-14DOI: 10.54103/2035-7362/17830
Augusto Illuminati
La mia collaborazione con Massimo Campanini si è sviluppata su comuni interessi per i classici del pensiero islamico ma con competenze assai diverse, essendo io più orientato a studiare gli effetti e gli sviluppi che essi produssero sul pensiero occidentale medievale e moderno attraverso una pratica di traduzioni spesso creative per imprecisione – l’inverso dell’operazione che essi stessi avevano fatto rispetto a Platone e Aristotele.Averroè-Ibn Rushd è già un bell’esempio di deformazione del nome, ma proprio la formazione della sua opera e i modi in cui è stata trasmessa al mondo ebraico e cristiano sono singolari testimonianze degli esiti ambigui del processo traduttivo. Cerchiamo infatti di mostrare come la lettura del De substantia orbis abbia stimolato sia nel Medioevo che nel Rinascimento non solo il rifiuto del creazionismo ma anche posizioni panteistiche, mentre la famosa tesi dell’intelletto materiale unico contenuta nel Commentarium Magnum al De anima aristotelico ha stimolato molteplici varianti del monopsichismo, da Spinoza a Marx e alla più recente letteratura post-strutturalista. My collaboration with Massimo Campanini developed around our common interests in the classics of Islamic thought, but with very different approaches, since I am more oriented towards studying the effects and developments they produced on medieval and modern Western thought through a practice of translation that was often creative in terms of inaccuracy – so the opposite of what had been done with respect to Plato and Aristotle.The same Averroes-Ibn Rushd is a fine example of name distortion, and the very formation of his work and the ways in which it was transmitted to the Jewish and Christian world are singular testimonies to the ambiguous outcomes of this translation process. I try to show how the reading of De substantia orbis in the Middle Ages and the Renaissance stimulated not only the rejection of creationism but also pantheistic beliefs, while the famous thesis on the material intellect exposed in the Commentarium Magnum to Aristotle’s De anima stimulated many variants of monopsychism, from Spinoza to Marx and the more recent post-structuralist literature.
我与马西莫·坎帕尼尼的合作发展了对伊斯兰经典思想的共同兴趣,但技巧截然不同,我更倾向于通过翻译实践来研究它们对中世纪和现代西方思想的影响和发展,这种翻译实践往往是不准确的——与他们自己对柏拉图和亚里士多德的操作相反。Averroè-Ibn Rushd已经是这个名字变形的一个很好的例子,但正是他的作品的形成以及它被传递到犹太和基督教世界的方式,才是翻译过程中模糊结果的独特见证。事实上,我们试图表明,在中世纪和文艺复兴时期,对《论》的解读不仅刺激了对创世论的拒绝,而且刺激了泛神论的立场,而《论》中关于独特物质智力的著名论文则刺激了单心理学的许多变体,从斯宾诺莎到马克思以及最近的后结构主义文学。我与马西莫·坎帕尼尼的合作是围绕着我们对伊斯兰经典思想的共同兴趣发展起来的,但方法非常不同,因为我更倾向于通过翻译实践来研究它们对中世纪和现代西方思想的影响和发展,这种翻译实践往往在不准确方面具有创造性——这与柏拉图和亚里士多德的做法相反。同一个Averroes Ibn Rushd是名字失真的一个很好的例子,他的作品的形成以及它被传播到犹太和基督教世界的方式,都是对这一翻译过程中模糊结果的独特见证。我试图展示中世纪和文艺复兴时期对《论》的解读不仅激发了对创世论的排斥,而且激发了泛神论信仰,而《大评论》中关于物质智力的著名论文到亚里士多德的《论》则激发了从斯宾诺莎到马克思以及更近的后结构文学等单精神学的许多变体。
{"title":"Averroè, una traduzione ininterrotta","authors":"Augusto Illuminati","doi":"10.54103/2035-7362/17830","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-7362/17830","url":null,"abstract":"La mia collaborazione con Massimo Campanini si è sviluppata su comuni interessi per i classici del pensiero islamico ma con competenze assai diverse, essendo io più orientato a studiare gli effetti e gli sviluppi che essi produssero sul pensiero occidentale medievale e moderno attraverso una pratica di traduzioni spesso creative per imprecisione – l’inverso dell’operazione che essi stessi avevano fatto rispetto a Platone e Aristotele.Averroè-Ibn Rushd è già un bell’esempio di deformazione del nome, ma proprio la formazione della sua opera e i modi in cui è stata trasmessa al mondo ebraico e cristiano sono singolari testimonianze degli esiti ambigui del processo traduttivo. Cerchiamo infatti di mostrare come la lettura del De substantia orbis abbia stimolato sia nel Medioevo che nel Rinascimento non solo il rifiuto del creazionismo ma anche posizioni panteistiche, mentre la famosa tesi dell’intelletto materiale unico contenuta nel Commentarium Magnum al De anima aristotelico ha stimolato molteplici varianti del