Pub Date : 2019-10-01DOI: 10.1016/S1776-0313(20)43318-0
L. Boujenah (Praticien hospitalier)
La pelle del neonato è un organo complesso, ancora immaturo, che continua a svilupparsi nei primi mesi e anni di vita. Questa immaturità ha, come conseguenze, un aumento delle perdite d’acqua transepidermica (TEWL), in particolare nei neonati pretermine, un rischio significativo di penetrazione di sostanze chimiche mediante assorbimento percutaneo e un aumento del rischio di colonizzazione batterica patologica e di infezione a partenza cutanea. Per tutti questi motivi, la cura della pelle dei neonati e dei lattanti richiede una buona conoscenza delle ultime raccomandazioni. Il primo bagno non viene più fatto alla nascita, per favorire il contatto cutaneo e l’allattamento materno. Successivamente, il bagno può essere fatto da due a tre volte a settimana. Il bagno è preferibile alla toilette con il guanto. Può essere usato un prodotto detergente delicato tipo syndet; la pelle del bambino può anche essere pulita solo con acqua. Può essere considerato l’uso di un emolliente adatto dopo il bagno, per migliorare la funzione di barriera della pelle. I pannolini assorbenti devono essere cambiati tutte le volte che è necessario per mantenere il sederino pulito e asciutto ed evitare la dermatite da pannolino, mentre la pulizia può essere effettuata con acqua o salviette idonee. Il linimento oleocalcareo (LOC) non è un prodotto per la pulizia. La cura del cordone ombelicale può essere eseguita con acqua e sapone; l’uso di antisettici di routine non sembra indispensabile per il neonato a termine, nei paesi sviluppati. È importante conoscere la composizione dei prodotti utilizzati nei neonati e nei lattanti per assicurarsi che non contengano sostanze irritanti o profumi e che il loro pH sia neutro o leggermente acido.
{"title":"Cosmetologia del lattante e del prematuro","authors":"L. Boujenah (Praticien hospitalier)","doi":"10.1016/S1776-0313(20)43318-0","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1776-0313(20)43318-0","url":null,"abstract":"<div><p>La pelle del neonato è un organo complesso, ancora immaturo, che continua a svilupparsi nei primi mesi e anni di vita. Questa immaturità ha, come conseguenze, un aumento delle perdite d’acqua transepidermica (TEWL), in particolare nei neonati pretermine, un rischio significativo di penetrazione di sostanze chimiche mediante assorbimento percutaneo e un aumento del rischio di colonizzazione batterica patologica e di infezione a partenza cutanea. Per tutti questi motivi, la cura della pelle dei neonati e dei lattanti richiede una buona conoscenza delle ultime raccomandazioni. Il primo bagno non viene più fatto alla nascita, per favorire il contatto cutaneo e l’allattamento materno. Successivamente, il bagno può essere fatto da due a tre volte a settimana. Il bagno è preferibile alla toilette con il guanto. Può essere usato un prodotto detergente delicato tipo syndet; la pelle del bambino può anche essere pulita solo con acqua. Può essere considerato l’uso di un emolliente adatto dopo il bagno, per migliorare la funzione di barriera della pelle. I pannolini assorbenti devono essere cambiati tutte le volte che è necessario per mantenere il sederino pulito e asciutto ed evitare la dermatite da pannolino, mentre la pulizia può essere effettuata con acqua o salviette idonee. Il linimento oleocalcareo (LOC) non è un prodotto per la pulizia. La cura del cordone ombelicale può essere eseguita con acqua e sapone; l’uso di antisettici di routine non sembra indispensabile per il neonato a termine, nei paesi sviluppati. È importante conoscere la composizione dei prodotti utilizzati nei neonati e nei lattanti per assicurarsi che non contengano sostanze irritanti o profumi e che il loro pH sia neutro o leggermente acido.</p></div>","PeriodicalId":100418,"journal":{"name":"EMC - Cosmetologia Medica e Medicina degli Inestetismi Cutanei","volume":"17 1","pages":"Pages 1-6"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2019-10-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"72067236","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2019-10-01DOI: 10.1016/S1776-0313(20)43316-7
J.-C. Beani (Professeur honoraire de dermatologie)
