Pub Date : 2025-08-14DOI: 10.1016/S1636-5577(25)50892-1
L. Ruffenach , C. Ponte , C. Moinet , C. Kuster , C. Dissaux , M. Villard , F. Bodin , A. Olland , C. Bruant-Rodier , P.-E. Falcoz
La chirurgia dei lembi nella ricostruzione toracica richiede un’ampia collaborazione tra il chirurgo plastico e il chirurgo toracico o cardiaco. I lembi utilizzati per scopi extratoracici forniscono una copertura delle perdite di sostanza trafiggenti con ricostruzione parietale o delle perdite di sostanza non trafiggenti in zone irradiate o che richiedono una successiva radioterapia. Si tratta il più delle volte di lembi muscolocutanei peduncolati che possono essere prelevati in zona peritoracica, vale a dire i lembi di grande pettorale, di gran dorsale o di dentato. I lembi muscolocutanei peduncolati provenienti dall’addome possono, in casi più rari, fornire una copertura del torace anteriore. Si tratta dei lembi di retto dell’addome e di obliquo esterno. La maggior parte di questi lembi può essere prelevata anche in forma libera ed essere collegata ai vasi riceventi vicino alla zona da coprire. I lembi muscolocutanei sono robusti e affidabili, ma forniscono sequele a livello del sito di prelievo. Pertanto, la tendenza è quella di sostituire questi lembi muscolocutanei con dei lembi perforanti elicoidali, quando possibile. Gli stessi lembi peduncolati di gran dorsale, di grande pettorale, di dentato o di retto addominale possono essere trasferiti in zona intratoracica, nei diversi compartimenti, al fine di prevenire la comparsa di una fistola broncopleurica, di coprire una fistola o di riempire una cavità pleurica infetta.
{"title":"Copertura extratoracica e intratoracica con lembi muscolocutanei","authors":"L. Ruffenach , C. Ponte , C. Moinet , C. Kuster , C. Dissaux , M. Villard , F. Bodin , A. Olland , C. Bruant-Rodier , P.-E. Falcoz","doi":"10.1016/S1636-5577(25)50892-1","DOIUrl":"10.1016/S1636-5577(25)50892-1","url":null,"abstract":"<div><div>La chirurgia dei lembi nella ricostruzione toracica richiede un’ampia collaborazione tra il chirurgo plastico e il chirurgo toracico o cardiaco. I lembi utilizzati per scopi extratoracici forniscono una copertura delle perdite di sostanza trafiggenti con ricostruzione parietale o delle perdite di sostanza non trafiggenti in zone irradiate o che richiedono una successiva radioterapia. Si tratta il più delle volte di lembi muscolocutanei peduncolati che possono essere prelevati in zona peritoracica, vale a dire i lembi di grande pettorale, di gran dorsale o di dentato. I lembi muscolocutanei peduncolati provenienti dall’addome possono, in casi più rari, fornire una copertura del torace anteriore. Si tratta dei lembi di retto dell’addome e di obliquo esterno. La maggior parte di questi lembi può essere prelevata anche in forma libera ed essere collegata ai vasi riceventi vicino alla zona da coprire. I lembi muscolocutanei sono robusti e affidabili, ma forniscono sequele a livello del sito di prelievo. Pertanto, la tendenza è quella di sostituire questi lembi muscolocutanei con dei lembi perforanti elicoidali, quando possibile. Gli stessi lembi peduncolati di gran dorsale, di grande pettorale, di dentato o di retto addominale possono essere trasferiti in zona intratoracica, nei diversi compartimenti, al fine di prevenire la comparsa di una fistola broncopleurica, di coprire una fistola o di riempire una cavità pleurica infetta.</div></div>","PeriodicalId":100452,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Generale","volume":"25 1","pages":"Pages 1-19"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-08-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144840712","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2025-08-14DOI: 10.1016/S1636-5577(25)50889-1
A. Todesco , E. Armand , L. Gust , A. Fourdrain , G. Brioude , D. Trousse , D. Boulate , C. Doddoli , H. Dutau , P.-A. Thomas , X.-B. D’Journo
Le fistole esofago-tracheo-bronchiali benigne acquisite dell’adulto sono situazioni cliniche rare ma sempre complesse. Questa patologia si verifica il più delle volte in pazienti debilitati da un lungo ricovero in un’unità di terapia intensiva e associa una contaminazione cronica dell’albero bronchiale a una grave malnutrizione. La strategia terapeutica è multidisciplinare e combina un trattamento medico con un trattamento endoscopico e chirurgico. Il trattamento endoscopico di uno o di entrambi i dotti è spesso necessario a “ponte” per consentire un’ottimizzazione del trattamento medico in vista di un trattamento chirurgico, che resta il trattamento curativo più efficace. La gestione deve concentrarsi sulla definizione del momento ottimale della riparazione chirurgica. La ventilazione assistita e le tecniche di assistenza circolatoria come l’ECMO consentono attualmente una gestione perioperatoria ottimale. La tecnica chirurgica e la via d’accesso utilizzata dipenderanno dalla sede della fistola. Sebbene la riparazione ideale debba essere preferita, a volte può essere necessaria l’esclusione temporanea o permanente del tubo digerente. Dopo un breve richiamo fisiopatologico ed eziologico, la strategia terapeutica viene descritta in dettaglio e illustrata con foto e video. Un capitolo a parte tratterà specificamente il problema delle fistole dopo esofagectomia.
