Pub Date : 2023-05-02DOI: 10.17473/1971-6818-2023-1-2
A. Ganau, Tonino Bullitta, M. Negri, Giovanni Gazale
Negli ultimi decenni l’aspettativa di vita si è allungata notevolmente. Allo stesso tempo, i cambiamenti demografici in atto stanno determinando un rapido aumento della popolazione anziana. Pertanto, l’aumento della longevità non si accompagna ad un proporzionale incremento della durata di vita in salute a causa della importante crescita delle malattie età-dipendenti. L’Italia è caratterizzata da una aspettativa di vita tra le più lunghe al mondo, dall’età media più alta in Europa, da una rapida crescita delle malattie croniche e dei relativi costi sanitari. L’invecchiamento della popolazione sta impattando pesantemente sul sistema sanitario, la cui organizzazione territoriale appare inadeguata a gestire la mole crescente di cronicità, come dimostrano le interminabili liste di attesa. La Missione 6 del PNRR prevede importanti investimenti anche nella riorganizzazione della sanità territoriale, con la creazione delle Case e degli Ospedali di Comunità e delle Centrali Operative territoriali e con l’attivazione della telemedicina per favorire la medicina di prossimità. In questa nuova organizzazione, va definito il ruolo della cardiologia territoriale nella gestione delle malattie cardiovascolari – che sono parte preminente della cronicità. Vanno precisati i rapporti con le Case e gli Ospedali della comunità e i loro professionisti, come pure gli strumenti e la formazione per le televisite, il telemonitoraggio e il teleconsulto. Infine, va compreso come portare a livello di popolazione la prevenzione primaria cardiovascolare. Per chiarire tutti questi aspetti è necessaria una tempestiva interlocuzione tra società cardiologiche, Ministero della Salute e Assessorati alla Sanità regionali.
{"title":"Quale futuro per la cardiologia ambulatoriale in una società che invecchia?","authors":"A. Ganau, Tonino Bullitta, M. Negri, Giovanni Gazale","doi":"10.17473/1971-6818-2023-1-2","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2023-1-2","url":null,"abstract":"Negli ultimi decenni l’aspettativa di vita si è allungata notevolmente. Allo stesso tempo, i cambiamenti demografici in atto stanno determinando un rapido aumento della popolazione anziana. Pertanto, l’aumento della longevità non si accompagna ad un proporzionale incremento della durata di vita in salute a causa della importante crescita delle malattie età-dipendenti. L’Italia è caratterizzata da una aspettativa di vita tra le più lunghe al mondo, dall’età media più alta in Europa, da una rapida crescita delle malattie croniche e dei relativi costi sanitari. L’invecchiamento della popolazione sta impattando pesantemente sul sistema sanitario, la cui organizzazione territoriale appare inadeguata a gestire la mole crescente di cronicità, come dimostrano le interminabili liste di attesa. La Missione 6 del PNRR prevede importanti investimenti anche nella riorganizzazione della sanità territoriale, con la creazione delle Case e degli Ospedali di Comunità e delle Centrali Operative territoriali e con l’attivazione della telemedicina per favorire la medicina di prossimità. In questa nuova organizzazione, va definito il ruolo della cardiologia territoriale nella gestione delle malattie cardiovascolari – che sono parte preminente della cronicità. Vanno precisati i rapporti con le Case e gli Ospedali della comunità e i loro professionisti, come pure gli strumenti e la formazione per le televisite, il telemonitoraggio e il teleconsulto. Infine, va compreso come portare a livello di popolazione la prevenzione primaria cardiovascolare. Per chiarire tutti questi aspetti è necessaria una tempestiva interlocuzione tra società cardiologiche, Ministero della Salute e Assessorati alla Sanità regionali.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"4 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-05-02","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"82085892","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Il trattamento della maggior parte delle dislipidemie ha come finalità principale la riduzione del rischio cardiovascolare e, nel caso delle gravi ipertrigliceridemie, la riduzione del rischio di pancreatiti ricorrenti. La terapia farmacologica delle dislipidemie, in genere personalizzata sul tipo di dislipidemia e sul rischio specifico per il paziente, deve essere associata ad un corretto stile dietetico. Ad oggi sono stati definiti “patterns” dietetici efficaci nel ridurre il rischio cardiovascolare (dieta mediterranea, dieta DASH, dieta vegetariana) e sono entrati a fare parte delle linee guida per il trattamento dei fattori di rischio cardiovascolari. Di contro, alcune dislipidemie genetiche rare necessitano di una dietoterapia specifica che deve essere impostata da un dietista esperto. I farmaci che si utilizzano per il trattamento delle ipercolesterolemie agiscono attraverso tre noti meccanismi: inibizione della sintesi, inibizione dell’assorbimento, inibizione di PCSK-9. Per il trattamento delle ipertrigliceridemie si utilizzano farmaci in grado di modulare l’espressione genica dei geni regolatori dei livelli di trigliceridi. In questa revisione verranno descritte brevemente tutte le classi di farmaci ipolipemizzanti attualmente disponibili in Italia specificando i dati di efficacia e sicurezza.