I prodotti di protezione solare (PPS) composti da filtri chimici e/o filtri minerali occupano, oggi, un posto importante nella fotoprotezione. Sono stati all’origine di ampie polemiche, alcune delle quali non sono ancora cessate, sulla loro reale efficacia nella prevenzione primaria dei carcinomi cutanei (CC), nonché sui loro potenziali rischi sanitari ed ecologici. I filtri chimici agiscono assorbendo le radiazioni luminose; distinguiamo i filtri UVB puri e i filtri larghi, il cui spettro di assorbimento si estende ai raggi UVA. I filtri minerali diffraggono o riflettono le radiazioni; i due principali sono il biossido di titanio (TiO2) e l’ossido di zinco (ZnO); per contingenze cosmetiche la dimensione delle loro particelle è stata ridotta a nanoparticelle. Un PPS deve rispondere alle qualità di persistenza, sostantività e fotostabilità. Vengono proposti due tipi di metodi per la valutazione dei coefficienti di protezione (CP) dei PPS: metodi in vivo su volontari sani e metodi in vitro, che utilizzano vari substrati e basati sulla spettrometria. Il sun protective factor (SPF) in vivo è il CP UVB universalmente accettato; per il CP UVA, il metodo in vivo del persistent pigment darkening (PPD), anche se non consensuale, rimane ancora oggi il più utilizzato in Europa. La misurazione della lunghezza d’onda critica (Lc) ha un grande interesse nel definire l’entità della protezione negli UVA lunghi più deleteri. I filtri chimici sono una nota causa di reazioni locali; è stato menzionato, negli ultimi anni, un rischio particolare per l’octocrilene. Recentemente, il dibattito si è concentrato principalmente sul rischio di perturbazione endocrina (effetto che imita l’estradiolo dopo somministrazione orale a dosi molto elevate nei ratti), che può essere indotto da alcuni (ma non da altri!) filtri chimici, principalmente il 4-metilbenzilidene canfora e i benzofenoni. Il rischio negli umani sembra irrilevante nelle normali condizioni d’uso dei PPS; il rischio ambientale di alcuni filtri, se dimostrato, sarebbe probabilmente dovuto alla loro presenza in molti altri prodotti, oltre ai PPS. I filtri minerali, spesso esaltati nei bambini, sollevano la questione del rischio di nanoparticelle. In ogni caso, nell’ambito del “Piano d’azione nazionale sulla fertilità” e di una valutazione del rischio delle nanoparticelle, l’Afssaps/ANSM ha fornito le raccomandazioni adeguate relative all’incorporazione di questi filtri, chimici e minerali, nei prodotti cosmetici e all’uso corretto dei PPS. Infine, i dati attuali non suggeriscono che i PPS possano avere un effetto dannoso inibendo gli effetti benefici del sole, in particolare la sintesi di vitamina D. I PPS hanno dimostrato, a condizione di un uso corretto, un’efficacia protettiva contro la maggior parte degli effetti deleteri del sole, purché siano progettati in conformità con le caratteristiche specifiche perfettamente identificate nelle raccomandazioni europee del 2006. In par
{"title":"Prodotti di protezione solare","authors":"J.-C. Beani (Professeur honoraire de dermatologie)","doi":"10.1016/S1776-0313(20)43316-7","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1776-0313(20)43316-7","url":null,"abstract":"<div><p>I prodotti di protezione solare (PPS) composti da filtri chimici e/o filtri minerali occupano, oggi, un posto importante nella fotoprotezione. Sono stati all’origine di ampie polemiche, alcune delle quali non sono ancora cessate, sulla loro reale efficacia nella prevenzione primaria dei carcinomi cutanei (CC), nonché sui loro potenziali rischi sanitari ed ecologici. I filtri chimici agiscono assorbendo le radiazioni luminose; distinguiamo i filtri UVB puri e i filtri larghi, il cui spettro di assorbimento si estende ai raggi UVA. I filtri minerali diffraggono o riflettono le radiazioni; i due principali sono il biossido di titanio (TiO<sub>2</sub>) e l’ossido di zinco (ZnO); per contingenze cosmetiche la dimensione delle loro particelle è stata ridotta a nanoparticelle. Un PPS deve rispondere alle qualità di persistenza, sostantività e fotostabilità. Vengono proposti due tipi di metodi per la valutazione dei coefficienti di protezione (CP) dei PPS: metodi in vivo su volontari sani e metodi in vitro, che utilizzano vari substrati e basati sulla spettrometria. Il <em>sun protective factor</em> (SPF) in vivo è il CP UVB universalmente accettato; per il CP UVA, il metodo in vivo del <em>persistent pigment darkening</em> (PPD), anche se non consensuale, rimane ancora oggi il più utilizzato in Europa. La misurazione della lunghezza d’onda critica (Lc) ha un grande interesse nel definire l’entità della protezione negli UVA lunghi più deleteri. I filtri chimici sono una nota causa di reazioni locali; è stato menzionato, negli ultimi anni, un rischio particolare per l’octocrilene. Recentemente, il dibattito si è concentrato principalmente sul rischio di perturbazione endocrina (effetto che imita l’estradiolo dopo somministrazione orale a dosi molto elevate nei ratti), che può essere indotto da alcuni (ma non da