Pub Date : 2018-08-01DOI: 10.13130/2282-0035/10524
M. Cavecchi
Red di John Logan e un testo teatrale dedicato alla vicenda dei Seagram Murals e del loro autore, Marc Rothko, che in nome della propria arte rinuncio a una commissione ricca e prestigiosa. Oltre ad interrogarsi sulle ragioni che hanno spinto il drammaturgo americano a debuttare a Londra nel 2009, il saggio punta i riflettori sui rapporti che intercorrono tra arte e spazio espositivo da un lato, e tra arte e mercato dall’altro – questioni cruciali per il mondo dell’arte, ma ovviamente di non poca rilevanza anche per il teatro. Il dibattito sull’arte, i suoi mecenati e i suoi meccanismi espositivi diventa allora un pretesto per interrogare lo statuto del teatro, le logiche anche commerciali che lo sostengono, i rapporti tra sala e scena.
{"title":"Il museo in scena. I Seagram Murals di Rothko sul palco di John Logan","authors":"M. Cavecchi","doi":"10.13130/2282-0035/10524","DOIUrl":"https://doi.org/10.13130/2282-0035/10524","url":null,"abstract":"Red di John Logan e un testo teatrale dedicato alla vicenda dei Seagram Murals e del loro autore, Marc Rothko, che in nome della propria arte rinuncio a una commissione ricca e prestigiosa. Oltre ad interrogarsi sulle ragioni che hanno spinto il drammaturgo americano a debuttare a Londra nel 2009, il saggio punta i riflettori sui rapporti che intercorrono tra arte e spazio espositivo da un lato, e tra arte e mercato dall’altro – questioni cruciali per il mondo dell’arte, ma ovviamente di non poca rilevanza anche per il teatro. Il dibattito sull’arte, i suoi mecenati e i suoi meccanismi espositivi diventa allora un pretesto per interrogare lo statuto del teatro, le logiche anche commerciali che lo sostengono, i rapporti tra sala e scena.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"44922619","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-08-01DOI: 10.13130/2282-0035/10521
Laura Gnani
Inaugurata nel 1947, «La Medusa degli Italiani» e stata concepita dal suo ideatore – Alberto Mondadori – come il primo atto della «campagna per la letteratura italiana», progetto volto a radunare attorno alla Mondadori una fitta schiera di giovani autori. Questo contributo intende tracciare un profilo completo della collezione mettendo in evidenza la differenza tra le intenzioni che la hanno animata e le modalita con cui si e agito nella pratica, quindi le ragioni del suo fallimento, alcune delle quali connaturate alla struttura della casa editrice stessa e alla presidenza di Arnoldo Mondadori. A partire dall’analisi delle fonti d’archivio, si sono potute delineare: la progettualita e la programmazione della «Medusa» italiana, le motivazioni che hanno portato ad accogliere i testi che l’hanno formata, le opinioni dei collaboratori della casa editrice e gli effettivi riscontri di mercato.