monopsichismo, da Spinoza a Marx e alla più recente letteratura post-strutturalista. \u0000My collaboration with Massimo Campanini developed around our common interests in the classics of Islamic thought, but with very different approaches, since I am more oriented towards studying the effects and developments they produced on medieval and modern Western thought through a practice of translation that was often creative in terms of inaccuracy – so the opposite of what had been done with respect to Plato and Aristotle.The same Averroes-Ibn Rushd is a fine example of name distortion, and the very formation of his work and the ways in which it was transmitted to the Jewish and Christian world are singular testimonies to the ambiguous outcomes of this translation process. I try to show how the reading of De substantia orbis in the Middle Ages and the Renaissance stimulated not only the rejection of creationism but also pantheistic beliefs, while the famous thesis on the material intellect exposed in the Commentarium Magnum to Aristotle’s De anima stimulated many variants of monopsychism, from Spinoza to Marx and the more recent post-structuralist literature.","PeriodicalId":30063,"journal":{"name":"Doctor Virtualis","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"48239563","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-14DOI: 10.54103/2035-7362/17820
M. Campanini
La tarda antichità fu un periodo di profondi cambiamenti che coinvolse l’Europa, il mediterraneo e il cosiddetto Vicino Oriente, dal IV-V al VII-VIII secolo. Questo paradigma è ormai ampiamente utilizzato negli studi islamici, dagli studi coranici, dove Angelika Neuwirth ha ampiamente scritto sul tema delle basi bibliche della rivelazione coranica come manifestazione dello scritturalismo tardo antico, agli studi storici relativi al Corano e all’Arabia preislamica, come nel libro di Aziz al-Azmeh The Emergence of Islam in Late Antiquity, che riprende il filone di studi instaurato da Julius Wellhausen e Toufic Fahd. Sono pienamente d’accordo con la necessità di inserire l’Islam, la sua nascita e il suo sviluppo storico, religioso e filosofico nel contesto della tarda antichità, ma è necessario sottolineare quali temi hanno fatto dell’Islam una nuova religione rispetto al giudaismo e al cristianesimo. Questo è il tema del presente articolo che si articola nei seguenti momenti: 1) una breve rassegna critica della letteratura sulla tarda antichità; 2) il rapporto tra gli imperi – romano, bizantino e sasanide – della tarda antichità e il trionfo del monoteismo; 3) il concetto di hanifiyya. La conclusione è che il messaggio coranico trasmesso da Maometto ha diviso la storia in due parti: prima e dopo la venuta della verità. Late Antiquity describes a period of profound transformations that involved Europe, the Mediterranean world and the so-called Near East, from IV-V to VII-VIII centuries. This paradigm has now become widely used in Islamic studies, from Qurʾānic studies, where Angelika Neuwirth has extensively published in the past on the subject of the biblical underpinnings of the Qurʾānic revelation as a manifestation of late antique scripturalism, to historical studies related to the Qurʾān and pre-Islamic Arabia, as in Aziz al-Azmeh’s book The Emergence of Islam in Late Antiquity, which takes up the trend of scholarship established by Julius Wellhausen and Toufic Fahd. I completely agree with the need to put Islam and its historical, religious, philosophical birth and development in the context of the Late Antiquity, but what is at stake is to emphasize which themes made Islam a new religion with respect to Judaism and Christianity. This is the focus of the present paper which deals with: 1) a brief critical survey of the literature on Late Antiquity; 2) the relationship between the empires – Roman, Byzantine and Sasanid – of Late Antiquity and the triumph of monotheism; 3) the concept of hanifiyya. The conclusion is that the Qurʾānic message conveyed by Muhammad broke the history into two parts: before and after the coming of truth.
