Pub Date : 2018-06-12DOI: 10.4420/unict-asdf.v17i0.224
Martina Belfiore, C. Pirrone, S. Platania, S. Castellano
Da parecchi anni assistiamo a numerose campagne contro il fumo, ma la loro reale efficacia non e ancora chiara. La mancanza di univocita dei risultati rende necessaria la realizzazione di ulteriori ricerche sul campo. Scopo di questo studio e esaminare l’effetto che le immagini contenenti appelli alla paura di diversa intensita e tipologia, fisica e sociale, hanno sulla rievocazione dei dettagli dell’immagine e sulla percezione della gravita del danno rappresentato, tenendo in considerazione le strategie di coping adottate dal soggetto, le resistenze alla salute attivate e l’atteggiamento mostrato nei confronti del fumo. Come strumenti per la misurazione di queste variabili sono stati usati: l’Adaptive/ Maladaptive Coping Response Scale (AMCS), la Health Resistance Measure (HR), la Smoking Attitudes Scale (SAS) e le Background Questions. Il campione della ricerca e costituito da 96 studenti universitari fumatori e non fumatori. Dai risultati e emerso che l’utilizzo di appelli alla paura intensi non sembra realmente efficace, in quanto potrebbe indurre il soggetto ad attivare delle difese che influiscono negativamente sul processo di rievocazione dell’immagine presentata. Potrebbe risultare utile far leva sui danni sociali provocati dal fumo, poiche percepiti come piu gravi. L’efficacia di una campagna contro il fumo dipende anche da altri elementi, come le strategie di coping attuate dal soggetto, l’attivazione di resistenze alla salute e l’atteggiamento mostrato nei confronti del fumo, non trascurando l’eta dei soggetti a cui e rivolta la campagna di prevenzione, poiche e emerso chiaramente che, con il consolidarsi dell’abitudine, aumentano le resistenze alla salute che indurranno progressivamente il soggetto a rifiutare i messaggi promossi nelle campagne. I risultati, quindi, inducono a considerare questi elementi nella progettazione di campagne contro il fumo. For several years, we have been witnessing numerous campaigns against smoking, but the real effectiveness of fear appeals is not yet clear. The absence of uniqueness of the results makes it necessary to carry out further research. The purpose of this study was to examine the effect that fear appeals images containing social and physical damages have on the re-evocation of the image details and perceived severity. We took into account Adaptive and Maladaptive Coping Strategies (AMCS), Health Resistance (HR) and Smoking Attitude (SA) adopted by our sample formed by 96 university students, smokers and not. Results show that intense physical fear appeal does not seem successful, as it could generate subject defences, that negatively affect image’s recall process. It could be useful to leverage social damage, as perceived more serious. The effectiveness of threat appeals also depends by other elements, such as the coping strategies adopted by the subject, the activation of health resistance and the attitude toward smoking, not neglecting the age of the subjects to whom the prevention campaign
{"title":"L’uso dei fear appeals nelle campagne di prevenzione contro il fumo sono ancora efficaci? Uno studio sul campo","authors":"Martina Belfiore, C. Pirrone, S. Platania, S. Castellano","doi":"10.4420/unict-asdf.v17i0.224","DOIUrl":"https://doi.org/10.4420/unict-asdf.v17i0.224","url":null,"abstract":"Da parecchi anni assistiamo a numerose campagne contro il fumo, ma la loro reale efficacia non e ancora chiara. La mancanza di univocita dei risultati rende necessaria la realizzazione di ulteriori ricerche sul campo. Scopo di questo studio e esaminare l’effetto che le immagini contenenti appelli alla paura di diversa intensita e tipologia, fisica e sociale, hanno sulla rievocazione dei dettagli dell’immagine e sulla percezione della gravita del danno rappresentato, tenendo in considerazione le strategie di coping adottate dal soggetto, le resistenze alla salute attivate e l’atteggiamento mostrato nei confronti del fumo. Come strumenti per la misurazione di queste variabili sono stati usati: l’Adaptive/ Maladaptive Coping Response Scale (AMCS), la Health Resistance Measure (HR), la Smoking Attitudes Scale (SAS) e le Background Questions. Il campione della ricerca e costituito da 96 studenti universitari fumatori e non fumatori. Dai risultati e emerso che l’utilizzo di appelli alla paura intensi non sembra realmente efficace, in quanto potrebbe indurre il soggetto ad attivare delle difese che influiscono negativamente sul processo di rievocazione dell’immagine presentata. Potrebbe risultare utile far leva sui danni sociali provocati dal fumo, poiche percepiti come piu gravi. L’efficacia di una campagna contro il fumo dipende anche da altri elementi, come le strategie di coping attuate dal soggetto, l’attivazione di resistenze alla salute e l’atteggiamento mostrato nei confronti del fumo, non trascurando l’eta dei soggetti a cui e rivolta la campagna di prevenzione, poiche e emerso chiaramente che, con il consolidarsi dell’abitudine, aumentano le resistenze alla salute che indurranno progressivamente il soggetto a rifiutare i messaggi promossi nelle campagne. I risultati, quindi, inducono a considerare questi elementi nella progettazione di campagne contro il fumo. For several years, we have been witnessing numerous campaigns against smoking, but the real effectiveness of fear appeals is not yet clear. The absence of uniqueness of the results makes it necessary to carry out further research. The purpose of this study was to examine the effect that fear appeals images containing social and physical damages have on the re-evocation of the image details and perceived severity. We took into account Adaptive and Maladaptive Coping Strategies (AMCS), Health Resistance (HR) and Smoking Attitude (SA) adopted by our sample formed by 96 university students, smokers and not. Results show that intense physical fear appeal does not seem successful, as it could generate subject defences, that negatively affect image’s recall process. It could be useful to leverage social damage, as perceived more serious. The effectiveness of threat appeals also depends by other elements, such as the coping strategies adopted by the subject, the activation of health resistance and the attitude toward smoking, not neglecting the age of the subjects to whom the prevention campaign","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"17 1","pages":"85-100"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-06-12","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"45177096","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-06-12DOI: 10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.222
Graziella Di Marco, Zira Hichy
L’obiettivo di questo studio era di indagare i vissuti stressanti in 62 genitori (31 uomini, 31 donne) di figli autistici. A tale scopo, abbiamo utilizzato un questionario per rilevare nei partecipanti: le tipologie e i livelli di stress, il senso di autoefficacia e la percezione di supporto sociale ricevuto. I risultati mostrano che i partecipanti gestiscono adeguatamente lo stress e che si percepiscono sufficientemente efficaci. A differenza degli uomini, nelle donne della nostra ricerca i il senso di autoefficacia e il supporto sociale non determinano un miglioramento della condizione stressante. Nel complesso, quindi, le madri, piu dei loro compagni, sperimentano una genitorialita piu esposta a vissuti negativi e a vulnerabilita emotiva. The objective of this study was to investigate stressful experiences in 62 parents (31 men, 31 women) of autistic children. To this end, we used a questionnaire to measure in the participants: the types and the levels of stress, the sense of self-efficacy and the perception of social support received. The results show that participants adequately manage stress and that they are perceived to be sufficiently effective. Unlike men, in the women of our research the sense of self-efficacy and social support do not lead to an improvement in the stressful condition. Overall, mothers more than their partners, seem to be parents more exposed to negative experiences and emotional vulnerability.
