Pub Date : 2022-05-31DOI: 10.17473/1971-6818-2022-1-8
Sara Bosatra
Le ricerche in ambito cardiovascolare evidenziano che la popolazione LGBT+ vive una disparità di salute rispetto alla popolazione coetanea eterosessuale e cisgender. Le minoranze sessuali sono infatti sottoposte a stressors specifici che intervengono a più livelli nella vita della persona e che, in assenza di peculiari fattori protettivi di resilienza, hanno un impatto negativo sulla salute cardiovascolare. Restano inoltre da raccogliere le evidenze degli effetti delle terapie ormonali di affermazione di genere e dei bloccanti ipotalamici sulla salute cardiovascolare, per consentire ai medici e alle persone transgender e gender-diverse di conoscere il rischio a cui si sottopongono e di gestirlo in maniera adeguata. Nonostante le raccomandazioni di più istituti scientifici, attualmente si rileva una condizione di impreparazione e di incertezza del personale sanitario su come approcciare l’utenza LGBT+ dal punto di vista sia clinico sia relazionale. Per ridurre le disparità in ambito di salute cardiovascolare che riguardano gli individui LGBT+, si rivela necessario approfondire le conoscenze sui fattori biologici e psico-sociali che potenziano i fattori di rischio cardiovascolare di questa popolazione, sviluppare linee guida evidence-based per prendersi cura dei bisogni specifici di salute delle minoranze sessuali, e avviare programmi di formazione al personale sanitario volti a ridurre gli atteggiamenti discriminatori e condividere buone pratiche a garanzia di una medicina dell’uguaglianza.
{"title":"Cardiovascular risk in LGBT+ population","authors":"Sara Bosatra","doi":"10.17473/1971-6818-2022-1-8","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-8","url":null,"abstract":"Le ricerche in ambito cardiovascolare evidenziano che la popolazione LGBT+ vive una disparità di salute rispetto alla popolazione coetanea eterosessuale e cisgender. Le minoranze sessuali sono infatti sottoposte a stressors specifici che intervengono a più livelli nella vita della persona e che, in assenza di peculiari fattori protettivi di resilienza, hanno un impatto negativo sulla salute cardiovascolare. Restano inoltre da raccogliere le evidenze degli effetti delle terapie ormonali di affermazione di genere e dei bloccanti ipotalamici sulla salute cardiovascolare, per consentire ai medici e alle persone transgender e gender-diverse di conoscere il rischio a cui si sottopongono e di gestirlo in maniera adeguata. Nonostante le raccomandazioni di più istituti scientifici, attualmente si rileva una condizione di impreparazione e di incertezza del personale sanitario su come approcciare l’utenza LGBT+ dal punto di vista sia clinico sia relazionale. Per ridurre le disparità in ambito di salute cardiovascolare che riguardano gli individui LGBT+, si rivela necessario approfondire le conoscenze sui fattori biologici e psico-sociali che potenziano i fattori di rischio cardiovascolare di questa popolazione, sviluppare linee guida evidence-based per prendersi cura dei bisogni specifici di salute delle minoranze sessuali, e avviare programmi di formazione al personale sanitario volti a ridurre gli atteggiamenti discriminatori e condividere buone pratiche a garanzia di una medicina dell’uguaglianza.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"31 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-31","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"73455652","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-31DOI: 10.17473/1971-6818-2022-1-5
P. Matarrese, G. Marano
Lo scompenso cardiaco (SC), processo evolutivo comune di più malattie cardiovascolari a differente eziologia (ad es. infarto del miocardio, ipertensione, cardiomiopatie, disturbi valvolari e altre), è diventato sempre più comune nella popolazione anziana, influenzando drasticamente il tasso di sopravvivenza e la qualità della vita. L’iperattività del sistema nervoso simpatico (SNS) che si associa allo SC determina un aumento delle catecolamine circolanti epinefrina e norepinefrina che, attraverso l’attivazione dei recettori beta-adrenergici (β-AR), svolgono un ruolo critico nella regolazione della funzione del sistema cardiovascolare. Una