This article follows the stages in the creation of School Museum carried out by the department of educational science at the university of Bologna. It focuses on the theoretical development of a museum dedicated to the material life of schools.
{"title":"Il Museo della Scuola a Bologna tra memoria e progetto","authors":"M. D’Ascenzo","doi":"10.1400/157768","DOIUrl":"https://doi.org/10.1400/157768","url":null,"abstract":"This article follows the stages in the creation of School Museum carried out by the department of educational science at the university of Bologna. It focuses on the theoretical development of a museum dedicated to the material life of schools.","PeriodicalId":36845,"journal":{"name":"Ricerche di Pedagogia e Didattica","volume":"4 1","pages":"1000-1021"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2009-01-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"66596354","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Scuola, infanzia e culture in Quebec : le politiche educative interculturali dal paradigma culturalista al paradigma civico","authors":"Letizia Caronia","doi":"10.1400/157803","DOIUrl":"https://doi.org/10.1400/157803","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":36845,"journal":{"name":"Ricerche di Pedagogia e Didattica","volume":"4 1","pages":"1000-1036"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2009-01-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"66596469","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Il presente contributo ha lo scopo di tracciare le linee principali del lavoro di supervisione psicopedagogia messo in campo in un centro di formazione professionale (CFP) della provincia di Bologna. L’autore analizza alcuni aspetti fondanti il ruolo e l’efficacia dell’attivita di supervisione e passa in rassegna i temi, le fasi e i gruppi che hanno caratterizzato il percorso operativo nel CFP bolognese nel periodo 2002-2008. Parole chiave: supervisione pedagogica; centro di formazione professionale _____________________________________________________________ Il modello teorico di riferimento Il presente contributo ha lo scopo di tracciare le linee principali del lavoro di supervisione psicopedagogia messo in campo in un centro di formazione professionale (CFP) della provincia di Bologna. La caratteristica dei CFP e la centratura sulla professionalizzazione. S’impara un mestiere nell’arco di due anni di corso. In particolare, questo CFP si occupa di formare parrucchieri, esperti in cure estetiche, elettricisti, montatori meccanici, esperti d’informatica. Per cio che interessa al presente contributo, e interessante notare che la struttura organizzativa di un CFP prevede la presenza di docenti, di tutor d’aula e di coordinatori dei corsi. Questi ruoli, insieme al responsabile di tutti i corsi, sono stati coinvolti nel percorso di supervisione attraverso modalita e tempi specifici. Prima di passare in rassegna i temi, le fasi e i gruppi che hanno caratterizzato il percorso operativo, e opportuno puntualizzare alcuni aspetti fondanti il ruolo e l’efficacia dell’attivita di supervisione. La principale finalita della supervisione pedagogica (da ora SP) e quella di stimolare il personale educativo a una piu profonda comprensione del campo in cui si trova
{"title":"La supervisione pedagogica nella formazione professionale","authors":"Alessandro Zanchettin","doi":"10.1400/157791","DOIUrl":"https://doi.org/10.1400/157791","url":null,"abstract":"Il presente contributo ha lo scopo di tracciare le linee principali del lavoro di supervisione psicopedagogia messo in campo in un centro di formazione professionale (CFP) della provincia di Bologna. L’autore analizza alcuni aspetti fondanti il ruolo e l’efficacia dell’attivita di supervisione e passa in rassegna i temi, le fasi e i gruppi che hanno caratterizzato il percorso operativo nel CFP bolognese nel periodo 2002-2008. Parole chiave: supervisione pedagogica; centro di formazione professionale _____________________________________________________________ Il modello teorico di riferimento Il presente contributo ha lo scopo di tracciare le linee principali del lavoro di supervisione psicopedagogia messo in campo in un centro di formazione professionale (CFP) della provincia di Bologna. La caratteristica dei CFP e la centratura sulla professionalizzazione. S’impara un mestiere nell’arco di due anni di corso. In particolare, questo CFP si occupa di formare parrucchieri, esperti in cure estetiche, elettricisti, montatori meccanici, esperti d’informatica. Per cio che interessa al presente contributo, e interessante notare che la struttura organizzativa di un CFP prevede la presenza di docenti, di tutor d’aula e di coordinatori dei corsi. Questi ruoli, insieme al responsabile di tutti i corsi, sono stati coinvolti nel percorso di supervisione attraverso modalita e tempi specifici. Prima di passare in rassegna i temi, le fasi e i gruppi che hanno caratterizzato il percorso operativo, e opportuno puntualizzare alcuni aspetti fondanti il ruolo