We propose a new interpretation of objective probability in statistical physics based on physical computational complexity. This notion applies to a single physical system (be it an experimental set-up in the lab, or a subsystem of the universe), and quantifies (1) the difficulty to realize a physical state given another, (2) the ‘distance’ (in terms of physical resources) between a physical state and another, and (3) the size of the set of time-complexity functions that are compatible with the physical resources required to reach a physical state from another. This view (a) exorcises ‘ignorance’ from statistical physics, and (b) underlies a new interpretation to non-relativistic quantum mechanics.
{"title":"Counting steps: a finitist approach to objective probability in physics","authors":"A. Hagar, G. Sergioli","doi":"10.3280/EPIS2014-002006","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/EPIS2014-002006","url":null,"abstract":"We propose a new interpretation of objective probability in statistical physics based on physical computational complexity. This notion applies to a single physical system (be it an experimental set-up in the lab, or a subsystem of the universe), and quantifies (1) the difficulty to realize a physical state given another, (2) the ‘distance’ (in terms of physical resources) between a physical state and another, and (3) the size of the set of time-complexity functions that are compatible with the physical resources required to reach a physical state from another. This view (a) exorcises ‘ignorance’ from statistical physics, and (b) underlies a new interpretation to non-relativistic quantum mechanics.","PeriodicalId":50506,"journal":{"name":"Epistemologia","volume":"1 1","pages":"262-275"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"70120433","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Il presente lavoro si propone di riflettere sul ruolo delle "abilita tacite" nel processo conoscitivo, questione oggi assai dibattuta, in particolare nell’ambito delle neuroscienze. Come e noto, e stato Michael Polanyi ad introdurre, nel dibattito epistemologico il concetto di abilita pratiche preverbali. Per questo, nella prima parte del saggio, verra approfondito il rapporto che Polanyi delinea tra conoscenza tacita e conoscenza esplicita. Per chiarire il punto di vista di Polanyi, il suo pensiero verra contestualizzato attraverso un confronto con alcuni aspetti dell’epistemologia kuhniana. Il confronto tra Polanyi e Kuhn, lascera emergere, nella seconda parte, una serie di nodi problematici legati al ruolo delle abilita "tacite" nel processo della scoperta scientifica. L’idea di un ambito "tacito" del conoscere, difficilmente accessibile o traducibile nel linguaggio articolato, crea, infatti, una serie di problemi, in particolare per la scienza, nella quale la mediazione linguistica dovrebbe essere presente fin dall’inizio. Il rischio che si corre, altrimenti, e quello di ostacolare ogni attivita di ricerca, negando la possibilita stessa di comunicare i risultati sperimentali. Oggi le neuroscienze, facendo proprio il concetto polanyiano di "abilita preverbali", cercano di dare alcune risposte a tali questioni; per questo, nell’ultima parte del lavoro, attraverso una serie di esempi, emergeranno i tentativi, piu o meno riusciti, da parte dei neuroscienziati, di tradurre il rapporto tra conoscenza tacita e conoscenza esplicita, a livello neurale.