{"title":"Aspetti dietetici e farmacologici nelle dislipidemie","authors":"Elena Formisano, Elisa Proietti, Almina Bertolini, Valeria Spandonari Barreto, Livia Pisciotta","doi":"10.17473/1971-6818-2023-1-5","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2023-1-5","url":null,"abstract":"Il trattamento della maggior parte delle dislipidemie ha come finalità principale la riduzione del rischio cardiovascolare e, nel caso delle gravi ipertrigliceridemie, la riduzione del rischio di pancreatiti ricorrenti. La terapia farmacologica delle dislipidemie, in genere personalizzata sul tipo di dislipidemia e sul rischio specifico per il paziente, deve essere associata ad un corretto stile dietetico. Ad oggi sono stati definiti “patterns” dietetici efficaci nel ridurre il rischio cardiovascolare (dieta mediterranea, dieta DASH, dieta vegetariana) e sono entrati a fare parte delle linee guida per il trattamento dei fattori di rischio cardiovascolari. Di contro, alcune dislipidemie genetiche rare necessitano di una dietoterapia specifica che deve essere impostata da un dietista esperto. I farmaci che si utilizzano per il trattamento delle ipercolesterolemie agiscono attraverso tre noti meccanismi: inibizione della sintesi, inibizione dell’assorbimento, inibizione di PCSK-9. Per il trattamento delle ipertrigliceridemie si utilizzano farmaci in grado di modulare l’espressione genica dei geni regolatori dei livelli di trigliceridi. In questa revisione verranno descritte brevemente tutte le classi di farmaci ipolipemizzanti attualmente disponibili in Italia specificando i dati di efficacia e sicurezza.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"83 3-4","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-05-02","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"91470034","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-05-02DOI: 10.17473/1971-6818-2023-1-1
M. Uguccioni, G. Zito
Negli ultimi tre decenni una consistente mole di trial clinici cardiovascolari ha dimostrato che gli interventi farmacologici sono in grado di ridurre significativamente morbilità e mortalità cardiovascolare. Ciò nonostante, numerose survey, italiane ed internazionali, hanno dimostrato un largo sottoutilizzo dei trattamenti farmacologici raccomandati dalle linee guida. Tale sottoutilizzo deriva da numerosi fattori che vanno dalla scarsa aderenza da parte dei pazienti, all’inerzia terapeutica del medico, agli ostacoli organizzativi del sistema sanitario nel suo insieme. Ne consegue una sotto prescrizione e/o un sotto dosaggio dei trattamenti raccomandati, non in linea con le accomandazioni scientifiche ed il conseguente mancato raggiungimento degli obiettivi terapeutici. Con queste premesse, è naturale che in epoca di medicina basata sull’evidenza molti programmi per il miglioramento della qualità delle cure siano volti da un lato ad incrementare una appropriata prescrizione dei farmaci raccomandati dalle linee guida, dall’altro a ridurre le barriere culturali ed organizzative per una accettabile aderenza terapeutica. L’implementazione di terapie farmacologiche efficaci, a basso costo ed accessibili per la grande maggioranza dei pazienti deve essere considerata un indicatore di buona qualità complessiva dell’assistenza sanitaria.
