I dispositivi endovenosi sono divenuti strumenti imprescindibili nella gestione dei pazienti e hanno notevolmente migliorato la loro qualità di vita. Negli ultimi anni è cresciuta l’offerta di diverse tipologie di dispositivi adatti all’uso a breve, a medio o a lungo termine. La scelta del tipo di dispositivo che soddisfa una serie di raccomandazioni deve essere concordata tra l’equipe curante e il paziente e non deve obbedire solo ai vincoli organizzativi. La qualità delle cure, sia per l’installazione che per la manutenzione, è garanzia di sicurezza del paziente e del suo futuro vascolare, oltre che della longevità dei dispositivi e della prevenzione del rischio di complicanze. Le strategie preventive delle complicanze, spesso comuni ai diversi tipi di dispositivi, si basano su consensi digestione che derivano dalla medicina basata sull’evidenza e su una politica di formazione per operatori sanitari e pazienti. L’antisepsi cutanea si è recentemente evoluta. Le tecniche ecografiche per il posizionamento percutaneo devono essere generalizzate e continuare a beneficiare di progressi costanti. La posizione dell’estremità distale del catetere alla giunzione tra atrio destro e vena cava superiore resta la pietra angolare della prevenzione della trombosi. I trattamenti conservativi, così come l’uso di blocchi preventivi o curativi, sono oggetto di crescente interesse per evitare ablazioni inutili, traumatiche e costose. Le complicanze meccaniche e ostruttive e gli stravasi sono sempre meglio studiati e padroneggiati. La ricerca è attiva e richiede molteplici competenze sia nel campo delle infezioni e del biofilm che nel campo della trombosi e dei materiali e delle superfici, associando ricercatori, chimici, industriali e operatori sanitari. La cooperazione interprofessionale è in forte espansione, il che giustifica una riflessione sull’esistenza di unità ospedaliere dedicate all’installazione e alla manutenzione dei dispositivi endovenosi.