Pub Date : 2022-08-01DOI: 10.3280/jun55-2022oa14078
Alessandra De Coro, Luisa Zoppi
Questo articolo presenta una sintesi della conferenza internazionale patrocinata dalla IAAP e dall'AIPA e ospitata a Roma dalla Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA). Il tema "Le narrative nella Psicologia Analitica contemporanea. Studi sulle relazioni mente-corpo ha attratto l'interesse di molte colleghe e colleghi internazionali, che hanno partecipato a distanza ai lavori del convegno. In grandi linee sono qui riassunti i contenuti delle relazioni presentate nelle due mattinate da accademici senior italiani e stranieri, nonché i contributi di ricerca empirica presentati nei pomeriggi da giovani ricercatrici e ricercatori della LUMSA e dell'Università "La Sapienza" di Roma.
{"title":"IV International Joint Conference IAAP/LUMSA University Roma : 22-23 Aprile 2022","authors":"Alessandra De Coro, Luisa Zoppi","doi":"10.3280/jun55-2022oa14078","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/jun55-2022oa14078","url":null,"abstract":"Questo articolo presenta una sintesi della conferenza internazionale patrocinata dalla IAAP e dall'AIPA e ospitata a Roma dalla Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA). Il tema \"Le narrative nella Psicologia Analitica contemporanea. Studi sulle relazioni mente-corpo ha attratto l'interesse di molte colleghe e colleghi internazionali, che hanno partecipato a distanza ai lavori del convegno. In grandi linee sono qui riassunti i contenuti delle relazioni presentate nelle due mattinate da accademici senior italiani e stranieri, nonché i contributi di ricerca empirica presentati nei pomeriggi da giovani ricercatrici e ricercatori della LUMSA e dell'Università \"La Sapienza\" di Roma.","PeriodicalId":331776,"journal":{"name":"STUDI JUNGHIANI","volume":"40 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"124054086","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-08-01DOI: 10.3280/jun55-2022oa14067
Simona Massa Ope
Questo scritto è un contributo all'elaborazione del lutto collettivo per la morte di Gino Strada. Elaborare un lutto significa distillare consapevolezze e valori dall'opera in vita di un uomo che era radicalmente contro la guerra. Essere contro la guerra è una azione attiva e costante: è scegliere la vita ogni giorno. Significa fondare una nuova etica dell'alterità, sollevare lo sguardo incentrato solo su sè stessi per volgerlo con interesse e cura verso il mondo con tutte le alterità che lo abitano. È una adesione alla creazione come bene supremo, nella consapevolezza di appartenere a una realtà unitaria dove interno ed esterno si appartengono e hanno uguale valore.
{"title":"Stamani ho appeso un nastro alla mia porta di casa: Contributo di una psicologa analista per la scomparsa di Gino Strada","authors":"Simona Massa Ope","doi":"10.3280/jun55-2022oa14067","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/jun55-2022oa14067","url":null,"abstract":"Questo scritto è un contributo all'elaborazione del lutto collettivo per la morte di Gino Strada. Elaborare un lutto significa distillare consapevolezze e valori dall'opera in vita di un uomo che era radicalmente contro la guerra. Essere contro la guerra è una azione attiva e costante: è scegliere la vita ogni giorno. Significa fondare una nuova etica dell'alterità, sollevare lo sguardo incentrato solo su sè stessi per volgerlo con interesse e cura verso il mondo con tutte le alterità che lo abitano. È una adesione alla creazione come bene supremo, nella consapevolezza di appartenere a una realtà unitaria dove interno ed esterno si appartengono e hanno uguale valore.","PeriodicalId":331776,"journal":{"name":"STUDI JUNGHIANI","volume":"96 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"127106239","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-08-01DOI: 10.3280/jun55-2022oa14070
A. Romano
L'articolo si propone di illustrare: a) I nessi che intercorrono tra conduzione dell'analisi e caratteristiche del suo resoconto (il cosiddetto "caso clinico"). Vengono pertanto descritti e discussi il modello tradizionale della conduzione dell'analisi e quello corrispondente della redazione del caso clinico, entrambi ispirati a un metodo osservazionale, nel quale lo sguardo distaccato dell'osservatore ha un ruolo centrale. b) L'evoluzione della prassi analitica che, raccogliendo l'eredità dello spirito del Romanticismo, ha progressivamente ridotto l'importanza della interpretazione a favore di un sempre maggiore coinvolgimento personale dell'analista. c) Le difficoltà che si oppongono a una trascrizione efficace delle esperienze emotive e immaginali vissute nell'interazione di analista e paziente. Tali difficoltà rinviano alla indicibilità dei "vissuti", nei quali non è più possibile una netta distinzione tra significante e significato. d) Il parallelismo tra redazione del "caso clinico" e traduzione da una lingua a un'altra. In entrambi i casi, una possibile, seppur parziale, soluzione delle difficoltà sta nella applicazione della cosiddetta "costruzione dei comparabili" (Ricoeur), che significa tendere a una equivalenza ma non a una identità tra ciò che accade in analisi e ciò che noi scriviamo: dire la stessa cosa ma in altro modo, facendo uso dell'analogia.
