Pub Date : 2023-03-16DOI: 10.54103/2282-0035/19879
A. Russo
Sulla base di una dimenticata intuizione di Alberto Grilli, l’articolo si propone di rivendicare, con nuovi argomenti e precisazioni, l’attribuzione a un frammento del Telamo di Ennio delle parole superstitiosi vates inpudentesque harioli (Enn. sc. 319 V.2) che nelle edizioni più recenti delle tragedie enniane vengono invece attribuite a Cicerone, fonte del frammento.
{"title":"Superstitiosi Vates. Nota a un frammento tragico di Ennio (sc. 319 V.2)","authors":"A. Russo","doi":"10.54103/2282-0035/19879","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/19879","url":null,"abstract":"Sulla base di una dimenticata intuizione di Alberto Grilli, l’articolo si propone di rivendicare, con nuovi argomenti e precisazioni, l’attribuzione a un frammento del Telamo di Ennio delle parole superstitiosi vates inpudentesque harioli (Enn. sc. 319 V.2) che nelle edizioni più recenti delle tragedie enniane vengono invece attribuite a Cicerone, fonte del frammento.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-03-16","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"43521514","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-03-16DOI: 10.54103/2282-0035/19886
M. Erba
Nel Tesoro del Duomo di Monza si conservano tre celebri dittici eburnei relativi alla dotazione di suppellettili liturgiche di Berengario del Friuli (inizi X secolo): il dittico di Stilicone e quello del Poeta e della Musa, entrambi tardo antichi; il dittico di re Davide e san Gregorio Magno, di datazione e lettura più controverse (VI secolo ed età carolingia). Primo editore dei pezzi è Anton Francesco Gori nel secondo volume del Thesaurus veterum diptychorum consularium et ecclesiasticorum (1759), corredato di tre tavole di Andrea Scacciati. Pur non avendo mai visionato i manufatti, l’erudito fiorentino dedica ad essi un’ampia disamina critica basandosi essenzialmente sugli acquerelli del pittore Girolamo Ferroni, reclutato dal marchese milanese e prezioso intermediario Alessandro Teodoro Trivulzio. Nel 1794 il padre della storiografia monzese, il canonico Anton Francesco Frisi, risolve di rieditare i dittici in apertura del terzo tomo delle sue Memorie storiche di Monza e sua corte. Consigliato da quel don Carlo Trivulzio erudito e proprietario di un ricco nucleo di avori antichi, supportato dalle modeste incisioni di Giulio Cesare Bianchi, offre una rilettura che puntualizza ed emenda in parte quanto scritto dal Gori, condita da una vena polemica contro «chi non ha esaminati personalmente i Monumenti, sui quali ragiona». Sullo sfondo del contesto culturale dell’epoca e delle personalità che vi presero parte, con l’ausilio della documentazione divisa tra la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, l’Archivio della Fondazione Trivulzio e la Biblioteca Marucelliana di Firenze, il contributo intende proporre una ricostruzione degli avvenimenti con attenzione al rapporto tra originale (i dittici monzesi) e copia (disegni e incisioni che ne scaturirono).