{"title":"Thomas S. kuhn e Michael Polanyi: uno studio sulle \"abilità preverbali\"","authors":"Alfio Allò","doi":"10.3280/EPIS2014-002009","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/EPIS2014-002009","url":null,"abstract":"Il presente lavoro si propone di riflettere sul ruolo delle \"abilita tacite\" nel processo conoscitivo, questione oggi assai dibattuta, in particolare nell’ambito delle neuroscienze. Come e noto, e stato Michael Polanyi ad introdurre, nel dibattito epistemologico il concetto di abilita pratiche preverbali. Per questo, nella prima parte del saggio, verra approfondito il rapporto che Polanyi delinea tra conoscenza tacita e conoscenza esplicita. Per chiarire il punto di vista di Polanyi, il suo pensiero verra contestualizzato attraverso un confronto con alcuni aspetti dell’epistemologia kuhniana. Il confronto tra Polanyi e Kuhn, lascera emergere, nella seconda parte, una serie di nodi problematici legati al ruolo delle abilita \"tacite\" nel processo della scoperta scientifica. L’idea di un ambito \"tacito\" del conoscere, difficilmente accessibile o traducibile nel linguaggio articolato, crea, infatti, una serie di problemi, in particolare per la scienza, nella quale la mediazione linguistica dovrebbe essere presente fin dall’inizio. Il rischio che si corre, altrimenti, e quello di ostacolare ogni attivita di ricerca, negando la possibilita stessa di comunicare i risultati sperimentali. Oggi le neuroscienze, facendo proprio il concetto polanyiano di \"abilita preverbali\", cercano di dare alcune risposte a tali questioni; per questo, nell’ultima parte del lavoro, attraverso una serie di esempi, emergeranno i tentativi, piu o meno riusciti, da parte dei neuroscienziati, di tradurre il rapporto tra conoscenza tacita e conoscenza esplicita, a livello neurale.","PeriodicalId":50506,"journal":{"name":"Epistemologia","volume":"1 1","pages":"302-323"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"70119976","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
In the paper I sketch some rudiments of the system of logic known as "Dialogical Logic", introduced in the 60’s by the German logicians Paul Lorenzen and Kuno Lorenz. First, I present shape and functions of the dialogical tableaux, the notational device that distinguishes this approach to logic. Then, I sum up the principles of dialogical logic highlighting three kinds of rules, that also constitutes three different levels of semantics: (i) particle rules, that fix the "local semantics", (ii) structural rules that fix the "global semantics", (iii) justification rules for prime formulae, that fix the "content semantics". For each level, I elucidate tasks and goals of the rules, stressing how the dialogical apparatus grasps the difference between intuitionistic and classical logic. Finally, I briefly compare the dialogical, the prooftheoretic and the model-theoretic approach to logic, claiming that the preeminence of the pragmatic dimension in dialogical logic is not reducible to the usual way to interpret syntax and semantics. Nell’articolo delineo brevemente alcuni contorni del sistema di logica conosciuto come Logica Dialogica, introdotto negli anni Sessanta dai logici tedeschi Paul Lorenzen e Kuno Lorenz. Per prima cosa, presento struttura e funzione dei tableaux dialogici, lo strumento notazionale che caratterizza questo approccio alla logica. In secondo luogo, sintetizzo i principi della logica dialogica presentando tre tipi di regole, che contemporaneamente costituiscono tre livelli differenti di semantica: (i) le regole per le particelle logiche, che fissano la "semantica locale"; (ii) le regole strutturali, che fissano la "semantica globale"; (iii) le regole di giustificazione per le formule atomiche, che fissano il "contenuto" del dialogo. Per ogni livello, spiego funzione e finalita di queste regole, soffermandomi su come tale apparato renda conto della differenza tra logica classica e intuizionista. Infine, confronto brevemente gli approcci alla logica di tipo dialogico, modellistico e di teoria della dimostrazione, sostenendo che la preminenza della dimensione pragmatica nella logica dialogica non e riducibile al consueto modo di intendere la sintassi e la semantica.