{"title":"«La Medusa degli Italiani» Mondadori: le ragioni del fallimento di una collana","authors":"Laura Gnani","doi":"10.13130/2282-0035/10521","DOIUrl":"https://doi.org/10.13130/2282-0035/10521","url":null,"abstract":"Inaugurata nel 1947, «La Medusa degli Italiani» e stata concepita dal suo ideatore – Alberto Mondadori – come il primo atto della «campagna per la letteratura italiana», progetto volto a radunare attorno alla Mondadori una fitta schiera di giovani autori. Questo contributo intende tracciare un profilo completo della collezione mettendo in evidenza la differenza tra le intenzioni che la hanno animata e le modalita con cui si e agito nella pratica, quindi le ragioni del suo fallimento, alcune delle quali connaturate alla struttura della casa editrice stessa e alla presidenza di Arnoldo Mondadori. A partire dall’analisi delle fonti d’archivio, si sono potute delineare: la progettualita e la programmazione della «Medusa» italiana, le motivazioni che hanno portato ad accogliere i testi che l’hanno formata, le opinioni dei collaboratori della casa editrice e gli effettivi riscontri di mercato.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"44056629","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-08-01DOI: 10.13130/2282-0035/10530
Autori Autori
{"title":"Note sugli autori","authors":"Autori Autori","doi":"10.13130/2282-0035/10530","DOIUrl":"https://doi.org/10.13130/2282-0035/10530","url":null,"abstract":"","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"42475074","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-08-01DOI: 10.13130/2282-0035/10517
P. Bodini
L’azione morale e soltanto la conclusione e il compimento di un piu complesso e stratificato processo deliberativo. Uno dei passaggi cruciali riguarda il ruolo svolto dal «movente». Se da un lato occorre infatti giungere ad una chiara presa di posizione circa l’azione da ritenere realmente morale, dall’altro risulta necessario trovare lo sprone capace di spingerci ad agire in tal senso. L’indagine sul movente riguarda esattamente lo studio del ruolo e della natura di questo sprone.A tematizzare con grande lucidita l’imprescindibile azione del movente morale fu Kant. Egli non soltanto lo distinse dall’individuazione delle ragioni di fondo atte a rendere giusta un’azione («Bewegungsgrund [motivo]»), ma cerco anche di inquadrarlo e caratterizzarlo nei propri scritti di filosofia pratica, presentandolo come l’impulso («Triebfeder») necessario per la conversione di una decisione morale in azione morale.Invero, il contributo offerto dal filosofo prussiano non e privo di difficolta ed ambiguita. Nelle righe dei suoi testi sembrano emergere piu soluzioni per la definizione e la comprensione del movente.E proprio questa difficolta a stimolare una ricerca piu ampia, in cui il confronto fra l’indagine trascendentale e le ipotesi teoriche sul movente si chiarifichino vicendevolmente, testimoniando la lungimiranza filosofica dell’indagine kantiana e la profonda salienza del tema del movente.
{"title":"'Stein der Weisen': il movente morale nell’indagine pratica kantiana","authors":"P. Bodini","doi":"10.13130/2282-0035/10517","DOIUrl":"https://doi.org/10.13130/2282-0035/10517","url":null,"abstract":"L’azione morale e soltanto la conclusione e il compimento di un piu complesso e stratificato processo deliberativo. Uno dei passaggi cruciali riguarda il ruolo svolto dal «movente». Se da un lato occorre infatti giungere ad una chiara presa di posizione circa l’azione da ritenere realmente morale, dall’altro risulta necessario trovare lo sprone capace di spingerci ad agire in tal senso. L’indagine sul movente riguarda esattamente lo studio del ruolo e della natura di questo sprone.A tematizzare con grande lucidita l’imprescindibile azione del movente morale fu Kant. Egli non soltanto lo distinse dall’individuazione delle ragioni di fondo atte a rendere giusta un’azione («Bewegungsgrund [motivo]»), ma cerco anche di inquadrarlo e caratterizzarlo nei propri scritti di