e l’efficacia dell’attivita di supervisione. La principale finalita della supervisione pedagogica (da ora SP) e quella di stimolare il personale educativo a una piu profonda comprensione del campo in cui si trova","PeriodicalId":36845,"journal":{"name":"Ricerche di Pedagogia e Didattica","volume":"4 1","pages":"1000-1028"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2009-01-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"66596361","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Giocare, tra violenza ed ecologia della mente","authors":"E. Euli","doi":"10.1400/128293","DOIUrl":"https://doi.org/10.1400/128293","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":36845,"journal":{"name":"Ricerche di Pedagogia e Didattica","volume":"3 1","pages":"1000-1033"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2008-07-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"66583635","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
L’articolo indaga sinteticamente le implicazione epistemologiche del pensiero di Gregory Bateson in relazione all’elaborazione di Edgar Morin. I due autori, infatti, sono legati dallo stesso sguardo epistemologico complesso, teso ad attivare connessioni originale tra ambiti disciplinari apparentemente lontani tra loro come quello della biologia e delle scienze sociali. Non riconoscere il gioco complesso delle interazioni entro cui la mente umana prende forma significa negare una parte essenziale dell’essere umano, rinunciando cosi al raggiungimento della nostra piena realizzazione. Le premesse epistemologiche del pensiero complesso rilanciano il ruolo della consapevolezza dell’interdipendenza che lega il soggetto umano ai sistemi creaturali piu ampi, come dimensione prioritaria dell’agire educativo pedagogicamente fondato. Essa rappresenta inoltre un’occasione unica per innescare, nella realta imprendibili di oggi, cambiamenti etico-valoriali significativi orientati in direzione di solidarieta, impegno e autenticita esistenziale.
{"title":"Traiettorie di epistemologia della complessità. Spunti per una pedagogia delle connessioni.","authors":"Valentina Casirati","doi":"10.1400/128295","DOIUrl":"https://doi.org/10.1400/128295","url":null,"abstract":"L’articolo indaga sinteticamente le implicazione epistemologiche del pensiero di Gregory Bateson in relazione all’elaborazione di Edgar Morin. I due autori, infatti, sono legati dallo stesso sguardo epistemologico complesso, teso ad attivare connessioni originale tra ambiti disciplinari apparentemente lontani tra loro come quello della biologia e delle scienze sociali. Non riconoscere il gioco complesso delle interazioni entro cui la mente umana prende forma significa negare una parte essenziale dell’essere umano, rinunciando cosi al raggiungimento della nostra piena realizzazione. Le premesse epistemologiche del pensiero complesso rilanciano il ruolo della consapevolezza dell’interdipendenza che lega il soggetto umano ai sistemi creaturali piu ampi, come dimensione prioritaria dell’agire educativo pedagogicamente fondato. Essa rappresenta inoltre un’occasione unica per innescare, nella realta imprendibili di oggi, cambiamenti etico-valoriali significativi orientati in direzione di solidarieta, impegno e autenticita esistenziale.","PeriodicalId":36845,"journal":{"name":"Ricerche di Pedagogia e Didattica","volume":"3 1","pages":"1000-1013"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2008-07-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"66583648","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Il Teatro educativo e l'utilizzo del Teatro dell'Oppresso nei contesti educativi in Svezia","authors":"Alessandro Tolomelli","doi":"10.1400/128307","DOIUrl":"https://doi.org/10.1400/128307","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":36845,"journal":{"name":"Ricerche di Pedagogia e Didattica","volume":"3 1","pages":"1000-1009"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2008-01-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"66583790","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
I gemellaggi scolastici costituiscono una delle pratiche più significative di cooperazione e collaborazione a distanza. La forma di gemellaggio più diffusa è l'eTwinning, il gemellaggio elettronico tra scuole europee che prevede l’utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per la realizzazione di progetti educativi. Ma quando si vuole cercare una scuola partner nei paesi del sud del mondo, il contatto diviene meno diretto e il rapporto a distanza deve essere mediato da un terzo soggetto. L'iniziativa di gemellaggio tra scuole italiane e mozambicane, Nafamba Xikolwene – Vado a scuola, promuove la costruzione di un percorso di crescita comune tra i ragazzi del mondo e una pedagogia della giustizia che si propone la destrutturazione dei pregiudizi e degli stereotipi. Parole chiave: gemellaggio scolastico; cooperazione; scambio _____________________________________________________________ “Stiamo ormai entrando in una fase in cui tutte le scuole saranno chiamate a progettare e sperimentare forme di educazione interculturale”1, ecco perché l'esperienza del gemellaggio rappresenta uno degli strumenti possibili e proficui per riflettere sul nostro modo di essere interculturali. I gemellaggi scolastici esistono praticamente da sempre e costituiscono una delle pratiche più significative di cooperazione e collaborazione a distanza, ma in effetti è solo negli ultimi decenni che essi stanno esplicitando in modo ampio le loro potenzialità, grazie a internet e alle nuove tecnologie, che costituiscono una base d’azione di straordinaria innovazione e utilità. 