{"title":"Dialogical logic: beyond syntax and semantics?","authors":"Guido Del Din","doi":"10.3280/EPIS2014-002007","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/EPIS2014-002007","url":null,"abstract":"In the paper I sketch some rudiments of the system of logic known as \"Dialogical Logic\", introduced in the 60’s by the German logicians Paul Lorenzen and Kuno Lorenz. First, I present shape and functions of the dialogical tableaux, the notational device that distinguishes this approach to logic. Then, I sum up the principles of dialogical logic highlighting three kinds of rules, that also constitutes three different levels of semantics: (i) particle rules, that fix the \"local semantics\", (ii) structural rules that fix the \"global semantics\", (iii) justification rules for prime formulae, that fix the \"content semantics\". For each level, I elucidate tasks and goals of the rules, stressing how the dialogical apparatus grasps the difference between intuitionistic and classical logic. Finally, I briefly compare the dialogical, the prooftheoretic and the model-theoretic approach to logic, claiming that the preeminence of the pragmatic dimension in dialogical logic is not reducible to the usual way to interpret syntax and semantics. Nell’articolo delineo brevemente alcuni contorni del sistema di logica conosciuto come Logica Dialogica, introdotto negli anni Sessanta dai logici tedeschi Paul Lorenzen e Kuno Lorenz. Per prima cosa, presento struttura e funzione dei tableaux dialogici, lo strumento notazionale che caratterizza questo approccio alla logica. In secondo luogo, sintetizzo i principi della logica dialogica presentando tre tipi di regole, che contemporaneamente costituiscono tre livelli differenti di semantica: (i) le regole per le particelle logiche, che fissano la \"semantica locale\"; (ii) le regole strutturali, che fissano la \"semantica globale\"; (iii) le regole di giustificazione per le formule atomiche, che fissano il \"contenuto\" del dialogo. Per ogni livello, spiego funzione e finalita di queste regole, soffermandomi su come tale apparato renda conto della differenza tra logica classica e intuizionista. Infine, confronto brevemente gli approcci alla logica di tipo dialogico, modellistico e di teoria della dimostrazione, sostenendo che la preminenza della dimensione pragmatica nella logica dialogica non e riducibile al consueto modo di intendere la sintassi e la semantica.","PeriodicalId":50506,"journal":{"name":"Epistemologia","volume":"1 1","pages":"276-288"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"70120438","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Wilhelm Dilthey’s exploration of the scientific status of disciplines such as history, sociology, etc. (which he calls the spiritual sciences) is grounded on a detailed attempt of demarcation between these sciences and the natural sciences. Backbone elements of his categorization are contextualization vs. decontextualization, internal vs. external subject matter, singular vs. universal description, understanding vs. explanation, ethical relevance vs. irrelevance. As a consequence, a long-standing, popular separation between the so-called two cultures found an institutionalization at the academic level. By referring to each of these items, I propose here a collection of arguments towards a perspective in which this separation is not only reduced, but an unification is attempted in an unexpected direction: there are the natural sciences which should fundamentally be seen as spiritual sciences, rather than the opposite. In the long term, a reflection on this may lead to a cultural shift in how natural sciences are perceived, inside and outside academy, and in the methods in which both kind of sciences are explored. L’esplorazione di Wilhelm Dilthey dello statuto di discipline quali storia, sociologia, ecc. (chiamate scienze dello spirito) e fondata su un dettagliato tentativo di demarcazione tra queste scienze e le scienze della natura. Gli elementi portanti di tale categorizzazione sono contestualizzazione o decontestualizzazione, internalita o esternalita dell’oggetto di studio, singolarita o universalita, comprensione o spiegazione, rilevanza o irrilevanza etica. Come conseguenza, e stata istituzionalizzata sul piano accademico quella separazione da molto tempo percepita a livello popolare e detta delle due culture. Facendo riferimento a ciascun elemento, propongo qui una serie di argomenti in favore di una prospettiva non solo di unificazione, ma, se di unificazione si puo parlare, in una direzione inaspettata: sono le scienze naturali che possono essere viste essenzialmente come delle scienze dello spirito, e non viceversa. Sul lungo periodo, una riflessione in tal senso potrebbe portare a uno shift culturale nel modo in cui le scienze delle natura sono percepite, dentro e fuori l’accademia, e nei metodi in cui entrambe le categorie di scienze sono indagate.
