Pub Date : 2023-11-16DOI: 10.1016/S1769-6704(23)48505-1
C. Dissaux, S. Zink, L. Ruffenach
Dal momento che le ferite rappresentano una delle emergenze facciali più frequenti, la loro gestione deve essere codificata, con lo scopo ultimo di ripristinare la funzione ottenendo il miglior risultato estetico al fine di ridurre al minimo le conseguenze psicologiche causate dai danni al volto, simbolo della nostra identità. Attraverso questo trattato vengono esposti i punti importanti da conoscere per prendersi cura di una ferita facciale in maniera ottimale. È quindi fondamentale conoscere la localizzazione e il meccanismo della ferita, che ne condizionano il trattamento. Tuttavia, ogni ferita è unica e deve essere oggetto di una precisa valutazione iniziale, di un appropriato trattamento chirurgico e di un adeguato follow-up.
{"title":"Chirurgia delle ferite facciali","authors":"C. Dissaux, S. Zink, L. Ruffenach","doi":"10.1016/S1769-6704(23)48505-1","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1769-6704(23)48505-1","url":null,"abstract":"<div><p>Dal momento che le ferite rappresentano una delle emergenze facciali più frequenti, la loro gestione deve essere codificata, con lo scopo ultimo di ripristinare la funzione ottenendo il miglior risultato estetico al fine di ridurre al minimo le conseguenze psicologiche causate dai danni al volto, simbolo della nostra identità. Attraverso questo trattato vengono esposti i punti importanti da conoscere per prendersi cura di una ferita facciale in maniera ottimale. È quindi fondamentale conoscere la localizzazione e il meccanismo della ferita, che ne condizionano il trattamento. Tuttavia, ogni ferita è unica e deve essere oggetto di una precisa valutazione iniziale, di un appropriato trattamento chirurgico e di un adeguato follow-up.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"21 4","pages":"Pages 1-18"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-11-16","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"138395027","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-11-16DOI: 10.1016/S1769-6704(23)48506-3
B. Chaput (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , A. Woussen (Chef de clinique – assistante hospitalo-universitaire) , E. Lupon (Chef de clinique – assistante hospitalo-universitaire) , S. Gandolfi (Chef de clinique – assistante hospitalo-universitaire) , J. Duisit (Praticien hospitalier) , T. Meresse (Praticien hospitalier) , N. Bertheuil (Professeur des Universités, praticien hospitalier)
L’addominoplastica è una delle procedure più eseguite in chirurgia plastica. I progressi nella chirurgia plastica, in particolare la liposuzione e lo sviluppo della chirurgia bariatrica, consentono attualmente di gestire in maniera soddisfacente i pazienti che chiedono una consulenza medica per postumi di dimagrimento o di gravidanza. La chirurgia della parete addominale, sia essa estetica o postbariatrica, è parte integrante della nostra specialità e soddisfa una forte richiesta da parte dei pazienti, non solo estetica ma soprattutto funzionale. Il dimagrimento, a volte importante, dà diritto, sotto certe condizioni, a un trattamento chirurgico volto a riabilitare il corpo alterato dall’eccesso cutaneo conseguente. Anche se è perfettamente standardizzato, non bisogna dimenticare che questo intervento non è privo di rischi. La tecnica tradizionale, il cui principio è una resezione cutanea del grasso del settore sotto-ombelicale e poi lo stiramento di un lembo addominale sopraombelicale mediante uno scollamento più o meno esteso dell’area sopraombelicale, è ancora attuale. La conoscenza e la gestione delle possibili complicanze sono importanti quanto l’intervento stesso. L’obiettivo di questo articolo è quello di esporre l’evoluzione dei concetti e delle moderne tecniche di dermolipectomia addominale anteriore e totale circolare.
