Pub Date : 2016-06-01DOI: 10.1016/S1769-6704(16)77576-0
G. Deffrennes (Ancien assistant-chef de clinique de chirurgie maxillofaciale) , J. Ferri (Professeur des Universités, praticien hospitalier, chef de service de chirurgie maxillofaciale et stomatologie) , E. Garreau (Stomatologiste, spécialiste en ODMF) , D. Deffrennes (Ancien chef de clinique-assistant de l’Assistance publique de Paris, chirurgien des hôpitaux (Hôpital Lariboisière de Paris))
Le osteotomie maxillomandibolari si definiscono come qualsiasi sezione del mascellare o mandibolare totale o parziale, destinata a spostare la parte sezionata a scopi funzionali o morfologici. Questa chirurgia richiede conoscenze anatomiche e, in particolare, dentarie. L’aspetto funzionale di questi interventi è fondamentale per la loro stabilità a lungo termine. Le loro indicazioni sono numerose, ma le loro finalità consistono nel normalizzare i rapporti maxillofacciali e occlusali. Per realizzare questa chirurgia ortognatica è necessaria un’equipe multidisciplinare, che faccia intervenire soprattutto gli ortodontisti. Questo articolo ha lo scopo di spiegare in dettaglio le varie osteotomie maxillomandibolari più frequenti. Sono state descritte molte tecniche, che non sono più utilizzate o che lo sono in via del tutto eccezionale. Esse non sono, quindi, sviluppate qui. Come per tutti gli interventi chirurgici, ma ancora di più durante queste procedure chirurgiche, la cooperazione tra il chirurgo e l’anestesista è indispensabile.
{"title":"Osteotomie maxillomandibolari: tecniche chirurgiche e indicazioni","authors":"G. Deffrennes (Ancien assistant-chef de clinique de chirurgie maxillofaciale) , J. Ferri (Professeur des Universités, praticien hospitalier, chef de service de chirurgie maxillofaciale et stomatologie) , E. Garreau (Stomatologiste, spécialiste en ODMF) , D. Deffrennes (Ancien chef de clinique-assistant de l’Assistance publique de Paris, chirurgien des hôpitaux (Hôpital Lariboisière de Paris))","doi":"10.1016/S1769-6704(16)77576-0","DOIUrl":"10.1016/S1769-6704(16)77576-0","url":null,"abstract":"<div><p>Le osteotomie maxillomandibolari si definiscono come qualsiasi sezione del mascellare o mandibolare totale o parziale, destinata a spostare la parte sezionata a scopi funzionali o morfologici. Questa chirurgia richiede conoscenze anatomiche e, in particolare, dentarie. L’aspetto funzionale di questi interventi è fondamentale per la loro stabilità a lungo termine. Le loro indicazioni sono numerose, ma le loro finalità consistono nel normalizzare i rapporti maxillofacciali e occlusali. Per realizzare questa chirurgia ortognatica è necessaria un’equipe multidisciplinare, che faccia intervenire soprattutto gli ortodontisti. Questo articolo ha lo scopo di spiegare in dettaglio le varie osteotomie maxillomandibolari più frequenti. Sono state descritte molte tecniche, che non sono più utilizzate o che lo sono in via del tutto eccezionale. Esse non sono, quindi, sviluppate qui. Come per tutti gli interventi chirurgici, ma ancora di più durante queste procedure chirurgiche, la cooperazione tra il chirurgo e l’anestesista è indispensabile.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"14 2","pages":"Pages 1-13"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2016-06-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1769-6704(16)77576-0","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"122812376","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2016-03-01DOI: 10.1016/S1769-6704(16)76213-9
J. Ellart (Interne des Hôpitaux) , V. Duquennoy-Martinot (Professeur des Universités, Chef de service)
Le orecchie a sventola costituiscono un inestetismo che è un motivo frequente di visita in chirurgia plastica, soprattutto nei bambini. In effetti, sono speso oggetto di derisione e commenti sprezzanti, che generano, in alcuni casi, difficoltà psicologiche o conflitti scolastici. Le orecchie a sventola sono il risultato di una o più anomalie congenite che possono associarsi tra di loro in vari gradi. Il difetto di plicatura dell’antelice, l’apertura dell’angolo cefaloconcale e l’ipertrofia della conca sono le più frequenti. La conoscenza dell’anatomia del padiglione normale e dei criteri antropometrici è indispensabile. Lo spessore della cartilagine condiziona la rigidità e l’elasticità del padiglione, mentre i suoi rilievi definiscono la forma e la posizione. Padroneggiare questi concetti è la base della chirurgia otoplastica. Essa mira a correggere le anomalie, rimodellando la cartilagine in modo da ottenere delle orecchie