威廉·狄尔泰(Wilhelm Dilthey)对历史、社会学等学科(他称之为精神科学)的科学地位的探索,是基于对这些科学与自然科学之间划分的详细尝试。他的分类的主要元素是语境化与非语境化,内部与外部主题,单一与普遍描述,理解与解释,伦理相关性与无关性。因此,所谓的两种文化之间长期流行的分离在学术层面上找到了制度化。通过引用这些项目,我在这里提出了一系列的论点,这些论点指向一个观点,在这个观点中,这种分离不仅减少了,而且在一个意想不到的方向上试图实现统一:有些自然科学应该从根本上被视为精神科学,而不是相反。从长远来看,对这一问题的反思可能会导致学术界内外对自然科学的认知方式的文化转变,以及两种科学探索的方法的转变。威廉·狄尔泰的研究:学科、质量、故事、社会学等。(中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:中文:要素的重要性:分类性与争议性与反争议性、内在性与外在性、单一性与普遍性、综合性与特殊性、创造性与非创造性。conseguenza, e占据istituzionalizzata南钢琴accademico quella separazione da甚节奏percepita意大利人民livello e detta delle由于文化。从本质上讲,不同的观点是不同的,不同的观点是不同的,不同的观点是不同的,不同的观点是不同的,不同的观点是不同的,不同的观点是不同的,不同的观点是不同的,不同的观点是不同的,不同的观点是不同的,不同的观点是不同的。在不同的时期,不同的感官知觉模式是不同的文化模式,不同的感官知觉模式是不同的文化模式,不同的感官知觉模式是不同的,不同的感官知觉模式是不同的。
{"title":"Overturning Dilthey’s view on natural sciences","authors":"L. Colletti","doi":"10.3280/EPIS2014-002002","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/EPIS2014-002002","url":null,"abstract":"Wilhelm Dilthey’s exploration of the scientific status of disciplines such as history, sociology, etc. (which he calls the spiritual sciences) is grounded on a detailed attempt of demarcation between these sciences and the natural sciences. Backbone elements of his categorization are contextualization vs. decontextualization, internal vs. external subject matter, singular vs. universal description, understanding vs. explanation, ethical relevance vs. irrelevance. As a consequence, a long-standing, popular separation between the so-called two cultures found an institutionalization at the academic level. By referring to each of these items, I propose here a collection of arguments towards a perspective in which this separation is not only reduced, but an unification is attempted in an unexpected direction: there are the natural sciences which should fundamentally be seen as spiritual sciences, rather than the opposite. In the long term, a reflection on this may lead to a cultural shift in how natural sciences are perceived, inside and outside academy, and in the methods in which both kind of sciences are explored. L’esplorazione di Wilhelm Dilthey dello statuto di discipline quali storia, sociologia, ecc. (chiamate scienze dello spirito) e fondata su un dettagliato tentativo di demarcazione tra queste scienze e le scienze della natura. Gli elementi portanti di tale categorizzazione sono contestualizzazione o decontestualizzazione, internalita o esternalita dell’oggetto di studio, singolarita o universalita, comprensione o spiegazione, rilevanza o irrilevanza etica. Come conseguenza, e stata istituzionalizzata sul piano accademico quella separazione da molto tempo percepita a livello popolare e detta delle due culture. Facendo riferimento a ciascun elemento, propongo qui una serie di argomenti in favore di una prospettiva non solo di unificazione, ma, se di unificazione si puo parlare, in una direzione inaspettata: sono le scienze naturali che possono essere viste essenzialmente come delle scienze dello spirito, e non viceversa. Sul lungo periodo, una riflessione in tal senso potrebbe portare a uno shift culturale nel modo in cui le scienze delle natura sono percepite, dentro e fuori l’accademia, e nei metodi in cui entrambe le categorie di scienze sono indagate.","PeriodicalId":50506,"journal":{"name":"Epistemologia","volume":"1 1","pages":"202-216"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"70119643","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
An explicative analysis of the concept of risk must take into account that risk assessment depends on individual beliefs and evaluations. A key point is the concept of harm, which appears to be subjective. One of the constitutive aspects of this concept is reference to values, which is also present in the statistical hypothesis testing, specifically when oriented to decision making in practical contexts. It is highlighted that some difficulties are found in specifying the ways in which the subjectivity and the values are to be taken into consideration in order to obtain a better understanding of the concept of risk. Un’analisi esplicativa del concetto di rischio deve tener conto della dipendenza della valutazione del rischio da credenze e valutazioni individuali. Un punto chiave e costituito dal concetto di danno, che sembra essere soggettivo. Uno degli aspetti costitutivi di questo concetto e il riferimento a valori che e presente anche nella verifica statistica di ipotesi, in particolare quando questa e finalizzata alla presa di decisione nei contesti pratici. Si mettono in evidenza alcune difficolta che si incontrano nello specificare i modi nei quali la soggettivita e i valori sono da prendere in considerazione allo scopo di ottenere una migliore comprensione del concetto di rischio.