{"title":"Gestione dello stress in genitori con figli autistici: gli effetti dell’autoefficacia e del supporto sociale","authors":"Graziella Di Marco, Zira Hichy","doi":"10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.222","DOIUrl":"https://doi.org/10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.222","url":null,"abstract":"L’obiettivo di questo studio era di indagare i vissuti stressanti in 62 genitori (31 uomini, 31 donne) di figli autistici. A tale scopo, abbiamo utilizzato un questionario per rilevare nei partecipanti: le tipologie e i livelli di stress, il senso di autoefficacia e la percezione di supporto sociale ricevuto. I risultati mostrano che i partecipanti gestiscono adeguatamente lo stress e che si percepiscono sufficientemente efficaci. A differenza degli uomini, nelle donne della nostra ricerca i il senso di autoefficacia e il supporto sociale non determinano un miglioramento della condizione stressante. Nel complesso, quindi, le madri, piu dei loro compagni, sperimentano una genitorialita piu esposta a vissuti negativi e a vulnerabilita emotiva. The objective of this study was to investigate stressful experiences in 62 parents (31 men, 31 women) of autistic children. To this end, we used a questionnaire to measure in the participants: the types and the levels of stress, the sense of self-efficacy and the perception of social support received. The results show that participants adequately manage stress and that they are perceived to be sufficiently effective. Unlike men, in the women of our research the sense of self-efficacy and social support do not lead to an improvement in the stressful condition. Overall, mothers more than their partners, seem to be parents more exposed to negative experiences and emotional vulnerability.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"17 1","pages":"75-84"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-06-12","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"44852994","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-06-12DOI: 10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.226
Giovanni Savia
Il presente contributo cerca di analizzare la connessione intrinseca tra la disabilita, il progetto di vita e l’orientamento formativo nella scuola inclusiva odierna. Aspetti fortemente concatenati che si evolvono sulla base di presupposti etici forti e condivisi dall’intera collettivita e che si sviluppano nella dimensione pedagogica in prospettiva multidimensionale, dove famiglia, scuola, ente locale, servizi sanitari e terzo settore, insieme, pensano e realizzano progetti di vita autentici. Si cerca anche di evidenziare l’importanza degli strumenti di analisi, conoscenza e valutazione delle caratteristiche personali e soprattutto delle potenzialita da scoprire e sviluppare della persona con disabilita, fornendo indicazioni metodologiche e organizzative alla luce delle piu recenti disposizioni legislative. Le conclusioni mirano a stimolare la fondamentale essenza formativa delle storie di vita possibili e vere che molti, ogni giorno, tracciano con il proprio vissuto, a testimonianza che la tendenza al conformismo della normalita puo trasformarsi in valorizzazione della diversita. The present paper seeks to analyze the intrinsic connection between disability, life project and educational orientation in today’s inclusive school. Strongly linked aspects that evolve on the basis of strong ethical assumptions and shared by the whole community and which develop in the pedagogical dimension in a multidimensional perspective, where family, school, local authority, health services and the third sector, together, think and realize projects of authentic life. We also try to highlight the importance of the tools of analysis, knowledge and assessment of personal characteristics and above all of the potential to be discovered and developed of the person with disabilities, providing methodological and organizational indications in light of the most recent legislative provisions. The conclusions aim to stimulate the fundamental formative essence of the possible and true life stories that many, every day, trace with their own experiences, to witness that the tendency to conformism of normality can be transformed into the enhancement of diversity.