con delle plicature corrette, posizionate e orientate normalmente, simmetriche e di dimensioni e aspetto naturali. Associa diversi gesti che devono essere semplici e rapidi. L’incisione è retroauricolare; la dissecazione fino al piano mastoideo consente di identificare il muscolo retroauricolare che viene rimosso. Il modellamento dell’antelice mira a restituirgli un rilievo naturale chiudendo l’angolo scafoconcale. La conca è, quindi, infossata ed è ancorata saldamente al periostio premastoideo, il che ha, come conseguenza, la chiusura dell’angolo cefaloconcale. Possono, talvolta, essere realizzate delle resezioni cartilaginee della conca ipertrofica. Il risultato deve essere armonioso e duraturo. Ogni chirurgo adotta una tecnica che gli è propria adattandosi caso per caso per ottenere il risultato migliore, evitando le complicanze dominate dal rischio di infezione, fortunatamente eccezionale.
{"title":"Chirurgia delle orecchie a sventola","authors":"J. Ellart (Interne des Hôpitaux) , V. Duquennoy-Martinot (Professeur des Universités, Chef de service)","doi":"10.1016/S1769-6704(16)76213-9","DOIUrl":"10.1016/S1769-6704(16)76213-9","url":null,"abstract":"<div><p>Le orecchie a sventola costituiscono un inestetismo che è un motivo frequente di visita in chirurgia plastica, soprattutto nei bambini. In effetti, sono speso oggetto di derisione e commenti sprezzanti, che generano, in alcuni casi, difficoltà psicologiche o conflitti scolastici. Le orecchie a sventola sono il risultato di una o più anomalie congenite che possono associarsi tra di loro in vari gradi. Il difetto di plicatura dell’antelice, l’apertura dell’angolo cefaloconcale e l’ipertrofia della conca sono le più frequenti. La conoscenza dell’anatomia del padiglione normale e dei criteri antropometrici è indispensabile. Lo spessore della cartilagine condiziona la rigidità e l’elasticità del padiglione, mentre i suoi rilievi definiscono la forma e la posizione. Padroneggiare questi concetti è la base della chirurgia otoplastica. Essa mira a correggere le anomalie, rimodellando la cartilagine in modo da ottenere delle orecchie con delle plicature corrette, posizionate e orientate normalmente, simmetriche e di dimensioni e aspetto naturali. Associa diversi gesti che devono essere semplici e rapidi. L’incisione è retroauricolare; la dissecazione fino al piano mastoideo consente di identificare il muscolo retroauricolare che viene rimosso. Il modellamento dell’antelice mira a restituirgli un rilievo naturale chiudendo l’angolo scafoconcale. La conca è, quindi, infossata ed è ancorata saldamente al periostio premastoideo, il che ha, come conseguenza, la chiusura dell’angolo cefaloconcale. Possono, talvolta, essere realizzate delle resezioni cartilaginee della conca ipertrofica. Il risultato deve essere armonioso e duraturo. Ogni chirurgo adotta una tecnica che gli è propria adattandosi caso per caso per ottenere il risultato migliore, evitando le complicanze dominate dal rischio di infezione, fortunatamente eccezionale.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"14 1","pages":"Pages 1-14"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2016-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1769-6704(16)76213-9","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"115043088","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2016-03-01DOI: 10.1016/S1769-6704(16)76222-X
J. Rausky, S. Mazouz-Dorval, W. Noel, J.-P. Binder, M. Revol
La copertura delle perdite di sostanza dell’arto inferiore è una chirurgia difficile, soprattutto perché esistono una moltitudine di traumi e, quindi, un’infinità di situazioni cliniche molto differenti in termini di localizzazione, di lesioni associate, di tipo di tessuto da ricostruire, dell’urgenza della copertura, delle possibilità di prelievo e così via. La storia della ricostruzione dell’arto inferiore segue la storia della chirurgia plastica passo per passo: lembi muscolari, lembi cutanei, microchirurgia, lembi perforanti e supermicrochirurgia; ma la questione cruciale dell’interesse della conservazione di un arto si pone ancora nella pratica corrente. Occorre spiegare ad alcuni traumatizzati molto gravi (lesioni del nervo tibiale posteriore in particolare) che la soluzione migliore, indipendentemente dal livello di capacità tecnica raggiunto in questo inizio di XXI secolo, resta, talvolta, l’amputazione precoce, che permette una rieducazione rapida. Trovare la soluzione più appropriata tenendo conto del paziente e del tipo di perdita sostanza è la sfida di questa chirurgia.