对风险概念的解释性分析必须考虑到风险评估取决于个人的信念和评价。一个关键点是伤害的概念,这似乎是主观的。这一概念的一个构成方面是对价值的参考,这也存在于统计假设检验中,特别是在实际情况下面向决策时。报告强调指出,为了更好地理解风险的概念,在具体说明如何考虑主观性和价值方面存在一些困难。从具体的角度分析,从价值的角度分析,从具体的角度分析,从价值的角度分析,从个人的角度分析,从价值的角度分析。当我们想要建立一个完整的概念时,我们需要一个完整的概念。具体而言,本研究的主要内容是分析、分析、分析、评估、评估、评估、评估、评估、评估、评估、评估、评估、评估、评估和评估。如果mettono在evidenza alcune difficolta切Si incontrano nello specificare我莫迪nei合格la soggettivita e valori园子da prendere considerazione喂scopo di ottenere una米利comprensione del di rischio造作文体。
{"title":"Normative facets of risk","authors":"D. Chiffi, P. Giaretta","doi":"10.3280/EPIS2014-002003","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/EPIS2014-002003","url":null,"abstract":"An explicative analysis of the concept of risk must take into account that risk assessment depends on individual beliefs and evaluations. A key point is the concept of harm, which appears to be subjective. One of the constitutive aspects of this concept is reference to values, which is also present in the statistical hypothesis testing, specifically when oriented to decision making in practical contexts. It is highlighted that some difficulties are found in specifying the ways in which the subjectivity and the values are to be taken into consideration in order to obtain a better understanding of the concept of risk. Un’analisi esplicativa del concetto di rischio deve tener conto della dipendenza della valutazione del rischio da credenze e valutazioni individuali. Un punto chiave e costituito dal concetto di danno, che sembra essere soggettivo. Uno degli aspetti costitutivi di questo concetto e il riferimento a valori che e presente anche nella verifica statistica di ipotesi, in particolare quando questa e finalizzata alla presa di decisione nei contesti pratici. Si mettono in evidenza alcune difficolta che si incontrano nello specificare i modi nei quali la soggettivita e i valori sono da prendere in considerazione allo scopo di ottenere una migliore comprensione del concetto di rischio.","PeriodicalId":50506,"journal":{"name":"Epistemologia","volume":"1 1","pages":"217-233"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"70120170","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Donald Davidson inaugurated an extremely promising and fruitful way of thinking about how thought responds to the world. He attempted to show that intelligibility and responsiveness to the world are closely tied. A critical mass of thoughts large enough to be semantically self-standing - does not require the contribution of any further thought to be understood - has to be, in some measure, already in contact with the world. Davidson’s original insight contrasts with the commonly held idea that there should be specific points where thought makes contact with the world - the idea that fuels what we shall label ‘the bottleneck picture of how thought connects with the world’. Once we fully exorcise this picture, it makes no sense to ask what we know if it becomes clear that we know. In this paper we intend to debunk this picture and to draw consequences for a thoroughly holistic picture of human knowledge.