{"title":"Politerapia e target terapeutici: dalla prevenzione cardiovascolare nel soggetto ad alto rischio agli obiettivi di salute","authors":"M. Uguccioni, G. Zito","doi":"10.17473/1971-6818-2023-1-1","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2023-1-1","url":null,"abstract":"Negli ultimi tre decenni una consistente mole di trial clinici cardiovascolari ha dimostrato che gli interventi farmacologici sono in grado di ridurre significativamente morbilità e mortalità cardiovascolare. Ciò nonostante, numerose survey, italiane ed internazionali, hanno dimostrato un largo sottoutilizzo dei trattamenti farmacologici raccomandati dalle linee guida. Tale sottoutilizzo deriva da numerosi fattori che vanno dalla scarsa aderenza da parte dei pazienti, all’inerzia terapeutica del medico, agli ostacoli organizzativi del sistema sanitario nel suo insieme. Ne consegue una sotto prescrizione e/o un sotto dosaggio dei trattamenti raccomandati, non in linea con le accomandazioni scientifiche ed il conseguente mancato raggiungimento degli obiettivi terapeutici. Con queste premesse, è naturale che in epoca di medicina basata sull’evidenza molti programmi per il miglioramento della qualità delle cure siano volti da un lato ad incrementare una appropriata prescrizione dei farmaci raccomandati dalle linee guida, dall’altro a ridurre le barriere culturali ed organizzative per una accettabile aderenza terapeutica. L’implementazione di terapie farmacologiche efficaci, a basso costo ed accessibili per la grande maggioranza dei pazienti deve essere considerata un indicatore di buona qualità complessiva dell’assistenza sanitaria.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"102 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-05-02","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"79406897","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-05-02DOI: 10.17473/1971-6818-2023-1-8
Elena Cosentini, Vanessa Bianconi, Federica Ricciutelli, M. Mannarino, M. Pirro
La lipoproteina(a) [Lp(a)] è una lipoproteina plasmatica a bassa densità strutturalmente simile ad una particella LDL, ma legata ad una molecola di apolipoproteina(a) tramite un ponte disolfuro. Da studi epidemiologici e genetici è emersa un’associazione diretta lineare tra i livelli circolanti di Lp(a) ed il rischio di malattia cardiovascolare su base aterosclerotica (ASCVD). Pertanto, la misurazione di Lp(a) è considerata rilevante ai fini della stratificazione del rischio cardiovascolare (CV). Più incerte sono invece le evidenze circa il possibile ruolo di Lp(a) come determinante di eventi trombotici venosi. Sulla base di queste premesse, la riduzione dei livelli circolanti di Lp(a) potrebbe rappresentare un elemento cruciale nell’ambito delle strategie di prevenzione CV. Tuttavia, sebbene varie strategie farmacologiche e non siano state proposte a tal fine, nessuna di esse ha mostrato un buon profilo di efficacia, sicurezza, e tollerabilità tale da giustificarne l’esteso impiego nella comune pratica clinica. Inoltre, non vi sono ad oggi studi clinici randomizzati controllati di fase 3 che abbiano dimostrato l’efficacia della riduzione dei livelli circolanti di Lp(a) in termini di riduzione del rischio CV. Lo sviluppo di terapie mirate per la riduzione dei livelli circolanti di Lp(a) rappresenta quindi una sfida attuale nell’ambito delle strategie di prevenzione CV.