filosofia pratica, presentandolo come l’impulso («Triebfeder») necessario per la conversione di una decisione morale in azione morale.Invero, il contributo offerto dal filosofo prussiano non e privo di difficolta ed ambiguita. Nelle righe dei suoi testi sembrano emergere piu soluzioni per la definizione e la comprensione del movente.E proprio questa difficolta a stimolare una ricerca piu ampia, in cui il confronto fra l’indagine trascendentale e le ipotesi teoriche sul movente si chiarifichino vicendevolmente, testimoniando la lungimiranza filosofica dell’indagine kantiana e la profonda salienza del tema del movente.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49213706","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-08-01DOI: 10.13130/2282-0035/10518
L. Rota
Il viaggio a Mosca compiuto da Cesare Lombroso nel 1897 gli diede l’opportunita di osservare da vicino la prova vivente della sua teoria a proposito del legame tra genialita e disturbi psicotici: Lev Tolstoj. Questo articolo considera lo scrittore russo da un punto di vista “clinico”, cosi come fecero Lombroso e i suoi seguaci, ma implica un interessante sconfinamento nel campo degli studi letterari. Dalla spietata critica condotta da Max Nordau a testimonianze piu neutrali, come il ricordo della figlia Tatiana, tutto sembra confermare la diagnosi formulata da Lombroso su Tolstoj: affetto da una malattia mentale degenerativa associata all’epilessia, questa alterazione psichica ebbe ripercussioni non solo sul comportamento quotidiano, ma anche sulla produzione letteraria del malato. Al tempo stesso, il resoconto di questa indagine camuffata da visita di cortesia, ci permette di guardare le teorie di Lombroso dalla prospettiva del paziente, dal momento che Tolstoj, attraverso le sue opere, ha lasciato una traccia della forte avversione nutrita contro la scienza e il diritto penale di fine secolo, incarnate dall’ospite italiano. Sulla base di queste premesse verranno messe in luce le ragioni per cui i due non riuscirono a capirsi, spiegando cosi il fallimento di quell’incontro svoltosi a Jasnaja Poljana.
{"title":"Un dialogo tra irriducibili: Tolstoj e lombrosismo a confronto","authors":"L. Rota","doi":"10.13130/2282-0035/10518","DOIUrl":"https://doi.org/10.13130/2282-0035/10518","url":null,"abstract":"Il viaggio a Mosca compiuto da Cesare Lombroso nel 1897 gli diede l’opportunita di osservare da vicino la prova vivente della sua teoria a proposito del legame tra genialita e disturbi psicotici: Lev Tolstoj. Questo articolo considera lo scrittore russo da un punto di vista “clinico”, cosi come fecero Lombroso e i suoi seguaci, ma implica un interessante sconfinamento nel campo degli studi letterari. Dalla spietata critica condotta da Max Nordau a testimonianze piu neutrali, come il ricordo della figlia Tatiana, tutto sembra confermare la diagnosi formulata da Lombroso su Tolstoj: affetto da una malattia mentale degenerativa associata all’epilessia, questa alterazione psichica ebbe ripercussioni non solo sul comportamento quotidiano, ma anche sulla produzione letteraria del malato. Al tempo stesso, il resoconto di questa indagine camuffata da visita di cortesia, ci permette di guardare le teorie di Lombroso dalla prospettiva del paziente, dal momento che Tolstoj, attraverso le sue opere, ha lasciato una traccia della forte avversione nutrita contro la scienza e il diritto penale di fine secolo, incarnate dall’ospite italiano. Sulla base di queste premesse verranno messe in luce le ragioni per cui i due non riuscirono a capirsi, spiegando cosi il fallimento di quell’incontro svoltosi a Jasnaja Poljana.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"48919490","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-08-01DOI: 10.13130/2282-0035/10526
G. Alberti