{"title":"I only know that i know a lot: holism and knowledge","authors":"Hilan Bensusan, M. Pinedo","doi":"10.3280/EPIS2014-002004","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/EPIS2014-002004","url":null,"abstract":"Donald Davidson inaugurated an extremely promising and fruitful way of thinking about how thought responds to the world. He attempted to show that intelligibility and responsiveness to the world are closely tied. A critical mass of thoughts large enough to be semantically self-standing - does not require the contribution of any further thought to be understood - has to be, in some measure, already in contact with the world. Davidson’s original insight contrasts with the commonly held idea that there should be specific points where thought makes contact with the world - the idea that fuels what we shall label ‘the bottleneck picture of how thought connects with the world’. Once we fully exorcise this picture, it makes no sense to ask what we know if it becomes clear that we know. In this paper we intend to debunk this picture and to draw consequences for a thoroughly holistic picture of human knowledge.","PeriodicalId":50506,"journal":{"name":"Epistemologia","volume":"1 1","pages":"234-254"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"70120222","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
L’articolo sostiene che e possibile dubitare di dubitare e ritiene che la funzione dei dubbi di secondo grado sia quella di stimolare la ricerca in nuove direzioni, in modo da superare i dubbi di primo grado. Tali dubbi possono riguardare sia il conoscere che il credere e in particolare la credenza come disposizione ad agire. Il dubitare stesso puo essere concepito come una credenza parziale (e il dubitare di dubitare come una credenza parziale su una credenza parziale) quando ragioni diverse spingono in direzioni opposte.
{"title":"Possiamo dubitare di dubitare","authors":"Giovanni Tuzet","doi":"10.3280/EPIS2014-002005","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/EPIS2014-002005","url":null,"abstract":"L’articolo sostiene che e possibile dubitare di dubitare e ritiene che la funzione dei dubbi di secondo grado sia quella di stimolare la ricerca in nuove direzioni, in modo da superare i dubbi di primo grado. Tali dubbi possono riguardare sia il conoscere che il credere e in particolare la credenza come disposizione ad agire. Il dubitare stesso puo essere concepito come una credenza parziale (e il dubitare di dubitare come una credenza parziale su una credenza parziale) quando ragioni diverse spingono in direzioni opposte.","PeriodicalId":50506,"journal":{"name":"Epistemologia","volume":"37 1","pages":"255-261"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"70120273","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Scopo del presente lavoro e proporre una critica del colloquio terapeutico per mostrarne la bassa rilevanza epistemologica, qualunque sia il metodo adottato. Si sono dunque prese in esame le molteplici variabili implicite nelle relazioni che caratterizzano il sistema metodo-terapeuta-paziente, mostrando che non e passibile di un controllo adeguato. In pratica e possibile parlare di incognite che influenzano quanto la terapia viene a produrre, che rivelano un livello di "oggettivita" inadeguato nell’arbitrarieta delle interpretazioni che i singoli terapeuti "agiscono" all’interno della teoria (o delle teorie) di riferimento. Sono stati in tal modo tracciati i presupposti adatti a far comprendere la necessita di una variazione radicale dell’impostazione teorica e metodologica che guida oggi la psicoterapia.