{"title":"Copertura delle perdite di sostanza post-traumatiche dell’arto inferiore","authors":"J. Rausky, S. Mazouz-Dorval, W. Noel, J.-P. Binder, M. Revol","doi":"10.1016/S1769-6704(16)76222-X","DOIUrl":"10.1016/S1769-6704(16)76222-X","url":null,"abstract":"<div><p>La copertura delle perdite di sostanza dell’arto inferiore è una chirurgia difficile, soprattutto perché esistono una moltitudine di traumi e, quindi, un’infinità di situazioni cliniche molto differenti in termini di localizzazione, di lesioni associate, di tipo di tessuto da ricostruire, dell’urgenza della copertura, delle possibilità di prelievo e così via. La storia della ricostruzione dell’arto inferiore segue la storia della chirurgia plastica passo per passo: lembi muscolari, lembi cutanei, microchirurgia, lembi perforanti e supermicrochirurgia; ma la questione cruciale dell’interesse della conservazione di un arto si pone ancora nella pratica corrente. Occorre spiegare ad alcuni traumatizzati molto gravi (lesioni del nervo tibiale posteriore in particolare) che la soluzione migliore, indipendentemente dal livello di capacità tecnica raggiunto in questo inizio di XXI secolo, resta, talvolta, l’amputazione precoce, che permette una rieducazione rapida. Trovare la soluzione più appropriata tenendo conto del paziente e del tipo di perdita sostanza è la sfida di questa chirurgia.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"14 1","pages":"Pages 1-19"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2016-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1769-6704(16)76222-X","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"131306392","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2016-03-01DOI: 10.1016/S1769-6704(16)76212-7
J.-P. Binder (Praticien hospitalier), M. Revol (Professeur des Universités, chirurgien des Hôpitaux), J.-M. Servant (Professeur des Universités, chirurgien des Hôpitaux)
L’idrosadenite suppurativa (o malattia di Verneuil) è un’infezione cronica delle ghiandole cutanee apocrine localizzate a livello ascellare e inguinale e di altre parti del corpo in cui si trovano. Essa si manifesta con la comparsa di ascessi e, quindi, di fistole. Il trattamento chirurgico (ampia escissione delle lesioni) è il solo trattamento curativo delle forme evolutive.