italianoIn questo saggio viene analizzato il rapporto di Italo Calvino con il processo di traduzione rispetto al timing della pubblicazione internazionale delle proprie opere a partire dalla fine degli anni sessanta, cioe in un momento in cui le opere di questo autore ricevono un progressivo riconoscimento internazionale, e in cui simultaneamente Calvino e sempre piu interessato al dibattito teorico riguardante la traduzione. Si presentano qui anche alcuni aspetti della relazione di Calvino con William Weaver, il piu rappresentativo traduttore americano di letteratura italiana moderna e contemporanea, e figura che ha avuto un ruolo decisivo nella ricezione di questo autore sia negli Stati Uniti che internazionalmente, vista la posizione dominante del mercato letterario americano dal secondo dopoguerra. Infine, propone un’analisi della complessa mediazione culturale di Calvino traduttore de I fiori blu di Raymond Queneau; in questa traduzione, Calvino sceglie una riscrittura creativa del romanzo di Queneau, considerando questo il miglior modo per esser fedeli a un romanzo davvero sperimentale italianoThe aim of this essay is to investigate Calvino’s evolving relationship with both the translation process and the timing of the international publication of his own work from the late sixties on: at a time when the author first gains international recognition, he is also increasingly interested in the international theoretical debate about translation. This essay also deals with Calvino’s relationship with William Weaver, the most representative contemporary American translator of modern and contemporary Italian literature, and a figure who had a tremendous impact in the American reception of this author, both in the USA and internationally, thanks to the privileged position of the American marketplace worldwide after WWII. Finally, it presents an analysis of the multifaceted cultural mediation performed by Calvino when, in 1967, he translates Queneau’s Les fleurs bleues, a work in which the Italian author chooses a creative re-writing of Queneau’s novel as the best way to be faithful to a very experimental work
italianoIn这篇文章分析了该报告(Italo Calvino与翻译过程中尊重国际出版自己的作品的时间从20世纪60年代末,即在这个作者的作品获得国际逐渐得到承认,同时Calvino和翻译理论争论关于更感兴趣。加尔文也出现在这里报告的某些方面与美国威廉·韦弗,代表性的翻译,意大利现代和当代文学和图这一地区方面发挥了决定性作用接收作者在美国和国际上,考虑到第二次世界大战后以来的美国文学市场的主导地位。最后,它分析了雷蒙德·库诺(Raymond Queneau)的《蓝色花朵翻译卡尔维诺》(Calvino译者)复杂的文化调解;这一翻译,Calvino选择重写创造性Queneau,鉴于这一最好的小说实验真的要忠实于一本小说italianoThe aim of this essay is to调查Calvino’s evolving关系with拍时间》(翻译过程and the record of the international出版《裙子经营商work from the延迟的:有一段时间,当第一次获得国际承认时,他对国际理论关于翻译的辩论也越来越感兴趣。这essay,威廉·韦弗,deals with Calvino’s关系with the most代表研究院American translator现代和研究院意大利文学阳光明媚,and who had a tremendous impact在《the American前台of This作者拍美国and internationally, thanks to the privileged立场of the American服务全球之后大战。最后,它展示了对卡尔维诺在1967年进行的多文化调解的分析,当时他把《queneaus Les bleues》转换成一份工作,而意大利人选择了一份创造性的工作,将《queneaus》重新写成一份创造性的工作,作为对一份非常有经验的工作的忠诚的最佳方式
{"title":"Translating Calvino, Calvino Translated, Calvino Translator","authors":"G. Alberti","doi":"10.13130/2282-0035/10526","DOIUrl":"https://doi.org/10.13130/2282-0035/10526","url":null,"abstract":"italianoIn questo saggio viene analizzato il rapporto di Italo Calvino con il processo di traduzione rispetto al timing della pubblicazione internazionale delle proprie opere a partire dalla fine degli anni sessanta, cioe in un momento in cui le opere di questo autore ricevono un progressivo riconoscimento internazionale, e in cui simultaneamente Calvino e sempre piu interessato al dibattito teorico riguardante la traduzione. Si presentano qui anche alcuni aspetti della relazione di Calvino con William Weaver, il piu rappresentativo traduttore americano di letteratura italiana moderna e contemporanea, e figura che ha avuto un ruolo decisivo nella ricezione di questo autore sia negli Stati Uniti che internazionalmente, vista la posizione dominante del mercato letterario americano dal secondo dopoguerra. Infine, propone un’analisi della complessa mediazione culturale di Calvino traduttore de I fiori blu di Raymond Queneau; in questa traduzione, Calvino sceglie una riscrittura creativa del romanzo di Queneau, considerando questo il miglior modo per