caratteristica distintiva dello SC è la diminuzione o la desensibilizzazione dei recettori β1-adrenergici (β1-AR) sulla membrana delle cellule cardiache. Le catecolamine e lo stress ossidativo sono coinvolti nella regolazione della densità dei β-AR. Lo stress ossidativo associato alla disfunzione mitocondriale sembra giocare un ruolo importante nella fisiopatologia dello SC. Infatti, una condizione di stress ossidativo è stata osservata sia in pazienti con SC che in modelli animali, e un’eccessiva esposizione a specie reattive dell’ossigeno (ROS) diminuisce l’espressione di β1-AR in cardiomiociti murini, sebbene i meccanismi sottostanti rimangano ancora non chiari. Recentemente, è stato scoperto che il recettore periferico delle benzodiazepine (PBR) svolge un ruolo chiave oltre che nell’energetica cellulare, nella regolazione della fisiologia mitocondriale e dell’equilibrio redox nei cardiomiociti. Nel presente studio, abbiamo valutato gli effetti delle catecolamine e dei ligandi del PBR sulla densità dei β1- e β2-AR nei monociti umani isolati da sangue periferico, che sono noti per esprimere entrambi i β-AR. La densità dei β-AR è stata misurata mediante citometria a flusso utilizzando anticorpi selettivi diretti contro un epitopo extracellulare di β1-AR o β2-AR. Il trattamento dei monociti con benzodiazepine induceva una riduzione della densità del β1-AR, ma non del β2-AR, sulla membrana dei monociti che veniva ripristinata utilizzando [1-(2-chlorophenyl)-N-methyl-(1-meth-ylpropyl)-3 isoquinolinecarboxamide] (PK11195), un antagonista del PBR. Questi risultati suggeriscono un possibile ruolo del PBR nella regolazione della densità del β1-AR proponendo i monociti isolati dal sangue periferico sia come modello in vitro utile per lo studio del sistema recettoriale β-adrenergico che come potenziali biomarcatori di progressione della malattia e risposta alla terapia.
{"title":"Modulazione dei recettori β-adrenergici e differenze di genere","authors":"P. Matarrese, G. Marano","doi":"10.17473/1971-6818-2022-1-5","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-5","url":null,"abstract":"Lo scompenso cardiaco (SC), processo evolutivo comune di più malattie cardiovascolari a differente eziologia (ad es. infarto del miocardio, ipertensione, cardiomiopatie, disturbi valvolari e altre), è diventato sempre più comune nella popolazione anziana, influenzando drasticamente il tasso di sopravvivenza e la qualità della vita. L’iperattività del sistema nervoso simpatico (SNS) che si associa allo SC determina un aumento delle catecolamine circolanti epinefrina e norepinefrina che, attraverso l’attivazione dei recettori beta-adrenergici (β-AR), svolgono un ruolo critico nella regolazione della funzione del sistema cardiovascolare. Una caratteristica distintiva dello SC è la diminuzione o la desensibilizzazione dei recettori β1-adrenergici (β1-AR) sulla membrana delle cellule cardiache. Le catecolamine e lo stress ossidativo sono coinvolti nella regolazione della densità dei β-AR. Lo stress ossidativo associato alla disfunzione mitocondriale sembra giocare un ruolo importante nella fisiopatologia dello SC. Infatti, una condizione di stress ossidativo è stata osservata sia in pazienti con SC che in modelli animali, e un’eccessiva esposizione a specie reattive dell’ossigeno (ROS) diminuisce l’espressione di β1-AR in cardiomiociti murini, sebbene i meccanismi sottostanti rimangano ancora non chiari. Recentemente, è stato scoperto che il recettore periferico delle benzodiazepine (PBR) svolge un ruolo chiave oltre che nell’energetica cellulare, nella regolazione della fisiologia mitocondriale e dell’equilibrio redox nei cardiomiociti. Nel presente studio, abbiamo valutato gli effetti delle catecolamine e dei ligandi del PBR sulla densità dei β1- e β2-AR nei monociti umani isolati da sangue periferico, che sono noti per esprimere entrambi i β-AR. La densità dei β-AR è stata misurata mediante citometria a flusso utilizzando anticorpi selettivi diretti contro un epitopo extracellulare di β1-AR o β2-AR. Il trattamento dei monociti con benzodiazepine induceva una riduzione della densità del β1-AR, ma non del β2-AR, sulla membrana dei monociti che veniva ripristinata utilizzando [1-(2-chlorophenyl)-N-methyl-(1-meth-ylpropyl)-3 isoquinolinecarboxamide] (PK11195), un antagonista del PBR. Questi risultati suggeriscono un possibile ruolo del PBR nella regolazione della densità del β1-AR proponendo i monociti isolati dal sangue periferico sia come modello in vitro utile per lo studio del sistema recettoriale β-adrenergico che come potenziali biomarcatori di progressione della malattia e risposta alla terapia.