Circa 10 000 ustioni portano in ospedale ogni anno. La mortalità e l’esito funzionale delle più gravi sono migliorati, probabilmente grazie a un migliore controllo dello shock iniziale e al progresso chirurgico. La fisiopatologia dello shock iniziale e dell’edema, del coinvolgimento polmonare e dei disturbi infiammatori non è completamente compresa. La gestione iniziale richiede una valutazione della superficie ustionata e una rianimazione dominata dall’apporto di soluti cristalloidi nelle prime ore. Il raffreddamento è efficace nei primi minuti per limitare la profondità delle lesioni. Il rischio di ipotermia deve essere preso in considerazione. Il controllo delle vie aeree è necessario quando l’inalazione fa temere un edema ostruttivo delle vie aeree superiori, che può insorgere entro 6 ore. La gestione ospedaliera inizia con una valutazione delle lesioni, sia in superficie che in profondità, il più delle volte in anestesia generale. Si raccomanda la diagnosi delle lesioni tracheobronchiali mediante fibroscopia. L’uso di albumina diluita dopo un certo tempo è consensuale. Il follow-up della rianimazione emodinamica può richiedere un monitoraggio invasivo, anche se non viene riportato alcun guadagno in termini di mortalità. La strategia chirurgica deve essere discussa fin dal periodo iniziale, per eseguire procedure di emergenza (fasciotomia decompressiva) e anticipare le successive procedure di escissione e innesto. Le esigenze trasfusionali sono significative e sono aumentate dalla chirurgia di escissione-innesto precoce. Il ricorso a sostituti dermoepidermici artificiali è promettente, ma il costo di questi sostituti ne limita ancora l’uso. La rianimazione secondaria è dominata dall’ipercatabolismo e dalla nutrizione da realizzare e dalle complicanze infettive. L’infezione nosocomiale è più frequente nei pazienti ustionati che in altri pazienti in terapia intensiva. L’infezione dell’ustione stessa è controllata meglio con i moderni topici e con la chirurgia di escissione-innesto.