古代晚期是一个影响欧洲、地中海和所谓中东的深刻变革时期,从四、五世纪到八世纪。这种模式现在已经广泛使用在伊斯兰研究中,coranici,安吉莉卡·robert Neuwirth)的研究在很大程度上写了关于伊斯兰问题是启示的圣经基础作为晚期scritturalismo古老的示威活动,历史研究《古兰经》和伊斯兰回有关,就像本书在延迟Antiquity Aziz al-Azmeh The很快of伊斯兰教的研究建立了全队的朱利叶斯Wellhausen和法赫德·。我完全同意有必要将伊斯兰教、伊斯兰教的诞生及其历史、宗教和哲学发展置于古代晚期的背景下,但有必要强调是什么使伊斯兰教相对于犹太教和基督教成为一种新的宗教。这篇文章的主题是:(2)罗马帝国、拜占庭帝国和萨萨尼德帝国在古代晚期的关系和一神论的胜利;3) hanifiyya的概念。结论是,穆罕默德传达的可兰经信息将故事分为两部分:真相发生前后。《迟来的古董》描述了欧洲、地中海世界和东方所谓的“从v到viv到viv”的转型时期。这paradigm使也门now become widely used伊斯兰研究,from Qurʾā尼克studies, where安吉莉卡·Neuwirth目前extensively published in the past on the商品of the biblical underpinnings of the Qurʾānci revelation as a manifestation of延迟antique) scripturalism, to历史研究related to the Qurʾān and, as在阿拉伯pre-Islamic Aziz al-Azmeh’s书籍the很快of伊斯兰教在延迟Antiquity),该takes up the趋势of scholarship)设立由朱利叶斯·Wellhausen and法赫德·。我完全同意有必要把伊斯兰教及其历史、宗教、哲学的诞生和发展放在现代时代的背景下,但是,当这些主题使伊斯兰教成为一种尊重宗教和基督教的新宗教时,留下来的是错误的。这是目前正在处理的文件的重点,其中包括:2)经验之间的关系——罗马人、拜占庭人和萨萨尼德人——迟到的古董和单一理论的胜利;3) hanifiyya的概念。The结论is that The Qurʾā尼克消息conveyed由穆罕默德·兰斯The history into“零部件“先于and The coming of真相。
{"title":"The Qurʾān in History: Muhammad’s Message in Late Antiquity","authors":"M. Campanini","doi":"10.54103/2035-7362/17820","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-7362/17820","url":null,"abstract":"La tarda antichità fu un periodo di profondi cambiamenti che coinvolse l’Europa, il mediterraneo e il cosiddetto Vicino Oriente, dal IV-V al VII-VIII secolo. Questo paradigma è ormai ampiamente utilizzato negli studi islamici, dagli studi coranici, dove Angelika Neuwirth ha ampiamente scritto sul tema delle basi bibliche della rivelazione coranica come manifestazione dello scritturalismo tardo antico, agli studi storici relativi al Corano e all’Arabia preislamica, come nel libro di Aziz al-Azmeh The Emergence of Islam in Late Antiquity, che riprende il filone di studi instaurato da Julius Wellhausen e Toufic Fahd. Sono pienamente d’accordo con la necessità di inserire l’Islam, la sua nascita e il suo sviluppo storico, religioso e filosofico nel contesto della tarda antichità, ma è necessario sottolineare quali temi hanno fatto dell’Islam una nuova religione rispetto al giudaismo e al cristianesimo. Questo è il tema del presente articolo che si articola nei seguenti momenti: 1) una breve rassegna critica della letteratura sulla tarda antichità; 2) il rapporto tra gli imperi – romano, bizantino e sasanide – della tarda antichità e il trionfo del monoteismo; 3) il concetto di hanifiyya. La conclusione è che il messaggio coranico trasmesso da Maometto ha diviso la storia in due parti: prima e dopo la venuta della verità.\u0000Late Antiquity describes a period of profound transformations that involved Europe, the Mediterranean world and the so-called Near East, from IV-V to VII-VIII centuries. This paradigm has now become widely used in Islamic studies, from Qurʾānic studies, where Angelika Neuwirth has extensively published in the past on the subject of the biblical underpinnings of the Qurʾānic revelation as a manifestation of late antique scripturalism, to historical studies related to the Qurʾān and pre-Islamic Arabia, as in Aziz al-Azmeh’s book The Emergence of Islam in Late Antiquity, which takes up the trend of scholarship established by Julius Wellhausen and Toufic Fahd. I completely agree with the need to put Islam and its historical, religious, philosophical birth and development in the context of the Late Antiquity, but what is at stake is to emphasize which themes made Islam a new religion with respect to Judaism and Christianity. This is the focus of the present paper which deals with: 1) a brief critical survey of the literature on Late Antiquity; 2) the relationship between the empires – Roman, Byzantine and Sasanid – of Late Antiquity and the triumph of monotheism; 3) the concept of hanifiyya. The conclusion is that the Qurʾānic message conveyed by Muhammad broke the history into two parts: before and after the coming of truth.\u0000 \u0000 ","PeriodicalId":30063,"journal":{"name":"Doctor Virtualis","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"48366295","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-14DOI: 10.54103/2035-7362/17856
