Pub Date : 2022-07-25DOI: 10.54103/2035-4797/18432
A. Bacchetta
I trapezofori costituiscono uno degli arredi più caratteristici delle residenze romane, in cui sono ampiamente attestati secondo una grande varietà di forme e tipologie. I monopodia a figura umana rappresentano la categoria più raffinata e ricercata della classe, presentandosi come delle vere e proprie sculture, sia pur di ridotte dimensioni, che vanno ad inserirsi all’interno dell’universo figurativo domestico, contribuendo ad arricchirne l’immaginario iconografico e visivo. Tali dinamiche sono rilevabili anche nel contesto nord-italico, nonostante il numero limitato di attestazioni note, come testimonianza della ricezione anche in questo ambito di istanze artistiche e culturali ampiamente diffuse nel mondo romano.
{"title":"Trapezofori romani in Italia Settentrionale. I monopodia figurati","authors":"A. Bacchetta","doi":"10.54103/2035-4797/18432","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-4797/18432","url":null,"abstract":"I trapezofori costituiscono uno degli arredi più caratteristici delle residenze romane, in cui sono ampiamente attestati secondo una grande varietà di forme e tipologie. I monopodia a figura umana rappresentano la categoria più raffinata e ricercata della classe, presentandosi come delle vere e proprie sculture, sia pur di ridotte dimensioni, che vanno ad inserirsi all’interno dell’universo figurativo domestico, contribuendo ad arricchirne l’immaginario iconografico e visivo. Tali dinamiche sono rilevabili anche nel contesto nord-italico, nonostante il numero limitato di attestazioni note, come testimonianza della ricezione anche in questo ambito di istanze artistiche e culturali ampiamente diffuse nel mondo romano. ","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"9 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-07-25","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"78886150","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-07-25DOI: 10.54103/2035-4797/18431
M. Castoldi
Il contributo è dedicato alla presentazione di alcuni stampi per la fusione di piccoli oggetti in bronzo, rinvenuti in un’area artigianale della Mediolanum romana, scoperta casualmente durante i lavori di ristrutturazione del Teatro alla Scala. Il ritrovamento di crogioli, realizzati con olle di ceramica comune ricoperte da uno spesso strato di argilla, consente una datazione alla prima età imperiale.
{"title":"Attività metallurgica nell’area del Teatro alla Scala a Milano","authors":"M. Castoldi","doi":"10.54103/2035-4797/18431","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-4797/18431","url":null,"abstract":"Il contributo è dedicato alla presentazione di alcuni stampi per la fusione di piccoli oggetti in bronzo, rinvenuti in un’area artigianale della Mediolanum romana, scoperta casualmente durante i lavori di ristrutturazione del Teatro alla Scala. Il ritrovamento di crogioli, realizzati con olle di ceramica comune ricoperte da uno spesso strato di argilla, consente una datazione alla prima età imperiale.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"152 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-07-25","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"73443427","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-07-19DOI: 10.54103/2035-4797/18368
Alfonsina Russo
Questo contributo intende presentare le attività di studio e di catalogazione dei reperti rinvenuti nella Domus Aurea. Si tratta di un intervento che rientra in un progetto più complessivo del Parco archeologico del Colosseo, finalizzato, in primo luogo, a ricontestualizzare i reperti conservati nei depositi. Il progetto, nella prima fase, ha riguardato lo studio e l’analisi dei frammenti marmorei rinvenuti nella Domus Aurea allo scopo, in prima istanza, di ritrovare quanto resta delle sontuose sculture e delle decorazioni architettoniche che dovevano ornare la reggia di Nerone. E “scavando” nei depositi si è individuato un raffinato capitello di colonna di tipo corinzieggiante in marmo proconnesio, recentemente restaurato e che, insieme ad alcune sculture, sempre pertinenti alla Domus Aurea, è stato posizionato lungo il rinnovato percorso di visita. Il capitello rientra nel gruppo con motivo a lira, che, a partire dall’età augustea, si diffonde su larga scala a Roma e si inserisce nella vasta produzione destinata a soddisfare le esigenze di ostentazione del lusso delle committenze aristocratiche e imperiali. Riveste inoltre un particolare interesse il fatto che se ne conoscano i dati di rinvenimento e un’indicazione cronologica certa, in quanto coerente con il periodo di costruzione della Domus Aurea (64-68 d.C.).