esser fedeli a un romanzo davvero sperimentale italianoThe aim of this essay is to investigate Calvino’s evolving relationship with both the translation process and the timing of the international publication of his own work from the late sixties on: at a time when the author first gains international recognition, he is also increasingly interested in the international theoretical debate about translation. This essay also deals with Calvino’s relationship with William Weaver, the most representative contemporary American translator of modern and contemporary Italian literature, and a figure who had a tremendous impact in the American reception of this author, both in the USA and internationally, thanks to the privileged position of the American marketplace worldwide after WWII. Finally, it presents an analysis of the multifaceted cultural mediation performed by Calvino when, in 1967, he translates Queneau’s Les fleurs bleues, a work in which the Italian author chooses a creative re-writing of Queneau’s novel as the best way to be faithful to a very experimental work","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"46624119","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-08-01DOI: 10.13130/2282-0035/10522
M. L. Roli
Prendendo spunto dalla pubblicazione di una recente antologia di testi poetici e in prosa del poeta altoatesino Norbert Conrad Kaser, il saggio si propone non solo di ricostruire la sua vicenda biografica e artistica, ma soprattutto di mettere in risalto, sulla base di testi opportunamente scelti come inni ed elegie, la sua arte versificatoria. Questa competenza, mutuata dalla tradizione dello stile alto della poesia tedesca, permette al poeta di ricercare il sublime per poterlo successivamente anche distruggere, utilizzando un registro linguistico basso. In tal modo Kaser ottiene un effetto dissacrante, in particolare nei testi dedicati alla propria Heimat . Nel sottolineare questa discrepanza, il saggio si differenzia sia dalla valutazione espressa dai curatori delle opere complete dell’autore, sia da quella della nuova antologia bilingue, che si limitano entrambe a constatare l’uso del linguaggio quotidiano e dei versi liberi da parte del poeta.
{"title":"Norbert Conrad Kaser: sul crinale tra due versanti","authors":"M. L. Roli","doi":"10.13130/2282-0035/10522","DOIUrl":"https://doi.org/10.13130/2282-0035/10522","url":null,"abstract":"Prendendo spunto dalla pubblicazione di una recente antologia di testi poetici e in prosa del poeta altoatesino Norbert Conrad Kaser, il saggio si propone non solo di ricostruire la sua vicenda biografica e artistica, ma soprattutto di mettere in risalto, sulla base di testi opportunamente scelti come inni ed elegie, la sua arte versificatoria. Questa competenza, mutuata dalla tradizione dello stile alto della poesia tedesca, permette al poeta di ricercare il sublime per poterlo successivamente anche distruggere, utilizzando un registro linguistico basso. In tal modo Kaser ottiene un effetto dissacrante, in particolare nei testi dedicati alla propria Heimat . Nel sottolineare questa discrepanza, il saggio si differenzia sia dalla valutazione espressa dai curatori delle opere complete dell’autore, sia da quella della nuova antologia bilingue, che si limitano entrambe a constatare l’uso del linguaggio quotidiano e dei versi liberi da parte del poeta.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"46428126","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-08-01DOI: 10.13130/2282-0035/10516
F. Forcignanò