{"title":"Valore epistemologico del colloquio terapeutico","authors":"Alfio Allò","doi":"10.3280/EPIS2014-002008","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/EPIS2014-002008","url":null,"abstract":"Scopo del presente lavoro e proporre una critica del colloquio terapeutico per mostrarne la bassa rilevanza epistemologica, qualunque sia il metodo adottato. Si sono dunque prese in esame le molteplici variabili implicite nelle relazioni che caratterizzano il sistema metodo-terapeuta-paziente, mostrando che non e passibile di un controllo adeguato. In pratica e possibile parlare di incognite che influenzano quanto la terapia viene a produrre, che rivelano un livello di \"oggettivita\" inadeguato nell’arbitrarieta delle interpretazioni che i singoli terapeuti \"agiscono\" all’interno della teoria (o delle teorie) di riferimento. Sono stati in tal modo tracciati i presupposti adatti a far comprendere la necessita di una variazione radicale dell’impostazione teorica e metodologica che guida oggi la psicoterapia.","PeriodicalId":50506,"journal":{"name":"Epistemologia","volume":"36 1","pages":"289-302"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2015-02-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"70120444","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
E controversa la questione di quale sia il ruolo teorico del sistema periodico degli elementi nella Chimica classica: ad es., una legge empirica, una teoria, un sistema classificatorio, ecc. Il problema e aggravato dal fatto che i filosofi della scienza non hanno una comune definizione di teoria scientifica; per cui non e chiaro se la Chimica lo sia. Lo scritto vuole proporre la soluzione al problema iniziale assumendo come definizione di teoria scientifica la seguente: una concezione a carattere sperimentale che e fondata su due scelte rispetto a due opzioni dicotomiche; una opzione sul tipo di matematica - o quella classica o quella costruttiva; l’altra opzione sul tipo di organizzazione - o quella deduttiva o quella basata su un problema; equivalentemente: l’uso o della logica classica o della logica non classica. Sin dall’inizio la chimica classica ha usato la matematica al livello piu basso possibile e ha ragionato in una maniera che qui si riconosce appartenere alla logica non classica. Poi dopo la tabella di Mendeleev ha dato alla chimica il pieno status di teoria scientifica perche ha chiarito le sue due scelte fondamentali. La scelta della teoria matematica che prima, quando si e basata sui pesi atomici, era quella dei numeri razionali, e che poi, quando si e basata sul numero atomico, e stata quella di una particolare aritmetica ricorsiva. Inoltre la scelta della organizzazione e stata quella per risolvere un problema fondamentale (quanti siano gli elementi della materia); problema che ha risolto stabilendo la periodicita della tabella mediante analogie che comportano in maniera essenziale la logica non classica. Nella storia della scienza la Chimica e stata quasi la sola teoria a basarsi su queste due scelte, che erano alternative a quelle della teoria fisica dominante, prima la meccanica di Newton e poi la meccanica quantistica. Le differenze di scelte hanno comportato variazioni radicali nei significati dei concetti fondamentali comuni (spazio, materia, ecc.), la incommensurabilita dei due tipi di teorie e la loro differenza anche filosofica. In conclusione, nel corso della storia la Chimica classica, rispetto alla teorie fisica dominante, ha sostenuto il ruolo di una radicale alternativa teorica sotto tutti gli aspetti: l’apparato sperimentale, i concetti basilari, il modo di ragionare, il tipo di organizzazione della teoria (e quindi il tipo di logica), il tipo di matematica e anche il tipo di filosofia. Nel passato, piuttosto che riconoscere la novita teorica della Chimica, si e mantenuto un preconcetto - la teoria chimica e "immatura" - che in realta ha fatto perdere ai filosofi della scienza l’occasione di riflettere globalmente sugli aspetti fondamentali di tutte le teorie scientifiche.