{"title":"Suppurazioni croniche: idrosadenite suppurativa (malattia di Verneuil)","authors":"J.-P. Binder (Praticien hospitalier), M. Revol (Professeur des Universités, chirurgien des Hôpitaux), J.-M. Servant (Professeur des Universités, chirurgien des Hôpitaux)","doi":"10.1016/S1769-6704(16)76212-7","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1769-6704(16)76212-7","url":null,"abstract":"<div><p>L’idrosadenite suppurativa (o malattia di Verneuil) è un’infezione cronica delle ghiandole cutanee apocrine localizzate a livello ascellare e inguinale e di altre parti del corpo in cui si trovano. Essa si manifesta con la comparsa di ascessi e, quindi, di fistole. Il trattamento chirurgico (ampia escissione delle lesioni) è il solo trattamento curativo delle forme evolutive.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"14 1","pages":"Pages 1-5"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2016-03-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1769-6704(16)76212-7","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"137124016","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2015-12-01DOI: 10.1016/S1769-6704(15)74034-9
B. Pittet (Spécialiste en chirurgie plastique, reconstructive et esthétique, chef de service), E. Rüegg (Spécialiste en chirurgie plastique, reconstructive et esthétique, chef de clinique), D. Baratti-Mayer (Docteur en médecine, docteur en médecine dentaire, responsable du projet Geneva Study group on Noma [GESNOMA]), A. Jaquinet (Spécialiste en chirurgie maxillofaciale, médecin consultant)
La noma è un’infezione gangrenosa che può causare una grave deturpazione del viso. Colpisce quasi esclusivamente i bambini piccoli che vivono nei paesi in via di sviluppo con una mortalità elevata. Per i bambini che sopravvivono, le sequele sono spesso talmente mutilanti, da metterli ai limiti della società. I fattori di rischio sono noti (malnutrizione, malattie debilitanti), ma l’eziologia rimane parzialmente sconosciuta. Il reparto di chirurgia plastica e ricostruttiva degli Ospedali universitari di Ginevra (Svizzera) ha più di 30 anni di esperienza nella chirurgia delle sequele da noma. I pazienti con lesioni meno gravi sono operati direttamente nelle missioni chirurgiche, mentre quelli che richiedono una ricostruzione più complessa vengono trasferiti. Dopo aver descritto le peculiarità degli effetti della noma e le difficoltà incontrate nella gestione di questi pazienti, gli autori analizzano le principali tecniche chirurgiche utilizzate per la ricostruzione. I problemi riscontrati durante il follow-up a lungo termine di questi pazienti hanno contribuito all’evoluzione delle tecniche chirurgiche utilizzate: utilizzo di lembi liberi per la ricostruzione dei tessuti molli della guance, per diminuire il rischio elevato di recidiva di costrizione mandibolare (lembo muscolocutaneo di gran dentato), ricostruzione delle perdite di sostanza ossea attraverso lembi ossei vascolarizzati (lembo preformato di occipitale vascolarizzato) e preservazione dei siti donatori per nuove ricostruzioni alla fine della crescita, di solito nella ricostruzione nasale. La chirurgia delle sequele complesse richiede una buona conoscenza di chirurgia maxillofacciale e di microchirurgia. Se sono utilizzate tecniche chirurgiche inadeguate, ai risultati insufficienti si aggiungono delle mutilazioni, spesso inaccettabili, legate alla cicatrizzazione. Parallelamente a questa attività chirurgica, si è sviluppato un importante progetto di ricerca eziologica sulla noma, i cui principali risultati sono qui presentati.