1 AA. VV.,Educazione interculturale nello scambio, Atti del seminario Scambi scolastici ed educazione interculturale, TLC grafica, Torino, 2000, p. 25
{"title":"Il gemellaggio scolastico : un contributo culturale alla cooperazione allo sviluppo","authors":"S. Musarò","doi":"10.1400/128304","DOIUrl":"https://doi.org/10.1400/128304","url":null,"abstract":"I gemellaggi scolastici costituiscono una delle pratiche più significative di cooperazione e collaborazione a distanza. La forma di gemellaggio più diffusa è l'eTwinning, il gemellaggio elettronico tra scuole europee che prevede l’utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per la realizzazione di progetti educativi. Ma quando si vuole cercare una scuola partner nei paesi del sud del mondo, il contatto diviene meno diretto e il rapporto a distanza deve essere mediato da un terzo soggetto. L'iniziativa di gemellaggio tra scuole italiane e mozambicane, Nafamba Xikolwene – Vado a scuola, promuove la costruzione di un percorso di crescita comune tra i ragazzi del mondo e una pedagogia della giustizia che si propone la destrutturazione dei pregiudizi e degli stereotipi. Parole chiave: gemellaggio scolastico; cooperazione; scambio _____________________________________________________________ “Stiamo ormai entrando in una fase in cui tutte le scuole saranno chiamate a progettare e sperimentare forme di educazione interculturale”1, ecco perché l'esperienza del gemellaggio rappresenta uno degli strumenti possibili e proficui per riflettere sul nostro modo di essere interculturali. I gemellaggi scolastici esistono praticamente da sempre e costituiscono una delle pratiche più significative di cooperazione e collaborazione a distanza, ma in effetti è solo negli ultimi decenni che essi stanno esplicitando in modo ampio le loro potenzialità, grazie a internet e alle nuove tecnologie, che costituiscono una base d’azione di straordinaria innovazione e utilità. 1 AA. VV.,Educazione interculturale nello scambio, Atti del seminario Scambi scolastici ed educazione interculturale, TLC grafica, Torino, 2000, p. 25","PeriodicalId":36845,"journal":{"name":"Ricerche di Pedagogia e Didattica","volume":"3 1","pages":"1000-1007"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2008-01-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"66583778","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Dietro alla nascita e allo sviluppo delle Scuole di Seconda Opportunita si cela una domanda fondamentale a cui la stessa Istituzione Scolastica e chiamata a rispondere, e cioe in questi decenni la scuola e stata capace di formare le “persone” ed oggi quali ostacoli incontra nel raggiungimento di questo obiettivo? Al centro dell’attenzione va posta la formazione dell’uomo prima ancora che del cittadino, come se la crescita dell’humanitas, che e propria di ogni individuo, avesse la priorita o, fosse elemento determinante, rispetto allo sviluppo della cittadinanza. In sostanza non puo esistere cittadino, se prima non ha fatto la sua comparsa l’uomo. La scuola non puo essere colpevolizzata per il processo di disumanizzazione in atto, o “secolarizzazione” o periodo “postmoderno” come e stato definito, ma ha l’obbligo istituzionale di lottare affinche le giovani generazioni prendano coscienza del valore della vita stessa e della centralita dello studio e della cultura non come mezzo di riscatto o ascesa sociale, ma come fonte primaria di humanitas, di senso e di orientamento per l’esistenza. Parole chiave: scuola di seconda opportunita; dispersione scolastica; sperimentazione didattica
{"title":"La scuola che ha scelto di cambiare : L'esperienza delle Scuole di Seconda Opportunità in Italia","authors":"Maria Cristina Guarnieri","doi":"10.1400/128291","DOIUrl":"https://doi.org/10.1400/128291","url":null,"abstract":"Dietro alla nascita e allo sviluppo delle Scuole di Seconda Opportunita si cela una domanda fondamentale a cui la stessa Istituzione Scolastica e chiamata a rispondere, e cioe in questi decenni la scuola e stata capace di formare le “persone” ed oggi quali ostacoli incontra nel raggiungimento di questo obiettivo? Al centro dell’attenzione va posta la formazione dell’uomo prima ancora che del cittadino, come se la crescita dell’humanitas, che e propria di ogni individuo, avesse la priorita o, fosse elemento determinante, rispetto allo sviluppo della cittadinanza. In sostanza non puo esistere