{"title":"Domus Aurea in-Visibile: dalla ricerca alla fruizione","authors":"Alfonsina Russo","doi":"10.54103/2035-4797/18368","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-4797/18368","url":null,"abstract":"Questo contributo intende presentare le attività di studio e di catalogazione dei reperti rinvenuti nella Domus Aurea. Si tratta di un intervento che rientra in un progetto più complessivo del Parco archeologico del Colosseo, finalizzato, in primo luogo, a ricontestualizzare i reperti conservati nei depositi. Il progetto, nella prima fase, ha riguardato lo studio e l’analisi dei frammenti marmorei rinvenuti nella Domus Aurea allo scopo, in prima istanza, di ritrovare quanto resta delle sontuose sculture e delle decorazioni architettoniche che dovevano ornare la reggia di Nerone. E “scavando” nei depositi si è individuato un raffinato capitello di colonna di tipo corinzieggiante in marmo proconnesio, recentemente restaurato e che, insieme ad alcune sculture, sempre pertinenti alla Domus Aurea, è stato posizionato lungo il rinnovato percorso di visita. Il capitello rientra nel gruppo con motivo a lira, che, a partire dall’età augustea, si diffonde su larga scala a Roma e si inserisce nella vasta produzione destinata a soddisfare le esigenze di ostentazione del lusso delle committenze aristocratiche e imperiali. Riveste inoltre un particolare interesse il fatto che se ne conoscano i dati di rinvenimento e un’indicazione cronologica certa, in quanto coerente con il periodo di costruzione della Domus Aurea (64-68 d.C.).","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-07-19","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"89824511","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-07-07DOI: 10.54103/2035-4797/18257
G. Colzani
Il saggio di Marco Giuman s’inserisce nel solco di un rinnovato interesse nei confronti dell’infanzia e del gioco nel mondo classico, che attraversa diversi settori della ricerca negli ultimi anni. Grazie a un’attenta analisi delle testimonianze archeologiche e testuali, Giuman ricostruisce per il giocattolo della trottola un complesso coinvolgimento entro una dimensione simbolica e rituale, che si affianca alle sue più elementari connotazioni ludiche.
{"title":"Recensione: MARCO GIUMAN, La trottola nel mondo classico, (Quaderni di Otium, 4), Giorgio Bretschneider Editore, 2020","authors":"G. Colzani","doi":"10.54103/2035-4797/18257","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-4797/18257","url":null,"abstract":"Il saggio di Marco Giuman s’inserisce nel solco di un rinnovato interesse nei confronti dell’infanzia e del gioco nel mondo classico, che attraversa diversi settori della ricerca negli ultimi anni. Grazie a un’attenta analisi delle testimonianze archeologiche e testuali, Giuman ricostruisce per il giocattolo della trottola un complesso coinvolgimento entro una dimensione simbolica e rituale, che si affianca alle sue più elementari connotazioni ludiche.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"44 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-07-07","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"90260219","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-07-06DOI: 10.54103/2035-4797/18227
Cristina Chiaramonte Treré
L’articolo riassume i dati di una ricerca sulla distribuzione e l’utilizzo di un’olla tipica delle botteghe di Padova nell’Età del Ferro. Si tratta di una forma semplice dalle peculiari caratteristiche in parte risalenti all’Età del Bronzo, che con qualche variante si diffonde tra VI e IV secolo a.C., oltre che a Padova, negli abitati e nelle necropoli del Veneto orientale di influenza patavina. La sua presenza traccia le direzioni dei commerci verso nord e nord-est del centro egemone e nel contempo attesta una attitudine alla salvaguardia di tradizioni testimoni di comune identità culturale nel territorio in questione.
{"title":"Tradizione e peculiarità nelle produzioni ceramiche del Veneto preromano","authors":"Cristina Chiaramonte Treré","doi":"10.54103/2035-4797/18227","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-4797/18227","url":null,"abstract":"L’articolo riassume i dati di una ricerca sulla distribuzione e l’utilizzo di un’olla tipica delle botteghe di Padova nell’Età del Ferro. Si tratta di una forma semplice dalle peculiari caratteristiche in parte risalenti all’Età del Bronzo, che con qualche variante si diffonde tra VI e IV secolo a.C., oltre che a Padova, negli abitati e nelle necropoli del Veneto orientale di influenza patavina. La sua presenza traccia le direzioni dei commerci verso nord e nord-est del centro egemone e nel contempo attesta una attitudine alla salvaguardia di tradizioni testimoni di comune identità culturale nel territorio in questione.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"107 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-07-06","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"77431987","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-06-15DOI: 10.54103/2035-4797/18010
S. Nava
Nel 2011, con l’avvio del progetto “ABC. Archeologia a Bedriacum-Calvatone”, fortemente voluto dal Comune di Calvatone (CR) e dalla prof.ssa Maria Teresa Grassi, nasce l’attività didattica dell’Università degli Studi di Milano collegata allo scavo archeologico di Calvatone. L’obiettivo è quello di raccontare la storia e gli scavi della piccola città romana di Bedriacum ai bambini e ai ragazzi delle scuole del territorio al fine di sensibilizzarli circa l’importanza del patrimonio culturale locale. In nove anni (fino al sopraggiungere della pandemia, che ha inevitabilmente procurato una battuta d’arresto), l’attività didattica rivolta alle scuole, attraverso le visite guidate e con l’ausilio di molteplici strumenti di comunicazione, ha registrato quasi duemilacinquecento presenze.