{"title":"Trattamento delle fistole esofago-tracheo-bronchiali acquisite dell’adulto","authors":"A. Todesco , E. Armand , L. Gust , A. Fourdrain , G. Brioude , D. Trousse , D. Boulate , C. Doddoli , H. Dutau , P.-A. Thomas , X.-B. D’Journo","doi":"10.1016/S1636-5577(25)50889-1","DOIUrl":"10.1016/S1636-5577(25)50889-1","url":null,"abstract":"<div><div>Le fistole esofago-tracheo-bronchiali benigne acquisite dell’adulto sono situazioni cliniche rare ma sempre complesse. Questa patologia si verifica il più delle volte in pazienti debilitati da un lungo ricovero in un’unità di terapia intensiva e associa una contaminazione cronica dell’albero bronchiale a una grave malnutrizione. La strategia terapeutica è multidisciplinare e combina un trattamento medico con un trattamento endoscopico e chirurgico. Il trattamento endoscopico di uno o di entrambi i dotti è spesso necessario a “ponte” per consentire un’ottimizzazione del trattamento medico in vista di un trattamento chirurgico, che resta il trattamento curativo più efficace. La gestione deve concentrarsi sulla definizione del momento ottimale della riparazione chirurgica. La ventilazione assistita e le tecniche di assistenza circolatoria come l’ECMO consentono attualmente una gestione perioperatoria ottimale. La tecnica chirurgica e la via d’accesso utilizzata dipenderanno dalla sede della fistola. Sebbene la riparazione ideale debba essere preferita, a volte può essere necessaria l’esclusione temporanea o permanente del tubo digerente. Dopo un breve richiamo fisiopatologico ed eziologico, la strategia terapeutica viene descritta in dettaglio e illustrata con foto e video. Un capitolo a parte tratterà specificamente il problema delle fistole dopo esofagectomia.</div></div>","PeriodicalId":100452,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Generale","volume":"25 1","pages":"Pages 1-8"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-08-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144840662","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2025-08-14DOI: 10.1016/S1636-5577(25)50885-4
S. Marty (Oto-rhino-laryngologiste, praticien des Armées), A. Villeneuve (Oto-rhino-laryngologiste, praticien des Armées), A. Crambert (Oto-rhino-laryngologiste, praticien des Armées), R. Karunna (Oto-rhino-laryngologiste, praticien des Armées), E. Uhlrich (Oto-rhino-laryngologiste, praticien des Armées), J.B. Carruel (Chirurgien maxillofacial, praticien des Armées), C. Rabot (Chirurgien maxillofacial, praticien des Armées), P. Clément (Oto-rhino-laryngologiste, Professeur agrégé du Val de Grâce), Y. Pons (Oto-rhino-laryngologiste, Professeur agrégé du Val de Grâce)
La tracheotomia è una procedura che consiste nell’aprire la trachea cervicale e nel posizionare una cannula. Permette di ristabilire la ventilazione in caso di ostacolo a livello delle vie aeree superiori e anche di diminuire lo spazio morto respiratorio. Esistono diverse tecniche, chirurgiche o percutanee. La tecnica più adatta al paziente e al contesto clinico viene effettuata in sala operatoria o in reparto di terapia intensiva. Le indicazioni, le tecniche così come le cure postoperatorie e le complicanze sono dettagliate in questo articolo che tratta unicamente la tracheotomia nell’adulto poiché nel bambino le tecniche e le indicazioni variano. Le tecniche percutanee sono descritte in un altro articolo dell’Encyclopédie médicochirurgicale.