altri!) filtri chimici, principalmente il 4-metilbenzilidene canfora e i benzofenoni. Il rischio negli umani sembra irrilevante nelle normali condizioni d’uso dei PPS; il rischio ambientale di alcuni filtri, se dimostrato, sarebbe probabilmente dovuto alla loro presenza in molti altri prodotti, oltre ai PPS. I filtri minerali, spesso esaltati nei bambini, sollevano la questione del rischio di nanoparticelle. In ogni caso, nell’ambito del “Piano d’azione nazionale sulla fertilità” e di una valutazione del rischio delle nanoparticelle, l’Afssaps/ANSM ha fornito le raccomandazioni adeguate relative all’incorporazione di questi filtri, chimici e minerali, nei prodotti cosmetici e all’uso corretto dei PPS. Infine, i dati attuali non suggeriscono che i PPS possano avere un effetto dannoso inibendo gli effetti benefici del sole, in particolare la sintesi di vitamina D. I PPS hanno dimostrato, a condizione di un uso corretto, un’efficacia protettiva contro la maggior parte degli effetti deleteri del sole, purché siano progettati in conformità con le caratteristiche specifiche perfettamente identificate nelle raccomandazioni europee del 2006. In par","PeriodicalId":100418,"journal":{"name":"EMC - Cosmetologia Medica e Medicina degli Inestetismi Cutanei","volume":"17 1","pages":"Pages 1-17"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2019-10-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"72068044","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2019-10-01DOI: 10.1016/s1776-0313(20)43318-0
L. Boujenah
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Pub Date : 2019-10-01DOI: 10.1016/s1776-0313(20)43319-2
G. Marti-Mestres
{"title":"Promozione dell’assorbimento cutaneo in cosmetologia: formulazioni e strumenti","authors":"G. Marti-Mestres","doi":"10.1016/s1776-0313(20)43319-2","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/s1776-0313(20)43319-2","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":100418,"journal":{"name":"EMC - Cosmetologia Medica e Medicina degli Inestetismi Cutanei","volume":"60 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2019-10-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"78721484","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2019-10-01DOI: 10.1016/s1776-0313(20)43316-7
J.-C. Beani
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Pub Date : 2019-10-01DOI: 10.1016/S1776-0313(20)43317-9
M. Jeanmougin (Docteur en médecine, dermatologue)
Nel 2009, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato tutte le radiazioni ultraviolette (UV) come cancerogeni di classe 1 (certi) per l’uomo. È, quindi, lecito identificare i rischi per la pelle attribuibili ai dispositivi di abbronzatura artificiale mediante radiazioni UV (RUV). Non vi è alcuna differenza tra le RUV naturali e artificiali, per quanto riguarda gli effetti a breve, a medio e a lungo termine. Le lesioni cutanee acute provocate dai solarium sono le ustioni, l’induzione di dermatosi e l’attivazione di fotodermatosi e di fototossicità da farmaci. Le esposizioni ripetute ai solarium aumentano le stimmate cutanee dell’eliodermia: alterazioni pigmentarie, carnagione giallastra e teleangiectasie, rughe profonde, elastosi e xerosi. Numerosi studi caso-controllo hanno stabilito un legame diretto tra la pratica dell’abbronzatura artificiale e il rischio di melanoma e carcinoma cutaneo, cosa che aumenta con il numero di sedute e l’inizio delle esposizioni prima dei 20-30 anni. Il rinforzo delle misure regolamentari per i solarium e il mantenimento di messaggi di fotoprotezione preventiva specificamente rivolti ai consumatori di raggi UV artificiali sono essenziali. La legislazione francese regola l’uso dei dispositivi a emissione di raggi UV usati per l’abbronzatura. In applicazione dal 1998, la legge codifica le condizioni per rendere questi dispositivi disponibili al pubblico. I dispositivi di tipo UV-1 e UV-3 sono consentiti, a condizione che l’irraggiamento nello spettro UVB rimanga al di sotto dell’1,5% dell’irraggiamento totale. Inoltre, obbliga alla dichiarazione di questi dispositivi e alla loro implementazione da parte di uno staff appositamente formato e qualificato, dopo averne verificato le conoscenze. Le modalità di questo insegnamento sono stabilite mediante decreto. Il contenuto dell’ispezione tecnica degli impianti, che è obbligatorio ogni due anni, è definito da un decreto, così come lo è il rinnovo annuale dell’abilitazione degli organismi accreditati. La frequentazione e l’utilizzo dei dispositivi a raggi UV sono vietati ai minori di 18 anni. È anche vietata qualsiasi rivendicazione di un effetto benefico per la salute.
