Le strutture sanitarie costituiscono uno dei settori lavorativi in cui il processo di gestione del rischio lavorativo appare maggiormente difficoltoso e complesso. Cio dipende da diversi fattori tra i quali due appaiono significativi: la missione dell’organizzazione rivolta alla cura e al benessere del paziente e l’alta complessita dell’organizzazione con contenuti altamente specialistici delle diverse prestazioni lavorative. Ne consegue che l’attenzione verso i bisogni del paziente induce negli operatori una bassa percezione del rischio, direttamente proporzionale al grado di specializzazione e di responsabilita nell’organizzazione, mentre l’importante spinta tecnologica e specialistica presente all’interno delle strutture sanitarie rende difficili i cambiamenti dell’organizzazione, in funzione della prevenzione dei rischi, a causa di una conseguente, forte frammentazione e decentramento delle competenze e delle responsabilita gestionali. Sebbene questo quadro organizzativo sia fortemente complesso, l’obiettivo prioritario per la struttura sanitaria e quello di fornire un elevato grado di sicurezza e protezione sia dell’operatore sanitario che del paziente. Obiettivo del workshop e quello di presentare alcuni aspetti critici nella valutazione e gestione dei rischi chimici, fisici e biologici nelle strutture sanitarie in relazione all’evoluzione della normativa e delle conoscenze scientifiche.
{"title":"Strumenti e metodi per la salute e la sicurezza nelle strutture sanitarie","authors":"A. Moccaldi","doi":"10.2427/6235","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6235","url":null,"abstract":"Le strutture sanitarie costituiscono uno dei settori lavorativi in cui il processo di gestione del rischio lavorativo appare maggiormente difficoltoso e complesso. Cio dipende da diversi fattori tra i quali due appaiono significativi: la missione dell’organizzazione rivolta alla cura e al benessere del paziente e l’alta complessita dell’organizzazione con contenuti altamente specialistici delle diverse prestazioni lavorative. Ne consegue che l’attenzione verso i bisogni del paziente induce negli operatori una bassa percezione del rischio, direttamente proporzionale al grado di specializzazione e di responsabilita nell’organizzazione, mentre l’importante spinta tecnologica e specialistica presente all’interno delle strutture sanitarie rende difficili i cambiamenti dell’organizzazione, in funzione della prevenzione dei rischi, a causa di una conseguente, forte frammentazione e decentramento delle competenze e delle responsabilita gestionali. Sebbene questo quadro organizzativo sia fortemente complesso, l’obiettivo prioritario per la struttura sanitaria e quello di fornire un elevato grado di sicurezza e protezione sia dell’operatore sanitario che del paziente. Obiettivo del workshop e quello di presentare alcuni aspetti critici nella valutazione e gestione dei rischi chimici, fisici e biologici nelle strutture sanitarie in relazione all’evoluzione della normativa e delle conoscenze scientifiche.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68880123","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
L. Bassoli, B. Castelli, R. Curci, D. Signorelli, A. Pellai
Obiettivi : l’esperienza dell’abuso sessuale si ripercuote su diversi aspetti della personalita delle vittime. Il nostro studio ha analizzato la sua influenza sulla percezione corporea (Test delle figure di Collins), sull’autostima corporea (Scala Corporea del Test Multidimensionale Autostima di Bracken) e sull’adozione di comportamenti alimentari patologici (Eating Attitude Test). Materiali e metodi : il campione della ricerca e composto da 2935 studenti maggiorenni frequentanti le 212 classi quinte dei 46 istituti superiori milanesi selezionati per la ricerca. Gli strumenti sono i test sopraindicati ed un questionario ad hoc per indagare le caratteristiche dell’eventuale abuso sessuale. La compilazione e la restituzione dei questionari hanno salvaguardato rigorosamente l’anonimato. Risultati : nel campione, l’esperienza dell’abuso incide sulla percezione corporea aumentando il divario tra l’immagine del corpo in cui ci si riconosce e l’immagine che si vorrebbe avere con una differenza media che nei maschi passa da 0,1 nei non abusati a –0,4 in vittime d’abuso lieve fino a 1 in vittime d’abuso grave, mentre nelle ragazze i valori sono rispettivamente 0,8, 0,9 e 1,3. La percentuale a rischio per disturbi del comportamento alimentare sale notevolmente tra le vittime d’abuso, essendo 1,5% e 11,8% in maschi e femmine non vittimizzati, 2,3% e 15,9% rispettivamente in vittime d’abuso lieve e 27,3% e 24,1% in vittime d’abuso grave. Anche sull’autostima corporea l’esperienza dell’abuso sembra avere un forte impatto che si manifesta con un aumento dei casi di bassa autostima che risultano il 15,6% e il 35,5% tra maschi e femmine non abusati, il 16% e il 41,2%, rispettivamente, tra chi ha subito un abuso lieve e il 27,3% e il 50% tra le vittime d’abuso grave. Conclusioni : la ricerca suggerisce che essere vittima abuso sessuale nell’infanzia puo riflettersi negativamente sulla percezione corporea e sull’autostima corporea degli adolescenti e puo predisporre ai disturbi del comportamento alimentare.