{"title":"Tracheotomia chirurgica dell’adulto","authors":"S. Marty (Oto-rhino-laryngologiste, praticien des Armées), A. Villeneuve (Oto-rhino-laryngologiste, praticien des Armées), A. Crambert (Oto-rhino-laryngologiste, praticien des Armées), R. Karunna (Oto-rhino-laryngologiste, praticien des Armées), E. Uhlrich (Oto-rhino-laryngologiste, praticien des Armées), J.B. Carruel (Chirurgien maxillofacial, praticien des Armées), C. Rabot (Chirurgien maxillofacial, praticien des Armées), P. Clément (Oto-rhino-laryngologiste, Professeur agrégé du Val de Grâce), Y. Pons (Oto-rhino-laryngologiste, Professeur agrégé du Val de Grâce)","doi":"10.1016/S1636-5577(25)50885-4","DOIUrl":"10.1016/S1636-5577(25)50885-4","url":null,"abstract":"<div><div>La tracheotomia è una procedura che consiste nell’aprire la trachea cervicale e nel posizionare una cannula. Permette di ristabilire la ventilazione in caso di ostacolo a livello delle vie aeree superiori e anche di diminuire lo spazio morto respiratorio. Esistono diverse tecniche, chirurgiche o percutanee. La tecnica più adatta al paziente e al contesto clinico viene effettuata in sala operatoria o in reparto di terapia intensiva. Le indicazioni, le tecniche così come le cure postoperatorie e le complicanze sono dettagliate in questo articolo che tratta unicamente la tracheotomia nell’adulto poiché nel bambino le tecniche e le indicazioni variano. Le tecniche percutanee sono descritte in un altro articolo dell’<em>Encyclopédie médicochirurgicale</em>.</div></div>","PeriodicalId":100452,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Generale","volume":"25 1","pages":"Pages 1-10"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-08-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144840713","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2025-08-14DOI: 10.1016/S1636-5577(25)50890-8
P. Werlé (Praticien hospitalier), N. Mary (Interne), T. Tricard (Praticien hospitalier)
La nefrectomia parziale è il trattamento di riferimento dei tumori renali localizzati di più di 2 cm. Permette di associare un eccellente controllo oncologico con la preservazione della funzione renale presentando una morbilità accettabile. Malgrado l’avvento delle tecniche chirurgiche mini-invasive, la via a cielo aperto mantiene un ruolo nell’arsenale terapeutico dei carcinomi renali. La scelta di questa via d’accesso è dettata dall’esperienza del chirurgo, dalle caratteristiche del paziente e dalle caratteristiche tumorali. In questo articolo, la tecnica operatoria per via aperta è presentata cominciando dall’installazione del paziente e dettagliando le vie d’accesso, così come le diverse fasi dell’intervento che comprendono il controllo e il clampaggio del peduncolo, l’esposizione del tumore, la realizzazione dell’exeresi tumorale, l’emostasi e la renorrafia. Sono descritti anche il follow-up postoperatorio precoce, la rilevazione e la gestione delle complicanze intra- e postoperatorie, come le complicanze emorragiche, gli pseudoaneurismi arterovenosi e le fistole.