{"title":"Peripezie del \"caso clinico\"","authors":"A. Romano","doi":"10.3280/jun55-2022oa14070","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/jun55-2022oa14070","url":null,"abstract":"L'articolo si propone di illustrare: a) I nessi che intercorrono tra conduzione dell'analisi e caratteristiche del suo resoconto (il cosiddetto \"caso clinico\"). Vengono pertanto descritti e discussi il modello tradizionale della conduzione dell'analisi e quello corrispondente della redazione del caso clinico, entrambi ispirati a un metodo osservazionale, nel quale lo sguardo distaccato dell'osservatore ha un ruolo centrale. b) L'evoluzione della prassi analitica che, raccogliendo l'eredità dello spirito del Romanticismo, ha progressivamente ridotto l'importanza della interpretazione a favore di un sempre maggiore coinvolgimento personale dell'analista. c) Le difficoltà che si oppongono a una trascrizione efficace delle esperienze emotive e immaginali vissute nell'interazione di analista e paziente. Tali difficoltà rinviano alla indicibilità dei \"vissuti\", nei quali non è più possibile una netta distinzione tra significante e significato. d) Il parallelismo tra redazione del \"caso clinico\" e traduzione da una lingua a un'altra. In entrambi i casi, una possibile, seppur parziale, soluzione delle difficoltà sta nella applicazione della cosiddetta \"costruzione dei comparabili\" (Ricoeur), che significa tendere a una equivalenza ma non a una identità tra ciò che accade in analisi e ciò che noi scriviamo: dire la stessa cosa ma in altro modo, facendo uso dell'analogia.","PeriodicalId":331776,"journal":{"name":"STUDI JUNGHIANI","volume":"62 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"132446152","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-08-01DOI: 10.3280/jun55-2022oa12790
Shady Dell'Amico
Nel presente articolo l'autore ha esaminato la funzione che le immagini del femminile ricoprono nella Risposta a Giobbe di Carl Gustav Jung, concentrandosi nello specifico sulla figura apocalittica della "Donna vestita di sole" e sui suoi rapporti con la Sophia, presente nella letteratura sapienziale, e con Maria. Viene mostrato come Jung sviluppi il particolare esercizio mitopoietico della Risposta coinvolgendo il femminile in matrimoni celesti capaci di dare alla luce espressioni sempre più complete dell'archetipo del Sé. Nelle conclusioni l'autore ha stabilito un confronto fra le prefigurazioni del testo junghiano e il nostro presente.
在这篇文章中,作者研究了卡尔·古斯塔夫·荣格(Carl Gustav Jung)对约伯(jobbe)的回答中女性形象所起的作用,特别关注世界末日的“穿太阳衣服的女人”,以及她与智慧文学中的索菲亚(Sophia)和玛丽亚(Maria)的关系。它展示了荣格是如何通过让女性参与到神圣的婚姻中来发展这种特殊的神话般的反应练习的。在结论中,作者将荣格文字的先兆与我们现在的文本进行了比较。
{"title":"Il ruolo del femminile nella Risposta a Giobbe di Carl Gustav Jung","authors":"Shady Dell'Amico","doi":"10.3280/jun55-2022oa12790","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/jun55-2022oa12790","url":null,"abstract":"Nel presente articolo l'autore ha esaminato la funzione che le immagini del femminile ricoprono nella Risposta a Giobbe di Carl Gustav Jung, concentrandosi nello specifico sulla figura apocalittica della \"Donna vestita di sole\" e sui suoi rapporti con la Sophia, presente nella letteratura sapienziale, e con Maria. Viene mostrato come Jung sviluppi il particolare esercizio mitopoietico della Risposta coinvolgendo il femminile in matrimoni celesti capaci di dare alla luce espressioni sempre più complete dell'archetipo del Sé. Nelle conclusioni l'autore ha stabilito un confronto fra le prefigurazioni del testo junghiano e il nostro presente.","PeriodicalId":331776,"journal":{"name":"STUDI JUNGHIANI","volume":"65 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"128600769","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-08-01DOI: 10.3280/jun55-2022oa14071
Alessandra De Coro
Commemorando la scomparsa di Carla De Gennaro e Giuseppe Nonini, Alessandra De Coro ne ricorda i contributi teorico-clinici e la preziosa partecipazione alla vita associativa.
