N. Schinaia, Romano Arcieri, L. Avellis, S. Faria, E. Pozio, M. Muscillo, I. Luzzi, E. Funari, D. Greco
Obiettivi : gli obiettivi generali della ricerca sono stati: stimare un eccesso di rischio di insorgenza di gastroenterite a seguito di attivita di balneazione o consumo di prodotti ittici nel mare Adriatico; misurare nuovi parametri microbiologici di inquinamento marino. Metodi : sono stati condotti i seguenti studi: 1) caso controllo; 2) uno studio di prevalenza (beach survey) per descrivere la frequenza di alcune patologie (dell’orecchio, delle vie aeree superiori, della cute) rispetto alla balneazione o meno; 3) identificazione di nuovi patogeni nelle acque di balneazione (quali virus o Cryptosporidium parvum). Risultati : l’analisi dei fattori di rischio nello studio caso controllo non ha evidenziato un aumento di gastroenterite associata a balneazione. Gli episodi gastroenterici osservati nei casi erano prevalentemente sostenuti da Salmonella sp. e la modalita di infezione era legata ad alcuni alimenti quali la maionese. Il risultato principale dello studio di beach survey e stato che la balneazione nel mare Adriatico non e associata ad un aumento significativo di patologie serie, quali gastroenterite acuta. Tuttavia, e stato possibile evidenziare un aumento di rischio statisticamente significativo per forme morbose lievi, quali congiuntivite e dermatite aspecifica, fra chi ha fatto il bagno in mare e chi no. Tale aumentato rischio e stato soprattutto osservato nei bambini e ragazzi al di sotto di 15 anni. I risultati di microbiologia sperimentale dimostrano il ruolo svolto dalle acque marine quale pabulum idoneo alla sopravvivenza delle oocisti di C. parvum. Sono stati validati protocolli di diagnostica molecolare per l’identificazione di enterovirus, rotavirus e reovirus nelle acque di balneazione. Conclusioni : l’epidemiologia puo contribuire a studiare i rapporti fra balneazione e salute all’interno di una visione generale di salute pubblica, mediante un supporto all’indagine di eventi epidemici e all’analisi della morbosita mediante la stima dei rischi attribuibili. La microbiologia puo migliorare le tecniche per il monitoraggio della qualita delle acque da balneazione.
{"title":"Infezioni gastroenteriche e fonti di rischio da balneazione nel mare Adriatico","authors":"N. Schinaia, Romano Arcieri, L. Avellis, S. Faria, E. Pozio, M. Muscillo, I. Luzzi, E. Funari, D. Greco","doi":"10.2427/6272","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6272","url":null,"abstract":"Obiettivi : gli obiettivi generali della ricerca sono stati: stimare un eccesso di rischio di insorgenza di gastroenterite a seguito di attivita di balneazione o consumo di prodotti ittici nel mare Adriatico; misurare nuovi parametri microbiologici di inquinamento marino. Metodi : sono stati condotti i seguenti studi: 1) caso controllo; 2) uno studio di prevalenza (beach survey) per descrivere la frequenza di alcune patologie (dell’orecchio, delle vie aeree superiori, della cute) rispetto alla balneazione o meno; 3) identificazione di nuovi patogeni nelle acque di balneazione (quali virus o Cryptosporidium parvum). Risultati : l’analisi dei fattori di rischio nello studio caso controllo non ha evidenziato un aumento di gastroenterite associata a balneazione. Gli episodi gastroenterici osservati nei casi erano prevalentemente sostenuti da Salmonella sp. e la modalita di infezione era legata ad alcuni alimenti quali la maionese. Il risultato principale dello studio di beach survey e stato che la balneazione nel mare Adriatico non e associata ad un aumento significativo di patologie serie, quali gastroenterite acuta. Tuttavia, e stato possibile evidenziare un aumento di rischio statisticamente significativo per forme morbose lievi, quali congiuntivite e dermatite aspecifica, fra chi ha fatto il bagno in mare e chi no. Tale aumentato rischio e stato soprattutto osservato nei bambini e ragazzi al di sotto di 15 anni. I risultati di microbiologia sperimentale dimostrano il ruolo svolto dalle acque marine quale pabulum idoneo alla sopravvivenza delle oocisti di C. parvum. Sono stati validati protocolli di diagnostica molecolare per l’identificazione di enterovirus, rotavirus e reovirus nelle acque di balneazione. Conclusioni : l’epidemiologia puo contribuire a studiare i rapporti fra balneazione e salute all’interno di una visione generale di salute pubblica, mediante un supporto all’indagine di eventi epidemici e all’analisi della morbosita mediante la stima dei rischi attribuibili. La microbiologia puo migliorare le tecniche per il monitoraggio della qualita delle acque da balneazione.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"54 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68880234","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Marianna Ferrara, A. Gentile, I. Ruizzo, E. D. Vito, Elisa Langiano, G. Capelli, G. Ricciardi
Obiettivi : obiettivo del lavoro e sondare le conoscenze sul concetto di fumo come droga e sui danni ad esso relativi. Metodi : lo studio comparativo ha coinvolto 107 alunni della IV° e V° elementare e 191 studenti della I° media di Pontecorvo (FR), ai quali e stato somministrato un questionario anonimo prima dell’intervento educativo. Risultati : il 96.2% dei bambini delle elementari ed il 100% degli alunni delle medie dichiara di aver sentito parlare di droga. La definiscono una sostanza capace di alterare l’attivita psichica il 51.4% del campione delle elementari ed il 74.9% delle medie. Il fumo di tabacco e una droga per il 60% degli alunni della IV e della V e per il 57.4% della I media, ed e dannoso rispettivamente per il 95.2% e per il 94.2%. I polmoni sono gli organi piu danneggiati per il 77.6% alunni delle elementari e 86.4% delle medie. La principale fonte d’informazione sono i genitori per il 50% dei bimbi delle elementari ed il 70.2% delle medie. In entrambi i segmenti delle scuole gli alunni ritengono che la voglia di sentirsi grandi e la prima motivazione che induce i giovani a fumare (69.2% elementari e 76.4% medie). Il 5.8% del campione delle elementari ed il 7.3% delle medie ha dichiarato di aver fumato almeno una sigaretta. In famiglia sono i padri a fumare piu di frequente, il 43.4% per le elementari ed il 41% per le medie. Conclusioni : lo studio ha rilevato che la scuola non e la principale fonte d’informazione sul fumo di tabacco, mentre rappresentativo e l’ambiente familiare. I dati circa l’uso personale delle sigarette evidenziano la necessita di intervenire preventivamente e precocemente in eta scolare.