{"title":"Dermolipectomia addominale e dermolipectomia circolare totale","authors":"B. Chaput (Professeur des Universités, praticien hospitalier) , A. Woussen (Chef de clinique – assistante hospitalo-universitaire) , E. Lupon (Chef de clinique – assistante hospitalo-universitaire) , S. Gandolfi (Chef de clinique – assistante hospitalo-universitaire) , J. Duisit (Praticien hospitalier) , T. Meresse (Praticien hospitalier) , N. Bertheuil (Professeur des Universités, praticien hospitalier)","doi":"10.1016/S1769-6704(23)48506-3","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1769-6704(23)48506-3","url":null,"abstract":"<div><p>L’addominoplastica è una delle procedure più eseguite in chirurgia plastica. I progressi nella chirurgia plastica, in particolare la liposuzione e lo sviluppo della chirurgia bariatrica, consentono attualmente di gestire in maniera soddisfacente i pazienti che chiedono una consulenza medica per postumi di dimagrimento o di gravidanza. La chirurgia della parete addominale, sia essa estetica o postbariatrica, è parte integrante della nostra specialità e soddisfa una forte richiesta da parte dei pazienti, non solo estetica ma soprattutto funzionale. Il dimagrimento, a volte importante, dà diritto, sotto certe condizioni, a un trattamento chirurgico volto a riabilitare il corpo alterato dall’eccesso cutaneo conseguente. Anche se è perfettamente standardizzato, non bisogna dimenticare che questo intervento non è privo di rischi. La tecnica tradizionale, il cui principio è una resezione cutanea del grasso del settore sotto-ombelicale e poi lo stiramento di un lembo addominale sopraombelicale mediante uno scollamento più o meno esteso dell’area sopraombelicale, è ancora attuale. La conoscenza e la gestione delle possibili complicanze sono importanti quanto l’intervento stesso. L’obiettivo di questo articolo è quello di esporre l’evoluzione dei concetti e delle moderne tecniche di dermolipectomia addominale anteriore e totale circolare.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"21 4","pages":"Pages 1-14"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-11-16","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"138395028","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-09-01DOI: 10.1016/S1769-6704(23)48014-X
J.-P. Chavoin MD, ex-chef de service , F. Facchini , C. Schirmer MD , L. Chanel , J.-L. Grolleau MD, PhD , P. Leyx (ingénieur en informatique et en matériel) , B. Chaput MD, PhD
La sindrome di Poland è una malformazione rara (1 caso su 30 000 nascite) che associa, a vari gradi, delle anomalie toraciche e delle anomalie dell’arto superiore omolaterale. L’anomalia costante è l’agenesia dei fasci sternocostali e sternoclavicolari del grande pettorale. Frequente esiste un’asimmetria mammaria, con ipoplasia di una mammella e del complesso capezzolo-areola omolaterale. Le deformità della mano, presenti in circa il 20% dei casi, sono multiple e di importanza variabile, ma la più costante è la brachimesofalangia. Questo quadro clinico si riscontra più frequentemente negli uomini (rapporto tra i sessi 3/2) e più spesso nell’emitorace destro. L’eziopatogenesi è a favore di un’anomalia vascolare succlavia embrionaria (6a settimana). Non vi è mai alcuna conseguenza funzionale nella compromissione toracica e nemmeno della mano, ma esiste solo un disagio estetico. Una classificazione recente, basata su un’esperienza di 151 casi operati, permette di orientare le scelte terapeutiche. Negli ultimi anni, la ricostruzione ha beneficiato del contributo della tecnologia digitale, con protesi toraciche in elastomero di silicone realizzate su misura mediante progettazione e fabbricazione assistita da computer, a partire da una TC. Le altre tecniche che associano, a seconda dei casi, degli impianti mammari e un trapianto di grasso possono essere utilizzate in aggiunta. Il classico lembo muscolare del latissimus dorsi è raramente utilizzato. A seconda dell’età, del sesso e della gravità delle anomalie toraciche, può essere proposta una strategia terapeutica adattata a ciascun caso di sindrome di Poland.