{"title":"Rilevazione della percezione corporea, dell' autostima corporea e dei disturbi del comportamento alimentare in adolescenti vittime di abuso sessuale durante l' infanzia.","authors":"L. Bassoli, B. Castelli, R. Curci, D. Signorelli, A. Pellai","doi":"10.2427/6258","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6258","url":null,"abstract":"Obiettivi : l’esperienza dell’abuso sessuale si ripercuote su diversi aspetti della personalita delle vittime. Il nostro studio ha analizzato la sua influenza sulla percezione corporea (Test delle figure di Collins), sull’autostima corporea (Scala Corporea del Test Multidimensionale Autostima di Bracken) e sull’adozione di comportamenti alimentari patologici (Eating Attitude Test). Materiali e metodi : il campione della ricerca e composto da 2935 studenti maggiorenni frequentanti le 212 classi quinte dei 46 istituti superiori milanesi selezionati per la ricerca. Gli strumenti sono i test sopraindicati ed un questionario ad hoc per indagare le caratteristiche dell’eventuale abuso sessuale. La compilazione e la restituzione dei questionari hanno salvaguardato rigorosamente l’anonimato. Risultati : nel campione, l’esperienza dell’abuso incide sulla percezione corporea aumentando il divario tra l’immagine del corpo in cui ci si riconosce e l’immagine che si vorrebbe avere con una differenza media che nei maschi passa da 0,1 nei non abusati a –0,4 in vittime d’abuso lieve fino a 1 in vittime d’abuso grave, mentre nelle ragazze i valori sono rispettivamente 0,8, 0,9 e 1,3. La percentuale a rischio per disturbi del comportamento alimentare sale notevolmente tra le vittime d’abuso, essendo 1,5% e 11,8% in maschi e femmine non vittimizzati, 2,3% e 15,9% rispettivamente in vittime d’abuso lieve e 27,3% e 24,1% in vittime d’abuso grave. Anche sull’autostima corporea l’esperienza dell’abuso sembra avere un forte impatto che si manifesta con un aumento dei casi di bassa autostima che risultano il 15,6% e il 35,5% tra maschi e femmine non abusati, il 16% e il 41,2%, rispettivamente, tra chi ha subito un abuso lieve e il 27,3% e il 50% tra le vittime d’abuso grave. Conclusioni : la ricerca suggerisce che essere vittima abuso sessuale nell’infanzia puo riflettersi negativamente sulla percezione corporea e sull’autostima corporea degli adolescenti e puo predisporre ai disturbi del comportamento alimentare.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68880221","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Il virus varicella zoster (VZV) e un herpes virus e causa, nell’uomo, due forme morbose distinte, la varicella e l’herpes zoster. La prima e dovuta all’infezione primaria da VZV, la seconda e dovuta alla riattivazione del VZV latente. Condizione necessaria allo sviluppo dello zoster e quindi un precedente episodio clinico o subclinico di varicella. La varicella e una malattia infettiva estremamente contagiosa, piu frequente in eta pediatrica. Ha un’incubazione di 10-21 giorni e nella fase clinica e caratterizzata da febbre, leucopenia, trombocitopenia, spesso epatite subclinica e lesioni cutanee di tipo vescicolare. Il numero delle vescicole varia da individuo ad individuo ma in media si aggira circa sui 300 elementi. L’eruzione e usualmente piu intensa negli adolescenti e negli adulti. In essi la malattia ha comunemente un andamento piu severo e le complicanze sono molto piu frequenti. Tra le complicanze della varicella le piu comuni sono certamente le superinfezioni batteriche a partenza dalla cute lesa. Queste sono per lo piu causate da Staphylococcus aureus o Streptococcus pyogenes. Le infezioni da tali germi possono essere invasive dando artrite settica, fascite, shock settico ecc. Una complicanza frequente e la polmonite, che si verifica nel 20% delle infezioni dell’adulto mentre e meno frequente in eta pediatrica. Il VZV puo inoltre causare infezioni del sistema nervoso centrale
{"title":"Varicella: strategie di vaccinazione e risultati farmacoeconomici","authors":"C. Azzari, A. Girasole, F. Ceciarini, A. Vierucci","doi":"10.2427/6227","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6227","url":null,"abstract":"Il virus varicella zoster (VZV) e un herpes virus e causa, nell’uomo, due forme morbose distinte, la varicella e l’herpes zoster. La prima e dovuta all’infezione primaria da VZV, la seconda e dovuta alla riattivazione del VZV latente. Condizione necessaria allo sviluppo dello zoster e quindi un precedente episodio clinico o subclinico di varicella. La varicella e una malattia infettiva estremamente contagiosa, piu frequente in eta pediatrica. Ha un’incubazione di 10-21 giorni e nella fase clinica e caratterizzata da febbre, leucopenia, trombocitopenia, spesso epatite subclinica e lesioni cutanee di tipo vescicolare. Il numero delle vescicole varia da individuo ad individuo ma in media si aggira circa sui 300 elementi. L’eruzione e usualmente piu intensa negli adolescenti e negli adulti. In essi la malattia ha comunemente un andamento piu severo e le complicanze sono molto piu frequenti. Tra le complicanze della varicella le piu comuni sono certamente le superinfezioni batteriche a partenza dalla cute lesa. Queste sono per lo piu causate da Staphylococcus aureus o Streptococcus pyogenes. Le infezioni da tali germi possono essere invasive dando artrite settica, fascite, shock settico ecc. Una complicanza frequente e la polmonite, che si verifica nel 20% delle infezioni dell’adulto mentre e meno frequente in eta pediatrica. Il VZV puo inoltre causare infezioni del sistema nervoso centrale","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68879565","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