EnglishIn my paper I aim to discuss the so-called «argument from the thought» (ἀπὸ τοῦ νοeῖν) exposed in Aristotle’s Πeρὶ ἰδeῶν, i.e. the argument according to which the Forms exist because we are able to think things that exist and that are not particulars after they get corrupted as well. In my paper I argue that Aristotle offers not just a single but instead a twofold refutation of this argument. Furthermore, Aristotle’s criticism is based on a different meaning of νοeῖν from the one which is ascribed to the Platonists by Aristotle himself. Indeed, Plato’s use implies the ability to abstract non-particular items, whereas Aristotle’s criticism is based on the understanding of the act of thinking as thinking of individuals. Gail Fine operates a distinction between a broad meaning of νοeῖν (i.e. the act of thinking unspecifically understood) and a high-level meaning (i.e. the higher form of thought in a rather technical, speculative sense). On this basis she claims that the argument ascribed to the Platonists is different from the second of the «arguments from the sciences» because it is based on a broad meaning of νοeῖν. In my opinion, however, the argument ἀπὸ τοῦ νοeῖν is different from the second among the «arguments from the sciences» despite its being based on a high-level meaning of νοeῖν. In the final part of my paper, I shall discuss the connection between the Forms and the memory, something which is attributed by Aristotle to the Platonists: my aim is to show that this was most probably both an intra- and an extra-Academic argument, although it cannot be attributed directly to Plato italianoNel presente contributo si discute l’argomento del Πeρὶ ἰδeῶν aristotelico noto come 'argomento dal pensare' (ἀπὸ τοῦ νοeῖν), vale a dire l’argomento che afferma che le forme esistono perche possiamo pensare cose che sono e non sono particolari anche dopo che si sono corrotte. Si mostra qui come Aristotele muova non una, ma due obiezioni a tale argomento. Tali obiezioni si fondano su un significato di νοeῖν differente da quello attribuito ai platonici. Questo, infatti, prevede capacita di astrazione, mentre le critiche di Aristotele si limitano al pensiero di individui. Gail Fine ha distinto un significato broad del verbo νοeῖν (i.e. il pensiero genericamente inteso) da un significato high del verbo (i.e. la forma piu alta di pensiero in senso tecnico). Su questa base ha sostenuto che l’argomento attribuito ai platonici sia diverso dal secondo degli «argomenti dalle scienze» perche adotta un significato broad di νοeῖν. Io sostengo invece che l’argomento ἀπὸ τοῦ νοeῖν e differente dal secondo degli «argomenti dalle scienze», nonostante adotti un significato high di νοeῖν. Infine, si prende in esame la connessione tra la memoria e le forme attribuita da Aristotele ai platonici, mostrando come si tratti verosimilmente di un argomento extra e intra-academico non attribuibile direttamente a Platone.
{"title":"Sul significato dell’argomento aπὸ τοῦ νοεῖν del De ideis di Aristotele (Alex. Aphrod. in Metaph. 81, 25-82, 6)","authors":"F. Forcignanò","doi":"10.13130/2282-0035/10516","DOIUrl":"https://doi.org/10.13130/2282-0035/10516","url":null,"abstract":"EnglishIn my paper I aim to discuss the so-called «argument from the thought» (ἀπὸ τοῦ νοeῖν) exposed in Aristotle’s Πeρὶ ἰδeῶν, i.e. the argument according to which the Forms exist because we are able to think things that exist and that are not particulars after they get corrupted as well. In my paper I argue that Aristotle offers not just a single but instead a twofold refutation of this argument. Furthermore, Aristotle’s criticism is based on a different meaning of νοeῖν from the one which is ascribed to the Platonists by Aristotle himself. Indeed, Plato’s use implies the ability to abstract non-particular items, whereas Aristotle’s criticism is based on the understanding of the act of thinking as thinking of individuals. Gail Fine operates a distinction between a broad meaning of νοeῖν (i.e. the act of thinking unspecifically understood) and a high-level meaning (i.e. the higher form of thought in a rather technical, speculative sense). On this basis she claims that the argument ascribed to the Platonists is different from the second of the «arguments from the sciences» because it is based on a broad meaning of νοeῖν. In my opinion, however, the argument ἀπὸ τοῦ νοeῖν is different from the second among the «arguments from the sciences» despite its being based on a