{"title":"La prevenzione del tabagismo. Indagine sulle conoscenze dellíuso e abuso del fumo di tabacco in un campione di alunni delle scuole elementari e medie di Pontecorvo","authors":"Marianna Ferrara, A. Gentile, I. Ruizzo, E. D. Vito, Elisa Langiano, G. Capelli, G. Ricciardi","doi":"10.2427/6260","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6260","url":null,"abstract":"Obiettivi : obiettivo del lavoro e sondare le conoscenze sul concetto di fumo come droga e sui danni ad esso relativi. Metodi : lo studio comparativo ha coinvolto 107 alunni della IV° e V° elementare e 191 studenti della I° media di Pontecorvo (FR), ai quali e stato somministrato un questionario anonimo prima dell’intervento educativo. Risultati : il 96.2% dei bambini delle elementari ed il 100% degli alunni delle medie dichiara di aver sentito parlare di droga. La definiscono una sostanza capace di alterare l’attivita psichica il 51.4% del campione delle elementari ed il 74.9% delle medie. Il fumo di tabacco e una droga per il 60% degli alunni della IV e della V e per il 57.4% della I media, ed e dannoso rispettivamente per il 95.2% e per il 94.2%. I polmoni sono gli organi piu danneggiati per il 77.6% alunni delle elementari e 86.4% delle medie. La principale fonte d’informazione sono i genitori per il 50% dei bimbi delle elementari ed il 70.2% delle medie. In entrambi i segmenti delle scuole gli alunni ritengono che la voglia di sentirsi grandi e la prima motivazione che induce i giovani a fumare (69.2% elementari e 76.4% medie). Il 5.8% del campione delle elementari ed il 7.3% delle medie ha dichiarato di aver fumato almeno una sigaretta. In famiglia sono i padri a fumare piu di frequente, il 43.4% per le elementari ed il 41% per le medie. Conclusioni : lo studio ha rilevato che la scuola non e la principale fonte d’informazione sul fumo di tabacco, mentre rappresentativo e l’ambiente familiare. I dati circa l’uso personale delle sigarette evidenziano la necessita di intervenire preventivamente e precocemente in eta scolare.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68880264","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
F. Abbona, A. Vallino, D. Minniti, P. Silvaplan, C. Mineccia, C. Zotti, Maria Michela Gianino
I tentativi di quantificare le risorse assorbite e definire i costi delle infezioni ospedaliere sono abbastanza sporadici e non sempre metodologicamente corretti. Il principale problema operativo consiste nell’identificare strumenti in grado di verificare sia l’eventuale eccesso di degenza attribuibile all’infezione, sia i costi diretti della infezione dovuti alle risorse impegnate per la diagnosi, il trattamento e l’eventuale monitoraggio del suo decorso. A tale scopo si e utilizzato uno strumento, il Protocollo di Revisione dell’Utilizzo dell’Ospedale (PRUO), specificamente modificato, per valutare se la presenza in ospedale era causata dalla sola infezione ospedaliera o dalla patologia di base. L’analisi cosi condotta permette di distinguere risorse e costi direttamente legati al trattamento delle infezioni da quelli legati alla patologia di base. Obiettivo : valutare il costo delle infezioni ospedaliere relative alle vie urinarie e alle sepsi, negli ospedali piemontesi. Metodi : la ricerca viene condotta nel periodo dicembre 2002 - settembre 2003, ed interessa 28 Ospedali, della Regione Piemonte, gia precedentemente coinvolti (anno 2000) in uno studio di prevalenza sulle infezioni ospedaliere i cui pazienti rappresentano la base dati sulla quale sono stati scelti i casi (59) di infezione oggetto di studio. Per effettuare l’analisi si e proceduto alla consultazione della cartella clinica di ciascun paziente utilizzando il PRUO per raccogliere le informazioni relative alla durata della degenza attribuibile alla sola infezione ospedaliera, all’uso di antibiotici specifici, alle analisi di laboratorio e alle eventuali consulenze effettuate e valorizzando le diverse componenti dei costi con i valori economici forniti dall’ASO S. Luigi di Orbassano, articolati per unita operative in cui si e sviluppata l’infezione ospedaliera. Risultati: sono attualmente disponibili i dati relativi a tutte le cartelle cliniche e sono in fase di completamento i dati di costo. I risultati saranno presentati in sede congressuale.
