Barbara Corsano, D. Sacchini, G. Vento, S. Costa, Alice Esposito, D. Battaglia, Michela Quintiliani, A. Spagnolo
Introduzione: La Sindrome di Ohtahara (SO) è un’encefalopatia epilettica rara resistente ai farmaci, caratterizzata da frequenti spasmi tonici o crisi focali motorie associati allo specifico quadro elettroencefalografico di burst suppression. Esordisce nei primi mesi di vita e rappresenta meno del 4% dei casi di epilessia infantile. La prognosi dipende dall’eziologia e generalmente è sfavorevole con decesso nella maggior parte dei casi durante la prima infanzia. La gestione delle gravi encefalopatie associate a SO è controversa, soprattutto riguardo le strategie per garantire il benessere dei piccoli pazienti e delle loro famiglie, richiedendo una continua modulazione degli interventi medici: dall’intensività degli interventi assistenziali in attesa della diagnosi, alle cure palliative laddove si giunge a una prognosi di inguaribilità, fino alla possibile desistenza da trattamenti intensivi/invasivi quando non più proporzionati al quadro clinico. Obiettivo: Attraverso il caso di M, neonata di 38 settimane, intubata e ventilata meccanicamente sin dalla nascita per assenza di attività respiratoria spontanea, per la quale a circa 4 mesi di vita si è giunti alla diagnosi clinica di SO, si intendono approfondire le questioni etiche connesse: a. alla proporzionalità e appropriatezza etico-clinica dei trattamenti in pazienti per i quali si giunga a una prognosi infausta quoad vitam; b. al processo decisionale da condividere con i genitori, che nel caso specifico non riuscivano ad accettare l’irreversibilità della malattia della figlia, nonostante il supporto psicologico offerto sin dall’inizio. Discussione: In una situazione di patologia probabilmente irreversibile, come nel caso di grave encefalopatia, con disfunzione cortico-sottocorticale e quadro elettro-clinico di SO, associata ad assenza di trigger respiratorio, in cui non emergono elementi in grado di modificare la prognosi quoad vitam, e della cui gravità i genitori possono far fatica ad elaborare la consapevolezza, diventa difficile individuare i limiti dei trattamenti, che potrebbero configurarsi come ostinazione irragionevole e penoso prolungamento del processo del morire. Nel caso di M, durante il suo ricovero nella Terapia Intensiva Neonatale (TIN) della Fondazione Policlinico “A. Gemelli” IRCCS di Roma, i neonatologi hanno costantemente coinvolto i neuropsichiatri infantili per ricercare una causa eziologica e opzioni terapeutiche percorribili, e hanno richiesto il supporto in più fasi delle consulenze di etica clinica per valutare in maniera interdisciplinare la proporzionalità e l’appropriatezza etico-clinica dei trattamenti in atto (in particolare del ventilatore meccanico) e da attuare. Conclusioni: I limiti dei trattamenti e più in generale gli interrogativi legati al fine vita sono questioni etiche sempre più frequenti, anche in TIN, e devono essere costantemente discussi, approfonditi e condivisi all’interno dell’équipe medica e con i genitori, anche quando la comunicazione si prese
{"title":"Neonata con Sindrome di Ohtahara e assenza di trigger respiratorio: questioni etiche in Terapia Intensiva Neonatale","authors":"Barbara Corsano, D. Sacchini, G. Vento, S. Costa, Alice Esposito, D. Battaglia, Michela Quintiliani, A. Spagnolo","doi":"10.4081/mem.2023.1229","DOIUrl":"https://doi.org/10.4081/mem.2023.1229","url":null,"abstract":"Introduzione: La Sindrome di Ohtahara (SO) è un’encefalopatia epilettica rara resistente ai farmaci, caratterizzata da frequenti spasmi tonici o crisi focali motorie associati allo specifico quadro elettroencefalografico di burst suppression. Esordisce nei primi mesi di vita e rappresenta meno del 4% dei casi di epilessia infantile. La prognosi dipende dall’eziologia e generalmente è sfavorevole con decesso nella maggior parte dei casi durante la prima infanzia. La gestione delle gravi encefalopatie associate a SO è controversa, soprattutto riguardo le strategie per garantire il benessere dei piccoli pazienti e delle loro famiglie, richiedendo una continua modulazione degli interventi medici: dall’intensività degli interventi assistenziali in attesa della diagnosi, alle cure palliative laddove si giunge a una prognosi di inguaribilità, fino alla possibile