{"title":"Sindrome di Poland","authors":"J.-P. Chavoin MD, ex-chef de service , F. Facchini , C. Schirmer MD , L. Chanel , J.-L. Grolleau MD, PhD , P. Leyx (ingénieur en informatique et en matériel) , B. Chaput MD, PhD","doi":"10.1016/S1769-6704(23)48014-X","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1769-6704(23)48014-X","url":null,"abstract":"<div><p>La sindrome di Poland è una malformazione rara (1 caso su 30 000 nascite) che associa, a vari gradi, delle anomalie toraciche e delle anomalie dell’arto superiore omolaterale. L’anomalia costante è l’agenesia dei fasci sternocostali e sternoclavicolari del grande pettorale. Frequente esiste un’asimmetria mammaria, con ipoplasia di una mammella e del complesso capezzolo-areola omolaterale. Le deformità della mano, presenti in circa il 20% dei casi, sono multiple e di importanza variabile, ma la più costante è la brachimesofalangia. Questo quadro clinico si riscontra più frequentemente negli uomini (rapporto tra i sessi 3/2) e più spesso nell’emitorace destro. L’eziopatogenesi è a favore di un’anomalia vascolare succlavia embrionaria (6<sup>a</sup> settimana). Non vi è mai alcuna conseguenza funzionale nella compromissione toracica e nemmeno della mano, ma esiste solo un disagio estetico. Una classificazione recente, basata su un’esperienza di 151 casi operati, permette di orientare le scelte terapeutiche. Negli ultimi anni, la ricostruzione ha beneficiato del contributo della tecnologia digitale, con protesi toraciche in elastomero di silicone realizzate su misura mediante progettazione e fabbricazione assistita da computer, a partire da una TC. Le altre tecniche che associano, a seconda dei casi, degli impianti mammari e un trapianto di grasso possono essere utilizzate in aggiunta. Il classico lembo muscolare del latissimus dorsi è raramente utilizzato. A seconda dell’età, del sesso e della gravità delle anomalie toraciche, può essere proposta una strategia terapeutica adattata a ciascun caso di sindrome di Poland.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"21 3","pages":"Pages 1-9"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-09-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49742497","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-09-01DOI: 10.1016/S1769-6704(23)48015-1
A. Baus , N. De L’Escalopier , C.-S. Bich , M. Brachet , A. Duhoux , P. Duhamel , L. Mathieu , E. Bey
La copertura delle perdite di sostanza dell’arto inferiore è una procedura complessa a causa soprattutto della specifica anatomia del segmento della gamba e della sua mancanza di riserva cutanea, dei problemi di ritorno venoso e delle macro/microangiopatie legate ai traumi o alle comorbilità acquisite sempre più frequenti (fumo, arteriopatia obliterante degli arti inferiori, diabete, ecc.). Deve quindi essere multidisciplinare e richiede una stretta collaborazione tra chirurghi ortopedici e plastici. I chirurghi devono infatti affrontare un’ampia varietà di lesioni più o meno debilitanti che rientrano nel quadro di vari traumi e meccanismi di lesione, che possono richiedere la riparazione di diversi tessuti. Lo sviluppo della ricostruzione degli arti inferiori segue la storia e l’evoluzione della chirurgia plastica: lembi muscolari, lembi cutanei, microchirurgia, lembi perforanti, supermicrochirurgia e così via. L’avvento e la standardizzazione di queste tecniche di ricostruzione sempre più complesse, associate parallelamente ai progressi della riabilitazione, hanno consentito veri e propri capolavori nel campo del salvataggio e della conservazione degli arti. Tuttavia, indipendentemente dal livello di abilità tecnica raggiunto all’inizio del XXI secolo, una delle questioni cruciali che dobbiamo tenere a mente è quella dell’interesse della conservazione di un arto. I chirurghi devono infatti spiegare ad alcuni pazienti che la soluzione migliore a volte è un’amputazione precoce che consente una rapida riabilitazione. Questa grande varietà di situazioni cliniche, in termini di localizzazione anatomica, di urgenza di copertura, di vincoli funzionali e di possibilità di ricostruzione, trova il suo posto in questa specialità esigente ma davvero esaltante che è la chirurgia ricostruttiva. Trovare la soluzione più appropriata tenendo conto del paziente e del tipo di perdita di sostanza è la vera e propria sfida di questo intervento chirurgico.