{"title":"Trattamento chirurgico delle sequele della noma","authors":"B. Pittet (Spécialiste en chirurgie plastique, reconstructive et esthétique, chef de service), E. Rüegg (Spécialiste en chirurgie plastique, reconstructive et esthétique, chef de clinique), D. Baratti-Mayer (Docteur en médecine, docteur en médecine dentaire, responsable du projet Geneva Study group on Noma [GESNOMA]), A. Jaquinet (Spécialiste en chirurgie maxillofaciale, médecin consultant)","doi":"10.1016/S1769-6704(15)74034-9","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1769-6704(15)74034-9","url":null,"abstract":"<div><p>La noma è un’infezione gangrenosa che può causare una grave deturpazione del viso. Colpisce quasi esclusivamente i bambini piccoli che vivono nei paesi in via di sviluppo con una mortalità elevata. Per i bambini che sopravvivono, le sequele sono spesso talmente mutilanti, da metterli ai limiti della società. I fattori di rischio sono noti (malnutrizione, malattie debilitanti), ma l’eziologia rimane parzialmente sconosciuta. Il reparto di chirurgia plastica e ricostruttiva degli Ospedali universitari di Ginevra (Svizzera) ha più di 30 anni di esperienza nella chirurgia delle sequele da noma. I pazienti con lesioni meno gravi sono operati direttamente nelle missioni chirurgiche, mentre quelli che richiedono una ricostruzione più complessa vengono trasferiti. Dopo aver descritto le peculiarità degli effetti della noma e le difficoltà incontrate nella gestione di questi pazienti, gli autori analizzano le principali tecniche chirurgiche utilizzate per la ricostruzione. I problemi riscontrati durante il follow-up a lungo termine di questi pazienti hanno contribuito all’evoluzione delle tecniche chirurgiche utilizzate: utilizzo di lembi liberi per la ricostruzione dei tessuti molli della guance, per diminuire il rischio elevato di recidiva di costrizione mandibolare (lembo muscolocutaneo di gran dentato), ricostruzione delle perdite di sostanza ossea attraverso lembi ossei vascolarizzati (lembo preformato di occipitale vascolarizzato) e preservazione dei siti donatori per nuove ricostruzioni alla fine della crescita, di solito nella ricostruzione nasale. La chirurgia delle sequele complesse richiede una buona conoscenza di chirurgia maxillofacciale e di microchirurgia. Se sono utilizzate tecniche chirurgiche inadeguate, ai risultati insufficienti si aggiungono delle mutilazioni, spesso inaccettabili, legate alla cicatrizzazione. Parallelamente a questa attività chirurgica, si è sviluppato un importante progetto di ricerca eziologica sulla noma, i cui principali risultati sono qui presentati.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"13 4","pages":"Pages 1-18"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-12-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1769-6704(15)74034-9","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"92004514","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2015-12-01DOI: 10.1016/S1769-6704(15)74042-8
P. Guerreschi , D. Labbé
Le chirurgia delle sequele della paralisi facciale periferica prevede una vasta gamma di interventi e gesti tecnici. Il chirurgo deve conoscere l’arsenale terapeutico e le sue molteplici indicazioni. Infatti, la grande varietà di manifestazioni cliniche e delle ripercussioni psicosociali rende la presa in cura di questi pazienti un’arte delicata. L’esame clinico iniziale è completo e può contare sull’elettromiografia. Esso comprende foto e video che spesso rendono più facile la semeiologia del quadro clinico per determinare il piano terapeutico. Le tecniche di chirurgia palliativa sono molteplici e devono essere note nel loro insieme per adattare il trattamento chirurgico alla particolare situazione clinica. Per ogni piano del volto, le indicazioni dipendono dal tipo di paralisi e dal suo impatto. Ci sforzeremo, per quanto possibile, di trattare in un solo momento l’insieme di tutte le conseguenze della paralisi facciale per evitare al paziente interventi reiterati con risultati solo parziali.
{"title":"Chirurgia della paralisi facciale e delle sue sequele","authors":"P. Guerreschi , D. Labbé","doi":"10.1016/S1769-6704(15)74042-8","DOIUrl":"https://doi.org/10.1016/S1769-6704(15)74042-8","url":null,"abstract":"<div><p>Le chirurgia delle sequele della paralisi facciale periferica prevede una vasta gamma di interventi e gesti tecnici. Il chirurgo deve conoscere l’arsenale terapeutico e le sue molteplici indicazioni. Infatti, la grande varietà di manifestazioni cliniche e delle ripercussioni psicosociali rende la presa in cura di questi pazienti un’arte delicata. L’esame clinico iniziale è completo e può contare sull’elettromiografia. Esso comprende foto e video che spesso rendono più facile la semeiologia del quadro clinico per determinare il piano terapeutico. Le tecniche di chirurgia palliativa sono molteplici e devono essere note nel loro insieme per adattare il trattamento chirurgico alla particolare situazione clinica. Per ogni piano del volto, le indicazioni dipendono dal tipo di paralisi e dal suo impatto. Ci sforzeremo, per quanto possibile, di trattare in un solo momento l’insieme di tutte le conseguenze della paralisi facciale per evitare al paziente interventi reiterati con risultati solo parziali.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"13 4","pages":"Pages 1-23"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-12-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1769-6704(15)74042-8","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"92004513","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2015-09-01DOI: 10.1016/S1769-6704(15)72212-6
B. Morand , E. Seigneuret , L. Selek , G. Bettega
Paul Tessier ha creato la chirurgia craniofacciale negli anni ′60. Questa chirurgia richiede una perfetta collaborazione tra neurochirurgo, chirurgo plastico o maxillofacciale e anestesista-rianimatore pediatrico. A scopo di pragmatismo, questo capitolo si limita all’esposizione delle indicazioni e delle tecniche chirurgiche delle malformazioni più comuni dello scheletro craniofacciale: le craniostenosi, le faciocraniostenosi, gli ipertelorismi (e le distopie orbitarie) e il meningoencefalocele frontonasale.