在蒙扎大教堂的宝藏中,有三种著名的象形图,它们与Berengario del Friuli(十世纪初)的礼拜用品有关:Stilicone的象形图和诗人和缪斯的象形图,都是古代晚期的;《大卫王与圣格雷戈里大人》(the king david and san Gregorio Magno)的二重奏,最具争议的日期和解读(六世纪和卡罗来纳时代)。这些作品的主要出版商安东·弗朗西斯科·戈里(Anton Francesco Gori)在《兽医同义词典》第二卷(1759年)中加入了被驱逐的安德里亚的三张桌子。这位博学的佛罗伦萨人从未见过这些人工制品,但他对这些人工制品进行了广泛而批判性的研究。1794年,monzese史学之父、教士Anton Francesco Frisi在他关于Monza和他的宫廷的历史回忆录的第三卷开始时,决定重新编辑双版画。建议从那don Carlo Trivulzio和这里的主人一个富有的薪古老的核心,支持温和的白人朱利叶斯·凯撒的版画,提供了一个遍,并修改了部分戈里所写的,切碎亲自审查论证反对«模子那些没有纪念碑,»的思维。文化和时代背景下公众人物与分裂的文件的帮助下,参加了米兰逝世的图书馆Ambrosiana之间,和基金会Trivulzio档案图书馆Marucelliana的佛罗伦萨,打算提出一项将捐助重建原始仔细事件之间的关系(dittici monzesi)(设计和雕刻,并抄送阶段)。
{"title":"«Copiati esattissimamente in misura rigorosa»: note sulle prime incisioni dei dittici eburnei del Tesoro del Duomo di Monza. Anton Francesco Gori, Anton Francesco Frisi e i fratelli Trivulzio nella seconda metà del Settecento","authors":"M. Erba","doi":"10.54103/2282-0035/19886","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/19886","url":null,"abstract":"Nel Tesoro del Duomo di Monza si conservano tre celebri dittici eburnei relativi alla dotazione di suppellettili liturgiche di Berengario del Friuli (inizi X secolo): il dittico di Stilicone e quello del Poeta e della Musa, entrambi tardo antichi; il dittico di re Davide e san Gregorio Magno, di datazione e lettura più controverse (VI secolo ed età carolingia). Primo editore dei pezzi è Anton Francesco Gori nel secondo volume del Thesaurus veterum diptychorum consularium et ecclesiasticorum (1759), corredato di tre tavole di Andrea Scacciati. Pur non avendo mai visionato i manufatti, l’erudito fiorentino dedica ad essi un’ampia disamina critica basandosi essenzialmente sugli acquerelli del pittore Girolamo Ferroni, reclutato dal marchese milanese e prezioso intermediario Alessandro Teodoro Trivulzio. Nel 1794 il padre della storiografia monzese, il canonico Anton Francesco Frisi, risolve di rieditare i dittici in apertura del terzo tomo delle sue Memorie storiche di Monza e sua corte. Consigliato da quel don Carlo Trivulzio erudito e proprietario di un ricco nucleo di avori antichi, supportato dalle modeste incisioni di Giulio Cesare Bianchi, offre una rilettura che puntualizza ed emenda in parte quanto scritto dal Gori, condita da una vena polemica contro «chi non ha esaminati personalmente i Monumenti, sui quali ragiona». Sullo sfondo del contesto culturale dell’epoca e delle personalità che vi presero parte, con l’ausilio della documentazione divisa tra la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, l’Archivio della Fondazione Trivulzio e la Biblioteca Marucelliana di Firenze, il contributo intende proporre una ricostruzione degli avvenimenti con attenzione al rapporto tra originale (i dittici monzesi) e copia (disegni e incisioni che ne scaturirono).","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-03-16","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"47909810","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-03-16DOI: 10.54103/2282-0035/19890
Giovanni Ferrario
Inizialmente, il saggio tratteggia una breve storia estetico-artistica della nuvola, dagli archè della filosofia naturalistica presocratica, in cui si mostrano le nuvole come un compendio perfetto della vita e della sua immagine mutevole, alla tesi kantiana sull’origine nuvolosa del cosmo. Le nuvole sono immagini attraverso le quali si evoca la struttura di cui è fatta ogni forma che ha in sé le leggi dell’apparire e della materia. Esse rappresentano, dunque, un’origine senza origine e il complesso rapporto analogico e linguistico con la realtà. A partire da tali considerazioni lo scritto analizza per via analogica Equivalents (1993) dell’artista brasiliano Vik Muniz. Queste opere intensificano la riflessione sul vedere e sull’esistenza, mettono in discussione i principi della fotografia e aprono a nuove pratiche non più fotografiche ma forografiche. Le nuvole dimostrano come l’arte non sia il tentativo di cercare la bellezza ma di avere il coraggio di riceverla, sollecitando costantemente nuovi e mutevoli linguaggi.