{"title":"Copertura delle perdite di sostanza post-traumatiche dell’arto inferiore","authors":"A. Baus , N. De L’Escalopier , C.-S. Bich , M. Brachet , A. Duhoux , P. Duhamel , L. Mathieu , E. Bey","doi":"10.1016/S1769-6704(23)48015-1","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1769-6704(23)48015-1","url":null,"abstract":"<div><p>La copertura delle perdite di sostanza dell’arto inferiore è una procedura complessa a causa soprattutto della specifica anatomia del segmento della gamba e della sua mancanza di riserva cutanea, dei problemi di ritorno venoso e delle macro/microangiopatie legate ai traumi o alle comorbilità acquisite sempre più frequenti (fumo, arteriopatia obliterante degli arti inferiori, diabete, ecc.). Deve quindi essere multidisciplinare e richiede una stretta collaborazione tra chirurghi ortopedici e plastici. I chirurghi devono infatti affrontare un’ampia varietà di lesioni più o meno debilitanti che rientrano nel quadro di vari traumi e meccanismi di lesione, che possono richiedere la riparazione di diversi tessuti. Lo sviluppo della ricostruzione degli arti inferiori segue la storia e l’evoluzione della chirurgia plastica: lembi muscolari, lembi cutanei, microchirurgia, lembi perforanti, supermicrochirurgia e così via. L’avvento e la standardizzazione di queste tecniche di ricostruzione sempre più complesse, associate parallelamente ai progressi della riabilitazione, hanno consentito veri e propri capolavori nel campo del salvataggio e della conservazione degli arti. Tuttavia, indipendentemente dal livello di abilità tecnica raggiunto all’inizio del <span>XXI</span> secolo, una delle questioni cruciali che dobbiamo tenere a mente è quella dell’interesse della conservazione di un arto. I chirurghi devono infatti spiegare ad alcuni pazienti che la soluzione migliore a volte è un’amputazione precoce che consente una rapida riabilitazione. Questa grande varietà di situazioni cliniche, in termini di localizzazione anatomica, di urgenza di copertura, di vincoli funzionali e di possibilità di ricostruzione, trova il suo posto in questa specialità esigente ma davvero esaltante che è la chirurgia ricostruttiva. Trovare la soluzione più appropriata tenendo conto del paziente e del tipo di perdita di sostanza è la vera e propria sfida di questo intervento chirurgico.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"21 3","pages":"Pages 1-19"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-09-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49742503","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-07-01DOI: 10.1016/S1769-6704(23)47740-6
F. Bodin, A. Auque, E. Ramelli, L. Dibiase, C. Bruant-Rodier, L. Ruffenach
La mastoplastica additiva è la procedura di chirurgia estetica più frequentemente eseguita nel mondo oggi. La gestione chirurgica delle pazienti che ne fanno richiesta obbedisce a una serie di principi che consentono di evitare i risultati difettosi e le complicanze. Una doppia visita, oltre ad avere un valore medicolegale, è indispensabile per valutare la necessità, eseguire un esame clinico, scegliere la tecnica più idonea e informare la paziente. L’introduzione di due protesi mammarie resta a tutt’oggi la soluzione più utilizzata. Esistono molte varianti tecniche, che costringono il chirurgo a fare scelte basate sulle preferenze personali della paziente e su criteri clinici o morfologici. Egli deve decidere quale protesi impiantare, la sua forma e il suo volume e scegliere la via d’accesso e i piani di dissecazione. Deve eventualmente proporre una procedura aggiuntiva di mastopessi che causa ulteriori cicatrici se all’ipoplasia è associata una ptosi mammaria. Il lipomodellamento estetico del seno è oggi un’alternativa perfettamente valida che consente di evitare gli inconvenienti da corpo estraneo offrendo una soluzione autologa. Le indicazioni per questa tecnica sono tuttavia limitate ed è necessario conoscere un certo numero di precauzioni. L’aumento di volume è moderato e a volte richiede due interventi chirurgici. La mastoplastica additiva composita associa le due tecniche precedenti. Questa è una soluzione che può rivelarsi saggia per alcune donne magre che desiderano un aumento significativo con un risultato più naturale.