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"47 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-31","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"90881805","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-31DOI: 10.17473/1971-6818-2022-1-10
M. L. Muiesan, A. Paini, Claudia Agabiti Rosei, Carolina De Ciuceis
L’ipertensione arteriosa rappresenta il principale, ma spesso trascurato, fattore di rischio globale per la morbidità e mortalità cardiovascolare nelle donne ed esercita il peso maggiore sul loro stato di salute. Sono state messe in evidenza differenze tra uomini e donne per quanto riguarda la prevalenza, la consapevolezza ed il controllo della ipertensione arteriosa. La prescrizione di alcune classi di farmaci tende ad essere maggiore nelle donne rispetto agli uomini, anche se le motivazioni alla base di tale evidenza non sono completamente chiare. La efficacia della terapia antiipertensiva sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari (CV) sembra essere simile negli uomini e nelle donne, sebbene la minore percentuale di donne partecipanti agli studi clinici randomizzati svolti in passato potrebbe aver influenzato i risultati. Sarebbe pertanto utile che la ricerca clinica future potesse esplorare eventuali differenze di sesso nell’ambito della ipertensione arteriosa, delle sue complicanze e dell’effetto del trattamento.
{"title":"Aspetti del RCV nella donna Aspetti di genere nel trattamento della Ipertensione arteriosa","authors":"M. L. Muiesan, A. Paini, Claudia Agabiti Rosei, Carolina De Ciuceis","doi":"10.17473/1971-6818-2022-1-10","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-10","url":null,"abstract":"L’ipertensione arteriosa rappresenta il principale, ma spesso trascurato, fattore di rischio globale per la morbidità e mortalità cardiovascolare nelle donne ed esercita il peso maggiore sul loro stato di salute. Sono state messe in evidenza differenze tra uomini e donne per quanto riguarda la prevalenza, la consapevolezza ed il controllo della ipertensione arteriosa. La prescrizione di alcune classi di farmaci tende ad essere maggiore nelle donne rispetto agli uomini, anche se le motivazioni alla base di tale evidenza non sono completamente chiare. La efficacia della terapia antiipertensiva sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari (CV) sembra essere simile negli uomini e nelle donne, sebbene la minore percentuale di donne partecipanti agli studi clinici randomizzati svolti in passato potrebbe aver influenzato i risultati. Sarebbe pertanto utile che la ricerca clinica future potesse esplorare eventuali differenze di sesso nell’ambito della ipertensione arteriosa, delle sue complicanze e dell’effetto del trattamento.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"21 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-31","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"87612885","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-31DOI: 10.17473/1971-6818-2022-1-7
S. Sciomer, Federica Moscucci
La menopausa costituisce un momento cruciale della vita della donna non solo dal punto di vista riproduttivo ma anche dal punto di vista fisiopatologico. Il calo della produzione ovarica di estrogeni determina una ridotta stimolazione di beta recettori endoteliali e miocardici che sono alla base di processi patologici quali le alterazioni del microcircolo coronarico o lo scompenso cardiaco a frazione d’eiezione preservata. Tali alterazioni si associano a quelle indotte da altri fattori di rischio cardiovascolare. È fondamentale in tale contesto prendere coscienza e trattare i fattori di rischio classici e quelli genere-specifici per non favorire l’insorgenza di patologie che incidono sugli eventi, sulla qualità della vita e sui costi sanitari.