{"title":"L’equivalenza di una nuvola. Sulla forma forografica","authors":"Giovanni Ferrario","doi":"10.54103/2282-0035/19890","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/19890","url":null,"abstract":"Inizialmente, il saggio tratteggia una breve storia estetico-artistica della nuvola, dagli archè della filosofia naturalistica presocratica, in cui si mostrano le nuvole come un compendio perfetto della vita e della sua immagine mutevole, alla tesi kantiana sull’origine nuvolosa del cosmo. Le nuvole sono immagini attraverso le quali si evoca la struttura di cui è fatta ogni forma che ha in sé le leggi dell’apparire e della materia. Esse rappresentano, dunque, un’origine senza origine e il complesso rapporto analogico e linguistico con la realtà. A partire da tali considerazioni lo scritto analizza per via analogica Equivalents (1993) dell’artista brasiliano Vik Muniz. Queste opere intensificano la riflessione sul vedere e sull’esistenza, mettono in discussione i principi della fotografia e aprono a nuove pratiche non più fotografiche ma forografiche. Le nuvole dimostrano come l’arte non sia il tentativo di cercare la bellezza ma di avere il coraggio di riceverla, sollecitando costantemente nuovi e mutevoli linguaggi.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-03-16","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49397862","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-09-14DOI: 10.54103/2282-0035/18665
Giacomo Della Ferrera
Il Teatro Sociale di Sondrio, inaugurato nel 1824, rappresenta tra XIX e XX secolo il più importante centro teatrale dell’intera Valtellina. Considerando anche l’importanza che riveste nella storia locale, il teatro sondriese può essere preso come esempio attraverso cui riconoscere, da un punto di vista particolare, le evoluzioni a cui va incontro la drammaturgia italiana a cavallo dei due secoli. Lo studio dei manifesti conservati negli archivi e lo spoglio dei periodici locali hanno permesso di analizzare le modalità e le tempistiche con cui venivano allestiti gli spettacoli e l’accoglienza di questi da parte del pubblico e della critica di Sondrio: su queste basi, il seguente studio cerca di offrire una fisionomia del pubblico teatrale otto-novecentesco, un pubblico provinciale, lontano da quello delle grandi città ma che, come si vuole dimostrare, condivide con quest’ultimo gli stessi gusti: dalla ricerca della novità alla passione per i drammi sentimentali, dalla pièce bien faite alla nuova drammaturgia borghese.
{"title":"Il caso del Teatro Sociale di Sondrio per la fisionomia del pubblico teatrale otto-novecentesco","authors":"Giacomo Della Ferrera","doi":"10.54103/2282-0035/18665","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/18665","url":null,"abstract":"Il Teatro Sociale di Sondrio, inaugurato nel 1824, rappresenta tra XIX e XX secolo il più importante centro teatrale dell’intera Valtellina. Considerando anche l’importanza che riveste nella storia locale, il teatro sondriese può essere preso come esempio attraverso cui riconoscere, da un punto di vista particolare, le evoluzioni a cui va incontro la drammaturgia italiana a cavallo dei due secoli. Lo studio dei manifesti conservati negli archivi e lo spoglio dei periodici locali hanno permesso di analizzare le modalità e le tempistiche con cui venivano allestiti gli spettacoli e l’accoglienza di questi da parte del pubblico e della critica di Sondrio: su queste basi, il seguente studio cerca di offrire una fisionomia del pubblico teatrale otto-novecentesco, un pubblico provinciale, lontano da quello delle grandi città ma che, come si vuole dimostrare, condivide con quest’ultimo gli stessi gusti: dalla ricerca della novità alla passione per i drammi sentimentali, dalla pièce bien faite alla nuova drammaturgia borghese.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-09-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"42746275","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-09-14DOI: 10.54103/2282-0035/18668
Vito Bongiorno
In questo articolo si descrivono e discutono le caratteristiche principali della lingua quechua relative alla distinzione tra ‘maschio’ e ‘femmina’. La prima parte del testo indica il modo in cui il quechua codifica questa distinzione attraverso il lessico, ponendo l’attenzione sui termini di parentela; la seconda parte mostra i sostantivi, aggettivi e verbi indicanti persone, comportamenti e abitudini considerati come tipicamente femminili o maschili. Sia la prima parte che la seconda sono vòlte a evidenziare alcuni fattori di tipo socio-culturale associati alla distinzione linguistica tra genere femminile e maschile.