试图量化医院感染的吸收资源和成本是相当零星的,而且在方法上并不总是正确的。主要的操作问题是确定工具,以确定感染可能导致的住院过多,以及由于用于诊断、治疗和可能监测感染过程的资源而产生的感染的直接费用。为此目的,使用了一种工具,即经特别修订的《医院使用审查议定书》(PRUO),来评估住院是由医院感染还是由基本疾病引起的。通过这种分析,可以区分与治疗感染直接相关的资源和成本与与基础病理学相关的资源和成本。目的:评估皮埃蒙特医院与尿道和败血症有关的医院感染的成本。方法:这项研究是在2002年12月- 2003年9月期间,行为和涉及医院、皮埃蒙特地区的28以前参与(2000年)的一项研究对医院感染患者的患病率是案件已被选定的数据库(59)感染的研究主题。协商来进行分析,和每个病人的病历用PRUO来收集有关的资料而引起的住院时间唯一的医院感染,具体使用抗生素,实验室分析和不同组成部分进行的任何咨询意见和利用所提供的经济成本与价值观aso S .路易吉·巴萨诺,根据医院感染发生的手术部位划分。结果:所有医疗记录的数据现在都可以获得,成本数据也在完成中。结果将提交国会。
{"title":"Valutazione del costo di due tipologie di infezioni ospedaliere","authors":"F. Abbona, A. Vallino, D. Minniti, P. Silvaplan, C. Mineccia, C. Zotti, Maria Michela Gianino","doi":"10.2427/6277","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6277","url":null,"abstract":"I tentativi di quantificare le risorse assorbite e definire i costi delle infezioni ospedaliere sono abbastanza sporadici e non sempre metodologicamente corretti. Il principale problema operativo consiste nell’identificare strumenti in grado di verificare sia l’eventuale eccesso di degenza attribuibile all’infezione, sia i costi diretti della infezione dovuti alle risorse impegnate per la diagnosi, il trattamento e l’eventuale monitoraggio del suo decorso. A tale scopo si e utilizzato uno strumento, il Protocollo di Revisione dell’Utilizzo dell’Ospedale (PRUO), specificamente modificato, per valutare se la presenza in ospedale era causata dalla sola infezione ospedaliera o dalla patologia di base. L’analisi cosi condotta permette di distinguere risorse e costi direttamente legati al trattamento delle infezioni da quelli legati alla patologia di base. Obiettivo : valutare il costo delle infezioni ospedaliere relative alle vie urinarie e alle sepsi, negli ospedali piemontesi. Metodi : la ricerca viene condotta nel periodo dicembre 2002 - settembre 2003, ed interessa 28 Ospedali, della Regione Piemonte, gia precedentemente coinvolti (anno 2000) in uno studio di prevalenza sulle infezioni ospedaliere i cui pazienti rappresentano la base dati sulla quale sono stati scelti i casi (59) di infezione oggetto di studio. Per effettuare l’analisi si e proceduto alla consultazione della cartella clinica di ciascun paziente utilizzando il PRUO per raccogliere le informazioni relative alla durata della degenza attribuibile alla sola infezione ospedaliera, all’uso di antibiotici specifici, alle analisi di laboratorio e alle eventuali consulenze effettuate e valorizzando le diverse componenti dei costi con i valori economici forniti dall’ASO S. Luigi di Orbassano, articolati per unita operative in cui si e sviluppata l’infezione ospedaliera. Risultati: sono attualmente disponibili i dati relativi a tutte le cartelle cliniche e sono in fase di completamento i dati di costo. I risultati saranno presentati in sede congressuale.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"12 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68880996","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Le origini del GISIO risalgono al 1991 quando si e costituto all’interno della SItI un gruppo di studio multicentrico denominato GISSO (Gruppo Italiano Studio Sale Operatorie), per affrontare i problemi legati ai rischi in sala operatoria in modo condiviso in diverse realta italiane. Il gruppo si e formato inizialmente attorno a ricercatori degli Istituti di Igiene delle Universita di Roma “La Sapienza”, Perugia, Sassari, successivamente vi hanno aderito colleghi di altre Universita e operatori del Territorio. Con l’ampliamento del campo di interesse all’igiene ospedaliera nel 1996 il gruppo ha preso la denominazione di GISIO (Gruppo Italiano Studio Igiene Ospedaliera). Oggi il GISIO conta 94 iscritti provenienti da tutta Italia (36% dal Nord, 41% dal Centro e 23% dal Sud e Isole) operanti nelle Universita (59%) e nel Territorio (41%). Al gruppo possono partecipare liberamente tutti i soci SItI interessati alle tematiche dell’Igiene ospedaliera previa richiesta di adesione al Coordinatore che attualmente e la prof.ssa Ida Mura dell’Universita degli Studi di Sassari. L’attivita del gruppo, che si incontra in plenaria circa 3 o 4 volte l’anno prevede: Momenti di formazione Sessioni dedicate all’interno dei convegni della SItI e di altre societa scientifiche interessate alle tematiche dell’igiene ospedaliera
{"title":"Il Gruppo Italiano Studio Igiene Ospedaliera","authors":"S. Brusaferro","doi":"10.2427/6230","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6230","url":null,"abstract":"Le origini del GISIO risalgono al 1991 quando si e costituto all’interno della SItI un gruppo di studio multicentrico denominato GISSO (Gruppo Italiano Studio Sale Operatorie), per affrontare i problemi legati ai rischi in sala operatoria in modo condiviso in diverse realta italiane. Il gruppo si e formato inizialmente attorno a ricercatori degli Istituti di Igiene delle Universita di Roma “La Sapienza”, Perugia, Sassari, successivamente vi hanno aderito colleghi di altre Universita e operatori del Territorio. Con l’ampliamento del campo di interesse all’igiene ospedaliera nel 1996 il gruppo ha preso la denominazione di GISIO (Gruppo Italiano Studio Igiene Ospedaliera). Oggi il GISIO conta 94 iscritti provenienti da tutta Italia (36% dal Nord, 41% dal Centro e 23% dal Sud e Isole) operanti nelle Universita (59%) e nel Territorio (41%). Al gruppo possono partecipare liberamente tutti i soci SItI interessati alle tematiche dell’Igiene ospedaliera previa richiesta di adesione al Coordinatore che attualmente e la prof.ssa Ida Mura dell’Universita degli Studi di Sassari. L’attivita del gruppo, che si incontra in plenaria circa 3 o 4 volte l’anno prevede: Momenti di formazione Sessioni dedicate all’interno dei convegni della SItI e di altre societa scientifiche interessate alle tematiche dell’igiene ospedaliera","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"4 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68879634","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