{"title":"Il ruolo del sistema periodico degli elementi nel caratterizzare la chimica classica come teoria scientifica","authors":"A. Drago","doi":"10.3280/EPIS2014-001003","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/EPIS2014-001003","url":null,"abstract":"E controversa la questione di quale sia il ruolo teorico del sistema periodico degli elementi nella Chimica classica: ad es., una legge empirica, una teoria, un sistema classificatorio, ecc. Il problema e aggravato dal fatto che i filosofi della scienza non hanno una comune definizione di teoria scientifica; per cui non e chiaro se la Chimica lo sia. Lo scritto vuole proporre la soluzione al problema iniziale assumendo come definizione di teoria scientifica la seguente: una concezione a carattere sperimentale che e fondata su due scelte rispetto a due opzioni dicotomiche; una opzione sul tipo di matematica - o quella classica o quella costruttiva; l’altra opzione sul tipo di organizzazione - o quella deduttiva o quella basata su un problema; equivalentemente: l’uso o della logica classica o della logica non classica. Sin dall’inizio la chimica classica ha usato la matematica al livello piu basso possibile e ha ragionato in una maniera che qui si riconosce appartenere alla logica non classica. Poi dopo la tabella di Mendeleev ha dato alla chimica il pieno status di teoria scientifica perche ha chiarito le sue due scelte fondamentali. La scelta della teoria matematica che prima, quando si e basata sui pesi atomici, era quella dei numeri razionali, e che poi, quando si e basata sul numero atomico, e stata quella di una particolare aritmetica ricorsiva. Inoltre la scelta della organizzazione e stata quella per risolvere un problema fondamentale (quanti siano gli elementi della materia); problema che ha risolto stabilendo la periodicita della tabella mediante analogie che comportano in maniera essenziale la logica non classica. Nella storia della scienza la Chimica e stata quasi la sola teoria a basarsi su queste due scelte, che erano alternative a quelle della teoria fisica dominante, prima la meccanica di Newton e poi la meccanica quantistica. Le differenze di scelte hanno comportato variazioni radicali nei significati dei concetti fondamentali comuni (spazio, materia, ecc.), la incommensurabilita dei due tipi di teorie e la loro differenza anche filosofica. In conclusione, nel corso della storia la Chimica classica, rispetto alla teorie fisica dominante, ha sostenuto il ruolo di una radicale alternativa teorica sotto tutti gli aspetti: l’apparato sperimentale, i concetti basilari, il modo di ragionare, il tipo di organizzazione della teoria (e quindi il tipo di logica), il tipo di matematica e anche il tipo di filosofia. Nel passato, piuttosto che riconoscere la novita teorica della Chimica, si e mantenuto un preconcetto - la teoria chimica e \"immatura\" - che in realta ha fatto perdere ai filosofi della scienza l’occasione di riflettere globalmente sugli aspetti fondamentali di tutte le teorie scientifiche.","PeriodicalId":50506,"journal":{"name":"Epistemologia","volume":"1 1","pages":"37-57"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2014-07-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"70119890","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}
Reliabilism suffers from a problem with long sequences of justifications. The theory of justification provided in process reliabilism allows for an implausibly large extension of ‘justified belief’. According to process reliabilist theory, it is possible that a justifying cognitive process has an arbitrarily low probability of being successful and a justified belief an arbitrarily low probability of being true. This result violates reliabilism’s aims as well as our ordinary standards of justification.
{"title":"The numbers don’t fit: a problem for reliabilism","authors":"John H. Heinrichs","doi":"10.3280/EPIS2014-001006","DOIUrl":"https://doi.org/10.3280/EPIS2014-001006","url":null,"abstract":"Reliabilism suffers from a problem with long sequences of justifications. The theory of justification provided in process reliabilism allows for an implausibly large extension of ‘justified belief’. According to process reliabilist theory, it is possible that a justifying cognitive process has an arbitrarily low probability of being successful and a justified belief an arbitrarily low probability of being true. This result violates reliabilism’s aims as well as our ordinary standards of justification.","PeriodicalId":50506,"journal":{"name":"Epistemologia","volume":"1 1","pages":"96-105"},"PeriodicalIF":0.0,"publicationDate":"2014-07-01","publicationTypes":"Journal Article","fieldsOfStudy":null,"isOpenAccess":false,"openAccessPdf":"","citationCount":null,"resultStr":null,"platform":"Semanticscholar","paperid":"70119689","PeriodicalName":null,"FirstCategoryId":null,"ListUrlMain":null,"RegionNum":0,"RegionCategory":"","ArticlePicture":[],"TitleCN":null,"AbstractTextCN":null,"PMCID":"","EPubDate":null,"PubModel":null,"JCR":null,"JCRName":null,"Score":null,"Total":0}