{"title":"'Maschio’ e ‘femmina’ in quechua","authors":"Vito Bongiorno","doi":"10.54103/2282-0035/18668","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/18668","url":null,"abstract":"In questo articolo si descrivono e discutono le caratteristiche principali della lingua quechua relative alla distinzione tra ‘maschio’ e ‘femmina’. La prima parte del testo indica il modo in cui il quechua codifica questa distinzione attraverso il lessico, ponendo l’attenzione sui termini di parentela; la seconda parte mostra i sostantivi, aggettivi e verbi indicanti persone, comportamenti e abitudini considerati come tipicamente femminili o maschili. Sia la prima parte che la seconda sono vòlte a evidenziare alcuni fattori di tipo socio-culturale associati alla distinzione linguistica tra genere femminile e maschile.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-09-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"47102292","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-09-14DOI: 10.54103/2282-0035/18663
Martina Colombi
L’articolo si propone di indagare le numerose sfaccettature di un personaggio cruciale per il mercato dell’arte europeo del XIX secolo, a cui gli studi non hanno ancora rivolto la dovuta attenzione: l’antiquario Giuseppe Baslini. Ricordato dai contemporanei per l’eccezionale talento da connoisseur e la spregiudicata astuzia negli affari, Baslini fu probabilmente il più importante mercante milanese del secondo Ottocento. La sua bottega in via Montenapoleone 11 divenne riferimento e luogo di richiamo per restauratori, collezionisti e travelling agents di tutta Europa. Fu consulente e fornitore delle collezioni milanesi Poldi Pezzoli e Bagatti Valsecchi, che beneficiarono della poliedricità dei suoi interessi, ma anche della National Gallery di Londra e della Gemäldegalerie di Berlino. Il suo «perfido commercio», come pure il ruolo di mediatore presso gallerie e collezioni private, sono documentati dalle lettere di Giovanni Morelli e Austen Henry Layard, dai taccuini di viaggio di Charles Eastlake e Otto Mündler e dall’autobiografia di Wilhelm von Bode. La restituzione delle vicende biografiche e professionali dell’antiquario, attraverso lo studio di documenti d’archivio inediti, lettere, fatture e cataloghi d’asta, ha rivelato una personalità intrigante e controversa, importante tramite per ricostruire relazioni e provenienze collezionistiche sino a oggi ignote.