M. Renna, M. Demarchi, M. Luparia, M. Minola, D. Sarasino, M. Panella
Obiettivi : costruire e sperimentare un modello per lo studio della qualita percepita dai pazienti affetti da HIV/AIDS. Metodi : e stato condotto uno studio di tipo osservazionale descrittivo mediante un’indagine con l’utilizzo di un questionario di soddisfazione presso il Servizio di diagnosi e terapia dell’AIDS dell’UOA di Malattie Infettive dell’ASO “Maggiore della Carita” di Novara. I dati sono stati analizzati mediante l’analisi fattoriale e l’analisi dei cluster. Risultati : il campione e stato rappresentato da 62 soggetti (35 uomini e 27 donne, eta media di 39,40 anni). Sono stati identificati tre fattori principali determinanti la soddisfazione dei pazienti: l’assistenza infermieristica (che ha spiegato il 24,03% della variabilita delle risposte), l’assistenza medica (21,18%) e l’organizzazione del servizio (22,22%). Nel dettaglio livelli di soddisfazione elevati sono stati registrati per la qualita dell’assistenza del personale, la competenza dei medici ed il funzionamento della terapia, mentre i piu bassi sono stati misurati per il rispetto della privacy e la disponibilita di servizi accessori. L’analisi dei cluster ha permesso di aggregare gli utenti in 3 gruppi in base al livello di soddisfazione. I fattori che hanno maggiormente determinato il diverso livello di soddisfazione misurato nei tre gruppi sono stati: la prima accoglienza presso il servizio, il livello di informazione ricevuto e l’efficacia nel controllo del dolore e dei sintomi. Conclusioni : il modello di analisi adottato ha reso possibile l’identificazione dei determinanti della soddisfazione degli utenti afferenti al servizio, evidenziando gli elementi di criticita del percorso assistenziale. I risultati hanno dimostrato la necessita per gli studi di valutazione della qualita percepita di adottare i metodi e gli strumenti della ricerca quantitativa.
{"title":"La qualitá percepita dei pazienti con infezione da HIV presso il servizio di diagnosi e cura dell' AIDS di Novara","authors":"M. Renna, M. Demarchi, M. Luparia, M. Minola, D. Sarasino, M. Panella","doi":"10.2427/6218","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6218","url":null,"abstract":"Obiettivi : costruire e sperimentare un modello per lo studio della qualita percepita dai pazienti affetti da HIV/AIDS. Metodi : e stato condotto uno studio di tipo osservazionale descrittivo mediante un’indagine con l’utilizzo di un questionario di soddisfazione presso il Servizio di diagnosi e terapia dell’AIDS dell’UOA di Malattie Infettive dell’ASO “Maggiore della Carita” di Novara. I dati sono stati analizzati mediante l’analisi fattoriale e l’analisi dei cluster. Risultati : il campione e stato rappresentato da 62 soggetti (35 uomini e 27 donne, eta media di 39,40 anni). Sono stati identificati tre fattori principali determinanti la soddisfazione dei pazienti: l’assistenza infermieristica (che ha spiegato il 24,03% della variabilita delle risposte), l’assistenza medica (21,18%) e l’organizzazione del servizio (22,22%). Nel dettaglio livelli di soddisfazione elevati sono stati registrati per la qualita dell’assistenza del personale, la competenza dei medici ed il funzionamento della terapia, mentre i piu bassi sono stati misurati per il rispetto della privacy e la disponibilita di servizi accessori. L’analisi dei cluster ha permesso di aggregare gli utenti in 3 gruppi in base al livello di soddisfazione. I fattori che hanno maggiormente determinato il diverso livello di soddisfazione misurato nei tre gruppi sono stati: la prima accoglienza presso il servizio, il livello di informazione ricevuto e l’efficacia nel controllo del dolore e dei sintomi. Conclusioni : il modello di analisi adottato ha reso possibile l’identificazione dei determinanti della soddisfazione degli utenti afferenti al servizio, evidenziando gli elementi di criticita del percorso assistenziale. I risultati hanno dimostrato la necessita per gli studi di valutazione della qualita percepita di adottare i metodi e gli strumenti della ricerca quantitativa.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68879261","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
E. Castellacci, A. Zanetti, P. Tamburino, A. Lesma
Una problematica comune nell’atleta, durante il periodo successivo a sforzo fisico intenso, e rappresentata dall’aumento dell’incidenza di patologie infettive, sia di origine virale che batterica. Nonostante la buona forma fisica, le corrette abitudini di vita e, almeno nel caso dei professionisti, i frequenti controlli medici, lo sportivo va incontro a problemi riconducibili ad una ridotta risposta immunitaria in precisi momenti della sua attivita. In realta, e noto che i linfociti vengono mobilizzati nel sangue prima e durante l’esercizio fisico; tuttavia la concentrazione dei linfociti si riduce notevolmente dopo l’esercizio stesso. Si assiste quindi ad un calo dell’attivita del sistema immunitario nella fase post esercizio; questo fenomeno, che viene definito come “open window”, si concretizza in un elevato rischio di infezioni in corso di allenamento intensivo o durante le due settimane seguenti eventi sportivi di particolare impegno atletico. Esistono poi diverse concause che contribuiscono ad elevare la suscettibilita dell’atleta alle infezioni: gli elevati ritmi respiratori, fattori dietetici e nutrizionali, i microtraumi muscolari. Inoltre un’alta concentrazione ematica di catecolamine, adrenalina e noradrenalina corrisponde alle fasi di maggiore attivazione linfocitaria, mentre la fase successiva all’esercizio, francamente cortisolica, corrisponde alla riduzione della concentrazione linfocitaria. Non si puo inoltre non notare come, se problematiche del genere colpiscono gli atleti professionisti, seguiti costantemente da uno staff medico di