{"title":"Carla De Gennaro (1946-2021) e Giuseppe Nonini (1944-2021)","authors":"Alessandra De Coro","doi":"10.3280/jun55-2022oa14071","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/jun55-2022oa14071","url":null,"abstract":"Commemorando la scomparsa di Carla De Gennaro e Giuseppe Nonini, Alessandra De Coro ne ricorda i contributi teorico-clinici e la preziosa partecipazione alla vita associativa.","PeriodicalId":331776,"journal":{"name":"STUDI JUNGHIANI","volume":"103 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"121502333","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-02-01DOI: 10.3280/jun54-2021oa12552
Riccardo Gramantieri
Nel romanzo L'imperatore-dio di Dune di Frank Herbert il tiranno Leto II lega con un voto di obbedienza la fedele Nayla alla ribelle Siona. Nel finale del romanzo, Nayla contribuirà involontariamente all'uccisione del suo amato imperatore permettendo l'azione della ribelle Siona, e dunque del volere di Leto. C'è in questo legame fra Leto II, Nayla e Siona una predestinazione che ricorda il legame fra Cristo e Giuda. Facendo riferimento ai modelli della psicologia analitica, scopo di questo lavoro è quello di dimostrare come nell'operare di Leto II agisca l'archetipo junghiano di Cristo. Leto rappresenta, con la sua mostruosa fisicità e con le sue capacità psichiche e divinatorie, tutti i principali archetipi junghiani che si avvicendano nel processo di individuazione: è Ombra (è contemporaneamente il diavolo Shaitan e il dio creatore Shai-Hulud); è Anima (possiede i ricordi della sorella gemella Ghanima, della madre Chani, della nonna Jessica, e può parlare con la loro voce); è syzygia (sposa la sorella Ghanima); è rappresentazione del Sé attraverso l'archetipo di Cristo che, come dice Jung, in quanto eroe e uomo-dio psicologicamente designa il Sé
{"title":"L'Archetipo di Cristo nella serie Dune di Frank Herbert","authors":"Riccardo Gramantieri","doi":"10.3280/jun54-2021oa12552","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/jun54-2021oa12552","url":null,"abstract":"Nel romanzo L'imperatore-dio di Dune di Frank Herbert il tiranno Leto II lega con un voto di obbedienza la fedele Nayla alla ribelle Siona. Nel finale del romanzo, Nayla contribuirà involontariamente all'uccisione del suo amato imperatore permettendo l'azione della ribelle Siona, e dunque del volere di Leto. C'è in questo legame fra Leto II, Nayla e Siona una predestinazione che ricorda il legame fra Cristo e Giuda. Facendo riferimento ai modelli della psicologia analitica, scopo di questo lavoro è quello di dimostrare come nell'operare di Leto II agisca l'archetipo junghiano di Cristo. Leto rappresenta, con la sua mostruosa fisicità e con le sue capacità psichiche e divinatorie, tutti i principali archetipi junghiani che si avvicendano nel processo di individuazione: è Ombra (è contemporaneamente il diavolo Shaitan e il dio creatore Shai-Hulud); è Anima (possiede i ricordi della sorella gemella Ghanima, della madre Chani, della nonna Jessica, e può parlare con la loro voce); è syzygia (sposa la sorella Ghanima); è rappresentazione del Sé attraverso l'archetipo di Cristo che, come dice Jung, in quanto eroe e uomo-dio psicologicamente designa il Sé","PeriodicalId":331776,"journal":{"name":"STUDI JUNGHIANI","volume":"1 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"123526199","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-02-01DOI: 10.3280/jun54-2021oa13064
S. Presciuttini
L'"emergenza sanitaria" ha costretto gli analisti a cercare modalità inedite per proseguire l'analisi. L'articolo si sofferma in particolare sui cambiamenti apportati nel setting dalla presenza della mascherina sanitaria, tracciando un excursus che dal tema della "maschera" negli usi collettivi delle culture umane si svolge attraverso il concetto junghiano di Persona, in contrapposizione al tema del "volto" come immagine autentica del sé. Una vignetta clinica illustra le criticità apportate dalla mascherina nel setting, nel suo ostacolare la comunicazione delle emozioni. In mancanza di un'elaborazione trasformativa dei dati concreti, anche lo "smascheramento" può condurre a un incontro destabilizzante. Nei momenti di oscurità e confusione che si attraversano in analisi, l'analista sperimenta quella sorta di "identità inconscia" fra terapeuta e paziente che Jung ha definito Nigredo. Il corpo sottile acquista allora caratteri di gravità, pesantezza, spessore, che ne danneggiano la qualità trasformativa.