{"title":"Chirurgia conservativa a cielo aperto per tumore del rene","authors":"P. Werlé (Praticien hospitalier), N. Mary (Interne), T. Tricard (Praticien hospitalier)","doi":"10.1016/S1636-5577(25)50890-8","DOIUrl":"10.1016/S1636-5577(25)50890-8","url":null,"abstract":"<div><div>La nefrectomia parziale è il trattamento di riferimento dei tumori renali localizzati di più di 2 cm. Permette di associare un eccellente controllo oncologico con la preservazione della funzione renale presentando una morbilità accettabile. Malgrado l’avvento delle tecniche chirurgiche mini-invasive, la via a cielo aperto mantiene un ruolo nell’arsenale terapeutico dei carcinomi renali. La scelta di questa via d’accesso è dettata dall’esperienza del chirurgo, dalle caratteristiche del paziente e dalle caratteristiche tumorali. In questo articolo, la tecnica operatoria per via aperta è presentata cominciando dall’installazione del paziente e dettagliando le vie d’accesso, così come le diverse fasi dell’intervento che comprendono il controllo e il clampaggio del peduncolo, l’esposizione del tumore, la realizzazione dell’exeresi tumorale, l’emostasi e la renorrafia. Sono descritti anche il follow-up postoperatorio precoce, la rilevazione e la gestione delle complicanze intra- e postoperatorie, come le complicanze emorragiche, gli pseudoaneurismi arterovenosi e le fistole.</div></div>","PeriodicalId":100452,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Generale","volume":"25 1","pages":"Pages 1-11"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-08-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144840646","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2025-08-14DOI: 10.1016/S1636-5577(25)50888-X
M. Canis, C. Figuier, P. Chauvet, S. Curinier, A.S. Gremeau, C. Chauffour, S. Campagne Loiseau, R. Botchorishvili, N. Bourdel
Le complicanze della celioscopia operatoria sono le complicanze di tutte le procedure di chirurgia ginecologica, quasi tutte eseguibili con questa via d’accesso. Solo le complicanze dell’attuazione della celioscopia sono specifiche. Esse devono essere evitate con il grande rigore che guida questo tempo essenziale. La diagnosi delle complicanze postoperatorie si basa su una sorveglianza clinica stretta assicurata dal chirurgo o dai membri della sua equipe. In caso di dubbio sulla diagnosi di una complicanza, la celioscopia operatoria permette un reintervento postoperatorio precoce meno traumatico e senza rischio. Questa possibilità deve essere conosciuta o utilizzata per permettere una diagnosi più precoce. La prevenzione delle complicanze comincia durante la consultazione preoperatoria e prosegue durante l’intervento rispettando le checklist divenute obbligatorie, seguendo le regole della dissecazione. La gestione delle relazioni con la paziente è fondamentale per non ritardare la diagnosi e per limitare i rischi di problemi medicolegali. Infine, le conseguenze psicologiche di questo evento sul chirurgo e sulla paziente non devono essere sottostimate, ma essere oggetto di una gestione precoce. Il chirurgo ha bisogno di sostegno tanto quanto la paziente.
{"title":"Complicanze della celiochirurgia: gestione e prevenzione","authors":"M. Canis, C. Figuier, P. Chauvet, S. Curinier, A.S. Gremeau, C. Chauffour, S. Campagne Loiseau, R. Botchorishvili, N. Bourdel","doi":"10.1016/S1636-5577(25)50888-X","DOIUrl":"10.1016/S1636-5577(25)50888-X","url":null,"abstract":"<div><div>Le complicanze della celioscopia operatoria sono le complicanze di tutte le procedure di chirurgia ginecologica, quasi tutte eseguibili con questa via d’accesso. Solo le complicanze dell’attuazione della celioscopia sono specifiche. Esse devono essere evitate con il grande rigore che guida questo tempo essenziale. La diagnosi delle complicanze postoperatorie si basa su una sorveglianza clinica stretta assicurata dal chirurgo o dai membri della sua equipe. In caso di dubbio sulla diagnosi di una complicanza, la celioscopia operatoria permette un reintervento postoperatorio precoce meno traumatico e senza rischio. Questa possibilità deve essere conosciuta o utilizzata per permettere una diagnosi più precoce. La prevenzione delle complicanze comincia durante la consultazione preoperatoria e prosegue durante l’intervento rispettando le <em>checklist</em> divenute obbligatorie, seguendo le regole della dissecazione. La gestione delle relazioni con la paziente è fondamentale per non ritardare la diagnosi e per limitare i rischi di problemi medicolegali. Infine, le conseguenze psicologiche di questo evento sul chirurgo e sulla paziente non devono essere sottostimate, ma essere oggetto di una gestione precoce. Il chirurgo ha bisogno di sostegno tanto quanto la paziente.</div></div>","PeriodicalId":100452,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Generale","volume":"25 1","pages":"Pages 1-12"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-08-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144840650","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2025-08-14DOI: 10.1016/S1636-5577(25)50887-8