prim’ordine, molto piu grandi possono essere gli effetti di queste fenomenologie sui praticanti di sport minori ed amatoriali, dove la preparazione fisica ed atletica e la vigilanza medica sono a volte potenzialmente molto piu limitate. Inoltre, gli atleti sono spesso sottoposti a spostamenti a seguito dei loro impegni agonistici e devono quindi essere considerati al pari di coloro che si spostano nel mondo per lavoro. La vaccinazione degli atleti che viaggiano segue diverse variabili: la destinazione, la durata del viaggio, lo stato immunitario, di salute e l’eta dell’atleta, la eventuale presenza di allergie e, non ultimo, l’eventuale stato di gravidanza. Vanno inoltre valutati i possibili effetti collaterali dei vaccini, le possibili interferenze tra antigeni in caso di necessita di polivaccinazione, il tempo a disposizione prima della partenza nonche l’eventuale presenza di epidemie nelle regioni dove ci si deve recare. E importante quindi la conoscenza dei protocolli di vaccinazione secondo le varie zone del pianeta e le conseguenti patologie endemiche o epidemiche ed e altresi opportuno acquisire maggiori consapevolezze sull’argomento vaccinoprofilassi, al fine di contribuire ad un miglioramento della salute pubblica. Soprattutto, e importante abituarsi a considerare lo sportivo come un soggetto ad elevato rischio di infezione ed adottare le opportune misure preventive e terapeutiche focalizzat
{"title":"Lo sportivo: un soggetto immunocompromesso? Fattori di rischio e misure preventive","authors":"E. Castellacci, A. Zanetti, P. Tamburino, A. Lesma","doi":"10.2427/6225","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6225","url":null,"abstract":"Una problematica comune nell’atleta, durante il periodo successivo a sforzo fisico intenso, e rappresentata dall’aumento dell’incidenza di patologie infettive, sia di origine virale che batterica. Nonostante la buona forma fisica, le corrette abitudini di vita e, almeno nel caso dei professionisti, i frequenti controlli medici, lo sportivo va incontro a problemi riconducibili ad una ridotta risposta immunitaria in precisi momenti della sua attivita. In realta, e noto che i linfociti vengono mobilizzati nel sangue prima e durante l’esercizio fisico; tuttavia la concentrazione dei linfociti si riduce notevolmente dopo l’esercizio stesso. Si assiste quindi ad un calo dell’attivita del sistema immunitario nella fase post esercizio; questo fenomeno, che viene definito come “open window”, si concretizza in un elevato rischio di infezioni in corso di allenamento intensivo o durante le due settimane seguenti eventi sportivi di particolare impegno atletico. Esistono poi diverse concause che contribuiscono ad elevare la suscettibilita dell’atleta alle infezioni: gli elevati ritmi respiratori, fattori dietetici e nutrizionali, i microtraumi muscolari. Inoltre un’alta concentrazione ematica di catecolamine, adrenalina e noradrenalina corrisponde alle fasi di maggiore attivazione linfocitaria, mentre la fase successiva all’esercizio, francamente cortisolica, corrisponde alla riduzione della concentrazione linfocitaria. Non si puo inoltre non notare come, se problematiche del genere colpiscono gli atleti professionisti, seguiti costantemente da uno staff medico di prim’ordine, molto piu grandi possono essere gli effetti di queste fenomenologie sui praticanti di sport minori ed amatoriali, dove la preparazione fisica ed atletica e la vigilanza medica sono a volte potenzialmente molto piu limitate. Inoltre, gli atleti sono spesso sottoposti a spostamenti a seguito dei loro impegni agonistici e devono quindi essere considerati al pari di coloro che si spostano nel mondo per lavoro. La vaccinazione degli atleti che viaggiano segue diverse variabili: la destinazione, la durata del viaggio, lo stato immunitario, di salute e l’eta dell’atleta, la eventuale presenza di allergie e, non ultimo, l’eventuale stato di gravidanza. Vanno inoltre valutati i possibili effetti collaterali dei vaccini, le possibili interferenze tra antigeni in caso di necessita di polivaccinazione, il tempo a disposizione prima della partenza nonche l’eventuale presenza di epidemie nelle regioni dove ci si deve recare. E importante quindi la conoscenza dei protocolli di vaccinazione secondo le varie zone del pianeta e le conseguenti patologie endemiche o epidemiche ed e altresi opportuno acquisire maggiori consapevolezze sull’argomento vaccinoprofilassi, al fine di contribuire ad un miglioramento della salute pubblica. Soprattutto, e importante abituarsi a considerare lo sportivo come un soggetto ad elevato rischio di infezione ed adottare le opportune misure preventive e terapeutiche focalizzat","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68879499","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
La guida di un autoveicolo, specie in condizioni di intenso traffico o di cattive condizioni meteoclimatiche, e considerata uno dei principali fattori stressanti della vita odierna. Durante la guida si possono infatti osservare significative risposte simpatoadrenergiche e cardiovascolari con la comparsa anche di episodi coronarici. Tali risposte presentano un’ampia variabilita interindividuale in quanto sono influenzate da vari fattori (stile di vita, personalita etc.). In questa rassegna, vengono presentati i principali risultati degli studi da noi condotti sulle risposte psicofisiologiche indotte dalla guida di diversi tipi di autoveicoli. In conducenti di autobus urbani e stato registrato un sensibile aumento del tasso urinario di adrenalina durante il turno lavorativo rispetto alla stessa fascia oraria di un giorno di riposo. Tale risposta adrenergica era esaltata dall’abitudine tabagica e dall’assunzione di caffe e bevande alcoliche. In soggetti che alla guida di camion coprono lunghe distanze, i piu elevati tassi urinari di catecolamine e i piu alti livelli di frequenza cardiaca sono stati registrati