cittadino, se prima non ha fatto la sua comparsa l’uomo. La scuola non puo essere colpevolizzata per il processo di disumanizzazione in atto, o “secolarizzazione” o periodo “postmoderno” come e stato definito, ma ha l’obbligo istituzionale di lottare affinche le giovani generazioni prendano coscienza del valore della vita stessa e della centralita dello studio e della cultura non come mezzo di riscatto o ascesa sociale, ma come fonte primaria di humanitas, di senso e di orientamento per l’esistenza. Parole chiave: scuola di seconda opportunita; dispersione scolastica; sperimentazione didattica","PeriodicalId":36845,"journal":{"name":"Ricerche di Pedagogia e Didattica","volume":"3 1","pages":"1000-1027"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2008-01-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"66583595","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
We propose the creation of a site for facilitating communication between schools. What subjects should be given space in the home page and what should be introduced subsequently? What should be the relationship between traditional teaching methods and the latest technological novelties? How can we transmit to the students the continuity between the subjects treated in the lessons and the “improvised” chats in the laboratory? This paper presents a series of conclusions on two research studies which proposed the use of the Web as an extension to the tools traditionally used by teachers: from experiments in a local situation to twinning schools on two continents.
{"title":"La telematica per comunicare in modi nuovi ed incontrare mondi lontani.","authors":"Barbara Caprara","doi":"10.1400/128297","DOIUrl":"https://doi.org/10.1400/128297","url":null,"abstract":"We propose the creation of a site for facilitating communication between schools. What subjects should be given space in the home page and what should be introduced subsequently? What should be the relationship between traditional teaching methods and the latest technological novelties? How can we transmit to the students the continuity between the subjects treated in the lessons and the “improvised” chats in the laboratory? This paper presents a series of conclusions on two research studies which proposed the use of the Web as an extension to the tools traditionally used by teachers: from experiments in a local situation to twinning schools on two continents.","PeriodicalId":36845,"journal":{"name":"Ricerche di Pedagogia e Didattica","volume":"10 1","pages":"1000-1020"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2008-01-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"66583693","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Le storie riportate in questo saggio si riferiscono a un gruppo di rom protagonisti di una ricerca condotta tra il marzo 2006 e il luglio 2007 a Villa Salus, nel quartiere Savena, dove 146 cittadini romeni hanno abitato a cominciare dall’inverno 2005 insieme alle loro famiglie. Le storie raccolte di una decina di minori rom romeni residenti a Villa Salus sono state fatte dialogare con le voci e le rappresentazioni di un gruppo di insegnanti degli istituti scolastici del quartiere Savena che insieme a noi hanno riflettuto a voce aperta sulla presenza di alunni stranieri nelle scuole del territorio. Solo mettendo a confronto gli immaginari, le aspettative, i bisogni degli alunni da una parte, in grande parte minori romeni di Villa Salus, e delle insegnanti dall’altra abbiamo pensato si potesse analizzare un termine fin troppo evocativo come “scuola multiculturale”, a
{"title":"Villa Salus e il Quartiere Savena : Inserimento scolastico e sociale di un gruppo di minori stranieri nel territorio bolognese","authors":"Fulvia Antonelli, Giuseppe Scandurra","doi":"10.1400/128302","DOIUrl":"https://doi.org/10.1400/128302","url":null,"abstract":"Le storie riportate in questo saggio si riferiscono a un gruppo di rom protagonisti di una ricerca condotta tra il marzo 2006 e il luglio 2007 a Villa Salus, nel quartiere Savena, dove 146 cittadini romeni hanno abitato a cominciare dall’inverno 2005 insieme alle loro famiglie. Le storie raccolte di una decina di minori rom romeni residenti a Villa Salus sono state fatte dialogare con le voci e le rappresentazioni di un gruppo di insegnanti degli istituti scolastici del quartiere Savena che insieme a noi hanno riflettuto a voce aperta sulla presenza di alunni stranieri nelle scuole del territorio. Solo mettendo a confronto gli immaginari, le aspettative, i bisogni degli alunni da una parte, in grande parte minori romeni di Villa Salus, e delle insegnanti dall’altra abbiamo pensato si potesse analizzare un termine fin troppo evocativo come “scuola multiculturale”, a","PeriodicalId":36845,"journal":{"name":"Ricerche di Pedagogia e Didattica","volume":"3 1","pages":"1000-1017"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2008-01-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"66583760","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}