O. Leaman
Ci sono molti metodi diversi nell’interpretazione delle Scritture, e del Corano in particolare, e questi tendono a lavorare con diverse teorie del significato. Dopo tutto, la questione è cosa un particolare testo significhi effettivamente, e abbiamo bisogno di una teoria su come risolvere tali questioni, specialmente quando ci sono evidenti difficoltà nella comprensione del testo. Le argomentazioni tendono a spaziare su quale teoria del significato dia più senso al testo, o funzioni più adeguatamente come teoria del significato. Un metodo che non è stato adottato nel complesso è quello di vedere la questione almeno parzialmente come morale ed epistemologica. Dovremmo avere fiducia di poter comprendere interamente ciò che abbiamo davanti e come potremmo sapere di avere la risposta alle questioni semantiche che ogni testo porta con sé? Si potrebbe sostenere che un’etica della moderazione, dell’equilibrio e della moderazione sono importanti tecniche ermeneutiche che finora non sono state sufficientemente impiegate quando si discute su come comprendere e interpretare il Corano. There are many different approaches to interpreting scripture, and the Qurʾān in particular, and these tend to work with different theories of meaning. After all, the issue is what a particular text actually means, and we need a theory about how to resolve such questions, especially when there are apparent difficulties in understanding the text. Arguments tend to range over which theory of meaning makes most sense of the text, or works most adequately as a theory of meaning. One approach which has not been taken on the whole is to see the issue as partially at least moral and epistemological. Should we have confidence that we can understand entirely what is before us, and how would we know that we have the answer to the semantic issues that any such text brings along with it? It might be argued that an ethics of moderation, balance, and restraint are important hermeneutic techniques that up to now have not been sufficiently employed when discussing how to understand and interpret the Qurʾān.
{"title":"How to interpret the Qurʾān: a moral issue?","authors":"O. Leaman","doi":"10.54103/2035-7362/17856","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-7362/17856","url":null,"abstract":"Ci sono molti metodi diversi nell’interpretazione delle Scritture, e del Corano in particolare, e questi tendono a lavorare con diverse teorie del significato. Dopo tutto, la questione è cosa un particolare testo significhi effettivamente, e abbiamo bisogno di una teoria su come risolvere tali questioni, specialmente quando ci sono evidenti difficoltà nella comprensione del testo. Le argomentazioni tendono a spaziare su quale teoria del significato dia più senso al testo, o funzioni più adeguatamente come teoria del significato. Un metodo che non è stato adottato nel complesso è quello di vedere la questione almeno parzialmente come morale ed epistemologica. Dovremmo avere fiducia di poter comprendere interamente ciò che abbiamo davanti e come potremmo sapere di avere la risposta alle questioni semantiche che ogni testo porta con sé? Si potrebbe sostenere che un’etica della moderazione, dell’equilibrio e della moderazione sono importanti tecniche ermeneutiche che finora non sono state sufficientemente impiegate quando si discute su come comprendere e interpretare il Corano. \u0000There are many different approaches to interpreting scripture, and the Qurʾān in particular, and these tend to work with different theories of meaning. After all, the issue is what a particular text actually means, and we need a theory about how to resolve such questions, especially when there are apparent difficulties in understanding the text. Arguments tend to range over which theory of meaning makes most sense of the text, or works most adequately as a theory of meaning. One approach which has not been taken on the whole is to see the issue as partially at least moral and epistemological. Should we have confidence that we can understand entirely what is before us, and how would we know that we have the answer to the semantic issues that any such text brings along with it? It might be argued that an ethics of moderation, balance, and restraint are important hermeneutic techniques that up to now have not been sufficiently employed when discussing how to understand and interpret the Qurʾān.","PeriodicalId":30063,"journal":{"name":"Doctor Virtualis","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"46664314","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-14DOI: 10.54103/2035-7362/17857