B. Bianconi, Piersante Sestini, L. Bianciardi, M. Calamai, Giacomo Lazzeri, M. Giacchi
Obiettivi : l’ospedale dovrebbe rappresentare un modello per la promozione della salute, tuttavia, nonostante i divieti di legge, l’abitudine di fumare in ospedale e ancora diffusa. Obiettivo dello studio e rilevare l’abitudine al fumo di personale sanitario, pazienti e visitatori, nei locali dell’AOUS. Metodi : alcuni studenti universitari, durante le loro attivita curricolari, hanno percorso i locali del policlinico in orari diversi, contando il numero di persone incontrate, operatori sanitari e pazienti/visitatori, e indicando il numero di coloro che stavano fumando, in entrambe le categorie. Questo studio e stato ripetuto negli anni 1998, 1999 e 2003. Risultati : la prevalenza di persone che stavano fumando e risultata del 6,4% nel 1998, del 3,8% nel 1999 e dell’1,1% nel 2003. La prevalenza di operatori sanitari che fumavano rispetto al totale dei fumatori e risultata rispettivamente del 25%, del 26% e del 23,8%. Nei due anni passati, nell’atrio, nel bar e nelle zone antistanti i reparti c’era una maggiore presenza di persone che fumavano; mentre nell’ultima indagine sono stati riscontrati piu fumatori, oltre che nell’atrio, nei corridoi del piano didattico, zona non indagata in precedenza. Nell’ultima rilevazione, non sono stati individuati fumatori nei due bar del policlinico; mentre sono sempre stati rilevati, in numero esiguo, operatori sanitari che fumano all’interno delle corsie di degenza. Conclusioni : la diminuzione costante del numero di fumatori in ospedale, mostra come ci sia stato negli ultimi anni un rispetto sempre maggiore del divieto di fumo nei luoghi di cura. Il coinvolgimento di futuri medici permette di promuovere il problema fumo in ospedale.
{"title":"Evoluzione dell' abitudine al fumo nei locali dellíAzienda Ospedaliera Universitaria Senese dal 1998 al 2003","authors":"B. Bianconi, Piersante Sestini, L. Bianciardi, M. Calamai, Giacomo Lazzeri, M. Giacchi","doi":"10.2427/6244","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6244","url":null,"abstract":"Obiettivi : l’ospedale dovrebbe rappresentare un modello per la promozione della salute, tuttavia, nonostante i divieti di legge, l’abitudine di fumare in ospedale e ancora diffusa. Obiettivo dello studio e rilevare l’abitudine al fumo di personale sanitario, pazienti e visitatori, nei locali dell’AOUS. Metodi : alcuni studenti universitari, durante le loro attivita curricolari, hanno percorso i locali del policlinico in orari diversi, contando il numero di persone incontrate, operatori sanitari e pazienti/visitatori, e indicando il numero di coloro che stavano fumando, in entrambe le categorie. Questo studio e stato ripetuto negli anni 1998, 1999 e 2003. Risultati : la prevalenza di persone che stavano fumando e risultata del 6,4% nel 1998, del 3,8% nel 1999 e dell’1,1% nel 2003. La prevalenza di operatori sanitari che fumavano rispetto al totale dei fumatori e risultata rispettivamente del 25%, del 26% e del 23,8%. Nei due anni passati, nell’atrio, nel bar e nelle zone antistanti i reparti c’era una maggiore presenza di persone che fumavano; mentre nell’ultima indagine sono stati riscontrati piu fumatori, oltre che nell’atrio, nei corridoi del piano didattico, zona non indagata in precedenza. Nell’ultima rilevazione, non sono stati individuati fumatori nei due bar del policlinico; mentre sono sempre stati rilevati, in numero esiguo, operatori sanitari che fumano all’interno delle corsie di degenza. Conclusioni : la diminuzione costante del numero di fumatori in ospedale, mostra come ci sia stato negli ultimi anni un rispetto sempre maggiore del divieto di fumo nei luoghi di cura. Il coinvolgimento di futuri medici permette di promuovere il problema fumo in ospedale.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68880334","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
B. Bianconi, Piersante Sestini, L. Bianciardi, M. Calamai, A. Zani, M. Giacchi
Obiettivo : l’ospedale come luogo di cura dovrebbe essere libero dal fumo, purtroppo, nonostante i vincoli di legge, ci sono ancora operatori sanitari che fumano durante l’orario di lavoro. Obiettivo dello studio, promosso dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese che ha aderito alla Rete HPH, e evidenziare le abitudini al fumo del personale sanitario e l’approccio al paziente fumatore. Metodi : un gruppo di studenti universitari, durante le loro attivita curricolari per l’A.A. 2002/2003, hanno distribuito un questionario ad almeno un operatore sanitario di ogni Unita Operativa Complessa (U.O.C.) dell’AOUS. Il questionario indaga le abitudini al fumo degli operatori, i luoghi dove si fuma ed il tipo di approccio al paziente fumatore. Risultati : i dati raccolti sono relativi al 72% delle U.O.C. La prevalenza dei fumatori tra il personale sanitario, riferita dagli operatori intervistati, e risultata del 28% tra i dirigenti medici, del 32% tra i medici specializzandi e/o interni, del 41% tra gli infermieri, del 30% tra gli OTA e del 20% tra i rappresentanti di altre categorie. Dati interessanti emergono dalle indicazioni dei luoghi dove il personale fuma durante l’orario di lavoro: nel 7% delle U.O.C. si fuma nelle corsie di reparto e/o negli ambulatori, nel 30% negli studi privati, nel 56% nelle zone per fumatori e nei balconi. Nel 90% delle U.O.C. viene chiesto al paziente ricoverato se e un fumatore, nel 79% di queste viene indicato in cartella il numero di sigarette. Conclusioni : i dati raccolti sono abbastanza concordanti con i dati nazionali sulla percentuale di medici fumatori, dobbiamo pero tener conto del fatto che questi dati sono stati ricavati da informazioni riferite da pochi rappresentanti di ogni U.O.C.