{"title":"Disabilità, orientamento e progetto di vita nella scuola inclusiva","authors":"Giovanni Savia","doi":"10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.226","DOIUrl":"https://doi.org/10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.226","url":null,"abstract":"Il presente contributo cerca di analizzare la connessione intrinseca tra la disabilita, il progetto di vita e l’orientamento formativo nella scuola inclusiva odierna. Aspetti fortemente concatenati che si evolvono sulla base di presupposti etici forti e condivisi dall’intera collettivita e che si sviluppano nella dimensione pedagogica in prospettiva multidimensionale, dove famiglia, scuola, ente locale, servizi sanitari e terzo settore, insieme, pensano e realizzano progetti di vita autentici. Si cerca anche di evidenziare l’importanza degli strumenti di analisi, conoscenza e valutazione delle caratteristiche personali e soprattutto delle potenzialita da scoprire e sviluppare della persona con disabilita, fornendo indicazioni metodologiche e organizzative alla luce delle piu recenti disposizioni legislative. Le conclusioni mirano a stimolare la fondamentale essenza formativa delle storie di vita possibili e vere che molti, ogni giorno, tracciano con il proprio vissuto, a testimonianza che la tendenza al conformismo della normalita puo trasformarsi in valorizzazione della diversita. The present paper seeks to analyze the intrinsic connection between disability, life project and educational orientation in today’s inclusive school. Strongly linked aspects that evolve on the basis of strong ethical assumptions and shared by the whole community and which develop in the pedagogical dimension in a multidimensional perspective, where family, school, local authority, health services and the third sector, together, think and realize projects of authentic life. We also try to highlight the importance of the tools of analysis, knowledge and assessment of personal characteristics and above all of the potential to be discovered and developed of the person with disabilities, providing methodological and organizational indications in light of the most recent legislative provisions. The conclusions aim to stimulate the fundamental formative essence of the possible and true life stories that many, every day, trace with their own experiences, to witness that the tendency to conformism of normality can be transformed into the enhancement of diversity.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"17 1","pages":"115-133"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-06-12","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49077597","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-06-12DOI: 10.4420/unict-asdf.v17i0.220
Dario Palermo
La Montagna di Polizzello, in territorio di Mussomeli (Caltanissetta), e sede, durante i secoli dall’VIII al VI a.C., di un grande santuario che doveva costituire una delle maggiori sedi di culto della popolazione dei Sicani, che secondo Tucidide abitavano in epoca storica questa parte dell’isola. L’articolo esamina rapidamente l’evidenza fornita dall’accurato scavo stratigrafico ivi condotto tra il 2000 e il 2005, allo scopo di estrarne quegli elementi che possano essere utili per la ricostruzione dei culti che vi si praticavano, tracciando anche la storia del centro dalla fondazione del santuario al suo abbandono alla meta del VI secolo a.C., forse a seguito della conquista da parte della vicina colonia greca di Akragas. The Mountain of Polizzello, in the territory of Mussomeli (Caltanissetta), is home, during the centuries from VIII to VI BC, to a large sanctuary that was one of the major places of worship of the ancient population of Sicans, who according to Thucydides lived in this part of the island of Sicily before the arrival of the Greek colonists. The paper quickly examines the evidence provided by the accurate stratigraphic excavations conducted there between 2000 and 2005, in order to extract those elements that may be useful for the reconstruction of the cults that were practiced in the sanctuary, tracing also the history of the ancient town from the foundation of the sanctuary to its abandonment in the middle of the sixth century BC, perhaps as a result of the conquest by the nearby Greek colony of Akragas.
位于穆索梅里(Caltanissetta)境内的波利泽洛山(Montagna di Polizzello),在公元前八世纪至公元前六世纪,是一个大型避难所的所在地,该避难所是西西里人的主要崇拜场所之一,根据修昔底德的说法,西西里人在历史时期生活在该岛的这一地区。这篇文章迅速审查了2000年至2005年间在那里进行的准确地层挖掘所提供的证据,以提取那些可能有助于重建那里的邪教的元素,并追溯了该中心从避难所的建立到公元前六世纪中期被遗弃的历史,也许是在附近的希腊殖民地阿克拉加斯征服之后。在公元前八世纪至公元前六世纪,穆索梅里(卡尔塔尼塞塔)境内的波利泽洛山是一个大型避难所的所在地,该避难所是古代西西里人的主要崇拜场所之一,根据修昔底德的说法,在希腊殖民者到来之前,他们就住在西西里岛的这一地区。该论文迅速审查了2000年至2005年间在那里进行的准确地层挖掘所提供的证据,以提取那些可能有助于重建保护区中的邪教的元素,还追溯了古镇从保护区的建立到公元前六世纪中期被遗弃的历史,也许是附近的希腊殖民地阿克拉加斯征服的结果。
{"title":"La montagna di Polizzello, incunabolo dei culti dell’antica Sikanie","authors":"Dario Palermo","doi":"10.4420/unict-asdf.v17i0.220","DOIUrl":"https://doi.org/10.4420/unict-asdf.v17i0.220","url":null,"abstract":"La Montagna di Polizzello, in territorio di Mussomeli (Caltanissetta), e sede, durante i secoli dall’VIII al VI a.C., di un grande santuario che doveva costituire una delle maggiori sedi di culto della popolazione dei Sicani, che secondo Tucidide abitavano in epoca storica questa parte dell’isola. L’articolo esamina rapidamente l’evidenza fornita dall’accurato scavo stratigrafico ivi condotto tra il 2000 e il 2005, allo scopo di estrarne quegli elementi che possano essere utili per la ricostruzione dei culti che vi si praticavano, tracciando anche la storia del centro dalla fondazione del santuario al suo abbandono alla meta del VI secolo a.C., forse a seguito della conquista da parte della vicina colonia greca di Akragas. The Mountain of Polizzello, in the territory of Mussomeli (Caltanissetta), is home, during the centuries from VIII to VI BC, to a large sanctuary that was one of the major places of worship of the ancient population of Sicans, who according to Thucydides lived in this part of the island of Sicily before the arrival of the Greek colonists. The paper quickly examines the evidence provided by the accurate stratigraphic excavations conducted there between 2000 and 2005, in order to extract those elements that may be useful for the reconstruction of the cults that were practiced in the sanctuary, tracing also the history of the ancient town from the foundation of the sanctuary to its abandonment in the middle of the sixth century BC, perhaps as a result of the conquest by the nearby Greek colony of Akragas.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"17 1","pages":"41-52"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-06-12","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"44469739","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-06-12DOI: 10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.218