quando la guida era particolarmente stressante per la presenza di nebbia o di intenso traffico. In soggetti che partecipano, a livello amatoriale, a manifestazioni agonistiche di velocita su pista, abbiamo osservato che durante la gara, rispetto al periodo pre-gara, l’escrezione urinaria di catecolamine aumenta in misura molto rilevante. Analogamente a quanto osservato in autisti di camion, l’attivazione del sistema adrenergico e risultata direttamente associata ai livelli di ansieta. Dall’elettrocardiogramma dinamico e emerso che durante la gara la frequenza cardiaca raggiunge un valore medio di 163.5±7.4 battiti/min. (range: 146,180 battiti/min.). Un significativo peggioramento della percezione visiva stereoscopica, con potenziale ricaduta negativa sulla performance dei guidatori, e stato osservato in studenti universitari esposti per 5 ore al complesso dei fattori stressanti propri dell’ambiente della discoteca. In un recente studio condotto su autisti di autocarri abbiamo altresi osservato, al termine del turno di guida, un rilevante incremento del trombossano urinario che potrebbe rappresentare un marcatore di rischio cardiovascolare.
{"title":"Stress indotto dalla guida di autoveicoli: studio di parametri psicofisiologici","authors":"R. Vivoli, Sergio Rovesti, Margherita Bergomi","doi":"10.2427/6250","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6250","url":null,"abstract":"La guida di un autoveicolo, specie in condizioni di intenso traffico o di cattive condizioni meteoclimatiche, e considerata uno dei principali fattori stressanti della vita odierna. Durante la guida si possono infatti osservare significative risposte simpatoadrenergiche e cardiovascolari con la comparsa anche di episodi coronarici. Tali risposte presentano un’ampia variabilita interindividuale in quanto sono influenzate da vari fattori (stile di vita, personalita etc.). In questa rassegna, vengono presentati i principali risultati degli studi da noi condotti sulle risposte psicofisiologiche indotte dalla guida di diversi tipi di autoveicoli. In conducenti di autobus urbani e stato registrato un sensibile aumento del tasso urinario di adrenalina durante il turno lavorativo rispetto alla stessa fascia oraria di un giorno di riposo. Tale risposta adrenergica era esaltata dall’abitudine tabagica e dall’assunzione di caffe e bevande alcoliche. In soggetti che alla guida di camion coprono lunghe distanze, i piu elevati tassi urinari di catecolamine e i piu alti livelli di frequenza cardiaca sono stati registrati quando la guida era particolarmente stressante per la presenza di nebbia o di intenso traffico. In soggetti che partecipano, a livello amatoriale, a manifestazioni agonistiche di velocita su pista, abbiamo osservato che durante la gara, rispetto al periodo pre-gara, l’escrezione urinaria di catecolamine aumenta in misura molto rilevante. Analogamente a quanto osservato in autisti di camion, l’attivazione del sistema adrenergico e risultata direttamente associata ai livelli di ansieta. Dall’elettrocardiogramma dinamico e emerso che durante la gara la frequenza cardiaca raggiunge un valore medio di 163.5±7.4 battiti/min. (range: 146,180 battiti/min.). Un significativo peggioramento della percezione visiva stereoscopica, con potenziale ricaduta negativa sulla performance dei guidatori, e stato osservato in studenti universitari esposti per 5 ore al complesso dei fattori stressanti propri dell’ambiente della discoteca. In un recente studio condotto su autisti di autocarri abbiamo altresi osservato, al termine del turno di guida, un rilevante incremento del trombossano urinario che potrebbe rappresentare un marcatore di rischio cardiovascolare.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68880543","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Maria Chironna, A. Cielo, E. Colzani, R. Limina, N. Sodano, C. Signorelli
Obiettivi : scopo di questo studio supportato dall’Istituto superiore di sanita e stato quello di raccogliere dati relativi all’esecuzione del test per HIV/AIDS, e alla positivita per tale test, nelle fasce di eta piu attive sessualmente, e quindi piu a rischio di contrarre l’infezione, in un campione rappresentativo della popolazione italiana. Metodi : lo studio e stato eseguito in 4 diverse citta italiane (Bari, Milano, Parma, Perugia) con caratteristiche geografiche, sociali e di incidenza dell’infezione diverse. Un questionario autosomministrato e stato utilizzato per intervistare 2000 persone di eta compresa tra i 18 e i 49 anni, reclutate mediante un campionamento per quote relative ad eta, sesso e livello di istruzione. Risultati : 1982 soggetti hanno risposto al questionario somministrato. 669 (35,8% degli intervistati) hanno effettuato il test per HIV/AIDS, di questi il 16,9% ha effettuato il test piu di una volta nel corso della vita. I motivi e le occasioni piu frequenti per cui si e effettuato il test per HIV/AIDS sono “controllo e curiosita” (30,2%), “donazione di sangue” (26,9%), “intervento chirurgico” (23,6%), “timore del contagio” (23,4%). La distribuzione di coloro che hanno effettuato il test per HIV/AIDS nelle quattro province e nelle tre fasce d’eta (18-28, 29- 39, 40-49 anni) e abbastanza uniforme, solo Bari presenta una percentuale (20,3%) sensibilmente inferiore rispetto alle altre tre citta. Il 2,1% dei soggetti sottoposti al test e risultato positivo. Conclusioni : il sottoporsi al test per HIV/AIDS, associato ad un adeguato counseling, puo avere effetti positivi sia sulla popolazione in senso lato, sia sul singolo individuo. La percentuale di coloro che hanno svolto il test e rilevante ma tuttavia ancora non soddisfacente, soprattutto nella fasce d’eta piu avanzate. E auspicabile per il futuro un aumento delle persone che si sottopongono al test, in quanto alcuni studi dimostrano che la conoscenza del proprio stato sierologico puo incidere sui comportamenti eventualmente assunti.