X. Deffieux , J. Mattern , F.-J. Mercier , F. Bolandard , N. Bourdel , B. Rabischong
Le principali patologie che portano a valutare la chirurgia addominale durante la gravidanza sono le patologie annessiali (tumore benigno o maligno, torsione), la colecistectomia, l’appendicectomia e le occlusioni digestive. Riguardano circa una paziente su 500, di cui il 64,8% viene trattato in celioscopia. La maggior parte delle equipe esegue la celioscopia come trattamento di prima linea da circa vent’anni. Studi comparativi non hanno mostrato alcuna differenza nella prevalenza delle complicanze dopo laparotomia e celioscopia, per quanto riguarda i tassi di aborto spontaneo e di parto pretermine. Inoltre, la ripresa del transito e il ricovero sono più brevi e il dolore è meno severo dopo celioscopia. Se l’operazione può essere ritardata (cosa che accade raramente), sembra consigliabile eseguirla all’inizio del secondo trimestre, per ridurre il rischio di aborto spontaneo e di contrazioni. Il posizionamento dei trocar dipende dall’indicazione della celioscopia e dal termine della gravidanza. All’inizio del primo trimestre sono possibili tutte le tecniche, ma, a partire dal secondo trimestre, sarà necessario considerare una tecnica open o un accesso in ipocondrio sinistro. Più avanzata è la gravidanza, più si raccomanda l’open-celioscopia e più il trocar mediano deve essere posto in alto. Per una celioscopia a partire dal secondo trimestre di gravidanza, la paziente deve essere posizionata su un tavolo inclinato verso il lato sinistro, in modo da limitare il rischio di compressione della vena cava inferiore da parte dell’utero. La pressione di insufflazione deve essere mantenuta a un massimo di 10-15 mmHg, tranne quando si posizionano i trocar.
{"title":"Chirurgia addominale nelle donne in gravidanza","authors":"X. Deffieux , J. Mattern , F.-J. Mercier , F. Bolandard , N. Bourdel , B. Rabischong","doi":"10.1016/S1636-5577(25)50887-8","DOIUrl":"10.1016/S1636-5577(25)50887-8","url":null,"abstract":"<div><div>Le principali patologie che portano a valutare la chirurgia addominale durante la gravidanza sono le patologie annessiali (tumore benigno o maligno, torsione), la colecistectomia, l’appendicectomia e le occlusioni digestive. Riguardano circa una paziente su 500, di cui il 64,8% viene trattato in celioscopia. La maggior parte delle equipe esegue la celioscopia come trattamento di prima linea da circa vent’anni. Studi comparativi non hanno mostrato alcuna differenza nella prevalenza delle complicanze dopo laparotomia e celioscopia, per quanto riguarda i tassi di aborto spontaneo e di parto pretermine. Inoltre, la ripresa del transito e il ricovero sono più brevi e il dolore è meno severo dopo celioscopia. Se l’operazione può essere ritardata (cosa che accade raramente), sembra consigliabile eseguirla all’inizio del secondo trimestre, per ridurre il rischio di aborto spontaneo e di contrazioni. Il posizionamento dei trocar dipende dall’indicazione della celioscopia e dal termine della gravidanza. All’inizio del primo trimestre sono possibili tutte le tecniche, ma, a partire dal secondo trimestre, sarà necessario considerare una tecnica open o un accesso in ipocondrio sinistro. Più avanzata è la gravidanza, più si raccomanda l’open-celioscopia e più il trocar mediano deve essere posto in alto. Per una celioscopia a partire dal secondo trimestre di gravidanza, la paziente deve essere posizionata su un tavolo inclinato verso il lato sinistro, in modo da limitare il rischio di compressione della vena cava inferiore da parte dell’utero. La pressione di insufflazione deve essere mantenuta a un massimo di 10-15 mmHg, tranne quando si posizionano i trocar.</div></div>","PeriodicalId":100452,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Generale","volume":"25 1","pages":"Pages 1-10"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-08-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144840661","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2025-08-14DOI: 10.1016/S1636-5577(25)50893-3
G. Margue, J.-C. Bernhard