S. Tomasi, S. D. Nuovo
L’articolo delinea i costrutti di salute, qualita di vita e benessere, presentando una rassegna sugli strumenti disponibili per la valutazione psicologica del well-being. Fra questi strumenti, la Warwick-Edinburgh Mental Well-Being Scale (WEMWBS), standardizzata in diversi paesi tra cui l’Italia, mediante la quale e stato compiuto uno studio che si avvale anche di altri test quali la Satisfaction with Life Scale, il Five Factor Inventory, lo Stait-Trait Anxiety Inventory. I risultati evidenziano limitate differenze fra i risultati di benessere ottenuti nel nostro paese e quelli di studi compiuti in altri contesti sociali e culturali con lo stesso strumento. Appare inoltre confermata la capacita discriminativa della WEMWBS fra un campione clinico con patologia depressiva e uno non clinico appaiato per variabili demografiche. Sono state analizzate le relazioni del benessere percepito con variabili socio-culturali (eta, genere, livello di istruzione), con la soddisfazione della vita e tratti di personalita normale e patologica, confrontando 30 soggetti di nazionalita italiana e 29 di nazionalita spagnola. La valutazione quantitativa del benessere soggettivo e utile sia per motivi di ricerca sia per programmare e valutare interventi mirati a migliorare la qualita di vita delle persone. The article outlines the constructs of health, quality of life and well-being, presenting a review on the instruments available for the psychological assessment of well-being. Among these instruments, the Warwick-Edinburgh Mental Well-Being Scale (WEMWBS), standardized in several countries including Italy, through which an empirical study was carried out also including other tests such as the Satisfaction with Life Scale, the Five Factor Inventory, the Stait-Trait Anxiety Inventory. The results show limited differences between the results regarding well-being obtained in our country and those of studies carried out in other social and cultural contexts with the same instrument. Furthermore, the discriminative capacity of WEMWBS between a clinical sample with depressive pathology and a non-clinical one, matched by demographic variables, appears to be confirmed. Moreover, we analyzed the relationships of perceived well-being with socio-cultural variables (age, gender, level of education), with life satisfaction and normal and pathological personality traits, comparing 30 Italian subjects and 29 of Spanish nationality. T he quantitative assessment of subjective well-being is useful both for research purposes and for planning and evaluating interventions aimed at improving people’s quality of life.
这篇文章概述了健康、生活质量和福利的结构,概述了对健康进行心理评估的工具。在这些工具中,包括在包括意大利在内的几个国家标准化的Warwick-Edinburgh Mental Well-Being量表(WEMWBS),进行了一项研究,该研究还使用了其他测试,如生命量表的满意度、五个因素清单和稳定性Anxiety量表。结果显示,在我国取得的福利成果与在其他社会和文化背景下使用同一工具进行的研究成果之间几乎没有差别。WEMWBS在具有抑郁症的临床样本和与人口统计学相关的非临床样本之间的区分能力也得到了证实。通过比较30名意大利人和29名西班牙人,分析了社会文化变量(埃塔、性别、教育水平)与生活满意度、正常和病态性格特征之间的幸福感关系。对福利进行定量的主观和有益的评估,既用于研究目的,也用于规划和评估提高人们生活质量的干预措施。《健康结构、生活质量和健康》的文章,对对健康进行心理评估的仪器进行回顾。在这些仪器中,Warwick-Edinburgh Mental well - Scale (WEMWBS),在严格的国家中是标准化的,通过一项经验研究,还包括了其他测试,比如对生命尺度的满意,五个因素清单,站立的Anxiety清单。结果显示,我们国家的结果与其他社会和文化背景下的研究成果之间的差异是有限的。《Furthermore》,《WEMWBS的歧视能力》,《临床试验与抑郁症和非临床试验之间的差异》,《人口变异》,要求得到证实。Moreover,我们分析了与社会文化差异、生活满意度、正常和心理个性的关系,比较了30个意大利主题和29个西班牙民族。他对主题的定量评估是用于研究目的、规划和评价改善人类生活质量的干预措施。
{"title":"La valutazione soggettiva del benessere: uno studio di validazione e di confronto interculturale","authors":"S. Tomasi, S. D. Nuovo","doi":"10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.218","DOIUrl":"https://doi.org/10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.218","url":null,"abstract":"L’articolo delinea i costrutti di salute, qualita di vita e benessere, presentando una rassegna sugli strumenti disponibili per la valutazione psicologica del well-being. Fra questi strumenti, la Warwick-Edinburgh Mental Well-Being Scale (WEMWBS), standardizzata in diversi paesi tra cui l’Italia, mediante la quale e stato compiuto uno studio che si avvale anche di altri test quali la Satisfaction with Life Scale, il Five Factor Inventory, lo Stait-Trait Anxiety Inventory. I risultati evidenziano limitate differenze fra i risultati di benessere ottenuti nel nostro paese e quelli di studi compiuti in altri contesti sociali e culturali con lo stesso strumento. Appare inoltre confermata la capacita discriminativa della WEMWBS fra un campione clinico con patologia depressiva e uno non clinico appaiato per variabili demografiche. Sono state analizzate le relazioni del benessere percepito con variabili socio-culturali (eta, genere, livello di istruzione), con la soddisfazione della vita e tratti di personalita normale e patologica, confrontando 30 soggetti di nazionalita italiana e 29 di nazionalita spagnola. La valutazione quantitativa del benessere soggettivo e utile sia per motivi di ricerca sia per programmare e valutare interventi mirati a migliorare la qualita di vita delle persone. The article outlines the constructs of health, quality of life and well-being, presenting a review on the instruments available for the psychological assessment of well-being. Among these instruments, the Warwick-Edinburgh Mental Well-Being Scale (WEMWBS), standardized in several countries including Italy, through which an empirical study was carried out also including other tests such as the Satisfaction with Life Scale, the Five Factor Inventory, the Stait-Trait Anxiety Inventory. The results show limited differences between the results regarding well-being obtained in our country and those of studies carried out in other social and cultural contexts with the same instrument. Furthermore, the discriminative capacity of WEMWBS between a clinical sample with depressive pathology and a non-clinical one, matched by demographic variables, appears to be confirmed. Moreover, we analyzed the relationships of perceived well-being with socio-cultural variables (age, gender, level of education), with life satisfaction and normal and pathological personality traits, comparing 30 Italian subjects and 29 of Spanish nationality. T he quantitative assessment of subjective well-being is useful both for research purposes and for planning and evaluating interventions aimed at improving people’s quality of life.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"17 1","pages":"25-40"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-06-12","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"46622580","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-06-12DOI: 10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.221