{"title":"Lipoproteina(a): determinante misterioso di rischio atero-trombotico","authors":"Elena Cosentini, Vanessa Bianconi, Federica Ricciutelli, M. Mannarino, M. Pirro","doi":"10.17473/1971-6818-2023-1-8","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2023-1-8","url":null,"abstract":"La lipoproteina(a) [Lp(a)] è una lipoproteina plasmatica a bassa densità strutturalmente simile ad una particella LDL, ma legata ad una molecola di apolipoproteina(a) tramite un ponte disolfuro. Da studi epidemiologici e genetici è emersa un’associazione diretta lineare tra i livelli circolanti di Lp(a) ed il rischio di malattia cardiovascolare su base aterosclerotica (ASCVD). Pertanto, la misurazione di Lp(a) è considerata rilevante ai fini della stratificazione del rischio cardiovascolare (CV). Più incerte sono invece le evidenze circa il possibile ruolo di Lp(a) come determinante di eventi trombotici venosi. Sulla base di queste premesse, la riduzione dei livelli circolanti di Lp(a) potrebbe rappresentare un elemento cruciale nell’ambito delle strategie di prevenzione CV. Tuttavia, sebbene varie strategie farmacologiche e non siano state proposte a tal fine, nessuna di esse ha mostrato un buon profilo di efficacia, sicurezza, e tollerabilità tale da giustificarne l’esteso impiego nella comune pratica clinica. Inoltre, non vi sono ad oggi studi clinici randomizzati controllati di fase 3 che abbiano dimostrato l’efficacia della riduzione dei livelli circolanti di Lp(a) in termini di riduzione del rischio CV. Lo sviluppo di terapie mirate per la riduzione dei livelli circolanti di Lp(a) rappresenta quindi una sfida attuale nell’ambito delle strategie di prevenzione CV.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"5 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-05-02","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"88926261","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-05-02DOI: 10.17473/1971-6818-2023-1-7
Paola S. Morpurgo, Nadia Cerutti
Se l’effetto dell’iperglicemia e del diabete mellito conclamato sono ben chiari, negli ultimi anni anche le condizioni di disglicemia (o prediabete) hanno mostrato il loro impatto sull’incremento del rischio cardiovascolare. Dalla letteratura internazionale emerge che un trattamento precoce delle condizioni di disglicemia, soprattutto se associata alla dislipidemia e all’ipertensione arteriosa, è utile per ridurre il rischio cardiovascolare. Le opzioni terapeutiche, oltre alla modifica dello stile di vita e alla terapia dietetica, constano di farmaci con effetti ipoglicemizzante, insulinosensibilizzante e ipolipidemici. In questa condizione, non ancora malattia, però possono avere un ruolo anche i nutraceutici.
{"title":"Le relazioni pericolose: disglicemia e dislipidemia","authors":"Paola S. Morpurgo, Nadia Cerutti","doi":"10.17473/1971-6818-2023-1-7","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2023-1-7","url":null,"abstract":"Se l’effetto dell’iperglicemia e del diabete mellito conclamato sono ben chiari, negli ultimi anni anche le condizioni di disglicemia (o prediabete) hanno mostrato il loro impatto sull’incremento del rischio cardiovascolare. Dalla letteratura internazionale emerge che un trattamento precoce delle condizioni di disglicemia, soprattutto se associata alla dislipidemia e all’ipertensione arteriosa, è utile per ridurre il rischio cardiovascolare. Le opzioni terapeutiche, oltre alla modifica dello stile di vita e alla terapia dietetica, constano di farmaci con effetti ipoglicemizzante, insulinosensibilizzante e ipolipidemici. In questa condizione, non ancora malattia, però possono avere un ruolo anche i nutraceutici.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"9 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-05-02","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"89245771","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-05-02DOI: 10.17473/1971-6818-2023-1-9
G. Zanini, L. Rodella, M. Triggiani, F. Bellandi, G. De Cicco, G. Pasini
Dabigatran has been approved for prevention of thromboembolic complications in non-valvular atrial fibrillation. We present a case of a mechanical prosthetic mitral valve thrombosis during anticoagulation with dabigatran, switched in the last three months after 10 years treatment with warfarin. The patient presented with acute respiratory failure and decompensated heart failure. She was initially treated with unfractioned heparin and then was sent for emergency surgery for cardiogenic shock. As emerging from contemporary evidence and as recommended by guidelines, dabigatran, as well as the other direct oral anticoagulants, should be avoided in patients with mechanical valve prosthesis. Echocardiography is indicated if dyspnoea develops in such patients.