这篇文章旨在调查19世纪欧洲艺术市场的一个关键人物的许多方面,研究尚未对他给予应有的关注:古董商朱塞佩·巴斯里尼。巴斯里尼因其非凡的鉴赏家天赋和在商业上肆无忌惮的狡猾而被同时代人铭记,他可能是19世纪下半叶最重要的米兰商人。他在via Montenapoleone 11的工作室成为欧洲各地的修复师、收藏家和旅行社的参考和景点。他是米兰Poldi Pezzoli和Bagatti Valsecchi藏品的顾问和供应商,这些藏品得益于他兴趣的多样性,还有伦敦国家美术馆和柏林Gemäldegalerie。乔瓦尼·莫雷利(Giovanni Morelli)和奥斯汀·亨利·莱亚德(Austen Henry Layard)的信件、查尔斯·伊斯特莱克(Charles Eastlake)和奥托·明德勒(Otto Mündler)的旅行笔记本以及威廉·冯·博德(Wilhelm von Bode)的自传都记录了他的“背信弃义的交易”,以及他在画廊和私人收藏中扮演的调解人角色。通过研究未出版的档案文件、信件、发票和拍卖目录,恢复了古董商的传记和职业事件,揭示了一个有趣和有争议的个性,这是重建迄今未知的关系和藏品来源的重要途径。
{"title":"«Une des figures les plus originales de Milan»: l’antiquario Giuseppe Baslini (1817-1887)","authors":"Martina Colombi","doi":"10.54103/2282-0035/18663","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/18663","url":null,"abstract":"L’articolo si propone di indagare le numerose sfaccettature di un personaggio cruciale per il mercato dell’arte europeo del XIX secolo, a cui gli studi non hanno ancora rivolto la dovuta attenzione: l’antiquario Giuseppe Baslini. Ricordato dai contemporanei per l’eccezionale talento da connoisseur e la spregiudicata astuzia negli affari, Baslini fu probabilmente il più importante mercante milanese del secondo Ottocento. La sua bottega in via Montenapoleone 11 divenne riferimento e luogo di richiamo per restauratori, collezionisti e travelling agents di tutta Europa. Fu consulente e fornitore delle collezioni milanesi Poldi Pezzoli e Bagatti Valsecchi, che beneficiarono della poliedricità dei suoi interessi, ma anche della National Gallery di Londra e della Gemäldegalerie di Berlino. Il suo «perfido commercio», come pure il ruolo di mediatore presso gallerie e collezioni private, sono documentati dalle lettere di Giovanni Morelli e Austen Henry Layard, dai taccuini di viaggio di Charles Eastlake e Otto Mündler e dall’autobiografia di Wilhelm von Bode. La restituzione delle vicende biografiche e professionali dell’antiquario, attraverso lo studio di documenti d’archivio inediti, lettere, fatture e cataloghi d’asta, ha rivelato una personalità intrigante e controversa, importante tramite per ricostruire relazioni e provenienze collezionistiche sino a oggi ignote.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-09-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"42395506","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-09-14DOI: 10.54103/2282-0035/18664
D. Lacagnina
Nel 1881, per i tipi dell’editore Brigola di Milano, vedeva la luce Macchiette parigine, un compendio di profili biografici che lo scrittore siciliano Emanuele Navarro della Miraglia (1838-1919) dedicava a eminenti personalità della cultura letteraria e artistica francese di metà Ottocento.Francesista, a lungo residente a Parigi (1864-1872), in contatto a Milano con gli ambienti della scapigliatura lombarda (1872-1882) e da ultimo professore di Lingua e letteratura francese presso l’Istituto superiore di magistero femminile di Roma (1883-1913), Navarro della Miraglia includeva fra le sue “macchiette” anche due ritratti d’artisti dedicati rispettivamente a Gustave Courbet e a Jean-Baptiste Carpeaux.Questo contributo si propone di definire il contesto e le ricadute di una lettura non allineata alla tempestiva e più “ortodossa” discussione della lezione di Courbet promossa da Diego Martelli presso i macchiaioli toscani, a beneficio di una geografia culturale diversamente articolata fra le aperture cosmopolite del naturalismo meridionale e le frange più avanzate della scapigliatura lombarda. Allo stesso modo il resoconto dell’atelier di Carpeaux è riconsiderato alla luce del coevo dibattito sulla scultura monumentale e delle ricerche in corso a Milano su un modellato più mosso e nervoso.