{"title":"Abbronzatura artificiale ai raggi ultravioletti","authors":"M. Jeanmougin (Docteur en médecine, dermatologue)","doi":"10.1016/S1776-0313(20)43317-9","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1776-0313(20)43317-9","url":null,"abstract":"<div><p>Nel 2009, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato tutte le radiazioni ultraviolette (UV) come cancerogeni di classe 1 (certi) per l’uomo. È, quindi, lecito identificare i rischi per la pelle attribuibili ai dispositivi di abbronzatura artificiale mediante radiazioni UV (RUV). Non vi è alcuna differenza tra le RUV naturali e artificiali, per quanto riguarda gli effetti a breve, a medio e a lungo termine. Le lesioni cutanee acute provocate dai solarium sono le ustioni, l’induzione di dermatosi e l’attivazione di fotodermatosi e di fototossicità da farmaci. Le esposizioni ripetute ai solarium aumentano le stimmate cutanee dell’eliodermia: alterazioni pigmentarie, carnagione giallastra e teleangiectasie, rughe profonde, elastosi e xerosi. Numerosi studi caso-controllo hanno stabilito un legame diretto tra la pratica dell’abbronzatura artificiale e il rischio di melanoma e carcinoma cutaneo, cosa che aumenta con il numero di sedute e l’inizio delle esposizioni prima dei 20-30 anni. Il rinforzo delle misure regolamentari per i solarium e il mantenimento di messaggi di fotoprotezione preventiva specificamente rivolti ai consumatori di raggi UV artificiali sono essenziali. La legislazione francese regola l’uso dei dispositivi a emissione di raggi UV usati per l’abbronzatura. In applicazione dal 1998, la legge codifica le condizioni per rendere questi dispositivi disponibili al pubblico. I dispositivi di tipo UV-1 e UV-3 sono consentiti, a condizione che l’irraggiamento nello spettro UVB rimanga al di sotto dell’1,5% dell’irraggiamento totale. Inoltre, obbliga alla dichiarazione di questi dispositivi e alla loro implementazione da parte di uno staff appositamente formato e qualificato, dopo averne verificato le conoscenze. Le modalità di questo insegnamento sono stabilite mediante decreto. Il contenuto dell’ispezione tecnica degli impianti, che è obbligatorio ogni due anni, è definito da un decreto, così come lo è il rinnovo annuale dell’abilitazione degli organismi accreditati. La frequentazione e l’utilizzo dei dispositivi a raggi UV sono vietati ai minori di 18 anni. È anche vietata qualsiasi rivendicazione di un effetto benefico per la salute.</p></div>","PeriodicalId":100418,"journal":{"name":"EMC - Cosmetologia Medica e Medicina degli Inestetismi Cutanei","volume":"17 1","pages":"Pages 1-9"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2019-10-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"72068045","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2019-10-01DOI: 10.1016/S1776-0313(20)43314-3
J.-C. Beani (Professeur honoraire de dermatologie, Membre correspondant de l’Académie Nationale de Médecine)
La pelle è continuamente soggetta alle radiazioni solari che inducono danni diretti e indiretti, attraverso la produzione di specie reattive dell’ossigeno, sui principali costituenti delle cellule, in particolare l’acido desossiribonucleico, all’origine degli effetti biologici e clinici sole sulla pelle. È tradizionale classificarli in base al loro aspetto cronologico. L’azione calorica è il fatto dell’infrarosso. La sintesi di vitamina D inizia nella pelle e richiede basse dosi di ultravioletto B (UVB). La pigmentazione immediata correlata all’ossidazione delle premelanine non ha un ruolo biologico riconosciuto. L’eritema dipende dall’intensità dell’esposizione, ma anche dal fototipo dell’individuo; il suo marcatore istologico è la “cellula eritema solare”, un cheratinocita nell’apoptosi. Gli UVB sono le lunghezze d’onda più efficienti, ma partecipano anche gli UVA. I suoi meccanismi sono principalmente il rilascio di molti mediatori