L’aumento dell’incidenza dei tumori renali e la loro diagnosi sempre più precoce hanno accompagnato la diffusione progressiva e lo sviluppo delle tecniche chirurgiche conservative. Conciliando preservazione della funzionalità renale e risultato oncologico, la nefrectomia parziale è ormai il trattamento di riferimento dei tumori del rene localizzati, sempre considerando la fattibilità tecnica. La sua realizzazione per via mini-invasiva e la standardizzazione delle tecniche di chirurgia robotica portano a una diminuzione significativa della morbilità perioperatoria e della durata dell’ospedalizzazione. Tecnica chirurgica in evoluzione costante, la nefrectomia parziale robot-assistita si arricchisce di metodi di risparmio ischemico, dell’utilizzo intraoperatorio dell’imaging (ecografia in tempo reale, modellizzazione 3D, fluorescenza) e di varianti nel trattamento del letto di resezione tumorale che permettono la sua realizzazione in situazioni sempre più complesse. Questo articolo ha come scopo quello di definire le indicazioni attuali della nefrectomia parziale robot-assistita e di descriverne le fasi chirurgiche insieme alle variazioni tecniche.
{"title":"Nefrectomia parziale per via laparoscopica robot-assistita transperitoneale","authors":"G. Margue, J.-C. Bernhard","doi":"10.1016/S1636-5577(25)50893-3","DOIUrl":"10.1016/S1636-5577(25)50893-3","url":null,"abstract":"<div><div>L’aumento dell’incidenza dei tumori renali e la loro diagnosi sempre più precoce hanno accompagnato la diffusione progressiva e lo sviluppo delle tecniche chirurgiche conservative. Conciliando preservazione della funzionalità renale e risultato oncologico, la nefrectomia parziale è ormai il trattamento di riferimento dei tumori del rene localizzati, sempre considerando la fattibilità tecnica. La sua realizzazione per via mini-invasiva e la standardizzazione delle tecniche di chirurgia robotica portano a una diminuzione significativa della morbilità perioperatoria e della durata dell’ospedalizzazione. Tecnica chirurgica in evoluzione costante, la nefrectomia parziale robot-assistita si arricchisce di metodi di risparmio ischemico, dell’utilizzo intraoperatorio dell’imaging (ecografia in tempo reale, modellizzazione 3D, fluorescenza) e di varianti nel trattamento del letto di resezione tumorale che permettono la sua realizzazione in situazioni sempre più complesse. Questo articolo ha come scopo quello di definire le indicazioni attuali della nefrectomia parziale robot-assistita e di descriverne le fasi chirurgiche insieme alle variazioni tecniche.</div></div>","PeriodicalId":100452,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Generale","volume":"25 1","pages":"Pages 1-8"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-08-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144840648","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2025-08-14DOI: 10.1016/S1636-5577(25)50886-6
S. Vergez (Professeur des universités, praticien hospitalier) , P. Céruse (Professeur des universités, praticien hospitalier) , B. Lallemant (Professeur des universités, praticien hospitalier) , S. Morinière (Professeur des universités, praticien hospitalier) , B. Vairel (Praticien hospitalier) , P. Gorphe (Praticien du centre de lutte contre le cancer) , A. Dupret-Bories (Professeur des universités, praticien hospitalier) , G. de Bonnecaze (Professeur des universités, praticien hospitalier) , M.H. Mella (Interne)
La gestione dei carcinomi delle vie aerodigestive superiori ha conosciuto numerosi progressi nel corso degli ultimi decenni nel campo dell’oncologia medica, della radioterapia e della chirurgia. Questi progressi hanno tutti una doppia ambizione: ottimizzare i risultati oncologici (guadagno sui tassi di sopravvivenza e sui tassi di controllo locoregionale), così come limitare le sequele funzionali ed estetiche della gestione del cancro. Lo sviluppo della chirurgia transorale sotto assistenza robotica si inserisce perfettamente in questo iter e occupa un posto crescente nel nostro arsenale terapeutico. Questo strumento chirurgico (robot Da Vinci) migliora il comfort operatorio di un accesso transorale e respinge così i limiti delle indicazioni delle altre tecniche chirurgiche disponibili. Alcune laringectomie sopraglottiche, basiglossectomie, orofaringectomie laterali, ipofaringectomie e faringectomie posteriori possono essere effettuate con l’assistenza robotica. Una rigida selezione dei pazienti e dei tumori permette di ottenere con un accesso transorale e l’assistenza robotica dei risultati oncologici equivalenti e dei risultati funzionali superiori a quelli che avrebbero avuto queste resezioni se fossero state condotte per via esterna. Infatti, l’uso di un sondino nasogastrico, quando messo in posizione, è generalmente meno lungo che con le tecniche chirurgiche esterne tradizionali. Allo stesso tempo, il ricorso alla tracheotomia è raro e riservato ai pazienti che hanno comorbilità significative e/o delle resezioni larghe con rischio di complicanze respiratorie.