{"title":"Esecuzione del test per HIV/AIDS in un campione di soggetti tra i 18 e i 49 anni in quattro province italiane","authors":"Maria Chironna, A. Cielo, E. Colzani, R. Limina, N. Sodano, C. Signorelli","doi":"10.2427/6199","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6199","url":null,"abstract":"Obiettivi : scopo di questo studio supportato dall’Istituto superiore di sanita e stato quello di raccogliere dati relativi all’esecuzione del test per HIV/AIDS, e alla positivita per tale test, nelle fasce di eta piu attive sessualmente, e quindi piu a rischio di contrarre l’infezione, in un campione rappresentativo della popolazione italiana. Metodi : lo studio e stato eseguito in 4 diverse citta italiane (Bari, Milano, Parma, Perugia) con caratteristiche geografiche, sociali e di incidenza dell’infezione diverse. Un questionario autosomministrato e stato utilizzato per intervistare 2000 persone di eta compresa tra i 18 e i 49 anni, reclutate mediante un campionamento per quote relative ad eta, sesso e livello di istruzione. Risultati : 1982 soggetti hanno risposto al questionario somministrato. 669 (35,8% degli intervistati) hanno effettuato il test per HIV/AIDS, di questi il 16,9% ha effettuato il test piu di una volta nel corso della vita. I motivi e le occasioni piu frequenti per cui si e effettuato il test per HIV/AIDS sono “controllo e curiosita” (30,2%), “donazione di sangue” (26,9%), “intervento chirurgico” (23,6%), “timore del contagio” (23,4%). La distribuzione di coloro che hanno effettuato il test per HIV/AIDS nelle quattro province e nelle tre fasce d’eta (18-28, 29- 39, 40-49 anni) e abbastanza uniforme, solo Bari presenta una percentuale (20,3%) sensibilmente inferiore rispetto alle altre tre citta. Il 2,1% dei soggetti sottoposti al test e risultato positivo. Conclusioni : il sottoporsi al test per HIV/AIDS, associato ad un adeguato counseling, puo avere effetti positivi sia sulla popolazione in senso lato, sia sul singolo individuo. La percentuale di coloro che hanno svolto il test e rilevante ma tuttavia ancora non soddisfacente, soprattutto nella fasce d’eta piu avanzate. E auspicabile per il futuro un aumento delle persone che si sottopongono al test, in quanto alcuni studi dimostrano che la conoscenza del proprio stato sierologico puo incidere sui comportamenti eventualmente assunti.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68878738","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Questo studio analizza gli effetti sulla salute dell’indennita di accompagnamento negli assistiti anziani. Esso studia i bisogni espressi ed i relativi carichi assistenziali pubblici, comparando gli anziani non autosufficienti con invalidita del 100%, compresa tra il 34 e il 99%. La popolazione di riferimento e quella assistita dall’ASL di Treviso (370 mila residenti). Lo studio e realizzato con la procedura del record linkage all’anagrafe sanitaria degli archivi aziendali informatizzati del 2002 (invalidita civile, esenzioni ticket, case di riposo, farmaceutica territoriale, specialistica ambulatoriale, SDO, pronto soccorso, cure termali). Lo studio comparativo dei costi sanitari pro capite, stimati dagli importi tariffari delle prestazioni, e realizzato stratificando la popolazione per profilo assistenziale (residenziale, non residenziale), eta, sesso, principali patologie che necessitano di terapie a lungo termine (ipertensione arteriosa, diabete mellito, insufficienza cardiaca, malattie extrapiramidali), comorbosita. Vengono approfonditi i principali determinanti di costo delle strutture per acuti. Le malattie croniche sono i principali determinanti dei costi sanitari. L’aumento di consumo di risorse che si ha con l’invecchiamento non pare correlato all’invalidita. I non autosufficienti anziani hanno meno ricoveri per scompenso degli invalidi al 100% e, complessivamente, consumano meno risorse sanitarie. Un incremento delle risorse assistenziali per gli anziani con gravi problematiche funzionali determina un minor ricorso alle strutture per acuti e minori scompensi delle patologie croniche coesistenti.