{"title":"ABC: Archeologia a Bedriacum-Calvatone. Un progetto didattico","authors":"S. Nava","doi":"10.54103/2035-4797/18010","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-4797/18010","url":null,"abstract":"Nel 2011, con l’avvio del progetto “ABC. Archeologia a Bedriacum-Calvatone”, fortemente voluto dal Comune di Calvatone (CR) e dalla prof.ssa Maria Teresa Grassi, nasce l’attività didattica dell’Università degli Studi di Milano collegata allo scavo archeologico di Calvatone. L’obiettivo è quello di raccontare la storia e gli scavi della piccola città romana di Bedriacum ai bambini e ai ragazzi delle scuole del territorio al fine di sensibilizzarli circa l’importanza del patrimonio culturale locale. In nove anni (fino al sopraggiungere della pandemia, che ha inevitabilmente procurato una battuta d’arresto), l’attività didattica rivolta alle scuole, attraverso le visite guidate e con l’ausilio di molteplici strumenti di comunicazione, ha registrato quasi duemilacinquecento presenze.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"36 1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-06-15","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"82321804","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-06-15DOI: 10.54103/2035-4797/18049
Nuccia Negroni Catacchio, Veronica Gallo
Si prendono qui in esame le ambre figurate preromane che rappresentano felini. Tra i rinvenimenti della Penisola italiana si contano ad oggi 33 esemplari, ma molti altri sono conservati in musei stranieri, senza indicazione del luogo di ritrovamento; coprono un arco cronologico compreso tra la metà del VII e il IV secolo a.C. e provengono da Etruria padana, Piceno, regioni meridionali (attuali Puglia, Basilicata e Campania) e area etrusco-laziale. Al di fuori della Penisola, alcune ambre sono state portate alla luce in Serbia, Israele e Siria. I manufatti italici fungevano per lo più da pendagli e, talvolta, rivestivano un arco di fibula. Dal punto di vista iconografico, si tratta soprattutto di protomi, di felini in posizione accovacciata, di scene con più animali e di altri unica. Lo studio stilistico delle ambre figurate in forma di felini ci permette di ricostruire infine parte delle vie di scambio attive durante l’età del ferro, delineando, ad esempio, la circolazione dei medesimi modelli lungo la sponda adriatica italiana nei secoli VI e V a.C.
{"title":"Le raffigurazioni di felini in ambra nella Penisola italiana","authors":"Nuccia Negroni Catacchio, Veronica Gallo","doi":"10.54103/2035-4797/18049","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-4797/18049","url":null,"abstract":"Si prendono qui in esame le ambre figurate preromane che rappresentano felini. Tra i rinvenimenti della Penisola italiana si contano ad oggi 33 esemplari, ma molti altri sono conservati in musei stranieri, senza indicazione del luogo di ritrovamento; coprono un arco cronologico compreso tra la metà del VII e il IV secolo a.C. e provengono da Etruria padana, Piceno, regioni meridionali (attuali Puglia, Basilicata e Campania) e area etrusco-laziale. Al di fuori della Penisola, alcune ambre sono state portate alla luce in Serbia, Israele e Siria. I manufatti italici fungevano per lo più da pendagli e, talvolta, rivestivano un arco di fibula. Dal punto di vista iconografico, si tratta soprattutto di protomi, di felini in posizione accovacciata, di scene con più animali e di altri unica. Lo studio stilistico delle ambre figurate in forma di felini ci permette di ricostruire infine parte delle vie di scambio attive durante l’età del ferro, delineando, ad esempio, la circolazione dei medesimi modelli lungo la sponda adriatica italiana nei secoli VI e V a.C.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"1939 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-06-15","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"91161743","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-06-15DOI: 10.54103/2035-4797/18023
D. Bursich
Bedriacum era adagiato nell’intersezione tra vie d'acqua e terrestri, su un dosso che permetteva un guado sicuro sul fiume Ollius. Durante il corso delle indagini archeologiche effettuate nell’ultimo secolo, sono state condotte parallelamente anche analisi non invasive del territorio, che hanno portato a una definizione geologica di dettaglio, una visione d’insieme data dalle fotografie aeree, dall’analisi del sottosuolo tramite prospezioni geofisiche e il costante raffronto con le fonti storiografiche. In vista della nuova stagione d’indagini che si sta prospettando per il vicus, si propone una rapida revisione dell’edito e dei dati d’archivio relativi alle indagini non invasive condotte a più riprese, per una prima lettura del paesaggio archeologico di Calvatone-Bedriacum.