{"title":"Mechanical prosthetic mitral valve thrombosis during dabigatran treatment","authors":"G. Zanini, L. Rodella, M. Triggiani, F. Bellandi, G. De Cicco, G. Pasini","doi":"10.17473/1971-6818-2023-1-9","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2023-1-9","url":null,"abstract":"Dabigatran has been approved for prevention of thromboembolic complications in non-valvular atrial fibrillation. We present a case of a mechanical prosthetic mitral valve thrombosis during anticoagulation with dabigatran, switched in the last three months after 10 years treatment with warfarin. The patient presented with acute respiratory failure and decompensated heart failure. She was initially treated with unfractioned heparin and then was sent for emergency surgery for cardiogenic shock. As emerging from contemporary evidence and as recommended by guidelines, dabigatran, as well as the other direct oral anticoagulants, should be avoided in patients with mechanical valve prosthesis. Echocardiography is indicated if dyspnoea develops in such patients.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"8 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-05-02","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"76391158","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-05-02DOI: 10.17473/1971-6818-2023-1-3
Patrizia Suppressa
L’ipercolesterolemia familiare omozigote (HoFH) è una rara patologia genetica del metabolismo lipidico, caratterizzata dalla presenza fin dalla nascita di elevati livelli ematici di colesterolo LDL, in genere superiori a 500 mg/dl, e di un’aterosclerosi precoce e accelerata, che porta al verificarsi di eventi cardiovascolari maggiori già nella prima decade di vita. È una patologia trasmessa con modalità autosomica codominante; le varianti patogenetiche riguardano principalmente i geni che codificano per LDL-R, APOB, PCSK9. I principali obiettivi nella gestione dell’ipercolesterolemia familiare omozigote sono la prevenzione della malattia aterosclerotica, attraverso un immediato e completocontrollo della ipercolesterolemia, e la diagnosi precoce delle complicanze, con particolare attenzione all’occlusione ostiale coronarica e alla stenosi aortica. Tra le strategie terapeutiche attualmente disponibili l’interesse è rivolto principalmente verso quei farmaci la cui attività è indipendente dall’attività residua del recettore per l’LDL: lomitapide ed evinacumab, ad esempio hanno mostrato una capacità di riduzione del C-LDL maggiore del 50% anche nei pazienti con mutazioni nulle (dove gli inibitori di PCSK9 non sono efficaci) e rappresentano un grande speranza per la prognosi di questi pazienti. È necessario aumentare la sensibilità nei confronti di questa patologia, ancora troppo spesso non diagnosticata o diagnosticata tardivamente, perché soltanto la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo si possono ridurre le complicanze cardiovascolari e l’elevata morbilità e mortalità che caratterizzano ancora oggi questa malattia.