{"title":"Menopausa e rischio cardiovascolare: come educare le donne alla prevenzione","authors":"S. Sciomer, Federica Moscucci","doi":"10.17473/1971-6818-2022-1-7","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-7","url":null,"abstract":"La menopausa costituisce un momento cruciale della vita della donna non solo dal punto di vista riproduttivo ma anche dal punto di vista fisiopatologico. Il calo della produzione ovarica di estrogeni determina una ridotta stimolazione di beta recettori endoteliali e miocardici che sono alla base di processi patologici quali le alterazioni del microcircolo coronarico o lo scompenso cardiaco a frazione d’eiezione preservata. Tali alterazioni si associano a quelle indotte da altri fattori di rischio cardiovascolare. È fondamentale in tale contesto prendere coscienza e trattare i fattori di rischio classici e quelli genere-specifici per non favorire l’insorgenza di patologie che incidono sugli eventi, sulla qualità della vita e sui costi sanitari.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"7 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-31","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"89843524","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-31DOI: 10.17473/1971-6818-2022-1-4
Roberto Manfredini
I ritmi biologici sono presenti in ogni organismo vivente sulla terra e, a seconda della lunghezza del ciclo, vengono classificati in: (a) circadiani (periodo: ~ 24h); (b) ultradiani (periodo: < 24h) e (c) infradiani (periodo: > 24h). L’organizzazione dei ritmi circadiani, regolata sia attraverso un orologio biologico principale (localizzato nell’ipotalamo), che da numerosi orologi periferici (in vari organi ed apparati), è alla base delle funzioni biologiche. Condizioni di desincronizzazione dei ritmi possono quindi favorire l’insorgenza di quadri patologici a livello di svariati organi e apparati, compreso quello cardiovascolare.
{"title":"Ritmi biologici, salute e differenze genere-specifiche","authors":"Roberto Manfredini","doi":"10.17473/1971-6818-2022-1-4","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-4","url":null,"abstract":"I ritmi biologici sono presenti in ogni organismo vivente sulla terra e, a seconda della lunghezza del ciclo, vengono classificati in: (a) circadiani (periodo: ~ 24h); (b) ultradiani (periodo: < 24h) e (c) infradiani (periodo: > 24h). L’organizzazione dei ritmi circadiani, regolata sia attraverso un orologio biologico principale (localizzato nell’ipotalamo), che da numerosi orologi periferici (in vari organi ed apparati), è alla base delle funzioni biologiche. Condizioni di desincronizzazione dei ritmi possono quindi favorire l’insorgenza di quadri patologici a livello di svariati organi e apparati, compreso quello cardiovascolare.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"32 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-31","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"91489041","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-31DOI: 10.17473/1971-6818-2022-1-2
Elisa Lodi, Federica Donati, L. Reggianini, Maria Grazia Modena
Nella storia la figura della donna medico ha attraversato fasi alterne, arrivando per questo a trovarsi, nel XXI secolo, ancora penalizzata e questo ha avuto un indubbio impatto sull’approccio della medicina alle differenze di genere. Mentre il sesso definisce l’identità cromosomica e ormonale, il genere, che ci condiziona dalla nascita a fine vita, deriva dal rapporto del sesso con l’ambiente, la società, il costume, la religione. Per troppo tempo la salute della donna è stata guardata con un approccio “a bikini” (focalizzata cioè sull’apparato riproduttivo e sui caratteri sessuali secondari), ignorando le differenze dei sintomi, dell’incidenza e prevalenza delle malattie cardiovascolari, di molti tumori non legati al sesso, di malattie broncopolmonari non esclusivamente legate al fumo. Come molte campagne di screening sono state tarate sulla donna, altrettante sono state tarate esclusivamente sull’uomo, non considerando l’esistenza di patologie non solo sesso-correlate, ma anche genere-correlate. Bisognerebbe che l’approccio a una medicina di genere fosse condiviso anche da medici e operatori sanitari uomini, come sarebbe auspicabile che la Medicina fosse insegnata con un approccio di genere.