high-level meaning of νοeῖν. In the final part of my paper, I shall discuss the connection between the Forms and the memory, something which is attributed by Aristotle to the Platonists: my aim is to show that this was most probably both an intra- and an extra-Academic argument, although it cannot be attributed directly to Plato italianoNel presente contributo si discute l’argomento del Πeρὶ ἰδeῶν aristotelico noto come 'argomento dal pensare' (ἀπὸ τοῦ νοeῖν), vale a dire l’argomento che afferma che le forme esistono perche possiamo pensare cose che sono e non sono particolari anche dopo che si sono corrotte. Si mostra qui come Aristotele muova non una, ma due obiezioni a tale argomento. Tali obiezioni si fondano su un significato di νοeῖν differente da quello attribuito ai platonici. Questo, infatti, prevede capacita di astrazione, mentre le critiche di Aristotele si limitano al pensiero di individui. Gail Fine ha distinto un significato broad del verbo νοeῖν (i.e. il pensiero genericamente inteso) da un significato high del verbo (i.e. la forma piu alta di pensiero in senso tecnico). Su questa base ha sostenuto che l’argomento attribuito ai platonici sia diverso dal secondo degli «argomenti dalle scienze» perche adotta un significato broad di νοeῖν. Io sostengo invece che l’argomento ἀπὸ τοῦ νοeῖν e differente dal secondo degli «argomenti dalle scienze», nonostante adotti un significato high di νοeῖν. Infine, si prende in esame la connessione tra la memoria e le forme attribuita da Aristotele ai platonici, mostrando come si tratti verosimilmente di un argomento extra e intra-academico non attribuibile direttamente a Platone.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"45490415","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-08-01DOI: 10.13130/2282-0035/10514
E. Langella
Questo articolo si concentra sul rapporto tra Quinto Smirneo e il suo modello, Omero. Il primo si presenta come successore del secondo, proprio come, all’interno dei Posthomerica, il giovane Neottolemo e chiamato a subentrare al padre Achille. Il simbolo concreto di tale eredita e costituito dalle armi del Pelide, che vengono consegnate da Odisseo a Neottolemo. L’articolo si focalizza in particolare su tre armi: lo scudo, gia dettagliatamente descritto nell’Iliade, riceve un’ampia ekphrasis nel libro v, poi ripresa nel libro vii; l’elmo, che reca su di se una raffigurazione di Zeus che scaglia fulmini contro i Titani – immagine dall’alto valore simbolico, dato che, come Zeus, anche Neottolemo, anch’egli rappresentato come fulmine lanciato dal re degli dei, puo essere considerato nell’opera il garante dell’ordine voluto dal Fato; la lancia, con cui Achille aveva trafitto Telefo ed Ettore e che Patroclo, contrariamente a Neottolemo, non aveva saputo sollevare. La descrizione che i tre oggetti ricevono all’interno dei Posthomerica si rivela esemplificativa delle modalita con cui Quinto opera rispetto a Omero, unendo elementi tradizionali e innovativi.
{"title":"Le armi di Achille: l’eredità eroica dei Posthomerica di Quinto Smirneo","authors":"E. Langella","doi":"10.13130/2282-0035/10514","DOIUrl":"https://doi.org/10.13130/2282-0035/10514","url":null,"abstract":"Questo articolo si concentra sul rapporto tra Quinto Smirneo e il suo modello, Omero. Il primo si presenta come successore del secondo, proprio come, all’interno dei Posthomerica, il giovane Neottolemo e chiamato a subentrare al padre Achille. Il simbolo concreto di tale eredita e costituito dalle armi del Pelide, che vengono consegnate da Odisseo a Neottolemo. L’articolo si focalizza in particolare su tre armi: lo scudo, gia dettagliatamente descritto nell’Iliade, riceve un’ampia ekphrasis nel libro v, poi ripresa nel libro vii; l’elmo, che reca su di se una raffigurazione di Zeus che scaglia fulmini contro i Titani – immagine dall’alto valore simbolico, dato che, come Zeus, anche Neottolemo, anch’egli rappresentato come fulmine lanciato dal re degli dei, puo essere considerato nell’opera il garante dell’ordine voluto dal Fato; la lancia, con cui Achille aveva trafitto Telefo ed Ettore e che Patroclo, contrariamente a Neottolemo, non aveva saputo sollevare. La descrizione che i tre oggetti ricevono all’interno dei Posthomerica si rivela esemplificativa delle modalita con cui Quinto opera rispetto a Omero, unendo elementi tradizionali e innovativi.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"46885246","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2018-08-01DOI: 10.13130/2282-0035/10529