{"title":"Effetti sulla salute dellíassistenza continuativa nell´anziano","authors":"G. Battistella, A. Carlini, G. Ben","doi":"10.2427/6219","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6219","url":null,"abstract":"Questo studio analizza gli effetti sulla salute dell’indennita di accompagnamento negli assistiti anziani. Esso studia i bisogni espressi ed i relativi carichi assistenziali pubblici, comparando gli anziani non autosufficienti con invalidita del 100%, compresa tra il 34 e il 99%. La popolazione di riferimento e quella assistita dall’ASL di Treviso (370 mila residenti). Lo studio e realizzato con la procedura del record linkage all’anagrafe sanitaria degli archivi aziendali informatizzati del 2002 (invalidita civile, esenzioni ticket, case di riposo, farmaceutica territoriale, specialistica ambulatoriale, SDO, pronto soccorso, cure termali). Lo studio comparativo dei costi sanitari pro capite, stimati dagli importi tariffari delle prestazioni, e realizzato stratificando la popolazione per profilo assistenziale (residenziale, non residenziale), eta, sesso, principali patologie che necessitano di terapie a lungo termine (ipertensione arteriosa, diabete mellito, insufficienza cardiaca, malattie extrapiramidali), comorbosita. Vengono approfonditi i principali determinanti di costo delle strutture per acuti. Le malattie croniche sono i principali determinanti dei costi sanitari. L’aumento di consumo di risorse che si ha con l’invecchiamento non pare correlato all’invalidita. I non autosufficienti anziani hanno meno ricoveri per scompenso degli invalidi al 100% e, complessivamente, consumano meno risorse sanitarie. Un incremento delle risorse assistenziali per gli anziani con gravi problematiche funzionali determina un minor ricorso alle strutture per acuti e minori scompensi delle patologie croniche coesistenti.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"1 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68879273","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
M. Marino, F. Maccari, M. Maurici, E. Franco, I. Carboni, C. D. Felice, S. Chimenti
In previsione di uno studio prospettico sulla correlazione fra psoriasi e fattori di rischio, sono state esaminate le cartelle cliniche di 501 pazienti affetti da psoriasi osservati consecutivamente nel periodo gennaio 2000, dicembre 2001 presso uno degli ambulatori della Clinica Dermatologica dell’Universita degli Studi di Roma “Tor Vergata”. In 472 casi la diagnosi era di psoriasi volgare nelle sue varie forme (in 35 pazienti era presente la forma guttata, in 36 quella artropatica e in 2 entrambe), mentre i rimanenti 29 soggetti presentavano forme diverse e non sono stati inclusi nello studio. Tra i pazienti affetti da psoriasi volgare 267 erano maschi e 205 femmine; l’eta media era 46,5 +/ 16,7 anni, senza differenze fra i due sessi; 376 pazienti avevano gia effettuato una terapia precedente. Sono state prese in considerazione le seguenti variabili: Body mass index (BMI), familiarita, eta di insorgenza, durata della malattia ed estensione delle lesioni, valutata sulla base della superficie corporea interessata. Sono emersi dati significativi che correlavano positivamente il BMI con l’estensione delle lesioni (‹ o ›del 30% della superficie corporea) e la presenza di familiarita con un’insorgenza precoce della malattia; veniva inoltre evidenziata una debole correlazione tra il sesso maschile e l’estensione delle lesioni. Non vi erano correlazioni tra la familiarita e l’estensione delle lesioni, che non si correlava neanche con la durata della malattia. Non sono state riscontrate correlazioni tra la familiarita ed il sesso e tra la familiarita ed il BMI. La valutazione del significato di questi dati permettera di impostare un corretto studio prospettico che possa essere alla base di un approccio clinico basato sulle evidenze.
{"title":"Valutazione retrospettiva sui fattori di rischio in pazienti affetti da psoriasi volgare","authors":"M. Marino, F. Maccari, M. Maurici, E. Franco, I. Carboni, C. D. Felice, S. Chimenti","doi":"10.2427/6239","DOIUrl":"https://doi.org/10.2427/6239","url":null,"abstract":"In previsione di uno studio prospettico sulla correlazione fra psoriasi e fattori di rischio, sono state esaminate le cartelle cliniche di 501 pazienti affetti da psoriasi osservati consecutivamente nel periodo gennaio 2000, dicembre 2001 presso uno degli ambulatori della Clinica Dermatologica dell’Universita degli Studi di Roma “Tor Vergata”. In 472 casi la diagnosi era di psoriasi volgare nelle sue varie forme (in 35 pazienti era presente la forma guttata, in 36 quella artropatica e in 2 entrambe), mentre i rimanenti 29 soggetti presentavano forme diverse e non sono stati inclusi nello studio. Tra i pazienti affetti da psoriasi volgare 267 erano maschi e 205 femmine; l’eta media era 46,5 +/ 16,7 anni, senza differenze fra i due sessi; 376 pazienti avevano gia effettuato una terapia precedente. Sono state prese in considerazione le seguenti variabili: Body mass index (BMI), familiarita, eta di insorgenza, durata della malattia ed estensione delle lesioni, valutata sulla base della superficie corporea interessata. Sono emersi dati significativi che correlavano positivamente il BMI con l’estensione delle lesioni (‹ o ›del 30% della superficie corporea) e la presenza di familiarita con un’insorgenza precoce della malattia; veniva inoltre evidenziata una debole correlazione tra il sesso maschile e l’estensione delle lesioni. Non vi erano correlazioni tra la familiarita e l’estensione delle lesioni, che non si correlava neanche con la durata della malattia. Non sono state riscontrate correlazioni tra la familiarita ed il sesso e tra la familiarita ed il BMI. La valutazione del significato di questi dati permettera di impostare un corretto studio prospettico che possa essere alla base di un approccio clinico basato sulle evidenze.","PeriodicalId":89162,"journal":{"name":"Italian journal of public health","volume":"33 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2012-05-23","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"68879794","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}