{"title":"Il vicus di Bedriacum: note di archeologia del paesaggio","authors":"D. Bursich","doi":"10.54103/2035-4797/18023","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-4797/18023","url":null,"abstract":"Bedriacum era adagiato nell’intersezione tra vie d'acqua e terrestri, su un dosso che permetteva un guado sicuro sul fiume Ollius. Durante il corso delle indagini archeologiche effettuate nell’ultimo secolo, sono state condotte parallelamente anche analisi non invasive del territorio, che hanno portato a una definizione geologica di dettaglio, una visione d’insieme data dalle fotografie aeree, dall’analisi del sottosuolo tramite prospezioni geofisiche e il costante raffronto con le fonti storiografiche. In vista della nuova stagione d’indagini che si sta prospettando per il vicus, si propone una rapida revisione dell’edito e dei dati d’archivio relativi alle indagini non invasive condotte a più riprese, per una prima lettura del paesaggio archeologico di Calvatone-Bedriacum.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"34 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-06-15","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"87935837","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-06-15DOI: 10.54103/2035-4797/18039
P. Moretti
L’epitafio di Iulia Benenata (CLEAfr 60; fine III-inizio IV secolo), rinvenuto a Makthar, è constituito da sette esametri seguiti da un post-scriptum. Si esaminano i versi che, ricchi di echi lucreziani e virgiliani, riflettono un’immagine pagana dell’oltretomba, e sembrano far rivivere nell’anima virtuosa, che contempla senza timore (secure) l’abisso infernale, la figura del saggio lucreziano, immune dal timore della morte. Inoltre, si propongono alcuni argomenti che, considerando il monumento nel suo complesso – il post-scriptum contiene una formula cristiana –, suggeriscono che la defunta potrebbe invece essere stata cristiana: in particolare, si propone di leggere il sopracitato motivo dello sguardo che l’anima dal cielo rivolge verso l’inferno alla luce della parabola evangelica di Lazzaro e del ricco epulone.
{"title":"L’epitafio di Iulia Benenata. Lucrezio, Virgilio e il destino oltremondano di una cristiana","authors":"P. Moretti","doi":"10.54103/2035-4797/18039","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-4797/18039","url":null,"abstract":"L’epitafio di Iulia Benenata (CLEAfr 60; fine III-inizio IV secolo), rinvenuto a Makthar, è constituito da sette esametri seguiti da un post-scriptum. Si esaminano i versi che, ricchi di echi lucreziani e virgiliani, riflettono un’immagine pagana dell’oltretomba, e sembrano far rivivere nell’anima virtuosa, che contempla senza timore (secure) l’abisso infernale, la figura del saggio lucreziano, immune dal timore della morte. Inoltre, si propongono alcuni argomenti che, considerando il monumento nel suo complesso – il post-scriptum contiene una formula cristiana –, suggeriscono che la defunta potrebbe invece essere stata cristiana: in particolare, si propone di leggere il sopracitato motivo dello sguardo che l’anima dal cielo rivolge verso l’inferno alla luce della parabola evangelica di Lazzaro e del ricco epulone.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"116 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-06-15","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"76878347","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-06-13DOI: 10.54103/2035-4797/18005
Giovanna Rocca
Tra i graffiti incisi sulle rocce di Grammata, Syros-Cicladi, per epoca e contenuto classificati come ‘cristiani’, quattro sono invocazioni di soccorso e aiuto per la nave chiamata ‘Maria’. Dopo la descrizione del sito, la storia degli studi e una breve presentazione dei graffiti, viene affrontato il problema del nome proprio ‘Maria’ dal punto di vista linguistico e pragmatico soprattutto in concorrenza con i differenti tipi onomastici formulari quali Agia Maria e Theotokos che troviamo in altre testi dalle Cicladi.
{"title":"La nave ‘Maria’ a Grammata, Syros (Cicladi)","authors":"Giovanna Rocca","doi":"10.54103/2035-4797/18005","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2035-4797/18005","url":null,"abstract":"Tra i graffiti incisi sulle rocce di Grammata, Syros-Cicladi, per epoca e contenuto classificati come ‘cristiani’, quattro sono invocazioni di soccorso e aiuto per la nave chiamata ‘Maria’. Dopo la descrizione del sito, la storia degli studi e una breve presentazione dei graffiti, viene affrontato il problema del nome proprio ‘Maria’ dal punto di vista linguistico e pragmatico soprattutto in concorrenza con i differenti tipi onomastici formulari quali Agia Maria e Theotokos che troviamo in altre testi dalle Cicladi.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"61 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-06-13","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"86004760","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}