Paul Tessier在大约60年代发明了颅面手术。这个手术需要神经外科医生、整形外科医生或颌面部外科医生和儿科麻醉师的完美合作。为了实用主义的目的,本章仅限于描述最常见的颅面骨骼畸形的适应症和手术技术:颅骨可整性、面部可整性、高发热(和眶转位)和额脑膜。
{"title":"Chirurgia delle malformazioni craniofacciali: principi di base","authors":"B. Morand , E. Seigneuret , L. Selek , G. Bettega","doi":"10.1016/S1769-6704(15)72212-6","DOIUrl":"10.1016/S1769-6704(15)72212-6","url":null,"abstract":"<div><p>Paul Tessier ha creato la chirurgia craniofacciale negli anni ′60. Questa chirurgia richiede una perfetta collaborazione tra neurochirurgo, chirurgo plastico o maxillofacciale e anestesista-rianimatore pediatrico. A scopo di pragmatismo, questo capitolo si limita all’esposizione delle indicazioni e delle tecniche chirurgiche delle malformazioni più comuni dello scheletro craniofacciale: le craniostenosi, le faciocraniostenosi, gli ipertelorismi (e le distopie orbitarie) e il meningoencefalocele frontonasale.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"13 3","pages":"Pages 1-12"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-09-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1769-6704(15)72212-6","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"121327537","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2015-09-01DOI: 10.1016/S1769-6704(15)72222-9
F. Bodin, C. Bruant-Rodier
Il perineo è una regione di confine difficile da ricostruire a causa del suo ruolo funzionale ed estetico. La presenza degli organi genitali esterni e dell’uretra rende questa zona anatomica particolarmente complessa da ripristinare. I rischi di disgiunzione cicatriziale e di infezione sono, d’altronde, aumentati dalla prossimità dell’ano. La gestione di una perdita di sostanza perineale deve prendere in considerazione quattro parametri chiave: l’eziologia, lo stato generale del paziente, la localizzazione e le dimensioni del difetto tissutale. È spesso indicata una gestione multidisciplinare che fa ricorso, a seconda delle esigenze, agli infettivologi, agli oncologi e ai chirurghi digestivi e agli urologi o ai ginecologi. Le tecniche di copertura e di riempimento delle perdite di sostanza perineali si sono ampiamente evolute negli ultimi anni. La cicatrizzazione in seconda intenzione è ancora indicata in mancanza di soluzioni migliori, in caso di infezione acuta o quando nessun trasferimento tissutale è soddisfacente. Gli storici lembi muscolocutanei di retto addominale e di gracile sono sempre molto utili per le dilacerazioni importanti, ma subiscono ormai la concorrenza dei lembi fasciocutanei di vicinanza più semplici e più rapidi da realizzare, così come dei lembi perforanti più rispettosi della funzione muscolare. Il lembo a petalo di loto e il lembo fasciocutaneo pudendo centrati sui rami terminali dei vasi pudendi interni sono particolarmente interessanti per la loro semplicità e la loro efficacia. Essi forniscono una soluzione alla maggior parte delle perdite di sostanza piccole o medie della regione. I lembi perforanti peduncolati provenienti dall’addome, dalla regione glutea o dalla faccia anterolaterale della coscia sono più impegnativi sul piano tecnico. Essi sono, dunque, utilizzati in seconda intenzione.