{"title":"Chirurgia dell’ipotrofia mammaria","authors":"F. Bodin, A. Auque, E. Ramelli, L. Dibiase, C. Bruant-Rodier, L. Ruffenach","doi":"10.1016/S1769-6704(23)47740-6","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1769-6704(23)47740-6","url":null,"abstract":"<div><p>La mastoplastica additiva è la procedura di chirurgia estetica più frequentemente eseguita nel mondo oggi. La gestione chirurgica delle pazienti che ne fanno richiesta obbedisce a una serie di principi che consentono di evitare i risultati difettosi e le complicanze. Una doppia visita, oltre ad avere un valore medicolegale, è indispensabile per valutare la necessità, eseguire un esame clinico, scegliere la tecnica più idonea e informare la paziente. L’introduzione di due protesi mammarie resta a tutt’oggi la soluzione più utilizzata. Esistono molte varianti tecniche, che costringono il chirurgo a fare scelte basate sulle preferenze personali della paziente e su criteri clinici o morfologici. Egli deve decidere quale protesi impiantare, la sua forma e il suo volume e scegliere la via d’accesso e i piani di dissecazione. Deve eventualmente proporre una procedura aggiuntiva di mastopessi che causa ulteriori cicatrici se all’ipoplasia è associata una ptosi mammaria. Il lipomodellamento estetico del seno è oggi un’alternativa perfettamente valida che consente di evitare gli inconvenienti da corpo estraneo offrendo una soluzione autologa. Le indicazioni per questa tecnica sono tuttavia limitate ed è necessario conoscere un certo numero di precauzioni. L’aumento di volume è moderato e a volte richiede due interventi chirurgici. La mastoplastica additiva composita associa le due tecniche precedenti. Questa è una soluzione che può rivelarsi saggia per alcune donne magre che desiderano un aumento significativo con un risultato più naturale.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"21 2","pages":"Pages 1-16"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-07-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49742849","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-07-01DOI: 10.1016/S1769-6704(23)47739-X
B. Ngô, V. Duquennoy-Martinot, P. Guerreschi, L. Pasquesoone
Per assicurare la copertura delle perdite di sostanza cutanee, i chirurghi hanno a disposizione molte tecniche, dalle più semplici alle più complesse. Il ripristino della continuità cutanea è da tempo una questione fondamentale per assicurare la sopravvivenza dei pazienti, ma, in un momento in cui i progressi della medicina e della chirurgia hanno permesso di aumentare l’aspettativa di vita di questi pazienti, la nozione di qualità della cicatrice e quindi di qualità della vita dopo la copertura è diventata fondamentale. Come diceva Damour, “se l’epidermide rappresenta la sopravvivenza del paziente, il derma assicura la qualità della vita”. Parallelamente alle tecniche convenzionali di chirurgia ricostruttiva (autoinnesti cutanei, lembi), nuove vie di ricerca hanno consentito, negli ultimi decenni, lo sviluppo di sostituti dermici, biologici o sintetici, al fine di assicurare il ripristino parziale o totale del rivestimento cutaneo, in modo temporaneo o definitivo. I recenti progressi nell’ingegneria dei tessuti aprono oggi una nuova prospettiva per la copertura cutanea attraverso l’uso di cellule staminali mesenchimali e il loro ruolo nella rigenerazione cutanea.