Rosanna Sirignano
In questo articolo rifletto sulla nascita della grammatica araba e il suo sviluppo come fonte dell’esegesi coranica dall’VIII al XIV secolo. Il legame tra esegesi e grammatica è stato oggetto di diversi studi che esaminano le origini delle categorie grammaticali. Sebbene non ci sia evidenza di uno spiccato interesse per la grammatica da parte degli esegeti coranici, essi hanno comunque dovuto adoperarla per spiegare i significati del testo sacro. In particolare, nei commentari classici è data particolare attenzione alla lessicografia e meno alla struttura grammaticale. A ogni modo, in alcuni passaggi, anche se sporadici, le categorie grammaticali stesse fungono da spiegazione, essendo portatrici di significati. Questo si evince dalla letteratura sufi dove le terminologie della grammatica araba sono simboli delle stazioni dell’anima nel cammino spirituale, come nella Grammatica dei cuori di al-Qushayrī. In questo articolo, analizzo il ruolo della grammatica nelle Scienze Coraniche secondo il teologo al-Ghazālī e dopo una panoramica della storia della disciplina nel periodo classico della storia islamica, e evidenzio il modo in cui le terminologie grammaticali servono per la comprensione profonda del significato nella Sūra al-Fātiha nel commentario sunnita di Ibn Kathīr. In this article I reflect on the emergence of Arabic grammar and its development as a source for Qur’ān exegesis from VIII to XIV century. The connection between exegesis and grammar has been the subject of several studies examining the origin of grammatical categories. Although there is no evidence of a clear interest for grammar by Qur’ān exegetes, they necessarily used it to explain the meanings of the sacred text. In particular, in the classical commentaries there is a particular attention to lexicography and less to the grammatical structure. However, in some passages, even if sporadic, the grammatical categories themselves perform an explanatory function, being bearers of meanings. This is manifest in Sufi literature where Arabic grammar terminologies are symbols of the stations of souls in the spiritual path, like in the Grammar of the heart by al-Qushayrī. In this article, I analyse the status of grammar in Quranic Sciences according to the theologian al-Ghazālī and after an overview on the history of the discipline in the classical period of Islamic History, and I highlight the way grammar terminologies serve as a key to understand profound meaning in sura al-Fātiha in Ibn Kathīr’s sunni commentary.
在这篇文章中,我思考了阿拉伯语法的诞生,以及它在八世纪到十四世纪作为可兰经解释的来源的发展。英语和语法之间的联系已经成为各种研究的主题,这些研究考察了语法类别的起源。虽然没有证据表明可兰经的信徒对语法有强烈的兴趣,但他们仍然不得不使用它来解释神圣文本的含义。特别是,在经典评论中,人们特别注意词典学,而较少注意语法结构。然而,在某些段落中,即使是零星的,语法类别本身也起到了解释的作用,因为它们具有意义。苏菲派在文学中出现的这一术语的阿拉伯语法是灵魂站在象征的灵性道路,就像在语法al-Qushayr心ī。在这篇文章中,我分析语法在可兰经科学中的作用,即神学家al-Ghazālī和历史的概述后在伊斯兰传统的历史期间,纪律和语法的方式突出术语用来对Sūm al-F中的真正含义深刻的了解ā逊尼派评注中tiha Ibn Kathīr。尽管在this article on the很快of阿拉伯其文法and development as a source for Qur’ān exegesis从八到十四世纪。解释和语法之间的联系一直是严格研究的主题,研究语法类别的起源。Although农业is clear利益的不证据for文法由Qur’ān exegetes,他们necessarily used it to explain the meanings of the树林检索。尤其是在古典评语中,对语法结构的注意要少得多。然而,在某些段落中,即使是偶然的,语法类别的自我表现是一种卓越的功能,是意义的载体。在阿拉伯苏菲派文学where This is manifest文法terminologies are symbols the spiritual path of the 7.33 of souls),赞the文法of the heart由al-Qushayrī。在this article, automation the of文法地位在Quranic Sciences to the theologian根据al-Ghazālīand之后an overview on the history of the the classical投寄of伊斯兰历史学科and highlight的the way文法terminologies需要as a key to understand profound, meaning在,al-Fātiha在Ibn Kathī逊尼派r’s评论。
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