C. Urso
Lo studio indaga le diverse valenze della bambola come manufatto ludico, simbolico e allegorico nel Medioevo. L’impiego ludico, nonostante fosse inteso come un esercizio d’imitazione, propedeutico alle mansioni che la societa del tempo assegnava alla donna, non subiva esclusioni di genere. Poche sono nel periodo indagato sia le testimonianze archeologiche, a causa della deperibilita dei materiali usati, sia quelle letterarie, che forniscono dettagli di un certo rilievo solo dal secolo XII in poi. Il fatto che le bambole fossero donate spesso alle spose, come si deduce da quelle registrate negli inventari dotali, attesta la loro valenza simbolica: erano giocattoli evocativi del loro futuro di madre e modelli cui ispirarsi per avere dei figli con le stesse fattezze. Le bambole o i “gesuini”, donati alle fanciulle votate alla vita religiosa, richiamano anch’essi la maternita, non quella fisica che esse non avevano voluto o potuto sperimentare nel mondo, bensi quella spirituale. This study investigates the different significances of dolls as recreational, symbolic and allegoric artefacts during Middle Ages. Their playful use, although conceived as an imitation practice preparatory to the tasks assigned to women by the society of the time, was not gender specific. Due to the perishable materials used, there are few archaeological proofs of this period, and the literary resources providing details of any importance date back only from the XII century onwards. Furthermore, the fact that the dolls were often given as a gift to the brides, as it can be deduced from those recorded in the dowry inventories, testifies their symbolic significance: those toys would evocate their future mother lives and provide a model to look up to in order to have children with similar features. The dolls or “gesuini” (little baby Jesus), given to the girls consecrated to a religious life, also recall the idea of motherhood, which was not the physical one they did not want or could not experience, but rather the spiritual one.
{"title":"Le bambole nel Medioevo e oltre: valenza ludica, simbolica e allegorica","authors":"C. Urso","doi":"10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.221","DOIUrl":"https://doi.org/10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.221","url":null,"abstract":"Lo studio indaga le diverse valenze della bambola come manufatto ludico, simbolico e allegorico nel Medioevo. L’impiego ludico, nonostante fosse inteso come un esercizio d’imitazione, propedeutico alle mansioni che la societa del tempo assegnava alla donna, non subiva esclusioni di genere. Poche sono nel periodo indagato sia le testimonianze archeologiche, a causa della deperibilita dei materiali usati, sia quelle letterarie, che forniscono dettagli di un certo rilievo solo dal secolo XII in poi. Il fatto che le bambole fossero donate spesso alle spose, come si deduce da quelle registrate negli inventari dotali, attesta la loro valenza simbolica: erano giocattoli evocativi del loro futuro di madre e modelli cui ispirarsi per avere dei figli con le stesse fattezze. Le bambole o i “gesuini”, donati alle fanciulle votate alla vita religiosa, richiamano anch’essi la maternita, non quella fisica che esse non avevano voluto o potuto sperimentare nel mondo, bensi quella spirituale. This study investigates the different significances of dolls as recreational, symbolic and allegoric artefacts during Middle Ages. Their playful use, although conceived as an imitation practice preparatory to the tasks assigned to women by the society of the time, was not gender specific. Due to the perishable materials used, there are few archaeological proofs of this period, and the literary resources providing details of any importance date back only from the XII century onwards. Furthermore, the fact that the dolls were often given as a gift to the brides, as it can be deduced from those recorded in the dowry inventories, testifies their symbolic significance: those toys would evocate their future mother lives and provide a model to look up to in order to have children with similar features. The dolls or “gesuini” (little baby Jesus), given to the girls consecrated to a religious life, also recall the idea of motherhood, which was not the physical one they did not want or could not experience, but rather the spiritual one.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"17 1","pages":"53-73"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-06-12","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49346374","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-06-12DOI: 10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.217
L. L. Rosa, S. D. Nuovo
Dopo una rassegna sulle teorie delle emozioni e sugli strumenti e i metodi per valutarle, e sui diversi approcci teorici e psicometrici all’Intelligenza Emotiva, viene presentata una ricerca mirante a collocare questo costrutto, valutato mediante self-report, fra le capacita cognitive di discriminazione emozionale e le dimensioni di personalita. In un campione di 203 studenti universitari (98 donne e 105 uomini, eta 19-33 anni), sono stati utilizzati il test SREIT per l’IE, il BFQ per misurare le dimensioni di personalita e il GERT per valutare la capacita di discriminare le emozioni. Le analisi dei dati evidenziano alte correlazioni tra l’auto-valutazione della IE e gli aspetti di personalita, ma una relazione quasi nulla con la capacita di riconoscimento delle emozioni. I risultati hanno ricadute sia sulla definizione teorica del costrutto di IE sia sulle sue applicazioni nella ricerca e nella pratica psicologica. After reviewing the main theories of emotions and the instruments and methods for evaluating them, and the different theoretical and psychometric approaches to emotional intelligence, a research is presented aimed at placing this construct, evaluated through self-report, between the cognitive discrimination of emotions and the personality dimensions. In a sample of 203 university students (98 women and 105 men, age 19-33 years), we used the SREIT test for assessing IE, the BFQ to measure the personality dimensions, and the GERT to evaluate the ability to discriminate emotions. Data analysis highlights high correlations between self-assessment of IE and personality aspects, but an almost null relation with the ability to recognize emotions. The results have impact on both the theoretical definition of the IE construct and its applications in research and psychological practice.