{"title":"Indicazione dei sostituti cutanei temporanei e definitivi","authors":"B. Ngô, V. Duquennoy-Martinot, P. Guerreschi, L. Pasquesoone","doi":"10.1016/S1769-6704(23)47739-X","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1769-6704(23)47739-X","url":null,"abstract":"<div><p>Per assicurare la copertura delle perdite di sostanza cutanee, i chirurghi hanno a disposizione molte tecniche, dalle più semplici alle più complesse. Il ripristino della continuità cutanea è da tempo una questione fondamentale per assicurare la sopravvivenza dei pazienti, ma, in un momento in cui i progressi della medicina e della chirurgia hanno permesso di aumentare l’aspettativa di vita di questi pazienti, la nozione di qualità della cicatrice e quindi di qualità della vita dopo la copertura è diventata fondamentale. Come diceva Damour, “se l’epidermide rappresenta la sopravvivenza del paziente, il derma assicura la qualità della vita”. Parallelamente alle tecniche convenzionali di chirurgia ricostruttiva (autoinnesti cutanei, lembi), nuove vie di ricerca hanno consentito, negli ultimi decenni, lo sviluppo di sostituti dermici, biologici o sintetici, al fine di assicurare il ripristino parziale o totale del rivestimento cutaneo, in modo temporaneo o definitivo. I recenti progressi nell’ingegneria dei tessuti aprono oggi una nuova prospettiva per la copertura cutanea attraverso l’uso di cellule staminali mesenchimali e il loro ruolo nella rigenerazione cutanea.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"21 2","pages":"Pages 1-11"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-07-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49742839","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-03-01DOI: 10.1016/S1769-6704(22)47498-5
V. Duquennoy-Martinot (PhD, Professeur à l’Université de Lille, chef de service), L. Barry (Docteur en médecine), P. Guerreschi PhD (Professeur à l’Université de Lille)
La chirurgia plastica permette, attraverso l’uso di lembi, di coprire perdite di sostanza, di ripristinare un tessuto o un organo oppure di migliorare una funzione. I lembi, anche se molto diversi tra loro, rispondono comunque tutti agli stessi principi fondamentali che sono la conoscenza dell’anatomia dei tessuti utilizzati, il rispetto della vascolarizzazione, la gestione dei siti donatori e riceventi e infine il tipo di spostamento imposto ai tessuti asportati. Questo articolo presenta questi principi fondamentali, necessaria premessa alla produzione di lembi, qualunque sia l’indicazione.
{"title":"Lembi: informazioni generali","authors":"V. Duquennoy-Martinot (PhD, Professeur à l’Université de Lille, chef de service), L. Barry (Docteur en médecine), P. Guerreschi PhD (Professeur à l’Université de Lille)","doi":"10.1016/S1769-6704(22)47498-5","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1769-6704(22)47498-5","url":null,"abstract":"<div><p>La chirurgia plastica permette, attraverso l’uso di lembi, di coprire perdite di sostanza, di ripristinare un tessuto o un organo oppure di migliorare una funzione. I lembi, anche se molto diversi tra loro, rispondono comunque tutti agli stessi principi fondamentali che sono la conoscenza dell’anatomia dei tessuti utilizzati, il rispetto della vascolarizzazione, la gestione dei siti donatori e riceventi e infine il tipo di spostamento imposto ai tessuti asportati. Questo articolo presenta questi principi fondamentali, necessaria premessa alla produzione di lembi, qualunque sia l’indicazione.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"21 1","pages":"Pages 1-12"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49743091","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-03-01DOI: 10.1016/S1769-6704(22)47499-7
C. Trigano (Interne des Hôpitaux) , B. Ngo (Chef de clinique) , J. Ellart (Chirurgien plasticien) , V. Duquennoy-Martinot PhD (Professeur à l’Université de Lille, Chef de service)