1881年,米兰的布里戈拉出版商Macchiette Parisie诞生了,这是西西里作家Emanuele Navarro della Miraglia(1838-1919)为19世纪中期法国文学和艺术文化的杰出人物撰写的传记简编。在米兰与Lombard scapigliatura(1872-1882)的环境和罗马高等女法官学院的最后一位法语语言和文学教授(1883-1913),Navarro della Miraglia在他的“macchiette”中还包括两幅艺术家肖像,分别献给Gustave Courbet和Jean-Baptiste Carpoux。为了文化地理的利益,在南方自然主义的世界性开放和伦巴第-斯卡利亚图拉更先进的边缘之间有着不同的表述。同样,Carpaux工作室的报告也被重新考虑,因为当代关于纪念性雕塑的辩论以及米兰正在进行的关于一个更激动和紧张的模型的研究。
{"title":"Milano, 1881: Courbet e Carpeaux tra le “macchiette” di Navarro della Miraglia","authors":"D. Lacagnina","doi":"10.54103/2282-0035/18664","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/18664","url":null,"abstract":"Nel 1881, per i tipi dell’editore Brigola di Milano, vedeva la luce Macchiette parigine, un compendio di profili biografici che lo scrittore siciliano Emanuele Navarro della Miraglia (1838-1919) dedicava a eminenti personalità della cultura letteraria e artistica francese di metà Ottocento.Francesista, a lungo residente a Parigi (1864-1872), in contatto a Milano con gli ambienti della scapigliatura lombarda (1872-1882) e da ultimo professore di Lingua e letteratura francese presso l’Istituto superiore di magistero femminile di Roma (1883-1913), Navarro della Miraglia includeva fra le sue “macchiette” anche due ritratti d’artisti dedicati rispettivamente a Gustave Courbet e a Jean-Baptiste Carpeaux.Questo contributo si propone di definire il contesto e le ricadute di una lettura non allineata alla tempestiva e più “ortodossa” discussione della lezione di Courbet promossa da Diego Martelli presso i macchiaioli toscani, a beneficio di una geografia culturale diversamente articolata fra le aperture cosmopolite del naturalismo meridionale e le frange più avanzate della scapigliatura lombarda. Allo stesso modo il resoconto dell’atelier di Carpeaux è riconsiderato alla luce del coevo dibattito sulla scultura monumentale e delle ricerche in corso a Milano su un modellato più mosso e nervoso.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-09-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"47846865","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-09-14DOI: 10.54103/2282-0035/18667
P. Loreto
Il saggio mette a confronto tre fra le traduzioni più importanti della Commedia curate da poeti americani negli anni 2000, prendendo in analisi le loro strategie e tecniche traduttive e i conseguenti risultati estetici. La base del confronto sono le intenzioni traduttive dichiarate dai poeti-traduttori, il modo in cui hanno cercato di porle in pratica, e l’interpretazione dei loro risultati alla luce della teoria dei translation studies recente. Le idee di Lawrence Venuti sulle «versioni dei poeti» e su come leggere una traduzione, specialmente in un contesto di world literature, sono risultate particolarmente utili nel caso dei tentativi di questi poeti-traduttori di riscrivere un testo poetico autonomo, e di trasportare la complessità della poesia di Dante, potentemente padroneggiata, attraverso due tradizioni letterarie diverse.