{"title":"Ipercolesterolemia familiare omozigote. Esperienza clinica di un Centro di riferimento","authors":"Patrizia Suppressa","doi":"10.17473/1971-6818-2023-1-3","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2023-1-3","url":null,"abstract":"L’ipercolesterolemia familiare omozigote (HoFH) è una rara patologia genetica del metabolismo lipidico, caratterizzata dalla presenza fin dalla nascita di elevati livelli ematici di colesterolo LDL, in genere superiori a 500 mg/dl, e di un’aterosclerosi precoce e accelerata, che porta al verificarsi di eventi cardiovascolari maggiori già nella prima decade di vita. È una patologia trasmessa con modalità autosomica codominante; le varianti patogenetiche riguardano principalmente i geni che codificano per LDL-R, APOB, PCSK9. I principali obiettivi nella gestione dell’ipercolesterolemia familiare omozigote sono la prevenzione della malattia aterosclerotica, attraverso un immediato e completocontrollo della ipercolesterolemia, e la diagnosi precoce delle complicanze, con particolare attenzione all’occlusione ostiale coronarica e alla stenosi aortica. Tra le strategie terapeutiche attualmente disponibili l’interesse è rivolto principalmente verso quei farmaci la cui attività è indipendente dall’attività residua del recettore per l’LDL: lomitapide ed evinacumab, ad esempio hanno mostrato una capacità di riduzione del C-LDL maggiore del 50% anche nei pazienti con mutazioni nulle (dove gli inibitori di PCSK9 non sono efficaci) e rappresentano un grande speranza per la prognosi di questi pazienti. È necessario aumentare la sensibilità nei confronti di questa patologia, ancora troppo spesso non diagnosticata o diagnosticata tardivamente, perché soltanto la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo si possono ridurre le complicanze cardiovascolari e l’elevata morbilità e mortalità che caratterizzano ancora oggi questa malattia.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"83 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-05-02","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"80983105","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-05-02DOI: 10.17473/1971-6818-2023-1-4
Sergio Agosti, Laura Casalino, Milena Aste, G. Zito
Il trattamento delle dislipidemie ha subito un grosso impulso dopo la pubblicazione delle ultime Linee Guida Europee del 2019. In tali LG si conferma come la riduzione assoluta delle LDL sia proporzionale alla riduzione del rischio cardiovascolare, come l’abbassamento delle LDL (con statine, ezetimibe e PCSK9) sia sicuro ed efficace anche per valori inferiori a 55 mg/dl, e come l’intensità del trattamento dovrebbe basarsi sul profilo di rischio del paziente, indipendentemente dalle cause del rischio stesso (prevenzione primaria o secondaria) e dal valore di LDL al baseline. A fronte di tali raccomandazioni ad oggi purtroppo la percentuale di pazienti ad alto e altissimo rischio che raggiungono i target LDL raccomandati è circa il 20%. Tale forte discrepanza tra evidenze scientifiche e pratica clinica dipende da molteplici fattori che abbiamo voluto affrontare nel nostro articolo, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza del lettore dell’importanza del trattamento dell’ipercolesterolemia e di quali strumenti mettere in atto per superare la nostra inerzia terapeutica
{"title":"Pazienti eleggibili al trattamento con inibitori dei PCSK9: quali e quando?","authors":"Sergio Agosti, Laura Casalino, Milena Aste, G. Zito","doi":"10.17473/1971-6818-2023-1-4","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2023-1-4","url":null,"abstract":"Il trattamento delle dislipidemie ha subito un grosso impulso dopo la pubblicazione delle ultime Linee Guida Europee del 2019. In tali LG si conferma come la riduzione assoluta delle LDL sia proporzionale alla riduzione del rischio cardiovascolare, come l’abbassamento delle LDL (con statine, ezetimibe e PCSK9) sia sicuro ed efficace anche per valori inferiori a 55 mg/dl, e come l’intensità del trattamento dovrebbe basarsi sul profilo di rischio del paziente, indipendentemente dalle cause del rischio stesso (prevenzione primaria o secondaria) e dal valore di LDL al baseline. A fronte di tali raccomandazioni ad oggi purtroppo la percentuale di pazienti ad alto e altissimo rischio che raggiungono i target LDL raccomandati è circa il 20%. Tale forte discrepanza tra evidenze scientifiche e pratica clinica dipende da molteplici fattori che abbiamo voluto affrontare nel nostro articolo, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza del lettore dell’importanza del trattamento dell’ipercolesterolemia e di quali strumenti mettere in atto per superare la nostra inerzia terapeutica","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"93 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-05-02","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"79048236","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-05-02DOI: 10.17473/1971-6818-2023-1-6
F. Sacchitelli
L’alimentazione non corretta, il sovrappeso e l’obesità sono importanti fattori di rischio per l’insorgenza delle dislipidemie secondarie, che a loro volta rientrano tra le patologie responsabili delle prime cause di morte in Italia. Gli esperti della nutrizione hanno il compito di guidare i pazienti verso il raggiungimento del peso ideale e del miglioramento del profilo lipidico ed ematochimico in generale. Studi dimostrano come un dimagrimento di 5 Kg porta a una riduzione significativa dei livelli di colesterolemia e trigliceridemia con effetti positivi anche sul quadro ipertensivo. Inoltre, la scienza riporta costantemente studi che dimostrano l’efficacia puntuale dei singoli alimenti o gruppi di alimenti nel trattamento delle dislipidemie secondarie. L’aspetto nutrizionale dunque è oggi considerato facente parte del processo assistenziale dei pazienti e deve essere concretizzato attraverso decisioni chiare e obiettivi specifici. I piani nutrizionali devono essere bilanciati e allo stesso tempo si deve porre attenzione all’eventualità di raccomandare specifici gruppi alimentari o escluderne altri.