desistenza da trattamenti intensivi/invasivi quando non più proporzionati al quadro clinico. Obiettivo: Attraverso il caso di M, neonata di 38 settimane, intubata e ventilata meccanicamente sin dalla nascita per assenza di attività respiratoria spontanea, per la quale a circa 4 mesi di vita si è giunti alla diagnosi clinica di SO, si intendono approfondire le questioni etiche connesse: a. alla proporzionalità e appropriatezza etico-clinica dei trattamenti in pazienti per i quali si giunga a una prognosi infausta quoad vitam; b. al processo decisionale da condividere con i genitori, che nel caso specifico non riuscivano ad accettare l’irreversibilità della malattia della figlia, nonostante il supporto psicologico offerto sin dall’inizio. Discussione: In una situazione di patologia probabilmente irreversibile, come nel caso di grave encefalopatia, con disfunzione cortico-sottocorticale e quadro elettro-clinico di SO, associata ad assenza di trigger respiratorio, in cui non emergono elementi in grado di modificare la prognosi quoad vitam, e della cui gravità i genitori possono far fatica ad elaborare la consapevolezza, diventa difficile individuare i limiti dei trattamenti, che potrebbero configurarsi come ostinazione irragionevole e penoso prolungamento del processo del morire. Nel caso di M, durante il suo ricovero nella Terapia Intensiva Neonatale (TIN) della Fondazione Policlinico “A. Gemelli” IRCCS di Roma, i neonatologi hanno costantemente coinvolto i neuropsichiatri infantili per ricercare una causa eziologica e opzioni terapeutiche percorribili, e hanno richiesto il supporto in più fasi delle consulenze di etica clinica per valutare in maniera interdisciplinare la proporzionalità e l’appropriatezza etico-clinica dei trattamenti in atto (in particolare del ventilatore meccanico) e da attuare. Conclusioni: I limiti dei trattamenti e più in generale gli interrogativi legati al fine vita sono questioni etiche sempre più frequenti, anche in TIN, e devono essere costantemente discussi, approfonditi e condivisi all’interno dell’équipe medica e con i genitori, anche quando la comunicazione si prese","PeriodicalId":36708,"journal":{"name":"Medicina e Morale","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-04-11","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"47138045","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
{"title":"Solidarietà: “quarta missione” per il Campus romano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore","authors":"A. Gasbarrini","doi":"10.4081/mem.2023.1223","DOIUrl":"https://doi.org/10.4081/mem.2023.1223","url":null,"abstract":"Non disponibile.","PeriodicalId":36708,"journal":{"name":"Medicina e Morale","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-04-11","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"44257832","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
This contribution examines the engineering of molecular and cellular system from an ethical point of view. It is possible today to modify, repair, and treat (…) but it must not be at all costs. Fascination must not blind us to the ethical issues at stake. In order to take on these challenges, the author proposes five sets of intertwined principles suggesting systematic and systemic levels of reasoning. The first set concerns recognition of a free, dignified, autonomous but also vulnerable human being who is at the centre of the ethical approach. A second set aims at the usefulness and reliability of the implemented engineering. Linked to the first two sets, the third one points to the place of information and education, assuming the uncertainties inherent in all human knowledge and the rapid evolution of cellular and molecular engineering techniques and their repercussions on the whole of society. A fourth set refers to social and societal values: justice, equal access to care, non-discrimination, cost of treatment and solidarity... and in addition: cultural and religious perspectives which can sometimes be brakes, sometimes accelerators... The last principle brings these different ethical issues together by stressing the obligation to take a global view: integrating time and space, and the opened prospects and their implications at the anthropological, social and societal, political, environmental, economic, cultural and religious levels.