{"title":"La questione genere in medicina e in cardiologia","authors":"Elisa Lodi, Federica Donati, L. Reggianini, Maria Grazia Modena","doi":"10.17473/1971-6818-2022-1-2","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-2","url":null,"abstract":"Nella storia la figura della donna medico ha attraversato fasi alterne, arrivando per questo a trovarsi, nel XXI secolo, ancora penalizzata e questo ha avuto un indubbio impatto sull’approccio della medicina alle differenze di genere. Mentre il sesso definisce l’identità cromosomica e ormonale, il genere, che ci condiziona dalla nascita a fine vita, deriva dal rapporto del sesso con l’ambiente, la società, il costume, la religione. Per troppo tempo la salute della donna è stata guardata con un approccio “a bikini” (focalizzata cioè sull’apparato riproduttivo e sui caratteri sessuali secondari), ignorando le differenze dei sintomi, dell’incidenza e prevalenza delle malattie cardiovascolari, di molti tumori non legati al sesso, di malattie broncopolmonari non esclusivamente legate al fumo. Come molte campagne di screening sono state tarate sulla donna, altrettante sono state tarate esclusivamente sull’uomo, non considerando l’esistenza di patologie non solo sesso-correlate, ma anche genere-correlate. Bisognerebbe che l’approccio a una medicina di genere fosse condiviso anche da medici e operatori sanitari uomini, come sarebbe auspicabile che la Medicina fosse insegnata con un approccio di genere.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"10 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-31","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"83437384","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-31DOI: 10.17473/1971-6818-2022-1-9
Adele Lillo
Le malattie cardiovascolari (CVD) rappresentano il maggior killer delle donne a livello globale: solo nel 2019, a 275 milioni di donne è stata diagnosticata una patologia cardiovascolare, e di queste 9 milioni sono decedute. La causa di questo è da ricercarsi nel fatto che a tutt’oggi le donne sono sottostudiate, sottoriconosciute, sottodiagnosticate, sottotrattate, sottorappresentate nei trials clinici. Nonostante le evidenze, la consapevolezza del rischio cardiovascolare femminile è bassa non solo tra le donne ma anche nel personale sanitario. Per fare il punto sulla consapevolezza femminile in Italia ed individuare modalità e topics di intervento, l’ARCA (Associazione Regionale Cardiologi Ambulatoriali) ha condotto una survey tra l’inizio del 2020 e novembre 2021, arruolando 5600 donne, intervistate presso ambulatori di cardiologia. Nonostante la conoscenza dei fattori di rischio tradizionali fosse alta, la consapevolezza del rischio di andare incontro ad eventi cardiovascolari è risultata bassa: il 50% delle donne non ha risposto correttamente, e solo il 13% ha ritenuto che il rischio di eventi per una donna fosse più alto rispetto all’ uomo. Anche riguardo lo stile di vita i dati non sono incoraggianti: solo il 7% delle donne ha dichiarato di avere corrette abitudini alimentari, e meno del 20% di svolgere un’attività fisica regolare. Il 91% necessita di ulteriori informazioni riguardo al RCV e oltre il 60% vorrebbe che fosse il medico di famiglia a fornirle. In conclusione, la consapevolezza delle donne sul proprio rischio CV è ancora non ottimale e le intervistate ritengono che debbano essere informate soprattutto dal medico di famiglia.