{"title":"Tecniche di ricostruzione pelviperineale","authors":"F. Bodin, C. Bruant-Rodier","doi":"10.1016/S1769-6704(15)72222-9","DOIUrl":"10.1016/S1769-6704(15)72222-9","url":null,"abstract":"<div><p>Il perineo è una regione di confine difficile da ricostruire a causa del suo ruolo funzionale ed estetico. La presenza degli organi genitali esterni e dell’uretra rende questa zona anatomica particolarmente complessa da ripristinare. I rischi di disgiunzione cicatriziale e di infezione sono, d’altronde, aumentati dalla prossimità dell’ano. La gestione di una perdita di sostanza perineale deve prendere in considerazione quattro parametri chiave: l’eziologia, lo stato generale del paziente, la localizzazione e le dimensioni del difetto tissutale. È spesso indicata una gestione multidisciplinare che fa ricorso, a seconda delle esigenze, agli infettivologi, agli oncologi e ai chirurghi digestivi e agli urologi o ai ginecologi. Le tecniche di copertura e di riempimento delle perdite di sostanza perineali si sono ampiamente evolute negli ultimi anni. La cicatrizzazione in seconda intenzione è ancora indicata in mancanza di soluzioni migliori, in caso di infezione acuta o quando nessun trasferimento tissutale è soddisfacente. Gli storici lembi muscolocutanei di retto addominale e di gracile sono sempre molto utili per le dilacerazioni importanti, ma subiscono ormai la concorrenza dei lembi fasciocutanei di vicinanza più semplici e più rapidi da realizzare, così come dei lembi perforanti più rispettosi della funzione muscolare. Il lembo a petalo di loto e il lembo fasciocutaneo pudendo centrati sui rami terminali dei vasi pudendi interni sono particolarmente interessanti per la loro semplicità e la loro efficacia. Essi forniscono una soluzione alla maggior parte delle perdite di sostanza piccole o medie della regione. I lembi perforanti peduncolati provenienti dall’addome, dalla regione glutea o dalla faccia anterolaterale della coscia sono più impegnativi sul piano tecnico. Essi sono, dunque, utilizzati in seconda intenzione.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"13 3","pages":"Pages 1-17"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-09-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1769-6704(15)72222-9","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"133006852","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2015-09-01DOI: 10.1016/S1769-6704(15)72223-0
C. Ho Quoc , R. Abs , E. Delay
Il rimodellamento della figura è una richiesta frequente da parte delle pazienti. Queste desiderano anche un miglioramento estetico della regione glutea. Dal punto di vista della paziente, la regione glutea riveste un’attrattiva sessuale importante e costituisce uno dei simboli della femminilità. Dal punto di vista del chirurgo, l’analisi semeiologica delle subunità della natica è importante da realizzare per ottenere un risultato estetico armonioso. Le principali tecniche di rimodellamento gluteo estetico sono gli impianti glutei e il lipofilling gluteo estetico associato alla lipoaspirazione delle zone adipose in eccesso. Il rimodellamento gluteo con impianti è una tecnica che presenta un follow-up più importante, mentre il trasferimento adiposo è emergente e si sta sviluppando in modo crescente in Francia. Inoltre, lo scopo di questo articolo è di condividere la nostra esperienza nel settore del rimodellamento gluteo estetico con lipofilling gluteo e con il posizionamento di impianti glutei.