{"title":"Engineering cellular systems: modify, repair, but not at all costs. Which ethical benchmarks?","authors":"M. Thiel","doi":"10.4081/mem.2023.1226","DOIUrl":"https://doi.org/10.4081/mem.2023.1226","url":null,"abstract":"This contribution examines the engineering of molecular and cellular system from an ethical point of view. It is possible today to modify, repair, and treat (…) but it must not be at all costs. Fascination must not blind us to the ethical issues at stake. In order to take on these challenges, the author proposes five sets of intertwined principles suggesting systematic and systemic levels of reasoning. The first set concerns recognition of a free, dignified, autonomous but also vulnerable human being who is at the centre of the ethical approach. A second set aims at the usefulness and reliability of the implemented engineering. Linked to the first two sets, the third one points to the place of information and education, assuming the uncertainties inherent in all human knowledge and the rapid evolution of cellular and molecular engineering techniques and their repercussions on the whole of society. A fourth set refers to social and societal values: justice, equal access to care, non-discrimination, cost of treatment and solidarity... and in addition: cultural and religious perspectives which can sometimes be brakes, sometimes accelerators... The last principle brings these different ethical issues together by stressing the obligation to take a global view: integrating time and space, and the opened prospects and their implications at the anthropological, social and societal, political, environmental, economic, cultural and religious levels.","PeriodicalId":36708,"journal":{"name":"Medicina e Morale","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-04-11","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49460978","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
The article focuses on gene-editing as a technology with unprecedented perspectives but also emerging ethical questions. The main general question is the urgency of the progress of science on the one hand and the responsibility of scientists with respect to the value of human life and fundamental human rights on the other. The article analyses the ethical discussion, considering the kind of intervention (on somatic line or on germ line) and purpose (preventivetherapeutic or enhancement), in the context of pluralistic debate. The author discusses the arguments in favor of the libertarians and utilitarians and the objections of the personalist perspective, and then analyses the Opinions of bioethics committee at national, European and international level.
{"title":"Gene-editing: ethical and legal challenges","authors":"","doi":"10.4081/mem.2023.1227","DOIUrl":"https://doi.org/10.4081/mem.2023.1227","url":null,"abstract":"The article focuses on gene-editing as a technology with unprecedented perspectives but also emerging ethical questions. The main general question is the urgency of the progress of science on the one hand and the responsibility of scientists with respect to the value of human life and fundamental human rights on the other. The article analyses the ethical discussion, considering the kind of intervention (on somatic line or on germ line) and purpose (preventivetherapeutic or enhancement), in the context of pluralistic debate. The author discusses the arguments in favor of the libertarians and utilitarians and the objections of the personalist perspective, and then analyses the Opinions of bioethics committee at national, European and international level.","PeriodicalId":36708,"journal":{"name":"Medicina e Morale","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-04-11","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"47821518","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
L’articolo analizza le problematiche del fine vita in bioetica dal punto di vista della filosofia del diritto, analizzando criticamente i percorsi della legislazione e della giurisprudenza italiani più recenti. In particolare, la Legge 219/2017 viene analizzata con riferimento al rifiuto e alla rinuncia alle cure salvavita, all’ostinazione terapeutica, alla sedazione profonda, alle direttive anticipate di cura e la pianificazione anticipata dei trattamenti. L’autore analizza i problemi bioetici e biogiuridici sul tema del “lasciar morire” e “uccidere”, con riferimento alla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale che ammette il suicidio medicalmente assistito in deroga all’art. 580 cp, a determinate condizioni. La sentenza 50/2022 della Corte Costituzionale sull’inammissibilità del cosiddetto referendum sull’eutanasia consente di individuare altre riflessioni bioetiche sui temi con riferimento alla tutela minima della vita e alla vulnerabilità.
{"title":"Tra autonomia e responsabilità. La filosofia del diritto e la legislazione sul “diritto di morire”","authors":"L. Palazzani","doi":"10.4081/mem.2022.1222","DOIUrl":"https://doi.org/10.4081/mem.2022.1222","url":null,"abstract":"L’articolo analizza le problematiche del fine vita in bioetica dal punto di vista della filosofia del diritto, analizzando criticamente i percorsi della legislazione e della giurisprudenza italiani più recenti. In particolare, la Legge 219/2017 viene analizzata con riferimento al rifiuto e alla rinuncia alle cure salvavita, all’ostinazione terapeutica, alla sedazione profonda, alle direttive anticipate di cura e la pianificazione anticipata dei trattamenti. L’autore analizza i problemi bioetici e biogiuridici sul tema del “lasciar morire” e “uccidere”, con riferimento alla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale che ammette il suicidio medicalmente assistito in deroga all’art. 580 cp, a determinate condizioni. La sentenza 50/2022 della Corte Costituzionale sull’inammissibilità del cosiddetto referendum sull’eutanasia consente di individuare altre riflessioni bioetiche sui temi con riferimento alla tutela minima della vita e alla vulnerabilità.","PeriodicalId":36708,"journal":{"name":"Medicina e Morale","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-12-22","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"46163561","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Il saggio propone un’analisi critica dell’idea di vulnerabilità in bioetica, che ruota intorno alla tensione insita nell’idea stessa: tra l’essere una condizione che accomuna, e il divenire, per la diversa gravità del suo manifestarsi, fattore di diseguaglianza e stigmatizzazione. La prima parte prende in esame il passaggio dall’attenzione ai vulnerabili, già presente agli esordi della bioetica negli Stati Uniti, e l’emergere dell’idea/principio di vulnerabilità nella Dichiarazione di Barcellona del 1998 e in successivi documenti dell’UNESCO. Le parti successive sono dedicate a discutere la possibilità di una teoria della vulnerabilità in bioetica, richiamando l’attenzione sull’ipotesi di una distinzione tra tipi di vulnerabilità e sulla complessità del rapporto con i concetti di dipendenza e cura.