{"title":"Principi generali della chirurgia robotica in oncologia oto-rino-laringoiatrica: tecnica, indicazioni, risultati","authors":"S. Vergez (Professeur des universités, praticien hospitalier) , P. Céruse (Professeur des universités, praticien hospitalier) , B. Lallemant (Professeur des universités, praticien hospitalier) , S. Morinière (Professeur des universités, praticien hospitalier) , B. Vairel (Praticien hospitalier) , P. Gorphe (Praticien du centre de lutte contre le cancer) , A. Dupret-Bories (Professeur des universités, praticien hospitalier) , G. de Bonnecaze (Professeur des universités, praticien hospitalier) , M.H. Mella (Interne)","doi":"10.1016/S1636-5577(25)50886-6","DOIUrl":"10.1016/S1636-5577(25)50886-6","url":null,"abstract":"<div><div>La gestione dei carcinomi delle vie aerodigestive superiori ha conosciuto numerosi progressi nel corso degli ultimi decenni nel campo dell’oncologia medica, della radioterapia e della chirurgia. Questi progressi hanno tutti una doppia ambizione: ottimizzare i risultati oncologici (guadagno sui tassi di sopravvivenza e sui tassi di controllo locoregionale), così come limitare le sequele funzionali ed estetiche della gestione del cancro. Lo sviluppo della chirurgia transorale sotto assistenza robotica si inserisce perfettamente in questo iter e occupa un posto crescente nel nostro arsenale terapeutico. Questo strumento chirurgico (robot Da Vinci) migliora il comfort operatorio di un accesso transorale e respinge così i limiti delle indicazioni delle altre tecniche chirurgiche disponibili. Alcune laringectomie sopraglottiche, basiglossectomie, orofaringectomie laterali, ipofaringectomie e faringectomie posteriori possono essere effettuate con l’assistenza robotica. Una rigida selezione dei pazienti e dei tumori permette di ottenere con un accesso transorale e l’assistenza robotica dei risultati oncologici equivalenti e dei risultati funzionali superiori a quelli che avrebbero avuto queste resezioni se fossero state condotte per via esterna. Infatti, l’uso di un sondino nasogastrico, quando messo in posizione, è generalmente meno lungo che con le tecniche chirurgiche esterne tradizionali. Allo stesso tempo, il ricorso alla tracheotomia è raro e riservato ai pazienti che hanno comorbilità significative e/o delle resezioni larghe con rischio di complicanze respiratorie.</div></div>","PeriodicalId":100452,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Generale","volume":"25 1","pages":"Pages 1-13"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-08-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144840714","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2025-08-14DOI: 10.1016/S1636-5577(25)50891-X
A. Peyrottes, E. Seizilles de Mazancourt, A. Masson-Lecomte, F. Desgrandchamps, P. Meria
La ricostruzione delle vie urinarie dopo cistectomia deve ripristinarne la continuità. In questo contesto, si distingue tra derivazioni urinarie continenti (o vesciche “ortotopiche”, come le tecniche di Camey, Hautmann, Padova, a Z, ecc.) e non continenti. Queste ultime, vantaggiose per la loro semplicità e per la loro bassa morbilità, sono rappresentate principalmente dalle ureterostomie cutanee terminali o transileali. Questo articolo fornisce un aggiornamento sulle diverse tecniche chirurgiche di derivazione urinaria non continente. Si concentra sull’ureterostomia cutanea transileale tipo Bricker e sulle sue varianti tecniche. Vengono richiamate le indicazioni per l’intervento chirurgico, la preparazione del paziente, nonché le specificità del follow-up postintervento con l’obiettivo di ottimizzare il percorso del paziente.