Le orecchie sporgenti sono una sventura che è motivo frequente di consultazione in chirurgia plastica, soprattutto nei bambini. Spesso, infatti, sono oggetto di prese in giro e commenti dispregiativi che in alcuni casi sfociano in difficoltà psicologiche o conflitti scolastici. Le orecchie sporgenti sono il risultato di una o più anomalie congenite che possono essere associate tra loro in misura diversa. Le più frequenti sono la mancanza di plicatura dell’antelice, l’apertura dell’angolo cefaloconcale e l’ipertrofia della conca. La conoscenza della normale anatomia del padiglione e dei criteri antropometrici è essenziale. Lo spessore della cartilagine determina la rigidità e l’elasticità del padiglione, mentre i suoi rilievi definiscono la forma e la posizione. La padronanza di queste nozioni è alla base della chirurgia otoplastica. Questa ha lo scopo di correggere le anomalie, rimodellando la cartilagine in modo da ottenere orecchie ben plicate, normalmente posizionate e orientate, simmetriche e di dimensioni e aspetto naturali. Combina diversi gesti che devono essere semplici e veloci. L’incisione è retroauricolare; lo scollamento fino al piano mastoideo permette di localizzare il muscolo auricolare posteriore che viene asportato. Il modellamento dell’antelice mira a dargli un rilievo naturale chiudendo l’angolo scafoconcale. La conca viene quindi sepolta ed è saldamente ancorata al periostio premastoideo, il che ha l’effetto di chiudere l’angolo cefaloconcale. A volte possono essere eseguite resezioni cartilaginee della conca ipertrofica. Il risultato deve essere armonioso e duraturo. Ogni chirurgo adotta la propria tecnica, adattandosi caso per caso per ottenere il miglior risultato possibile, evitando complicanze dominate dal rischio di infezione, fortunatamente eccezionale.
{"title":"Chirurgia per orecchie sporgenti","authors":"C. Trigano (Interne des Hôpitaux) , B. Ngo (Chef de clinique) , J. Ellart (Chirurgien plasticien) , V. Duquennoy-Martinot PhD (Professeur à l’Université de Lille, Chef de service)","doi":"10.1016/S1769-6704(22)47499-7","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1769-6704(22)47499-7","url":null,"abstract":"<div><p>Le orecchie sporgenti sono una sventura che è motivo frequente di consultazione in chirurgia plastica, soprattutto nei bambini. Spesso, infatti, sono oggetto di prese in giro e commenti dispregiativi che in alcuni casi sfociano in difficoltà psicologiche o conflitti scolastici. Le orecchie sporgenti sono il risultato di una o più anomalie congenite che possono essere associate tra loro in misura diversa. Le più frequenti sono la mancanza di plicatura dell’antelice, l’apertura dell’angolo cefaloconcale e l’ipertrofia della conca. La conoscenza della normale anatomia del padiglione e dei criteri antropometrici è essenziale. Lo spessore della cartilagine determina la rigidità e l’elasticità del padiglione, mentre i suoi rilievi definiscono la forma e la posizione. La padronanza di queste nozioni è alla base della chirurgia otoplastica. Questa ha lo scopo di correggere le anomalie, rimodellando la cartilagine in modo da ottenere orecchie ben plicate, normalmente posizionate e orientate, simmetriche e di dimensioni e aspetto naturali. Combina diversi gesti che devono essere semplici e veloci. L’incisione è retroauricolare; lo scollamento fino al piano mastoideo permette di localizzare il muscolo auricolare posteriore che viene asportato. Il modellamento dell’antelice mira a dargli un rilievo naturale chiudendo l’angolo scafoconcale. La conca viene quindi sepolta ed è saldamente ancorata al periostio premastoideo, il che ha l’effetto di chiudere l’angolo cefaloconcale. A volte possono essere eseguite resezioni cartilaginee della conca ipertrofica. Il risultato deve essere armonioso e duraturo. Ogni chirurgo adotta la propria tecnica, adattandosi caso per caso per ottenere il miglior risultato possibile, evitando complicanze dominate dal rischio di infezione, fortunatamente eccezionale.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"21 1","pages":"Pages 1-15"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49743030","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-12-01DOI: 10.1016/S1769-6704(22)47157-9
A. Belkhou , M. Bigorre
Le cisti e le fistole della faccia e del collo sono le anomalie malformative più frequenti in questa regione. Si formano durante l’embriogenesi e corrispondono alla persistenza di residui embrionari o per mancanza di coalescenza delle gemme embrionarie o per inclusione dermoipodermica. Si distingue tra cisti e fistole laterali e cisti e fistole mediane. Di solito vengono scoperte alla nascita o più tardi durante l’infanzia, ma a volte anche in età adulta. Il loro trattamento si basa sull’asportazione chirurgica completa al fine di evitare recidive o complicanze.