infiammazione da cheratinociti (principalmente prostaglandine) e da mastociti (istamina). L’abbronzatura è innescata dalla luce UV e blu. Il suo meccanismo è diverso a seconda della lunghezza d’onda di innesco; in fototipi chiari, non appare come un effetto positivo e adattivo. La fotoimmunosoppressione è un orientamento della risposta all’antigene a una tolleranza specifica. La cellula di Langerhans svolge un ruolo centrale, così come il cheratinocita che rilascia citochine immunosoppressive, principalmente interleuchina 10. L’eliodermia, una conseguenza dell’esposizione cronica, ha un’espressione fondamentale dell’elastosi solare. Le specie reattive dell’ossigeno hanno un ruolo determinante nella sua genesi. Per quanto riguarda la carcinogenesi cutanea, il ruolo dei raggi UV è chiaramente stabilito per i carcinomi, meno direttamente evidente per i melanomi. Tutti i raggi UV partecipano alla fotocarcinogenesi e intervengono in tutte le fasi. Il danno diretto al DNA ha un ruolo importante nei carcinomi ed è associato ai geni soppressori del tumore; il danno ossidativo può avere un ruolo chiave in melanomi. La fotoimmunosoppressione svolge anche un ruolo importante nella promozione del tumore dei tumori della pelle.
{"title":"Radiazione solare: aspetti clinici","authors":"J.-C. Beani (Professeur honoraire de dermatologie, Membre correspondant de l’Académie Nationale de Médecine)","doi":"10.1016/S1776-0313(20)43314-3","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1776-0313(20)43314-3","url":null,"abstract":"<div><p>La pelle è continuamente soggetta alle radiazioni solari che inducono danni diretti e indiretti, attraverso la produzione di specie reattive dell’ossigeno, sui principali costituenti delle cellule, in particolare l’acido desossiribonucleico, all’origine degli effetti biologici e clinici sole sulla pelle. È tradizionale classificarli in base al loro aspetto cronologico. L’azione calorica è il fatto dell’infrarosso. La sintesi di vitamina D inizia nella pelle e richiede basse dosi di ultravioletto B (UVB). La pigmentazione immediata correlata all’ossidazione delle premelanine non ha un ruolo biologico riconosciuto. L’eritema dipende dall’intensità dell’esposizione, ma anche dal fototipo dell’individuo; il suo marcatore istologico è la “cellula eritema solare”, un cheratinocita nell’apoptosi. Gli UVB sono le lunghezze d’onda più efficienti, ma partecipano anche gli UVA. I suoi meccanismi sono principalmente il rilascio di molti mediatori infiammazione da cheratinociti (principalmente prostaglandine) e da mastociti (istamina). L’abbronzatura è innescata dalla luce UV e blu. Il suo meccanismo è diverso a seconda della lunghezza d’onda di innesco; in fototipi chiari, non appare come un effetto positivo e adattivo. La fotoimmunosoppressione è un orientamento della risposta all’antigene a una tolleranza specifica. La cellula di Langerhans svolge un ruolo centrale, così come il cheratinocita che rilascia citochine immunosoppressive, principalmente interleuchina 10. L’eliodermia, una conseguenza dell’esposizione cronica, ha un’espressione fondamentale dell’elastosi solare. Le specie reattive dell’ossigeno hanno un ruolo determinante nella sua genesi. Per quanto riguarda la carcinogenesi cutanea, il ruolo dei raggi UV è chiaramente stabilito per i carcinomi, meno direttamente evidente per i melanomi. Tutti i raggi UV partecipano alla fotocarcinogenesi e intervengono in tutte le fasi. Il danno diretto al DNA ha un ruolo importante nei carcinomi ed è associato ai geni soppressori del tumore; il danno ossidativo può avere un ruolo chiave in melanomi. La fotoimmunosoppressione svolge anche un ruolo importante nella promozione del tumore dei tumori della pelle.</p></div>","PeriodicalId":100418,"journal":{"name":"EMC - Cosmetologia Medica e Medicina degli Inestetismi Cutanei","volume":"17 1","pages":"Pages 1-12"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2019-10-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"72067237","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2019-10-01DOI: 10.1016/S1776-0313(20)43315-5