目标:医院作为治疗场所应该是无烟的,不幸的是,尽管有法律限制,仍有医务人员在工作时间吸烟。这项研究由加入HPH网络的塞纳大学医院发起,旨在突出医务人员的吸烟习惯和吸烟病人的做法。方法:一群大学生在他们的课外活动中。在2002/ 03年度,他们向aous每个复杂操作单元(u.o.c.)的至少一名卫生工作者分发了一份问卷。问卷调查了工作人员的吸烟习惯、吸烟地点和对吸烟者的态度。结果:收集数据72% U。O . C .流行的医务人员之间的吸烟者,运营商的管理人员中,28%的受访者,和医生、医生之间的32%和/或内部,41%的护士,OTA之间的30%和20%之间其他类别的代表。关于工作人员在工作时间吸烟的地点的资料显示了一些有趣的数字:7%的工作人员在病房和/或诊所吸烟,30%在私人诊所吸烟,56%在吸烟区和阳台上吸烟。90%的住院病人被问及是否吸烟,79%的病人在档案中注明了吸烟的数量。结论:收集到的数据与国家关于吸烟医生比例的数据相当一致,但我们必须考虑到,这些数据是根据每个单位的少数代表报告的信息得出的。
{"title":"Abitudini al fumo del personale sanitario in ospedale","authors":"B. Bianconi, Piersante Sestini, L. Bianciardi, M. Calamai, A. Zani, M. Giacchi","doi":"10.2427/6245","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6245","url":null,"abstract":"Obiettivo : l’ospedale come luogo di cura dovrebbe essere libero dal fumo, purtroppo, nonostante i vincoli di legge, ci sono ancora operatori sanitari che fumano durante l’orario di lavoro. Obiettivo dello studio, promosso dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese che ha aderito alla Rete HPH, e evidenziare le abitudini al fumo del personale sanitario e l’approccio al paziente fumatore. Metodi : un gruppo di studenti universitari, durante le loro attivita curricolari per l’A.A. 2002/2003, hanno distribuito un questionario ad almeno un operatore sanitario di ogni Unita Operativa Complessa (U.O.C.) dell’AOUS. Il questionario indaga le abitudini al fumo degli operatori, i luoghi dove si fuma ed il tipo di approccio al paziente fumatore. Risultati : i dati raccolti sono relativi al 72% delle U.O.C. La prevalenza dei fumatori tra il personale sanitario, riferita dagli operatori intervistati, e risultata del 28% tra i dirigenti medici, del 32% tra i medici specializzandi e/o interni, del 41% tra gli infermieri, del 30% tra gli OTA e del 20% tra i rappresentanti di altre categorie. Dati interessanti emergono dalle indicazioni dei luoghi dove il personale fuma durante l’orario di lavoro: nel 7% delle U.O.C. si fuma nelle corsie di reparto e/o negli ambulatori, nel 30% negli studi privati, nel 56% nelle zone per fumatori e nei balconi. Nel 90% delle U.O.C. viene chiesto al paziente ricoverato se e un fumatore, nel 79% di queste viene indicato in cartella il numero di sigarette. Conclusioni : i dati raccolti sono abbastanza concordanti con i dati nazionali sulla percentuale di medici fumatori, dobbiamo pero tener conto del fatto che questi dati sono stati ricavati da informazioni riferite da pochi rappresentanti di ogni U.O.C.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68880383","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Uno dei parametri importanti e necessari per l’accreditamento delle strutture ospedaliere riguarda la qualita del servizio fornito all’utenza. Un criterio determinante puo essere il comfort delle camere di degenza garantito fra l’altro anche da condizioni microclimatiche ottimali. Il D.P.R. 14/01/1997 si limita a dare, per l’area di degenza, requisiti minimi strutturali, definendo parametri microclimatici soltanto per il reparto operatorio e di rianimazione- terapia intensiva. Non esistono, quindi, allo stato attuale standard di qualita applicati all’area di degenza ospedaliera. Con tale progetto ci si propone di verificare lo stato di benessere ambientale fornito dalle strutture ospedaliere durante il soggiorno dei pazienti. Il monitoraggio delle condizioni microclimatiche delle sale di degenza degli ospedali dovra essere effettuato nei periodi stagionali caldi e freddi . I parametri che dovranno essere ricercati sono: temperatura dell’aria, umidita, velocita dell’aria, temperatura radiante, indici di benessere termico (temperatura effettiva, PMV, PPD), illuminazione. Le misure dovranno essere effettuate, dalle ore 9,00 alle ore 12,00, mediante sonde specifiche, collegate ad un acquisitore di dati, poste al centro della camera di degenza ad altezza di 1 metro dal pavimento, nelle normali condizioni di soggiorno dei pazienti. Le degenze che ci si propone di sottoporre a rilevamento sono quelle di terapia intensiva, chirurgia, ostetricia, neurologia. Tramite scheda questionario, dovranno essere registrate le caratteristiche strutturali e tecnologiche (esposizione, numero di finestre, piano, superficie, cubatura, numero di letti, sistemi di climatizzazione ), oltre al giudizio espresso dai degenti sul proprio grado di comfort termico ed alla valutazione sulle condizioni generali dell’ambiente di degenza. I risultati oggettivi ottenuti messi a confronto con i giudizi soggettivi espressi dai pazienti permetteranno di ricavare standard di qualita a cui possano fare riferimento le direzioni ospedaliere per l’adozione di provvedimenti intesi a migliorare il livello di qualita degli ambienti di soggiorno dei degenti.