{"title":"Intelligenza emotiva: competenza cognitiva o costrutto di personalità?","authors":"L. L. Rosa, S. D. Nuovo","doi":"10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.217","DOIUrl":"https://doi.org/10.4420/UNICT-ASDF.V17I0.217","url":null,"abstract":"Dopo una rassegna sulle teorie delle emozioni e sugli strumenti e i metodi per valutarle, e sui diversi approcci teorici e psicometrici all’Intelligenza Emotiva, viene presentata una ricerca mirante a collocare questo costrutto, valutato mediante self-report, fra le capacita cognitive di discriminazione emozionale e le dimensioni di personalita. In un campione di 203 studenti universitari (98 donne e 105 uomini, eta 19-33 anni), sono stati utilizzati il test SREIT per l’IE, il BFQ per misurare le dimensioni di personalita e il GERT per valutare la capacita di discriminare le emozioni. Le analisi dei dati evidenziano alte correlazioni tra l’auto-valutazione della IE e gli aspetti di personalita, ma una relazione quasi nulla con la capacita di riconoscimento delle emozioni. I risultati hanno ricadute sia sulla definizione teorica del costrutto di IE sia sulle sue applicazioni nella ricerca e nella pratica psicologica. After reviewing the main theories of emotions and the instruments and methods for evaluating them, and the different theoretical and psychometric approaches to emotional intelligence, a research is presented aimed at placing this construct, evaluated through self-report, between the cognitive discrimination of emotions and the personality dimensions. In a sample of 203 university students (98 women and 105 men, age 19-33 years), we used the SREIT test for assessing IE, the BFQ to measure the personality dimensions, and the GERT to evaluate the ability to discriminate emotions. Data analysis highlights high correlations between self-assessment of IE and personality aspects, but an almost null relation with the ability to recognize emotions. The results have impact on both the theoretical definition of the IE construct and its applications in research and psychological practice.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"17 1","pages":"3-24"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-06-12","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49589839","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2017-11-12DOI: 10.4420/UNICT-ASDF.V16I0.211
S. D. Nuovo, Anita Angelica, Giulia Santoro
Il legame fra funzioni cognitive e Mental Imagery, evidenziato in letteratura, richiede uno studio approfondito delle componenti intellettive maggiormente correlate con i processi immaginativi, che implicano la capacita di riprodurre ed elaborare stimoli non immediatamente presenti nel campo percettivo. Scopo di questo studio e esaminare le relazioni tra capacita di Mental Imagery e fattori dell’intelligenza. Come strumenti per la misurazione di queste variabili sono stati usati il Mental Imagery Test (MIT), basato su prove di performance piuttosto che sulla valutazione soggettiva di vividezza delle immagini, e la scala di intelligenza WAIS-IV. Il campione della ricerca e costituito da 35 adulti, 17 maschi e 18 femmine, eta 19- 51 anni. I risultati confermano l’ipotesi di correlazione tra MIT e intelligenza generale: a un piu elevato QI corrisponde una maggiore capacita immaginativa. In particolare, le abilita di Mental Imagery risultano maggiormente connesse con il ragionamento visuo-percettivo e la comprensione verbale (e quindi con l’indice WAIS composito di Abilita Generale), piuttosto che con l’efficienza cognitiva (memoria di lavoro e velocita di elaborazione). L’analisi di scaling multidimensionale conferma la maggiore prossimita delle prove del MIT alle componenti visuo-percettive e verbali dell’intelligenza. All’interno delle prove di memoria quelle di riordinamento di cifre o lettere e numeri sono connesse al Mental Imagery piu del tradizionale span di cifre. I risultati inducono a considerare con maggiore attenzione le specifiche componenti immaginative nella valutazione e nella riabilitazione delle funzioni cognitive, ad esempio nei casi di deficit o di deterioramento mentale. The link between cognitive functions and Mental Imagery, highlighted in literature, requires an in-depth study of the intellective components that are more closely related to the imaginative processes, which imply the ability to reproduce and process stimuli not immediately present in the perceptual field. The aim of this study was to examine the relationship between the ability of Mental Imagery and intelligence factors. Instruments for measuring these variables were the Mental Imagery Test (MIT), based on performance tasks rather than on subjective evaluation of image vividness, and the WAIS-IV scale. The research sample consisted of 35 adults, 17 males and 18 females, age range 19-51. The results confirmed the main hypothesis of correlation between MIT and general intelligence: a higher QI corresponds to greater imaginative capacity. In particular, the Mental Imagery skills are more closely related to visual-perceptual reasoning and verbal comprehension (and hence the composite index of General Ability) rather than cognitive efficiency (work memory and processing speed). Multidimensional scaling analysis confirmed the proximity of MIT tests to visual perceptual and verbal components of intelligence. Within the memory tasks, reordering of digits, letters and n