{"title":"Rimodellamento gluteo estetico","authors":"C. Ho Quoc , R. Abs , E. Delay","doi":"10.1016/S1769-6704(15)72223-0","DOIUrl":"10.1016/S1769-6704(15)72223-0","url":null,"abstract":"<div><p>Il rimodellamento della figura è una richiesta frequente da parte delle pazienti. Queste desiderano anche un miglioramento estetico della regione glutea. Dal punto di vista della paziente, la regione glutea riveste un’attrattiva sessuale importante e costituisce uno dei simboli della femminilità. Dal punto di vista del chirurgo, l’analisi semeiologica delle subunità della natica è importante da realizzare per ottenere un risultato estetico armonioso. Le principali tecniche di rimodellamento gluteo estetico sono gli impianti glutei e il lipofilling gluteo estetico associato alla lipoaspirazione delle zone adipose in eccesso. Il rimodellamento gluteo con impianti è una tecnica che presenta un follow-up più importante, mentre il trasferimento adiposo è emergente e si sta sviluppando in modo crescente in Francia. Inoltre, lo scopo di questo articolo è di condividere la nostra esperienza nel settore del rimodellamento gluteo estetico con lipofilling gluteo e con il posizionamento di impianti glutei.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"13 3","pages":"Pages 1-10"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-09-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1769-6704(15)72223-0","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"128555153","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2015-06-01DOI: 10.1016/S1769-6704(15)70682-0
P. Faglin (Interne des Hôpitaux), P. Guerreschi (Maître de conférence universitaire, praticien hospitalier), V. Duquennoy-Martinot (Professeur des Universités, chef de service)
La cisti o fistola pilonidale è una patologia frequente del giovane adulto. È una cisti benigna, situata, il più delle volte, a livello della porzione superiore del solco intergluteo e contenente dei peli. Può essere asintomatica, infettarsi nella sua forma acuta dolorosa e infiammatoria o, ancora, divenire cronica con la presenza o meno di fistole. Il suo trattamento si basa su una moltitudine di tecniche, ma nessuna è ideale e ciascuna presenta dei vantaggi come degli inconvenienti. Nella fase acuta, è consigliata una semplice messa a piatto con zaffaggio. Nella fase fredda o cronica, la tecnica di riferimento in Francia resta l’escissione chirurgica ampia con una lunga cicatrizzazione per seconda intenzione, ma sono possibili delle tecniche di ricostruzione in un tempo: sutura diretta, plastica a Z, plastica a V-Y, lembo romboidale, lembo a LLL o lembo muscolocutaneo di grande gluteo. Tuttavia, in queste ultime tecniche, il rischio di recidiva è aumentato. Sono in corso di valutazione dei miglioramenti tecnici, come l’escissione mediante endoscopia.
{"title":"Suppurazioni croniche: cisti pilonidale","authors":"P. Faglin (Interne des Hôpitaux), P. Guerreschi (Maître de conférence universitaire, praticien hospitalier), V. Duquennoy-Martinot (Professeur des Universités, chef de service)","doi":"10.1016/S1769-6704(15)70682-0","DOIUrl":"10.1016/S1769-6704(15)70682-0","url":null,"abstract":"<div><p>La cisti o fistola pilonidale è una patologia frequente del giovane adulto. È una cisti benigna, situata, il più delle volte, a livello della porzione superiore del solco intergluteo e contenente dei peli. Può essere asintomatica, infettarsi nella sua forma acuta dolorosa e infiammatoria o, ancora, divenire cronica con la presenza o meno di fistole. Il suo trattamento si basa su una moltitudine di tecniche, ma nessuna è ideale e ciascuna presenta dei vantaggi come degli inconvenienti. Nella fase acuta, è consigliata una semplice messa a piatto con zaffaggio. Nella fase fredda o cronica, la tecnica di riferimento in Francia resta l’escissione chirurgica ampia con una lunga cicatrizzazione per seconda intenzione, ma sono possibili delle tecniche di ricostruzione in un tempo: sutura diretta, plastica a Z, plastica a V-Y, lembo romboidale, lembo a LLL o lembo muscolocutaneo di grande gluteo. Tuttavia, in queste ultime tecniche, il rischio di recidiva è aumentato. Sono in corso di valutazione dei miglioramenti tecnici, come l’escissione mediante endoscopia.</p></div>","PeriodicalId":100455,"journal":{"name":"EMC - Tecniche Chirurgiche - Chirurgia Plastica? Ricostruttiva ed Estetica","volume":"13 2","pages":"Pages 1-11"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-06-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"https://sci-hub-pdf.com/10.1016/S1769-6704(15)70682-0","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"115332494","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}