{"title":"Il paradosso della vulnerabilità","authors":"Marianna Gensabella Furnari","doi":"10.4081/mem.2022.1219","DOIUrl":"https://doi.org/10.4081/mem.2022.1219","url":null,"abstract":"Il saggio propone un’analisi critica dell’idea di vulnerabilità in bioetica, che ruota intorno alla tensione insita nell’idea stessa: tra l’essere una condizione che accomuna, e il divenire, per la diversa gravità del suo manifestarsi, fattore di diseguaglianza e stigmatizzazione. La prima parte prende in esame il passaggio dall’attenzione ai vulnerabili, già presente agli esordi della bioetica negli Stati Uniti, e l’emergere dell’idea/principio di vulnerabilità nella Dichiarazione di Barcellona del 1998 e in successivi documenti dell’UNESCO. Le parti successive sono dedicate a discutere la possibilità di una teoria della vulnerabilità in bioetica, richiamando l’attenzione sull’ipotesi di una distinzione tra tipi di vulnerabilità e sulla complessità del rapporto con i concetti di dipendenza e cura.","PeriodicalId":36708,"journal":{"name":"Medicina e Morale","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-12-22","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"46442262","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Il presente contributo, facendo riferimento al modello relazionale-simbolico di Eugenia Scabini e Vittorio Cigoli, propone alcune riflessioni intorno al tema della “differenza” e dell’“origine”, come elementi costitutivi dell’identità dell’umano, che hanno come luogo primario di realizzazione la famiglia (sul versante sia del rapporto tra i generi, sia della relazione tra le generazioni) e che ne sostengono la spinta generativa.
{"title":"L’identità dell’umano tra “differenza” e “origine”","authors":"Elena Canzi, Raffaella Iafrate","doi":"10.4081/mem.2022.1221","DOIUrl":"https://doi.org/10.4081/mem.2022.1221","url":null,"abstract":"Il presente contributo, facendo riferimento al modello relazionale-simbolico di Eugenia Scabini e Vittorio Cigoli, propone alcune riflessioni intorno al tema della “differenza” e dell’“origine”, come elementi costitutivi dell’identità dell’umano, che hanno come luogo primario di realizzazione la famiglia (sul versante sia del rapporto tra i generi, sia della relazione tra le generazioni) e che ne sostengono la spinta generativa.","PeriodicalId":36708,"journal":{"name":"Medicina e Morale","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-12-22","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"44211568","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
The diffusion of automated decision-making systems could represent a critical crossroads for the future society. Automated technology could feasibly be involved in morally-charged decisions, with major ethical consequences. In the present study, participants (n=34) took part in a task composed of moral dilemmas where the agent (human vs. machine) and the type of behavior (action vs inaction) factors were randomized. Responses in terms of evaluation of morality, the consciousness, responsibility, intentionality, and emotional impact of the agent’s behaviour, reaction times (RTs), and EEG (delta, theta, beta, alpha, gamma powers) data were collected. Data showed that participants apply different moral rules based on the agent. Humans are considered more moral, responsible, intentional, and conscious compared to machines. Interestingly, the evaluation of the emotional impact derived from the moral behavior was perceived as more severe for humans, with decreased RTs. For EEG data, increased gamma power was detected when subjects were evaluating the intentionality and the emotional impact of machines, compared to humans. Higher beta power in the frontal and fronto-central regions was detected for the evaluation of the machine’s derived emotional impact. Moreover, a right temporal activation was found when judging the emotional impact caused by humans. Lastly, a generalized alpha desynchronization occurred in the left occipital area, when subjects evaluated the responsibility derived from inaction behaviors. Present results provided evidence for the existence of different norms when judging moral behavior of machine and human agents, pointing to a possible asymmetry in moral judgment at a cognitive and emotional level.