{"title":"Relazioni fra Mental Imagery e fattori di intelligenza: una verifica sperimentale","authors":"S. D. Nuovo, Anita Angelica, Giulia Santoro","doi":"10.4420/UNICT-ASDF.V16I0.211","DOIUrl":"https://doi.org/10.4420/UNICT-ASDF.V16I0.211","url":null,"abstract":"Il legame fra funzioni cognitive e Mental Imagery, evidenziato in letteratura, richiede uno studio approfondito delle componenti intellettive maggiormente correlate con i processi immaginativi, che implicano la capacita di riprodurre ed elaborare stimoli non immediatamente presenti nel campo percettivo. Scopo di questo studio e esaminare le relazioni tra capacita di Mental Imagery e fattori dell’intelligenza. Come strumenti per la misurazione di queste variabili sono stati usati il Mental Imagery Test (MIT), basato su prove di performance piuttosto che sulla valutazione soggettiva di vividezza delle immagini, e la scala di intelligenza WAIS-IV. Il campione della ricerca e costituito da 35 adulti, 17 maschi e 18 femmine, eta 19- 51 anni. I risultati confermano l’ipotesi di correlazione tra MIT e intelligenza generale: a un piu elevato QI corrisponde una maggiore capacita immaginativa. In particolare, le abilita di Mental Imagery risultano maggiormente connesse con il ragionamento visuo-percettivo e la comprensione verbale (e quindi con l’indice WAIS composito di Abilita Generale), piuttosto che con l’efficienza cognitiva (memoria di lavoro e velocita di elaborazione). L’analisi di scaling multidimensionale conferma la maggiore prossimita delle prove del MIT alle componenti visuo-percettive e verbali dell’intelligenza. All’interno delle prove di memoria quelle di riordinamento di cifre o lettere e numeri sono connesse al Mental Imagery piu del tradizionale span di cifre. I risultati inducono a considerare con maggiore attenzione le specifiche componenti immaginative nella valutazione e nella riabilitazione delle funzioni cognitive, ad esempio nei casi di deficit o di deterioramento mentale. The link between cognitive functions and Mental Imagery, highlighted in literature, requires an in-depth study of the intellective components that are more closely related to the imaginative processes, which imply the ability to reproduce and process stimuli not immediately present in the perceptual field. The aim of this study was to examine the relationship between the ability of Mental Imagery and intelligence factors. Instruments for measuring these variables were the Mental Imagery Test (MIT), based on performance tasks rather than on subjective evaluation of image vividness, and the WAIS-IV scale. The research sample consisted of 35 adults, 17 males and 18 females, age range 19-51. The results confirmed the main hypothesis of correlation between MIT and general intelligence: a higher QI corresponds to greater imaginative capacity. In particular, the Mental Imagery skills are more closely related to visual-perceptual reasoning and verbal comprehension (and hence the composite index of General Ability) rather than cognitive efficiency (work memory and processing speed). Multidimensional scaling analysis confirmed the proximity of MIT tests to visual perceptual and verbal components of intelligence. Within the memory tasks, reordering of digits, letters and n","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"16 1","pages":"3-17"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2017-11-12","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"41392344","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2017-11-12DOI: 10.4420/unict-asdf.v16i0.212
G. Santisi, E. Commodari, M. Coniglio, C. Pirrone, Silvia Platani, S. D. Nuovo
Obiettivo principale del presente studio e individuare e valutare in ottica interdisciplinare le principali variabili che possono influenzare il malessere lavorativo, utilizzando strumenti diagnostici adatti a misurare in modo attendibile e valido sul piano sia psicometrico che clinico le variabili osservabili in ambito organizzativo. E stato esaminato un campione di 243 persone, dipendenti di aziende sanitarie e scolastiche. I risultati evidenziano come i disturbi psicofisici generalmente prevalenti siano quelli del sonno; le percezioni di stress direttamente riferite al lavoro riguardano le preoccupazioni inerenti la mansione e la sensazione di non avere piu energie sufficienti per svolgere adeguatamente il proprio lavoro. Alcune significative differenze sono state riscontrate relativamente al genere e all’ambito di lavoro (maggiore stress emotivo e riportato nei lavoratori della sanita rispetto a quelli della scuola). Cambiamenti nello stile di vita, dieta, variazioni di peso sono correlati con l’incremento dello stress. Specifici aspetti di stress sul lavoro predicono significativamente lo stress complessivo, mentre altri sembrano dipendere da diversi fattori extralavorativi. Analisi di approfondimento qualitativo consentono di valutare il profilo dei lavoratori che hanno uno stress superiore al limite della norma. I risultati potranno essere utili al fine di formulare specifici piani organizzativi mirati alla riduzione delle variabili fisiche e psicologiche che incidono sullo stress lavorativo, mediante attivita di risk-management da usare per la diagnosi e la gestione organizzativa. The main objective of this study is to detect and evaluate, in interdisciplinary perspective, the key variables that can affect work uneasiness, using diagnostic tools suitable for measuring both the psychometric and the clinically relevant variables observable in the organizational context. The sample of the study is composed of 243 subjects, working both in health and school organizations. The results show that the psychophysical disorders generally prevalent regard sleep; stress perceptions directly related to work regard job-related concerns and the feeling of not having enough energy to properly carry out work. Significant differences have been reported pertinent to gender and work context (more emotional stress was reported in healthcare workers than in the school). Lifestyle changes, diet, weight alterations are correlated with increased stress. Specific aspects of work stress significantly predict overall stress, while others seem to depend on different non-working factors. Qualitative in-depth analyses allow assessing the profile of the workers who have a higher stress compared with the norms. The results may be useful in order to formulate specific organizational strategies aimed at reducing physical and psychological variables affecting work stress, through risk management activities useful for diagnosis and organizational planning.