{"title":"«Inglesizzare» Dante: tre traduzioni recenti dell'Inferno da parte dei poeti americani","authors":"P. Loreto","doi":"10.54103/2282-0035/18667","DOIUrl":"https://doi.org/10.54103/2282-0035/18667","url":null,"abstract":"Il saggio mette a confronto tre fra le traduzioni più importanti della Commedia curate da poeti americani negli anni 2000, prendendo in analisi le loro strategie e tecniche traduttive e i conseguenti risultati estetici. La base del confronto sono le intenzioni traduttive dichiarate dai poeti-traduttori, il modo in cui hanno cercato di porle in pratica, e l’interpretazione dei loro risultati alla luce della teoria dei translation studies recente. Le idee di Lawrence Venuti sulle «versioni dei poeti» e su come leggere una traduzione, specialmente in un contesto di world literature, sono risultate particolarmente utili nel caso dei tentativi di questi poeti-traduttori di riscrivere un testo poetico autonomo, e di trasportare la complessità della poesia di Dante, potentemente padroneggiata, attraverso due tradizioni letterarie diverse.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-09-14","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"45314622","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-09-14DOI: 10.54103/2282-0035/18666
Viviana Santovito
Questo studio investiga quali siano i punti di contatto tra il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche e lo scrittore svedese Hjalmar Söderberg nel romanzo di quest’ultimo Doktor Glas. L’articolo prende in esame due testi nietzschiani finora poco messi in relazione con l’opera söderberghiana, Über Wahrheit und Lüge im außermoralischen Sinne e Die fröhliche Wissenschaft, evidenziando gli influssi che il pensiero del filosofo tedesco ha esercitato sulla concezione del Doktor Glas. L’analisi prende le mosse dai concetti di menzogna e conoscenza così come formulati in Über Wahrheit und Lüge im außermoralischen Sinne e dal concetto di “morte di Dio”, identificando in quest’ultimo il crollo della metafisica nel pensiero filosofico europeo a partire dalla rivoluzione copernicana. Il saggio illustra come a questo cambiamento sia sopraggiunto lo svilupparsi di una nuova sensibilità tecnico-scientifica legata alla physis, cambiamento che vede nella figura del medico il suo massimo esponente. L’articolo mette dunque in luce come nel Doktor Glas il passaggio dalla metafisica alla physis venga rappresentato come un momento di crisi esistenziale, non avendo il medico la capacità di superare il trauma della perdita della metafisica. Quest’incapacità è causata dalla conoscenza, la quale se offre la possibilità di scoprire le menzogne usate dalla società, non consente però di trovare lo stimolo per superare la condizione di vuoto causata dalla “morte di Dio”. Söderberg fornisce dunque nel suo romanzo un’interpretazione pessimistica della crisi di Fin de siècle, inquadrando nella paralisi interiore del dottor Tyko Gabriel Glas e l’omicidio inconcludente del pastore Gregorius il fallimento del passaggio dal paradigma metafisico al paradigma della physis e l’impossibilità di superare la crisi tramite una metamorfosi nella condizione di Übermensch.
这项研究调查哪些德国哲学家弗里德里希·尼采之间的联络点和瑞典作家Hjalmar Söderberg在后者Doktor Glas学位的一部小说。条考虑到两个文本nietzschiani很少联系在一起与歌剧söderberghiana,Über Wahrheit and Lüge公司außermoralischen Sinne和Die fröhliche Wissenschaft,影响突出,德国哲学家的思想对博士的设计产生了Glas。这项分析的概念的基础上制定的谎言和知识就像在Über Wahrheit and Lüge公司außermoralischen Sinne和上帝的“死亡”的概念,在后一种形而上学的崩溃在欧洲哲学思想从哥白尼式革命开始。这篇论文展示了这种变化是如何伴随着一种与物理相关的新的科学技术敏感性的发展的,这种敏感性将医生视为其最大的代表。因此,这篇文章指出,在多克托尔玻璃中,从形而上学到物理的转变被描绘成一个存在危机的时刻,因为医生没有能力克服形而上学丧失的创伤。这种无能是由知识造成的,知识虽然提供了揭露社会谎言的机会,但却没有提供克服“上帝之死”造成的空虚状态的动力。Söderberg因此在危机的悲观解释小说提供了内在的Fin de siècle,为陷入瘫痪的加布里埃尔Tyko Glas博士和谋杀的牧师从形而上学范式失败Gregorius physis的范式和无法克服危机通过变形能力Übermensch。
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Pub Date : 2022-09-14DOI: 10.54103/2282-0035/18661
F. Slavazzi
Fra gli arredi marmorei di età romana si distingue un gruppo di sostegni realizzati in marmo Giallo antico, che presentano caratteristiche comuni di lavorazione e di decorazione, i cui esemplari sono stati ritrovati nel Mediterraneo occidentale (Sardegna, Francia meridionale, Spagna), con una concentrazione in alcuni centri antichi. Si propongono considerazioni su produzione, circolazione e riuso di questi oggetti di lusso.
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