{"title":"Maschere e volti nel setting ai tempi della pandemia","authors":"S. Presciuttini","doi":"10.3280/jun54-2021oa13064","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/jun54-2021oa13064","url":null,"abstract":"L'\"emergenza sanitaria\" ha costretto gli analisti a cercare modalità inedite per proseguire l'analisi. L'articolo si sofferma in particolare sui cambiamenti apportati nel setting dalla presenza della mascherina sanitaria, tracciando un excursus che dal tema della \"maschera\" negli usi collettivi delle culture umane si svolge attraverso il concetto junghiano di Persona, in contrapposizione al tema del \"volto\" come immagine autentica del sé. Una vignetta clinica illustra le criticità apportate dalla mascherina nel setting, nel suo ostacolare la comunicazione delle emozioni. In mancanza di un'elaborazione trasformativa dei dati concreti, anche lo \"smascheramento\" può condurre a un incontro destabilizzante. Nei momenti di oscurità e confusione che si attraversano in analisi, l'analista sperimenta quella sorta di \"identità inconscia\" fra terapeuta e paziente che Jung ha definito Nigredo. Il corpo sottile acquista allora caratteri di gravità, pesantezza, spessore, che ne danneggiano la qualità trasformativa. ","PeriodicalId":331776,"journal":{"name":"STUDI JUNGHIANI","volume":"74 2","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"113954217","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-02-01DOI: 10.3280/jun54-2021oa13278
M. West
L'articolo sostiene che la self-disclosure dell'analista in seduta sia intimamente legata all'esperienza traumatica e alle pressioni che l'analista sente su di sé e che lo spingono a non ri-traumatizzare il paziente o ripetere con lui dinamiche traumatiche. Fornisce una serie di esempi di tali pressioni e delinea le difficoltà che l'analista può sperimentare nell'adottare un atteggiamento analitico, definito come il cercare di stare quanto più vicino possibile a ciò che il paziente porta in seduta. Ipotizza che la self-disclosure possa essere usata per disconfermare la percezione negativa che il paziente ha di se stesso o dell'analista, o per cercare di indurre il paziente ad acquisire una percezione positiva di se stesso o dell'analista, e che sebbene animati da buone intenzioni, tali interventi possano rivelarsi fallimentari e prolungare l'angoscia del paziente. Vengono forniti esempi in cui l'analista resta aderente alla co-costruzione delle prime dinamiche relazionali traumatiche e lavori attraverso il complesso traumatico; questo atteggiamento viene confrontato e contrapposto ad alcuni atteggiamenti psicoanalitici relazionali.
{"title":"Self-disclosure, trauma e pressioni sull'analista","authors":"M. West","doi":"10.3280/jun54-2021oa13278","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/jun54-2021oa13278","url":null,"abstract":"L'articolo sostiene che la self-disclosure dell'analista in seduta sia intimamente legata all'esperienza traumatica e alle pressioni che l'analista sente su di sé e che lo spingono a non ri-traumatizzare il paziente o ripetere con lui dinamiche traumatiche. Fornisce una serie di esempi di tali pressioni e delinea le difficoltà che l'analista può sperimentare nell'adottare un atteggiamento analitico, definito come il cercare di stare quanto più vicino possibile a ciò che il paziente porta in seduta. Ipotizza che la self-disclosure possa essere usata per disconfermare la percezione negativa che il paziente ha di se stesso o dell'analista, o per cercare di indurre il paziente ad acquisire una percezione positiva di se stesso o dell'analista, e che sebbene animati da buone intenzioni, tali interventi possano rivelarsi fallimentari e prolungare l'angoscia del paziente. Vengono forniti esempi in cui l'analista resta aderente alla co-costruzione delle prime dinamiche relazionali traumatiche e lavori attraverso il complesso traumatico; questo atteggiamento viene confrontato e contrapposto ad alcuni atteggiamenti psicoanalitici relazionali.","PeriodicalId":331776,"journal":{"name":"STUDI JUNGHIANI","volume":"5 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"129624087","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-02-01DOI: 10.3280/jun54-2021oa12783
Mariella Battipaglia
L'autrice, nel riportare un'esperienza clinica, ripercorre il processo terapeutico riflettendo su alcuni accadimenti legati alla matrice somatica della coppia analitica a lavoro. Le risonanze diadiche attivate nel campo rimandano alle dinamiche implicite psicofisiche della diade madre/bambino, potendo considerare alcuni "fenomeni corporei" come la base corporea dei fenomeni transizionali. In quest'area terza la madre deve concedersi di farsi "usare" come strumento facilitatore del contatto tra realtà esterna e realtà interna. La coppia analitica si è ritrovata nuovamente a lavoro dopo sedici anni: alla luce dell'esperienza clinica odierna e delle recenti teorizzazioni sul contro-transfert corporeo, ha guardato al campo analitico e al suo dinamismo connesso alla tessitura temporale come una dimensione nuova, uno spazio terzo intersoggettivo in cui l'arrendevolezza ad esso trasforma e alchimizza i temi e il tempo della vita.