{"title":"Monitoraggio delle condizioni microclimatiche dellíarea di degenza","authors":"O. C. Grillo","doi":"10.2427/6232","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6232","url":null,"abstract":"Uno dei parametri importanti e necessari per l’accreditamento delle strutture ospedaliere riguarda la qualita del servizio fornito all’utenza. Un criterio determinante puo essere il comfort delle camere di degenza garantito fra l’altro anche da condizioni microclimatiche ottimali. Il D.P.R. 14/01/1997 si limita a dare, per l’area di degenza, requisiti minimi strutturali, definendo parametri microclimatici soltanto per il reparto operatorio e di rianimazione- terapia intensiva. Non esistono, quindi, allo stato attuale standard di qualita applicati all’area di degenza ospedaliera. Con tale progetto ci si propone di verificare lo stato di benessere ambientale fornito dalle strutture ospedaliere durante il soggiorno dei pazienti. Il monitoraggio delle condizioni microclimatiche delle sale di degenza degli ospedali dovra essere effettuato nei periodi stagionali caldi e freddi . I parametri che dovranno essere ricercati sono: temperatura dell’aria, umidita, velocita dell’aria, temperatura radiante, indici di benessere termico (temperatura effettiva, PMV, PPD), illuminazione. Le misure dovranno essere effettuate, dalle ore 9,00 alle ore 12,00, mediante sonde specifiche, collegate ad un acquisitore di dati, poste al centro della camera di degenza ad altezza di 1 metro dal pavimento, nelle normali condizioni di soggiorno dei pazienti. Le degenze che ci si propone di sottoporre a rilevamento sono quelle di terapia intensiva, chirurgia, ostetricia, neurologia. Tramite scheda questionario, dovranno essere registrate le caratteristiche strutturali e tecnologiche (esposizione, numero di finestre, piano, superficie, cubatura, numero di letti, sistemi di climatizzazione ), oltre al giudizio espresso dai degenti sul proprio grado di comfort termico ed alla valutazione sulle condizioni generali dell’ambiente di degenza. I risultati oggettivi ottenuti messi a confronto con i giudizi soggettivi espressi dai pazienti permetteranno di ricavare standard di qualita a cui possano fare riferimento le direzioni ospedaliere per l’adozione di provvedimenti intesi a migliorare il livello di qualita degli ambienti di soggiorno dei degenti.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68880039","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Obiettivo : nel quadro delle infrequenti manifestazioni extraintestinali dell’amebiasi, le localizzazioni cutanee relative, in corso della mutevole reattivita ospite parassita, risultano molto rare. E esposto, pertanto, un caso di amebiasi cutanea, caratterizzato dalla presenza del parassita nelle lesioni dermiche, con i suoi particolari aspetti immuno istologici e clinici, che ne derivano. Materiali e metodi : uomo di aa. 30, iraniano, residente in Messina, da piu tempo. Nel corso di screening parassitologico presso il Centro Assistenza Immigrati, e risultato portatore (fecale) di cisti di E. Histolytica. Durante la permanenza in Iran, lavoro agricolo con maneggio di fertilizzanti fecali; abuso di alcolici da piu anni. Epatomegalia; in sede mesogastrica, presenza di una lesione ulcerativa, rotondeggiante (cm 2,5 D) con induito rossastro e margini sclerotici e dolenti. Esame istologico da frammento bioptico: infiltrato monocitario con degenerazione degli elementi cutanei, e presenza nell’essudato di trofozoiti di E. Histolytica. Parametri immunoematologici: corrispondenti a paziente alcolista, con immunodeficienza cellulo mediata, e negativita per HIV. Risultati : adoperato trattamento con metronidazolo e paramomicina, insieme a terapia correttiva dei disordini alcolcorrelati, nonche dell’immuno deficit mediato. Aggiunto, inoltre, trattamento topico con pasta di RAVAULT’S, medicata con idroemetina, a forti dosi. Guarigione senza recidive, dopo 4 settimane del complessivo trattamento. Conclusioni : facilitazione impianto e/o colonizzazione E. Histolytica in sede cutanea, in rapporto ad alterazioni conseguenti ad abuso alcolico e/a immunodeficit cellulo mediato, svolgentisi da piu anni, nel caso descritto. Tale lesione cutanea, osservata in soggetto alcolista e immunocompromesso, puo rientrare, certamente, nel quadro delle infezioni opportunistiche.