J.-M. Sainthillier Docteur ès sciences, Ingénieur de recherche, Habilité à diriger des recherches , S. Mac Mary Docteur ès sciences, Ingénieur de recherche , P. Humbert Professeur
La pelle umana è lungi dall’essere una superficie piatta e liscia. Al contrario, presenta un rilievo complesso e vario che ha un significato fisiologico o, addirittura, patologico. Sono, infatti, le caratteristiche biomeccaniche del derma e dello strato corneo che si esprimeranno attraverso questo rilievo, dall’impercettibile microrilievo che si trova nel bambino alle rughe profonde e marcate dell’anziano. La quantificazione precisa e affidabile di questo rilievo richiede sempre di tenere conto di queste due situazioni estreme, che hanno ciascuna i propri vincoli tecnici e le proprie specificità pratiche. Questo articolo è il risultato della nostra pratica dermatologica e cosmetologica negli ultimi dieci anni. Abbiamo deliberatamente scelto di limitare questa presentazione alla proiezione di frange, che è, attualmente, il metodo di profilometria ottica più diffuso in biometrologia. Essa rende possibile una valutazione realistica, obiettiva e, soprattutto, riproducibile della pelle. Consente, inoltre, delle misurazioni in vivo senza contatto particolarmente ricercate e richieste nella valutazione clinica. Abbiamo cercato di rendere la presentazione quanto più accessibili possibile, sottolineando i vincoli pratici e il rigore necessari per implementare questo tipo di tecnologia. L’intero testo è pieno di esempi di analisi sorte direttamente da studi clinici o da test di fattibilità.
{"title":"Analisi del rilievo cutaneo","authors":"J.-M. Sainthillier Docteur ès sciences, Ingénieur de recherche, Habilité à diriger des recherches , S. Mac Mary Docteur ès sciences, Ingénieur de recherche , P. Humbert Professeur","doi":"10.1016/S1776-0313(20)43315-5","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1776-0313(20)43315-5","url":null,"abstract":"<div><p>La pelle umana è lungi dall’essere una superficie piatta e liscia. Al contrario, presenta un rilievo complesso e vario che ha un significato fisiologico o, addirittura, patologico. Sono, infatti, le caratteristiche biomeccaniche del derma e dello strato corneo che si esprimeranno attraverso questo rilievo, dall’impercettibile microrilievo che si trova nel bambino alle rughe profonde e marcate dell’anziano. La quantificazione precisa e affidabile di questo rilievo richiede sempre di tenere conto di queste due situazioni estreme, che hanno ciascuna i propri vincoli tecnici e le proprie specificità pratiche. Questo articolo è il risultato della nostra pratica dermatologica e cosmetologica negli ultimi dieci anni. Abbiamo deliberatamente scelto di limitare questa presentazione alla proiezione di frange, che è, attualmente, il metodo di profilometria ottica più diffuso in biometrologia. Essa rende possibile una valutazione realistica, obiettiva e, soprattutto, riproducibile della pelle. Consente, inoltre, delle misurazioni in vivo senza contatto particolarmente ricercate e richieste nella valutazione clinica. Abbiamo cercato di rendere la presentazione quanto più accessibili possibile, sottolineando i vincoli pratici e il rigore necessari per implementare questo tipo di tecnologia. L’intero testo è pieno di esempi di analisi sorte direttamente da studi clinici o da test di fattibilità.</p></div>","PeriodicalId":100418,"journal":{"name":"EMC - Cosmetologia Medica e Medicina degli Inestetismi Cutanei","volume":"17 1","pages":"Pages 1-7"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2019-10-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"72068042","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}