{"title":"La chiusura anoressia e i \"restauri\" nel campo: un'esperienza clinica","authors":"Mariella Battipaglia","doi":"10.3280/jun54-2021oa12783","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/jun54-2021oa12783","url":null,"abstract":"L'autrice, nel riportare un'esperienza clinica, ripercorre il processo terapeutico riflettendo su alcuni accadimenti legati alla matrice somatica della coppia analitica a lavoro. Le risonanze diadiche attivate nel campo rimandano alle dinamiche implicite psicofisiche della diade madre/bambino, potendo considerare alcuni \"fenomeni corporei\" come la base corporea dei fenomeni transizionali. In quest'area terza la madre deve concedersi di farsi \"usare\" come strumento facilitatore del contatto tra realtà esterna e realtà interna. La coppia analitica si è ritrovata nuovamente a lavoro dopo sedici anni: alla luce dell'esperienza clinica odierna e delle recenti teorizzazioni sul contro-transfert corporeo, ha guardato al campo analitico e al suo dinamismo connesso alla tessitura temporale come una dimensione nuova, uno spazio terzo intersoggettivo in cui l'arrendevolezza ad esso trasforma e alchimizza i temi e il tempo della vita. ","PeriodicalId":331776,"journal":{"name":"STUDI JUNGHIANI","volume":"23 1","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"126896455","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-02-01DOI: 10.3280/jun54-2021oa13148
Anna Michelini Tocci
L'autore, partendo da spunti personali, ipotizza segrete risonanze tra Jung e Winnicott, così diversi ma collegati da una ricerca profonda. Partendo dal primo sogno di Jung, riportato nel suo diario Memorie, sogni, riflessioni, e da una poesia di Winnicott, L'albero, l'autore si avventura in domande aperte circa la posizione di Jung descritta nelle Memorie e quella di Winnicott nella sua recensione del diario di Jung. Vengono inoltre prese in considerazione gli scambi di lettere tra Winnicott e Fordham. L'autore propone una lettura più approfondita ed emotiva di una comune partenza dei due maestri dal fatto di aver avuto madri depresse e l'iter di ognuno di loro a partire da questa situazione così significativa per entrambi. I due si diversificano immensamente, ma sembra all'autore che Jung possa aver ‘aiutato' in qualche modo Winnicott ad affrontare e riconoscere la presenza di un continuum unitario dell'essere, sul quale Winnicott rifletteva negli ultimi lavori.
{"title":"Jung e Winnicott: segrete risonanze","authors":"Anna Michelini Tocci","doi":"10.3280/jun54-2021oa13148","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/jun54-2021oa13148","url":null,"abstract":"L'autore, partendo da spunti personali, ipotizza segrete risonanze tra Jung e Winnicott, così diversi ma collegati da una ricerca profonda. Partendo dal primo sogno di Jung, riportato nel suo diario Memorie, sogni, riflessioni, e da una poesia di Winnicott, L'albero, l'autore si avventura in domande aperte circa la posizione di Jung descritta nelle Memorie e quella di Winnicott nella sua recensione del diario di Jung. Vengono inoltre prese in considerazione gli scambi di lettere tra Winnicott e Fordham. L'autore propone una lettura più approfondita ed emotiva di una comune partenza dei due maestri dal fatto di aver avuto madri depresse e l'iter di ognuno di loro a partire da questa situazione così significativa per entrambi. I due si diversificano immensamente, ma sembra all'autore che Jung possa aver ‘aiutato' in qualche modo Winnicott ad affrontare e riconoscere la presenza di un continuum unitario dell'essere, sul quale Winnicott rifletteva negli ultimi lavori. ","PeriodicalId":331776,"journal":{"name":"STUDI JUNGHIANI","volume":"13 3","pages":"0"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"120993681","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}