{"title":"Consapevolezza del rischio cardiovascolare nella donna","authors":"Adele Lillo","doi":"10.17473/1971-6818-2022-1-9","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-9","url":null,"abstract":"Le malattie cardiovascolari (CVD) rappresentano il maggior killer delle donne a livello globale: solo nel 2019, a 275 milioni di donne è stata diagnosticata una patologia cardiovascolare, e di queste 9 milioni sono decedute. La causa di questo è da ricercarsi nel fatto che a tutt’oggi le donne sono sottostudiate, sottoriconosciute, sottodiagnosticate, sottotrattate, sottorappresentate nei trials clinici. Nonostante le evidenze, la consapevolezza del rischio cardiovascolare femminile è bassa non solo tra le donne ma anche nel personale sanitario. Per fare il punto sulla consapevolezza femminile in Italia ed individuare modalità e topics di intervento, l’ARCA (Associazione Regionale Cardiologi Ambulatoriali) ha condotto una survey tra l’inizio del 2020 e novembre 2021, arruolando 5600 donne, intervistate presso ambulatori di cardiologia. Nonostante la conoscenza dei fattori di rischio tradizionali fosse alta, la consapevolezza del rischio di andare incontro ad eventi cardiovascolari è risultata bassa: il 50% delle donne non ha risposto correttamente, e solo il 13% ha ritenuto che il rischio di eventi per una donna fosse più alto rispetto all’ uomo. Anche riguardo lo stile di vita i dati non sono incoraggianti: solo il 7% delle donne ha dichiarato di avere corrette abitudini alimentari, e meno del 20% di svolgere un’attività fisica regolare. Il 91% necessita di ulteriori informazioni riguardo al RCV e oltre il 60% vorrebbe che fosse il medico di famiglia a fornirle. In conclusione, la consapevolezza delle donne sul proprio rischio CV è ancora non ottimale e le intervistate ritengono che debbano essere informate soprattutto dal medico di famiglia.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"266 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-31","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"75145076","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-31DOI: 10.17473/1971-6818-2022-1-6
A. Carcagnì
Gli eventi cardiovascolari maggiori associati all’aterotrombosi sono la principale causa di morbilità e mortalità nella donna. La comparsa dell’obesità centrale, dovuta alle variazioni ormonali, si associano spesso ad uno stato dismetabolico/ infiammatorio soprattutto dopo la menopausa potenziando l’effetto negativo delle alterazioni ormonali sul sistema cardiovascolare. Questa rassegna evidenzia in che modo le alterazioni metabolico/infiammatorie portano alla comparsa dei principali fattori di rischio cardiovascolari (FRC), ai fenomeni aterotrombotici e agli eventi cardiovascolari maggiori. Pertanto, è importante limitare lo stato dismetabolico/infiammatorio controllando l’insorgenza dell’obesità centrale dopo menopausa. L’aumento della mortalità per eventi vascolari nella donna dipende spesso anche da un ritardo del trattamento, anche per eventi acuti è necessario quindi sensibilizzare con campagne di prevenzione le donne in menopausa a riconoscere i sintomi associati ad eventi cardiovascolari per ricorrere più velocemente al trattamento e migliorare la prognosi.
{"title":"Aspetti metabolici ed aterotrombosi nella donna","authors":"A. Carcagnì","doi":"10.17473/1971-6818-2022-1-6","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-6","url":null,"abstract":"Gli eventi cardiovascolari maggiori associati all’aterotrombosi sono la principale causa di morbilità e mortalità nella donna. La comparsa dell’obesità centrale, dovuta alle variazioni ormonali, si associano spesso ad uno stato dismetabolico/ infiammatorio soprattutto dopo la menopausa potenziando l’effetto negativo delle alterazioni ormonali sul sistema cardiovascolare. Questa rassegna evidenzia in che modo le alterazioni metabolico/infiammatorie portano alla comparsa dei principali fattori di rischio cardiovascolari (FRC), ai fenomeni aterotrombotici e agli eventi cardiovascolari maggiori. Pertanto, è importante limitare lo stato dismetabolico/infiammatorio controllando l’insorgenza dell’obesità centrale dopo menopausa. L’aumento della mortalità per eventi vascolari nella donna dipende spesso anche da un ritardo del trattamento, anche per eventi acuti è necessario quindi sensibilizzare con campagne di prevenzione le donne in menopausa a riconoscere i sintomi associati ad eventi cardiovascolari per ricorrere più velocemente al trattamento e migliorare la prognosi.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"85 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-31","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"80953133","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-05-31DOI: 10.17473/1971-6818-2022-1-14
Ettore Antoncecchi, E. Orsini
Ringraziamo Franco Cosmi per le sue riflessioni critiche, certamente colte ed approfondite, sui risultati dello studio ARCA Registry, progettato e condotto da A.R.C.A. (Associazioni Regionali Cardiology Ambulatoriali) e recentemente pubblicato su International Journal of Cardiology (Int J Cardiol 2022; 352: 9-18). Molti dei commenti di Franco Cosmi sono assolutamente condivisibili, altri meno.