{"title":"Variabili socio-demografiche, sanitarie e psicologiche dello stress lavorativo","authors":"G. Santisi, E. Commodari, M. Coniglio, C. Pirrone, Silvia Platani, S. D. Nuovo","doi":"10.4420/unict-asdf.v16i0.212","DOIUrl":"https://doi.org/10.4420/unict-asdf.v16i0.212","url":null,"abstract":"Obiettivo principale del presente studio e individuare e valutare in ottica interdisciplinare le principali variabili che possono influenzare il malessere lavorativo, utilizzando strumenti diagnostici adatti a misurare in modo attendibile e valido sul piano sia psicometrico che clinico le variabili osservabili in ambito organizzativo. E stato esaminato un campione di 243 persone, dipendenti di aziende sanitarie e scolastiche. I risultati evidenziano come i disturbi psicofisici generalmente prevalenti siano quelli del sonno; le percezioni di stress direttamente riferite al lavoro riguardano le preoccupazioni inerenti la mansione e la sensazione di non avere piu energie sufficienti per svolgere adeguatamente il proprio lavoro. Alcune significative differenze sono state riscontrate relativamente al genere e all’ambito di lavoro (maggiore stress emotivo e riportato nei lavoratori della sanita rispetto a quelli della scuola). Cambiamenti nello stile di vita, dieta, variazioni di peso sono correlati con l’incremento dello stress. Specifici aspetti di stress sul lavoro predicono significativamente lo stress complessivo, mentre altri sembrano dipendere da diversi fattori extralavorativi. Analisi di approfondimento qualitativo consentono di valutare il profilo dei lavoratori che hanno uno stress superiore al limite della norma. I risultati potranno essere utili al fine di formulare specifici piani organizzativi mirati alla riduzione delle variabili fisiche e psicologiche che incidono sullo stress lavorativo, mediante attivita di risk-management da usare per la diagnosi e la gestione organizzativa. The main objective of this study is to detect and evaluate, in interdisciplinary perspective, the key variables that can affect work uneasiness, using diagnostic tools suitable for measuring both the psychometric and the clinically relevant variables observable in the organizational context. The sample of the study is composed of 243 subjects, working both in health and school organizations. The results show that the psychophysical disorders generally prevalent regard sleep; stress perceptions directly related to work regard job-related concerns and the feeling of not having enough energy to properly carry out work. Significant differences have been reported pertinent to gender and work context (more emotional stress was reported in healthcare workers than in the school). Lifestyle changes, diet, weight alterations are correlated with increased stress. Specific aspects of work stress significantly predict overall stress, while others seem to depend on different non-working factors. Qualitative in-depth analyses allow assessing the profile of the workers who have a higher stress compared with the norms. The results may be useful in order to formulate specific organizational strategies aimed at reducing physical and psychological variables affecting work stress, through risk management activities useful for diagnosis and organizational planning.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"16 1","pages":"57-77"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2017-11-12","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"48957459","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2017-11-12DOI: 10.4420/unict-asdf.v16i0.215
Giacomo Borbone
Un aspetto certamente rilevante della riflessione heideggeriana, e che quasi accarezza la risposta (assente in Sein und Zeit) alla domanda circa il senso dell’essere, riguarda la cosiddetta fine della filosofia. Questo tema viene da Heidegger affrontato in un breve quanto celebre scritto del 1964 intitolato appunto La fine della filosofia e il compito del pensiero. In questo nostro contributo analizzeremo criticamente la fine della filosofia diagnosticata dal pensatore tedesco come anche il compito che secondo quest’ultimo resta al pensiero, che nella proposta heideggeriana consiste nel pensare proprio cio che e stato detto ma non pensato dai Greci: la verita come aletheia. One of the main aspects of Heidegger’s reflection – and that almost caresses the answer about the meaning of being – concerns the so-called end of philosophy. Heidegger faced this issue in a short but nontheless well-known essay entitled The End of Philosophy and the Task of Thinking (1964). In this paper I will critically analyze, from one side, the end of philosophy diagnosed by Heidegger, and from the other what task, according to the German thinker, is reserved for thinking, which in Heidegger’s proposals consists of thinking what the Greeks said but did not think: that is to say, the truth as aletheia.
{"title":"Il compito del pensiero. Alcune considerazioni su Heidegger e la fine della filosofia","authors":"Giacomo Borbone","doi":"10.4420/unict-asdf.v16i0.215","DOIUrl":"https://doi.org/10.4420/unict-asdf.v16i0.215","url":null,"abstract":"Un aspetto certamente rilevante della riflessione heideggeriana, e che quasi accarezza la risposta (assente in Sein und Zeit) alla domanda circa il senso dell’essere, riguarda la cosiddetta fine della filosofia. Questo tema viene da Heidegger affrontato in un breve quanto celebre scritto del 1964 intitolato appunto La fine della filosofia e il compito del pensiero. In questo nostro contributo analizzeremo criticamente la fine della filosofia diagnosticata dal pensatore tedesco come anche il compito che secondo quest’ultimo resta al pensiero, che nella proposta heideggeriana consiste nel pensare proprio cio che e stato detto ma non pensato dai Greci: la verita come aletheia. One of the main aspects of Heidegger’s reflection – and that almost caresses the answer about the meaning of being – concerns the so-called end of philosophy. Heidegger faced this issue in a short but nontheless well-known essay entitled The End of Philosophy and the Task of Thinking (1964). In this paper I will critically analyze, from one side, the end of philosophy diagnosed by Heidegger, and from the other what task, according to the German thinker, is reserved for thinking, which in Heidegger’s proposals consists of thinking what the Greeks said but did not think: that is to say, the truth as aletheia.","PeriodicalId":30332,"journal":{"name":"Annali della Facolta di Scienze della Formazione Universita degli Studi di Catania","volume":"16 1","pages":"103-118"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2017-11-12","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"42269887","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}