{"title":"Automation is not a moral deus ex machina: electrophysiology of moral reasoning toward machine and human agents","authors":"Federico Cassioli, L. Angioletti, M. Balconi","doi":"10.4081/mem.2022.1217","DOIUrl":"https://doi.org/10.4081/mem.2022.1217","url":null,"abstract":"The diffusion of automated decision-making systems could represent a critical crossroads for the future society. Automated technology could feasibly be involved in morally-charged decisions, with major ethical consequences. In the present study, participants (n=34) took part in a task composed of moral dilemmas where the agent (human vs. machine) and the type of behavior (action vs inaction) factors were randomized. Responses in terms of evaluation of morality, the consciousness, responsibility, intentionality, and emotional impact of the agent’s behaviour, reaction times (RTs), and EEG (delta, theta, beta, alpha, gamma powers) data were collected. Data showed that participants apply different moral rules based on the agent. Humans are considered more moral, responsible, intentional, and conscious compared to machines. Interestingly, the evaluation of the emotional impact derived from the moral behavior was perceived as more severe for humans, with decreased RTs. For EEG data, increased gamma power was detected when subjects were evaluating the intentionality and the emotional impact of machines, compared to humans. Higher beta power in the frontal and fronto-central regions was detected for the evaluation of the machine’s derived emotional impact. Moreover, a right temporal activation was found when judging the emotional impact caused by humans. Lastly, a generalized alpha desynchronization occurred in the left occipital area, when subjects evaluated the responsibility derived from inaction behaviors. Present results provided evidence for the existence of different norms when judging moral behavior of machine and human agents, pointing to a possible asymmetry in moral judgment at a cognitive and emotional level.","PeriodicalId":36708,"journal":{"name":"Medicina e Morale","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-12-22","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"47506364","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
L’approdo alla questione della surrogacy è l’esito di un processo culturale e tecnico che ha anche portato a guardare alle tecnoscienze come uno strumento privilegiato di liberazione della donna, rompendo quella che era vista come un’alleanza per lei oppressiva tra natura e cultura. In particolare, la liberazione dalla maternità, inteso dal femminismo radicale come una condanna, si è trasformata in quella che appare come una liberazione della maternità, inserendola nella dimensione controllata del progetto. In queste pagine ci si propone di affrontare la questione della surrogacy proprio dalla prospettiva della donna, saggiando la veridicità di tale lettura del binomio tecnologie-liberazione. Lo faremo a partire da alcune letture femministe che danno voce filosofica, non semplicemente testimoniale, all’esperienza vissuta o comunque possibile della gravidanza, e che mettono a tema l’esprimibilità e l’oblio della genealogia materna.
{"title":"La maternità biotech e il discorso mancante","authors":"Elena Colombetti","doi":"10.4081/mem.2022.1220","DOIUrl":"https://doi.org/10.4081/mem.2022.1220","url":null,"abstract":"L’approdo alla questione della surrogacy è l’esito di un processo culturale e tecnico che ha anche portato a guardare alle tecnoscienze come uno strumento privilegiato di liberazione della donna, rompendo quella che era vista come un’alleanza per lei oppressiva tra natura e cultura. In particolare, la liberazione dalla maternità, inteso dal femminismo radicale come una condanna, si è trasformata in quella che appare come una liberazione della maternità, inserendola nella dimensione controllata del progetto. In queste pagine ci si propone di affrontare la questione della surrogacy proprio dalla prospettiva della donna, saggiando la veridicità di tale lettura del binomio tecnologie-liberazione. Lo faremo a partire da alcune letture femministe che danno voce filosofica, non semplicemente testimoniale, all’esperienza vissuta o comunque possibile della gravidanza, e che mettono a tema l’esprimibilità e l’oblio della genealogia materna.","PeriodicalId":36708,"journal":{"name":"Medicina e Morale","volume":" ","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-12-22","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"46887782","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}