{"title":"Amebiasi cutanea in iraniano alcolista, immunocompromesso aspetti immunochimici e istopatologici.","authors":"E. V. Spagnolo, G. Loschiavo, T. Spagnolo","doi":"10.2427/6269","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6269","url":null,"abstract":"Obiettivo : nel quadro delle infrequenti manifestazioni extraintestinali dell’amebiasi, le localizzazioni cutanee relative, in corso della mutevole reattivita ospite parassita, risultano molto rare. E esposto, pertanto, un caso di amebiasi cutanea, caratterizzato dalla presenza del parassita nelle lesioni dermiche, con i suoi particolari aspetti immuno istologici e clinici, che ne derivano. Materiali e metodi : uomo di aa. 30, iraniano, residente in Messina, da piu tempo. Nel corso di screening parassitologico presso il Centro Assistenza Immigrati, e risultato portatore (fecale) di cisti di E. Histolytica. Durante la permanenza in Iran, lavoro agricolo con maneggio di fertilizzanti fecali; abuso di alcolici da piu anni. Epatomegalia; in sede mesogastrica, presenza di una lesione ulcerativa, rotondeggiante (cm 2,5 D) con induito rossastro e margini sclerotici e dolenti. Esame istologico da frammento bioptico: infiltrato monocitario con degenerazione degli elementi cutanei, e presenza nell’essudato di trofozoiti di E. Histolytica. Parametri immunoematologici: corrispondenti a paziente alcolista, con immunodeficienza cellulo mediata, e negativita per HIV. Risultati : adoperato trattamento con metronidazolo e paramomicina, insieme a terapia correttiva dei disordini alcolcorrelati, nonche dell’immuno deficit mediato. Aggiunto, inoltre, trattamento topico con pasta di RAVAULT’S, medicata con idroemetina, a forti dosi. Guarigione senza recidive, dopo 4 settimane del complessivo trattamento. Conclusioni : facilitazione impianto e/o colonizzazione E. Histolytica in sede cutanea, in rapporto ad alterazioni conseguenti ad abuso alcolico e/a immunodeficit cellulo mediato, svolgentisi da piu anni, nel caso descritto. Tale lesione cutanea, osservata in soggetto alcolista e immunocompromesso, puo rientrare, certamente, nel quadro delle infezioni opportunistiche.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68880578","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
G. Moretti, C. Bertoncello, A. Bonato, U. Schiavo, V. Marin
Obiettivi : l’epidemiologia delle malattie infiammatorie croniche intestinali fino ad adesso in Italia e stata poco studiata. Da alcuni studi emerge una minor incidenza di questi fenomeni nel Sud Europa rispetto al Nord Europa e agli Stati Uniti. Lo scopo di questa indagine e quello di valutare l’incidenza della Rettocolite Ulcerosa (RU) e del Morbo di Crohn (MC) nella popolazione dell’Azienda ULSS 17, situata nella provincia di Padova. Metodi : per la realizzazione di questa indagine ci si e avvalsi della collaborazione di 23 Medici di Medicina Generale (MMG) operanti in 14 comuni dell’ULSS 17. I dati sono stati prelevati dal sistema informatizzato comune ai 23 MMG (Millenium), in base ai codici 555 e 556 dell’ICD9. E stato considerato il periodo di tempo 1995 - 2001. La popolazione media di riferimento e di 29.740 abitanti. Risultati: nel periodo considerato sono stati registrati in totale 45 nuovi casi, 35 casi di RU e 10 di MC. L’incidenza media della RU e stata di 16,76/100.000, quella del MC di 4,7/100.000. La RU ha avuto un’incidenza maggiore nel sesso maschile (rapporto 2:1), mentre per il MC si rileva l’opposto (rapporto 2:3). L’eta media alla diagnosi per la RU e stata di 44 anni, quella del MC di 51,9. Dall’analisi temporale si evidenzia un progressivo aumento dell’incidenza del MC, mentre la RCU e piu costante. Conclusioni : paragonando i risultati ottenuti con quelli di altre indagini condotte in Italia, l’incidenza delle malattie infiammatorie croniche intestinali e apparentemente piu elevata nel territorio dell’ULSS 17. Dalla revisione della letteratura nazionale e internazionale emerge che variazioni dell’incidenza di questi fenomeni possono essere ricondotte ad un diverso accesso ai servizi sanitari, a diverse pratiche diagnostiche o alla presenza di fattori di rischio di tipo genetico o ambientale