{"title":"Come disegnare la dieta ideale per un paziente dislipidemico","authors":"F. Sacchitelli","doi":"10.17473/1971-6818-2023-1-6","DOIUrl":"https://doi.org/10.17473/1971-6818-2023-1-6","url":null,"abstract":"L’alimentazione non corretta, il sovrappeso e l’obesità sono importanti fattori di rischio per l’insorgenza delle dislipidemie secondarie, che a loro volta rientrano tra le patologie responsabili delle prime cause di morte in Italia. Gli esperti della nutrizione hanno il compito di guidare i pazienti verso il raggiungimento del peso ideale e del miglioramento del profilo lipidico ed ematochimico in generale. Studi dimostrano come un dimagrimento di 5 Kg porta a una riduzione significativa dei livelli di colesterolemia e trigliceridemia con effetti positivi anche sul quadro ipertensivo. Inoltre, la scienza riporta costantemente studi che dimostrano l’efficacia puntuale dei singoli alimenti o gruppi di alimenti nel trattamento delle dislipidemie secondarie. L’aspetto nutrizionale dunque è oggi considerato facente parte del processo assistenziale dei pazienti e deve essere concretizzato attraverso decisioni chiare e obiettivi specifici. I piani nutrizionali devono essere bilanciati e allo stesso tempo si deve porre attenzione all’eventualità di raccomandare specifici gruppi alimentari o escluderne altri.","PeriodicalId":9447,"journal":{"name":"CARDIOLOGIA AMBULATORIALE","volume":"67 2 1","pages":""},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2023-05-02","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"88472515","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Pub Date : 2023-03-14DOI: 10.17473/1971-6818-2022-4-3
A. Giordani, Anna Baritussio, S. Iliceto, R. Marcolongo, A. L. Caforio
Il ruolo del sistema immunitario nelle patologie cardiovascolari è sempre più riconosciuto come fondamentale, sia in termini di meccanismi eziologici primari in molteplici patologie, come la miocardite autoimmune e la pericardite idiopatica recidivante, sia come cofattore nella progressione di plurimi processi di malattia, come l’aterosclerosi. La gestione dell’ambulatorio di cardio-immunologia richiede la collaborazione integrata di un team di specialisti, primi tra i quali il Cardiologo e l’Immunologo, per una esaustiva presa in carico di pazienti con patologie spesso ad elevato carico assistenziale. Un esempio della necessità del management condiviso del paziente cardio-immunologico è la gestione della terapia immunosoppressiva e/o immunomodulante, intrapresa in una quota sempre maggiore di casi. Obiettivo di questo lavoro è la presentazione delle patologie più comunemente affrontate nell’ambito della cardio-immunologia, con particolare riguardo alla gestione ambulatoriale, la discussione degli aspetti clinici più rilevanti della gestione condivisa della terapia immunosoppressiva e la presentazione delle sfide future nell’orizzonte della cardio-immunologia.
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