{"title":"Risposta degli Editors alla Lettera di Franco Cosmi","authors":"Ettore Antoncecchi, E. Orsini","doi":"10.17473/1971-6818-2022-1-14","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-14","url":null,"abstract":"Ringraziamo Franco Cosmi per le sue riflessioni critiche, certamente colte ed approfondite, sui risultati dello studio ARCA Registry, progettato e condotto da A.R.C.A. (Associazioni Regionali Cardiology Ambulatoriali) e recentemente pubblicato su International Journal of Cardiology (Int J Cardiol 2022; 352: 9-18). Molti dei commenti di Franco Cosmi sono assolutamente condivisibili, altri meno.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"38 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2022-05-31","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"74935974","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2022-03-22DOI: 10.17473/1971-6818-2021-4-3
Fabio Lattanzi, Erica Michelotti, Laura Meola
Gli episodi di scompenso cardiaco acuto sono conseguenti ad un rapido deterioramento delle funzioni cardiache, rappresentano una delle maggior cause di ricoveri ospedalieri e comportano una elevata mortalità intraospedaliera e nel medio termine dopo la dimissione. L’inquadramento clinico ed il conseguente trattamento sono resi difficoltosi dalle caratteristiche di eterogeneità di queste sindromi. Molteplici possono essere le cardiopatie basali, le cause scatenanti, le presentazioni cliniche, gli stati emodinamici, le risposte alla terapia. Un episodio di scompenso cardiaco può rappresentare il sintomo di esordio di una cardiopatia misconosciuta o la recidiva di instabilizzazione di cardiopatia cronica; le cause scatenati più frequenti possono essere individuate nelle sindromi coronariche acute, nelle tachiaritmie, negli squilibri ipertensivi ed idrici, nelle infezioni sistemiche. La presentazione clinica è diversa a seconda dello stato emodinamico, e valutare la presenza di congestione e di perfusione sistemica risulta di fondamentale ausilio per individuare diverse situazioni cliniche, che vanno dall’edema polmonare acuto allo shock cardiogeno, che richiedono trattamenti diversificati, con implicazioni prognostiche differenti. Il trattamento ha lo scopo di ristabilire lo stato emodinamico e le funzioni vitali, oltre migliorare i sintomi del paziente. I supporti respiratori in generale e i diuretici dell’ansa, nel paziente congesto sono quasi sempre necessari ed utili. Farmaci vasodilatatori, inotropi e vasopressori sono usati dipendentemente dai dati emodinamici e funzionali. Tutti questi farmaci, seppur utili nel contesto acuto, non hanno dimostrato un beneficio nella prognosi del paziente e devono essere usati con cautela perché gravati da effetti collaterali pericolosi. Per questo motivo il miglior trattamento dello scompenso cardiaco acuto è la prevenzione di episodi di instabilizzazione in pazienti con cardiopatia cronica. Correzione dei fattori di rischio, trattamento completo della cardiopatia strutturale, comprese procedure interventistiche ed elettrofisiologiche, terapia medica ottimale dello scompenso cronico basata sulle evidenze scientifiche, predisposizione di percorsi dedicati alla gestione ambulatoriale o domiciliare, sono i presidi che possono ridurre le recidive di scompenso ed il carico sociale ed economico correlato.
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