Giorgio Zanetti
Nel 2016, nel centenario della morte del poeta, Mondadori ha riproposto negli Oscar, riveduta e riccamente aggiornata, l’edizione critica di Tutte le poesie di Guido Gozzano curata per i «Meridiani» da Andrea Rocca nel 1980. Le presenti Note intendono illustrare nei suoi caratteri di fondo l’operazione filologica che Rocca, con una consapevolezza critica e un’intelligenza non comuni, ha condotto negli archivi di Gozzano interrogandone strenuamente le stratificazioni, le lacune, l’eterogeneita, i cortocircuiti temporali, per illuminare di luce nuova un processo creativo sempre sospeso fra ricerca di un ordine e richiamo del caos, verita del volto e verita della maschera, come e proprio di una poesia segnata nel profondo dal rapporto mai facile dell’autore con il proprio linguaggio. Prende cosi densita e risalto la nozione di personalita, di evoluzione di una figura letteraria nel tempo, in un quadro mosso di congiunture e di scambi che appare subito fertile di sviluppi non appena si torni a considerare il nodo cruciale tra Simbolismo e Novecento, si tratti di d’Annunzio o della cultura letteraria francese coeva. Certo e che l’edizione gozzaniana di Rocca dimostra nel modo piu luminoso e piu intenso come alla ricerca filologica continui a competere un ruolo ancor oggi prodigiosamente vitale, di cui non potra non tener conto anche l’attuale, inquieto dibattito sulle sorti della letteratura e degli studi letterari nel nostro tempo.
{"title":"Oltre il centenario. Note sulla riproposta dell’edizione critica di Tutte le poesie di Guido Gozzano","authors":"Giorgio Zanetti","doi":"10.13130/2282-0035/10529","DOIUrl":"https://doi.org/10.13130/2282-0035/10529","url":null,"abstract":"Nel 2016, nel centenario della morte del poeta, Mondadori ha riproposto negli Oscar, riveduta e riccamente aggiornata, l’edizione critica di Tutte le poesie di Guido Gozzano curata per i «Meridiani» da Andrea Rocca nel 1980. Le presenti Note intendono illustrare nei suoi caratteri di fondo l’operazione filologica che Rocca, con una consapevolezza critica e un’intelligenza non comuni, ha condotto negli archivi di Gozzano interrogandone strenuamente le stratificazioni, le lacune, l’eterogeneita, i cortocircuiti temporali, per illuminare di luce nuova un processo creativo sempre sospeso fra ricerca di un ordine e richiamo del caos, verita del volto e verita della maschera, come e proprio di una poesia segnata nel profondo dal rapporto mai facile dell’autore con il proprio linguaggio. Prende cosi densita e risalto la nozione di personalita, di evoluzione di una figura letteraria nel tempo, in un quadro mosso di congiunture e di scambi che appare subito fertile di sviluppi non appena si torni a considerare il nodo cruciale tra Simbolismo e Novecento, si tratti di d’Annunzio o della cultura letteraria francese coeva. Certo e che l’edizione gozzaniana di Rocca dimostra nel modo piu luminoso e piu intenso come alla ricerca filologica continui a competere un ruolo ancor oggi prodigiosamente vitale, di cui non potra non tener conto anche l’attuale, inquieto dibattito sulle sorti della letteratura e degli studi letterari nel nostro tempo.","PeriodicalId":40153,"journal":{"name":"ACME-Annali della Facolta di Studi Umanistici dell Universita degli Studi di Milano","volume":null,"pages":null},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2018-08-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"49607330","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}