{"title":"Derivazioni urinarie non continenti","authors":"A. Peyrottes, E. Seizilles de Mazancourt, A. Masson-Lecomte, F. Desgrandchamps, P. Meria","doi":"10.1016/S1636-5577(25)50891-X","DOIUrl":"10.1016/S1636-5577(25)50891-X","url":null,"abstract":"<div><div>La ricostruzione delle vie urinarie dopo cistectomia deve ripristinarne la continuità. In questo contesto, si distingue tra derivazioni urinarie continenti (o vesciche “ortotopiche”, come le tecniche di Camey, Hautmann, Padova, a Z, ecc.) e non continenti. Queste ultime, vantaggiose per la loro semplicità e per la loro bassa morbilità, sono rappresentate principalmente dalle ureterostomie cutanee terminali o transileali. Questo articolo fornisce un aggiornamento sulle diverse tecniche chirurgiche di derivazione urinaria non continente. Si concentra sull’ureterostomia cutanea transileale tipo Bricker e sulle sue varianti tecniche. Vengono richiamate le indicazioni per l’intervento chirurgico, la preparazione del paziente, nonché le specificità del follow-up postintervento con l’obiettivo di ottimizzare il percorso del paziente.</div></div>","PeriodicalId":100452,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Generale","volume":"25 1","pages":"Pages 1-7"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2025-08-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"144840649","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2024-08-29DOI: 10.1016/S1636-5577(24)49431-5
C. Braggio , A. Todesco , C. Arbelot , A. Fourdrain , X.B. D’Journo
Il drenaggio toracico è una delle procedure di base della chirurgia toracica e della pneumologia. Realizzato in situazioni molto diverse, che vanno dalla patologia traumatica alla patologia infettiva, la sua realizzazione deve essere controllata, tenendo conto del suo carattere invasivo, della sua importanza terapeutica e delle specificità tecniche che richiede. Riguarda il drenaggio dei versamenti pleurici e pericardici. Le tecniche di drenaggio toracico sono molteplici e sono state recentemente modernizzate con l’approccio ecoguidato. Dopo un breve richiamo storico e fisiologico, questo articolo affronterà, avvalendosi di un ampio repertorio iconografico, le diverse tecniche di drenaggio, le diverse situazioni cliniche riscontrate, i materiali disponibili, la sorveglianza specifica e le possibili complicanze del drenaggio.
{"title":"Principi del drenaggio toracico","authors":"C. Braggio , A. Todesco , C. Arbelot , A. Fourdrain , X.B. D’Journo","doi":"10.1016/S1636-5577(24)49431-5","DOIUrl":"10.1016/S1636-5577(24)49431-5","url":null,"abstract":"<div><p>Il drenaggio toracico è una delle procedure di base della chirurgia toracica e della pneumologia. Realizzato in situazioni molto diverse, che vanno dalla patologia traumatica alla patologia infettiva, la sua realizzazione deve essere controllata, tenendo conto del suo carattere invasivo, della sua importanza terapeutica e delle specificità tecniche che richiede. Riguarda il drenaggio dei versamenti pleurici e pericardici. Le tecniche di drenaggio toracico sono molteplici e sono state recentemente modernizzate con l’approccio ecoguidato. Dopo un breve richiamo storico e fisiologico, questo articolo affronterà, avvalendosi di un ampio repertorio iconografico, le diverse tecniche di drenaggio, le diverse situazioni cliniche riscontrate, i materiali disponibili, la sorveglianza specifica e le possibili complicanze del drenaggio.</p></div>","PeriodicalId":100452,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Generale","volume":"24 1","pages":"Pages 1-9"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2024-08-29","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1636557724494315/pdfft?md5=0fb7607e0bdfb2f087520491e3ae9f9e&pid=1-s2.0-S1636557724494315-main.pdf","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"142086862","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"OA","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}