{"title":"Indagine sulle malattie infiammatorie croniche intestinali in un'azienda ULSS veneta","authors":"G. Moretti, C. Bertoncello, A. Bonato, U. Schiavo, V. Marin","doi":"10.2427/6280","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6280","url":null,"abstract":"Obiettivi : l’epidemiologia delle malattie infiammatorie croniche intestinali fino ad adesso in Italia e stata poco studiata. Da alcuni studi emerge una minor incidenza di questi fenomeni nel Sud Europa rispetto al Nord Europa e agli Stati Uniti. Lo scopo di questa indagine e quello di valutare l’incidenza della Rettocolite Ulcerosa (RU) e del Morbo di Crohn (MC) nella popolazione dell’Azienda ULSS 17, situata nella provincia di Padova. Metodi : per la realizzazione di questa indagine ci si e avvalsi della collaborazione di 23 Medici di Medicina Generale (MMG) operanti in 14 comuni dell’ULSS 17. I dati sono stati prelevati dal sistema informatizzato comune ai 23 MMG (Millenium), in base ai codici 555 e 556 dell’ICD9. E stato considerato il periodo di tempo 1995 - 2001. La popolazione media di riferimento e di 29.740 abitanti. Risultati: nel periodo considerato sono stati registrati in totale 45 nuovi casi, 35 casi di RU e 10 di MC. L’incidenza media della RU e stata di 16,76/100.000, quella del MC di 4,7/100.000. La RU ha avuto un’incidenza maggiore nel sesso maschile (rapporto 2:1), mentre per il MC si rileva l’opposto (rapporto 2:3). L’eta media alla diagnosi per la RU e stata di 44 anni, quella del MC di 51,9. Dall’analisi temporale si evidenzia un progressivo aumento dell’incidenza del MC, mentre la RCU e piu costante. Conclusioni : paragonando i risultati ottenuti con quelli di altre indagini condotte in Italia, l’incidenza delle malattie infiammatorie croniche intestinali e apparentemente piu elevata nel territorio dell’ULSS 17. Dalla revisione della letteratura nazionale e internazionale emerge che variazioni dell’incidenza di questi fenomeni possono essere ricondotte ad un diverso accesso ai servizi sanitari, a diverse pratiche diagnostiche o alla presenza di fattori di rischio di tipo genetico o ambientale","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68881085","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Guglielmo Bonaccorsi, L. Ombroni, E. L. Presti, D. Papini, L. Baggiani, N. Comodo
Obiettivi : nella discussione sulla sicurezza degli alimenti, un settore di grande importanza e sempre maggior attualita riguarda le tossinfezioni alimentari. Tali patologie, apparentemente a “basso impatto”, determinano in realta profonde ripercussioni, sia in termini di danno economico diretto per l’industria che indiretto per l’intera societa: pur essendo generalmente lievi, comportano una frequente ospedalizzazione e talora anche la morte dei soggetti colpiti. Una buona quota di casi e potenzialmente prevenibile, attraverso strategie di facile impiego, che consentono di realizzare un “guadagno netto” in termini di salute e in ragione delle conseguenze economiche. Per valutare l’ordine di grandezza dei possibili vantaggi che derivano dall’attuazione di una prevenzione mirata, con questo lavoro abbiamo voluto calcolare il peso economico che le tossinfezioni comportano. Metodi : la valutazione dei costi e stata eseguita utilizzando sia tecniche “complete” (CMA, CEA, CUA, CBA) che “parziali” (CA) per avere un quadro completo su costi, vantaggi ed eventuali alternative, compresa la non azione. Risultati : l’analisi ha evidenziato, anche in numerose ricerche internazionali e nazionali, il forte impatto economico che le tossinfezioni esercitano per i paesi ad elevato tenore sociale ma soprattutto, come sottolineato dall’OMS e dalla FAO, sulle precarie economie dei Paesi in via di sviluppo. Conclusioni: la sottovalutazione dei costi economici totali e oltremodo marcata, stante la sottonotifica (in quote variabili da 1:10 a 1:100 in studi diversi) che sussiste anche nei quadri clinici pronunciati. Nonostante i costi sanitari diretti siano elevati, non rappresentano la prima voce di spesa: l’assorbimento di risorse e molto superiore per i costi indiretti ed intangibili. Infine, per la quota notevole di costi sostenuta direttamente dal soggetto colpito o dalla famiglia, tali patologie possono rappresentare, per persone con reddito medio - basso, un determinante di iniquita sociale e sanitaria.