{"title":"Chirurgia delle cisti e delle fistole della faccia e del collo","authors":"A. Belkhou , M. Bigorre","doi":"10.1016/S1769-6704(22)47157-9","DOIUrl":"10.1016/S1769-6704(22)47157-9","url":null,"abstract":"<div><p>Le cisti e le fistole della faccia e del collo sono le anomalie malformative più frequenti in questa regione. Si formano durante l’embriogenesi e corrispondono alla persistenza di residui embrionari o per mancanza di coalescenza delle gemme embrionarie o per inclusione dermoipodermica. Si distingue tra cisti e fistole laterali e cisti e fistole mediane. Di solito vengono scoperte alla nascita o più tardi durante l’infanzia, ma a volte anche in età adulta. Il loro trattamento si basa sull’asportazione chirurgica completa al fine di evitare recidive o complicanze.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"20 4","pages":"Pages 1-14"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-12-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"123961091","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-12-01DOI: 10.1016/S1769-6704(22)47155-5
B. Morand , E. Seigneuret , V. Lafontaine , D. Poisbleau , G. Huttin , H. Oubari
Paul Tessier ha creato negli anni 60 la chirurgia craniofacciale. Questa chirurgia richiede una perfetta collaborazione tra neurochirurgo, chirurgo maxillofacciale e anestesista-rianimatore pediatrico. La gestione di questi pazienti è svolta da equipe multidisciplinari al fine di adattare il trattamento ad ogni situazione. Per ragioni di pragmatismo, questo capitolo si limita all’esposizione di indicazioni e tecniche chirurgiche per le malformazioni più comuni dello scheletro craniofacciale: craniostenosi, facio-cranio-stenosi, ipertelorismo (e distopie orbitarie) e meningoencefalocele frontonasale.
Paul Tessier在60年代做了颅面部手术。这项手术需要神经外科医生、颌面部外科医生和儿科麻醉师的完美合作。这些病人由多学科小组管理,以便使治疗适应每一种情况。出于实用主义的原因,本章仅限于对最常见的颅面骨骼畸形(如颅内骨质疏导、面部畸形、高发热(和眼眶偏转)和额颅脑膜叶叶叶)的指示和手术技术。
{"title":"Chirurgia delle malformazioni craniofacciali: principi di base","authors":"B. Morand , E. Seigneuret , V. Lafontaine , D. Poisbleau , G. Huttin , H. Oubari","doi":"10.1016/S1769-6704(22)47155-5","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1769-6704(22)47155-5","url":null,"abstract":"<div><p>Paul Tessier ha creato negli anni 60 la chirurgia craniofacciale. Questa chirurgia richiede una perfetta collaborazione tra neurochirurgo, chirurgo maxillofacciale e anestesista-rianimatore pediatrico. La gestione di questi pazienti è svolta da equipe multidisciplinari al fine di adattare il trattamento ad ogni situazione. Per ragioni di pragmatismo, questo capitolo si limita all’esposizione di indicazioni e tecniche chirurgiche per le malformazioni più comuni dello scheletro craniofacciale: craniostenosi, facio-cranio-stenosi, ipertelorismo (e distopie orbitarie) e meningoencefalocele frontonasale.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"20 4","pages":"Pages 1-12"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-12-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"136849857","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}