{"title":"Tossinfezioni alimentari: conseguenze ed impatto economico","authors":"Guglielmo Bonaccorsi, L. Ombroni, E. L. Presti, D. Papini, L. Baggiani, N. Comodo","doi":"10.2427/6204","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6204","url":null,"abstract":"Obiettivi : nella discussione sulla sicurezza degli alimenti, un settore di grande importanza e sempre maggior attualita riguarda le tossinfezioni alimentari. Tali patologie, apparentemente a “basso impatto”, determinano in realta profonde ripercussioni, sia in termini di danno economico diretto per l’industria che indiretto per l’intera societa: pur essendo generalmente lievi, comportano una frequente ospedalizzazione e talora anche la morte dei soggetti colpiti. Una buona quota di casi e potenzialmente prevenibile, attraverso strategie di facile impiego, che consentono di realizzare un “guadagno netto” in termini di salute e in ragione delle conseguenze economiche. Per valutare l’ordine di grandezza dei possibili vantaggi che derivano dall’attuazione di una prevenzione mirata, con questo lavoro abbiamo voluto calcolare il peso economico che le tossinfezioni comportano. Metodi : la valutazione dei costi e stata eseguita utilizzando sia tecniche “complete” (CMA, CEA, CUA, CBA) che “parziali” (CA) per avere un quadro completo su costi, vantaggi ed eventuali alternative, compresa la non azione. Risultati : l’analisi ha evidenziato, anche in numerose ricerche internazionali e nazionali, il forte impatto economico che le tossinfezioni esercitano per i paesi ad elevato tenore sociale ma soprattutto, come sottolineato dall’OMS e dalla FAO, sulle precarie economie dei Paesi in via di sviluppo. Conclusioni: la sottovalutazione dei costi economici totali e oltremodo marcata, stante la sottonotifica (in quote variabili da 1:10 a 1:100 in studi diversi) che sussiste anche nei quadri clinici pronunciati. Nonostante i costi sanitari diretti siano elevati, non rappresentano la prima voce di spesa: l’assorbimento di risorse e molto superiore per i costi indiretti ed intangibili. Infine, per la quota notevole di costi sostenuta direttamente dal soggetto colpito o dalla famiglia, tali patologie possono rappresentare, per persone con reddito medio - basso, un determinante di iniquita sociale e sanitaria.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68879011","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
A. Coacci, L. Masini, C. Petri, L. Garramone, G. Messina, N. Nante
Introduzione : il gioco d’azzardo ha profonde radici nella storia e nella cultura di ogni popolo. Si stima che circa l’80% della popolazione adulta nel nostro Paese giochi d’azzardo. Esso, pur rappresentando per la maggior parte di queste persone solo un innocuo passatempo, si trasforma talora in una vera e propria malattia (gambling compulsivo), con comportamenti che denotano forme estreme di rischio, sino a forme che portano alla distruzione della famiglia e persino della propria vita. Si tratta un disturbo poco conosciuto e spesso non diagnosticato. Infatti, benche sia largamente diffuso e comporti rilevanti costi umani e sociali, il gambling compulsivo solo di recente e stato incluso nelle classificazioni diagnostiche internazionali. Obiettivi : valutare l’impatto epidemiologico del gambling compulsivo (gioco d’azzardo patologico) in una ASL/provincia. Materiali e metodi : e stato inviato un questionario ai 190 Medici di Medicina Generale della provincia di Grosseto (ASL 8), per raccogliere informazioni su: sistema di cura, numero di soggetti che si sono rivolti al proprio medico di famiglia per tale problema, eventuale coesistenza di problemi e comportamenti di dipendenza e di abuso (alcool, psicofarmaci, droghe illegali), ecc. Risultati : sono pervenuti 127 (pari al 66,8%) questionari compilati. L’elaborazione dei dati e tuttora in corso. Conclusioni : dai risultati preliminari sembra emergere che il numero di persone che chiede aiuto al medico e al SSN, differentemente da quanto accade per i tossicodipendenti, e molto limitato e, quindi, intuitivamente poco indicativo della massa di soggetti realmente coinvolti dalla problematica studiata. Si discute del ruolo nella promozione della salute potenzialmente svolto dai Medici di Medicina Generale. Per quanto la tecnica di rilevazione appaia relativamente poco sensibile nella stima dell’impatto socio epidemiologico della condizione studiata, la nostra ricerca rappresenta un primo tentativo di quantificare un fenomeno che accede alla considerazione del Piano Sanitario Nazionale come “Dipendenza” tra le piu rilevanti.
{"title":"Il Gambling Compulsivo: rilevanza epidemiologica","authors":"A. Coacci, L. Masini, C. Petri, L. Garramone, G. Messina, N. Nante","doi":"10.2427/6238","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6238","url":null,"abstract":"Introduzione : il gioco d’azzardo ha profonde radici nella storia e nella cultura di ogni popolo. Si stima che circa l’80% della popolazione adulta nel nostro Paese giochi d’azzardo. Esso, pur rappresentando per la maggior parte di queste persone solo un innocuo passatempo, si trasforma talora in una vera e propria malattia (gambling compulsivo), con comportamenti che denotano forme estreme di rischio, sino a forme che portano alla distruzione della famiglia e persino della propria vita. Si tratta un disturbo poco conosciuto e spesso non diagnosticato. Infatti, benche sia largamente diffuso e comporti rilevanti costi umani e sociali, il gambling compulsivo solo di recente e stato incluso nelle classificazioni diagnostiche internazionali. Obiettivi : valutare l’impatto epidemiologico del gambling compulsivo (gioco d’azzardo patologico) in una ASL/provincia. Materiali e metodi : e stato inviato un questionario ai 190 Medici di Medicina Generale della provincia di Grosseto (ASL 8), per raccogliere informazioni su: sistema di cura, numero di soggetti che si sono rivolti al proprio medico di famiglia per tale problema, eventuale coesistenza di problemi e comportamenti di dipendenza e di abuso (alcool, psicofarmaci, droghe illegali), ecc. Risultati : sono pervenuti 127 (pari al 66,8%) questionari compilati. L’elaborazione dei dati e tuttora in corso. Conclusioni : dai risultati preliminari sembra emergere che il numero di persone che chiede aiuto al medico e al SSN, differentemente da quanto accade per i tossicodipendenti, e molto limitato e, quindi, intuitivamente poco indicativo della massa di soggetti realmente coinvolti dalla problematica studiata. Si discute del ruolo nella promozione della salute potenzialmente svolto dai Medici di Medicina Generale. Per quanto la tecnica di rilevazione appaia relativamente poco sensibile nella stima dell’impatto socio epidemiologico della condizione studiata, la nostra ricerca rappresenta un primo tentativo di quantificare un fenomeno che accede alla considerazione del Piano Sanitario Nazionale come “Dipendenza” tra le piu rilevanti.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68879730","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}